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Putin, vattene …

1 Feb

Anche in Russia esiste un partito denominato Popolo della Libertà (Партия народной свободы) e, a differenza di quello nostrano, è schierato contro Putin, l’oligarca amico carissimo di Silvio Berlusconi.

Un partito che “non le manda a dire”, se in un recente comunicato denuncia non solo lo status da supermiliardario di cui godono Putin, Medvedev e gli altri gerarchi, ma annuncia anche un report che dimostra che il livello generale di corruzione è addirittura superiore a quello raggiunto alla fine degli anni della presidenza di Boris Eltsin.

Infatti, anche grazie all’appoggio del Popolo della Libertà russo, un comitato composto dal redattore capo della “Novaja Gazeta” Dmitrij Muratov, il giornalista Oleg Kashin, l’economista Irina Yasin ed il blogger Oleg Kozyrev hanno potuto pubblicare in 500.000 copie il rapporto “Putin Korruptsiya”, che già ad un mese dalla pubblicazione ha incassato 1.838.209 rubli tra vendite e sottoscrizioni.

Dicevamo che il Popolo della Libertà russo “non le manda a dire” … e oggi, praticamente di fronte al Cremlino, svettava un enorme striscione anti-Putin, di colore “giallo antinebbia”, caso mai fosse difficile notare l’enorme scritta “Putin, vattene” (Путин. итоГи.).

Il quotidiano Novaja Gazeta ha pubblicato un reportage fotografico dell’azione, condotta da cinque attivisti di Solidarnost, un movimento di area liberal-democratica.

Solidarnost è stato fondato il 13 dicembre 2008 da un ampio numero di noti liberali, come Garry Kasparov, Boris Nemtsov e altri esponenti del Partito Democratico – che in Russia è di centrodestra – e delle organizzazioni per i diritti civili.

Gli attivisti, travestiti da operai di un cantiere, hanno agito indisturbati e la polizia russa non ha, al momento, “nessuna pista da seguire”. Sarà il caso che Putin inizi a fare la valigie?

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Comitati di redazione: un’altra Casta

15 Dic

Il Contratto Nazionale di Lavoro Giornalistico, siglato dalla FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e la FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) dedica il dovuto spazio ai diritti ed ai compiti dei Comitati di Redazione, ovvero di quelle che si configurano come le Rappresentanze Sindacali Unitarie di base degli altri comparti.

Leggendo il contratto è possibile scoprire molte cose interessanti sugli “interessi”, soggettivi o di categoria, che vengono tutelati in favore dei giornalisti, tra cui la defiscalizzazione delle componenti accessorie della retribuzione, ma, soprattutto, ci permette di prender atto di quali siano i poteri riservati ai Comitati di Redazione.

Ad esempio, tocca ai CdR “controllare l’applicazione esatta del contratto di lavoro”, “intervenire per l’osservanza delle norme di legislazione sociale” e “tentare la conciliazione delle controversie individuali”.

Tre attività che, per analogia con gli altri contratti di lavoro, dovrebbero competere all’Ordine dei Giornalisti ed ai Tribunali del lavoro.
D’altra parte, l’idea che i sindacati “controllino l’applicazione esatta del contratto di lavoro” è del tutto folle, visto che sono parte in causa quali firmatari, per l’appunto, degli accordi.

Ma il potere dei Comitati di Redazione è molto più ampio.
Possono, infatti, esprimere pareri preventivi e formulare proposte sugli indirizzi tecnico-professionali e i criteri per la loro realizzazione, anche in rapporto alle esigenze dei singoli settori della redazione, l’utilizzazione delle collaborazioni fisse, gli orari, i trasferimenti, i licenziamenti.

Pareri che, in alcuni casi, sono obbligatori e che non trovano alcun riscontro nei contratti nazionali delle altre categorie e che rappresentano un notevole elemento di pressione su direttori e redattori non sindacalizzati, oltre che, soprattutto, hanno un pesante effetto riguardo le notizie pubblicate e commentate, ovvero sulla libertà e qualità di informazione.

Non non finisce qui.
I Comitati di redazione possono “esprimere pareri preventivi o formulare proposte su ogni attività che possa procurare pregiudizio alle specifiche prerogative dei giornalisti.”

Prerogative, mica diritti e doveri …

leggi anche Dalla parte di Enrico Mentana

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Dalla parte di Enrico Mentana

15 Dic

C’è un sindacato che serve e ce ne è un altro che non serve. Servire sia come “essere utili a se ed agli altri”, servire come “farsi istituzione e mettersi al servizio del cittadino”.

C’è un sindacato che, come hanno fatto CGIL e CISL in questi giorni, pone istanze, chiede alternative, sollecita la politica. Un ruolo indispensabile, specialmente in una società di massa, dove i lavoratori diventano dei “senza volto”, mentre le aziende hanno una “personalità” (giuridica).

Ce ne è un altro che dovremmo buttar via ed è quello che ha attaccato Enrico Mentana, denunciandolo per un’inezia tutta da verificare, proprio mentre La7 ed il suo telegiornale si connotavano come uno dei pochi baluardi della libertà e correttezza dell’informazione in Italia.

Quali le colpe di Mentana? Non aver letto, durante il TG, un comunicato della Federazione Nazionale della Stampa in sciopero e, così facendo, assumere un “comportamento antisindacale”, secondo l’Associazione Stampa Romana ed il Comitato di Redazione del TgLa7.
Un Comitato di redazione, quello di La7, che prende le distanze solo “a frittata fatta”, con il direttore dimessosi ed il tonfo in borsa dell’azienda.

Nulla che abbia a che vedere con la Costituzione che istituisce i sindacati, con il diritto cittadini ad essere informati, con quello dei lavoratori a scioperare.

Dinanzi a fatti del genere, non il primo non l’ultimo, alcune domande sorgono spontanee sulla situazione della stampa in Italia.

Quale è il potere dei Comitati di Redazione, dei giornali ad esempio, sulle notizie che noi leggiamo?
Chi decide su cosa veniamo informati?

In che misura i sindacati dei media sono corresponsabili della disinformazione in cui versa l’Italia da oltre un decennio?

leggi anche Comitati di redazione: un’altra Casta

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Fino all’ultimo blog

24 Dic

Tra una settimana questo blog termina la sua corsa, dopo quattro anni di presenza nello spazio, finora, offerto da La Stampa ai suoi lettori.

Anzi, tra pochi giorni, questo blog scomparirà del tutto, come tutti gli altri dei “lettori di La Stampa”, dato che verrà cancellato il dominio.
Tutti i post verranno erasi dal WEB e, riportandoli su un altro dominio, verranno annullati sia i link esterni sia l’indicizzazione sui motori di ricerca.

Erano cinque anni che durava questo esperimento e ringraziamo La Stampa per aver dato a noi bloggers questa opportunità.

Però …

Accade che, lo scorso anno, La Stampa ha annunciato 4 milioni di passaggi e questo blog ha raccolto 130mila passaggi in un anno, oltre 300 pagine visitate come media giornaliera, post che hanno ampiamente superato i 5000 passaggi in poche ore.

Al di là degli aspetti commerciali, accade anche che La Stampa perda una parte della propria “memoria storica”, proprio mentre pubblica l’intera “emeroteca”, dato una parte (piccola) dei nostri post è stata indicizzata da Google come “Notizie”.

Notizie riportate da La Stampa on line di cui non resterà alcuna traccia, pur avendo fatto opinione, perchè scritte da “lettori” e non da “giornalisti”.
Una sottile distinzione tutta italiana.

In quattro anni, questo blog si era conquistato un posizione molto elevata su Google, varrà la pena di rifare tutto il lavoro daccapo?
Non lo so.

L’avventura, forse, continuerà su demata.wordpress.com, dove troverete conservati tutti i post di questi quattro anni trascorsi insieme.

Un abbraccio a Pim, Homing Pingeon, Fino, Amanda, Irene Spagnuolo, Marianna, Bourbakis e gli altri blogger con cui ho avuto l’onore di condividere questa esperienza.