Carlo Calenda ha presentato la sua proposta per la Sanità in vista delle elezioni e forse mai s’è vista una tale serie di idee tanto belle quanto impossibili, se non si affrontano i problemi alla base.

Le promesse? Assunzioni, specializzazioni, assistenza territoriale, subentro dello Stato per i LEA, telemedicina, aumenti salariali, tutto pubblico e meno mutue in base ai “bisogni sanitari dei prossimi anni”
Purtroppo, Calenda e i suoi ‘repubblicani’ dimenticano innanzitutto che:
– la “programmazione dei bisogni sanitari dei prossimi anni” verte innanzitutto sulle risorse umane disponibili oggi che quasi la metà delle strutture sanitarie non ha ancora comunicato i propri organigrammi all’Agenzia nazionale e le statistiche Istat risalgono al 2013
– le assunzioni che ‘scalpitano’ non sono delle professioni e delle specialità che servirebbero riprogrammando il tutto, ma quelle dei contratti a termine che si reiterano da anni senza un piano strutturale
– l’assistenza territoriale è inevitabilmente carente se un territorio è cresciuto senza urbanistica, centralità e viabilità, mentre diventa un ghetto dove le case popolari concentrano indigenti, sottoccupati e invalidi
– i livelli assistenziali essenziali per i malati cronici sono solo una parte di quel che manca come assistenza specialistica, per i ‘fragili’ manca addirittura la definizione e saranno un paio di milioni, per i rari che sono 4-5 milioni manca almeno l’80% dei Presidi legiferati 20 anni fa
– la formazione alla telemedicina e alle tecnologie digitali richiede un aggiornamento tecnico-scientifico delle lauree in medicina e in biologia oltre ad una profonda revisione del ruolo delle associazioni 5xmille
– gli aumenti salariali per i sanitari comporterebbero automaticamente quelli di un milione di docenti, ormai alla fame, pur essendo laureati e specializzati anche loro.
Peggio ancora, i ‘repubblicani’ per Calenda dimenticano anche che:
– la riforma della medicina di base – attualmente privatizzata, ebbene sì – è essenziale e prioritaria per ristrutturare il Sistema Sanitario come serve, a partire dalla geriatria per gli over65,
– il diritto all’assistenza domiciliare va preferito al destinare anziani autosufficienti in una RSA con maggiori costi erariali,
– anche i malati ‘orfani’ (quelli senza diagnosi) avrebbero diritto in ogni Regione ad avere un Centro di riferimento nella speranza di una cura almeno palliativa, cosa che oggi esiste solo in una città
– va garantito il diritto ad avere servizi ‘pro soluto’ (scelta) per gli assicurati che sono costretti a riferirsi al sistema pubblico, perchè solo lì sono erogati i farmaci di cui ha bisogno, sperimentali od off label
– il diritto a rivolgersi fuori regione con rimborso integrale delle spese è negato in molte regioni che hanno eliso con disagi e aggravi enormi per le malati di patologie rare e/o orfane, cioè poco conosciute
– la riforma del III Settore a cui esternalizziamo fior di servizi è incompleta, in quanto le associazioni non sono enti pubblici, ancora mancano i controlli come per tutte le entità fiscali e, soprattutto, rappresentano solo l’interesse privato dei loro soci.
Insomma, va bene che si sa già che le elezioni andranno perse, ma i ‘repubblicani’ per Calenda farebbero bene ad informarsi di più, prima di proporre.
Magari, anche dare un’occhiata ai dati Istat, chiedendosi come mai … le proposte di +Europa quasi mai vengono prese in considerazione da tecnici, esperti e mediatori.
Soprattutto, ricordare che i malati cronici tutti sono più o meno parzialmente degli ‘invalidi’, per questo da tempo si parla di settore sociosanitario e non di ‘sanità’, quando ci si riferisce … alla Salute.
A.G.
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