
Fa notizia che durante questa campagna elettorale non siano stati veicolati i “valori non negoziabili”, al centro degli appelli dei vescovi che venivano rivolti a candidati e neoeletti quando (1991-2007) il presidente della Cei, Conferenza episcopale italiana, era Camillo Ruini.
Neanche da quella Destra attenta alla quella che si ritiene essere tradizione cattolica.
“Principi non negoziabili” era un’espressione introdotta nel 2002 dalla Congregazione per la dottrina della fede durante la presidenza di Benedetto XVI, riferendosi alla promozione della vita umana dal suo concepimento fino alla fine naturale, alla tutela della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, all’educazione dei figli.
Questi “valori non negoziabili” o “diritti non negoziabili” erano la soglia morale che non poteva essere oltrepassata da nessuna “organizzazione civile” (cioè partito), perchè “il compromesso si trasforma in male comune ogni qual volta comporti accordi lesivi della natura dell’uomo”.
Ma, sta di fatto che la tradizione cattolica latina era un po’ diversa da quella concepita dal pontefice germanico. Infatti, da 700 anni il 2 febbraio di ogni anno si svolge la processione degli uomini “che vivono e sentono come donne” in pellegrinaggio al santuario della Madonna di Montevergine (AV), che secondo la leggenda, nel 1256, aveva salvato due giovani omosessuali che, in seguito allo scandalo provocato dalla loro relazione, erano stati legati a un albero e abbandonati a morire di stenti sulla montagna.
In realtà la “Juta dei femminielli” è una tradizione antica di molti secoli prima di Cristo quando i Coribanti – i preti eunuchi di Cibele – festeggiavano la Candelora, arrampicandosi fino alla sommità del Monte Partenio. Tradizione mantenutasi in quasi due millenni di Cristianesimo, purché rivolta ad una Madonna anzichè ad una dea, ambedue ‘Grandi Madri’ e protettrici della Vita.
Infatti, come osservava papa Bergoglio già nel 2014, “i valori sono valori e basta, non posso dire che tra le dita di una mano ve ne sia una meno utile di un’altra. Per questo non capisco in che senso vi possono essere valori negoziabili. Quello che dovevo dire, l’ho scritto nell’Esortazione Evangelii Gaudium”.
E cosa diceva la prima enciclica di Francesco?
Che la Chiesa sia aperta a tutti e che tutti devono poter partecipare, in particolare per i Sacramenti.
Ad esempio, ricordare che tutti i fedeli sono ‘peccatori’, se «l’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli.»
Secondo il Papa (e non è poco), se nessuno è perfetto, perché dovrebbero esserlo ‘di per se’ gli omosessuali, i divorziati e le coppie di fatto … a prescindere, se la loro vita si alterna tra ‘peccato’ e ‘fede rinnovata’ come per gran parte dei comuni mortali?
Peccato e fede rinnovata: una questione che va affrontata con cautela pastorale, come teneva a precisare Francesco, perché … riguarda anche chi desidera cosa d’altri cioè serve non Dio, ma ‘Mammona’ … chi corre dietro a donna d’altri ma non al proprio stesso sesso … chi abusa di alcol e magari non di cannabis … chi si batte per “la famiglia” ma non ha tempo per i figli … chi vede il difetto degli altri e non il proprio disastro.
In altre parole, non dimentichiamo che il Ministero degli Interni è preposto ai diritti civili, inclusi omosessuali, coppie di fatto, ricongiunzioni, adozioni eccetera e non ha “valori non negoziabili”, se non quelli costituzionali, specialmente se 20 anni dopo la loro formulazione quelli cattolici non hanno trovato seguito nel Diritto Canonico e l’attuale Pontefice tiene a precisare «non ho mai compreso l’espressione». (link)
Libertà, onestà, integrità, operosità sono valori per caso ‘più negoziabili’ della ‘castità’ e della ‘fedeltà’?
Demata
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