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Primarie PD, più spine che rose

27 Nov

Nella Regione Lazio, secondo la Commissione elettorale primarie Italia – Bene Comune, hanno votato 300.524 persone su oltre 4,5 milioni di elettori iscritti alle liste elettorali nel 2009, per le Europee. In Lombardia, 437.767 persone hanno votato per le Primarie del PD, mentre gli elettori totali nel 2009 erano circa 7 milioni e mezzo.
Solo 144.564 siciliani hanno partecipato al voto ‘democratico’, mentre gli elettori sono poco meno di quattro milioni. In Campania, 216.651 elettori su quasi cinque milioni hanno deciso di scegliere tra Bersani, Renzi e altri.

Andando in Veneto 164.389 ‘democratici’ hanno preso parte alle Primarie su poco meno di quattro milioni di elettori In Emilia Romagna, dove nacque Bersani, gli elettori del PD in fila sono stati 439.949 su 3,5 milioni di iscritti al voto. In Toscana, patria di Renzi, 429.583 voti espressi su quasi 3 milioni di elettori.

Quanto alla Puglia, da dove arriva Vendola, contiamo 155.331 su 3,3 milioni di aventi diritto al voto. Il Piemonte, quasi 3,5 milioni di elettori, vede alle Primarie PD poco più di 176.221 votanti.

In breve, i votanti erano, in percentuale rispetto agli elettori totali, il 3,6% in Sicilia, 4,3% in Campania, 4% in Veneto, 4,6 in Puglia, il 5% in Piemonte, il 5,8% in Lombardia, il 6,5% nel Lazio, 12% in Emilia Romagna, 14% in Toscana.

In totale stiamo parlando di circa 3 milioni di elettori, dicono quattro, ovvero meno del 10% del totale di coloro che avranno la possibilità di andare alle urne a breve. E meno del 5% in molte regioni.

Il leader della coalizione sarà Bersani, salvo sorprese al ballottaggio, mentre l’influenza di Renzi nel Partito Democratico cresce. Vendola dimostra di non riuscire ad attrarre grandi consensi, inutile parlare di alleanza con l’UDC visto come è andata a Tabacci.
Se c’è un dato che emerge dalle Primarie del PD è l’ingovernabilità futura dell’Italia, almeno stando alla Sinistra.

Ma ce ne è un altro dato che tutti vorrebbero conoscere e nessuno sa.

Quali sono i margini di miglioramento di una coalizione che raccoglie tre, forse quattro, milioni di supporter, seppur con SEL e l’UDC, nonostante le Primarie siano state sostenute da un battage mediatico non irrilevante?
Quali saranno le reazioni del restante 95% degli elettori dopo “l’orgia mediatica pro Primarie”, che più spine che rose ha mostrato agli italiani?

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Primarie, candidati a confronto

22 Nov

Il Partito Democratico va alle primarie e, prima ancora che si avveri la vittoria annunciata di Pier Luigi Bersani, le suggestioni sul futuro non sono poche, specie se volessimo considerare alcuni dettagli dei curriculum dei cinque candidati.

Innanzitutto, la provenienza regionale: un lombardo (Tabacci), un toscano (Renzi), un emiliano (Bersani), una trevigiana (Puppato), un pugliese (Vendola). Nessun laziale, campano o siciliano; nessuno che rappresenti tre delle cinque principali regioni, in termini di risultato elettorale. Difficile credere che questa coalizione possa suparere il 30% dei consensi elettorali (astenuti inclusi), specialmente se parliamo del Lazio, della Campania e della Sicilia. Difficile prevedere come andranno le cose in Lombardia e Piemonte, non si governa l’Italia con le sole Toscana, Emilia Romagna e Veneto.

Un aspetto critico che viene confermato dal dato che dimostra come, escluso Vendola, gli altri candidati (Bersani, Puppato, Renzi, Tabacci) arrivano dalle patrie del consociativismo cooperativo e, con eccezione di Renzi, delle piccole e medie imprese padane. Puppato è un’impreditrice assicurativa, che opera a Montebelluna, dove è stata anche sindaco. Attualmente, l’agenzia assicurativa Planet S.N.C. offre polizze del  Groupama, una ex partecipata statale francese (Gruppo GAN) che nasce come mutua agricola all’inizio del XX Secolo.

Quanto alla provenienza politica, peggio che andar di notte, visto che Renzi e Tabacci sono due ex democristiani, Vendola e Bersani due ex comunisti. Democrazia Cristiana e Partito Comunista, due partiti di cui non dovrebbe esservi più traccia nel sistema politico italiano, dato che il primo si sciolse per gli scandali e le clientele, mentre il secondo dovette farlo dinanzi alla constatazione universale che il comunismo è un regime che opprime la libertà delle persone ed è, per altro, molto poco efficiente e decisamente iniquo.
A quanto pare, ci riprovano.

Quanto alle esperienze nel mondo del lavoro, quello di noi comuni mortali, Vendola, Bersani, Tabacci e Renzi sono in politica da sempre.
Tabacci è stato consigliere d’amministrazione di ENI, SNAM, Efibanca. Renzi è dirigente dell’azienda di marketing di  famiglia. Vendola è figlio del sindaco del paese, Terlizzi, dove vive. Sia per lui sia per Pier Luigi Bersani, Wikipedia non riporta particolari attività lavorative, non correlabili alla governance od alla riflessione/comunicazione politica. Puppato, come detto, è un’assicuratrice.

Quanto alla credibilità politica, sarebbe meglio sorvolare.
Tabacci è stato eletto deputato nel 2001 per la Casa delle Libertà, poi con l’UDC, oggi alle primarie col Partito Democratico. Bersani dichiarava nel 2003 che “se vuole rifondarsi, la sinistra deve partire dal retroterra di Comunione e Liberazione”.
Vendola annuncia “voglio sposarmi e avere un figlio” con Ed Testa (link) che considera l’Italia un ‘paese che appare bizzarro e arretrato‘. L’invito alla serata di “fund raising” elettorale per Renzi con la fondazione Metropolitan è stato esteso da Davide Serra, ex Morgan Stanley, ed ha partecipato la crema della finanza milanese (link).

Arrivando al ‘peso’ ed all’esperienza in politica – non quella di partito, ma quella nella governance – solo Bersani e Tabacci hanno ricoperto incarichi politici di governo, Vendola e Renzi no, come la Puppato. Dei cinque, solo Tabacci ha una esperienza di lunga data (anni ’80) nell’apparato di governance nazionale.

Quattro persone, cui si aggiunge l’assicuratrice/attivista trevigiana, che – secondo loro – avrebbero le qualità e le competenze per governare l’Italia.

Secondo noi?

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