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Lavoratori pubblici (di sinistra) online

16 Giu

L’onorevole del Pdl Stracquadanio attacca: “Bisogna punire gli statali che vanno sul web”.

Era ora, bisogna dirlo, anche se lo scopo dello spin doctor berlusconiano è decisamente di parte.
“Il blocco sociale dei quattro milioni di dipendenti pubblici è più forte di noi: certo che la sinistra vince sul web, non fanno un cazzo. Se proprio lavorano, alle due del pomeriggio sono fuori”. (La Repubblica)

D’altra parte è sotto gli occhi di tutti come è andata la campagna referendaria: oscurata sui media ma massiva su internet.
Chiunque avesse un account Facebook, durante il mese scorso è stato inondato di propaganda per il SI e guai a commentare non entusiasticamente l’abrogazione di tutto su tutto.

Chi erano questi epigoni della partecipazione democratica? Dipendenti pubblici e docenti.
E se i primi sono sospetti di aver usato il tempo pagato con le nostre tasse per dedicarsi a faccende personali (ci sono IP e orari …), per i docenti la faccenda è decisamente più complessa.

Infatti, negli altri paesi, se un docente ha rapporti amicali con gli allievi, viene licenziato.
Dalle nostre parti,  si tollera … con il risultato che non pochi usano il Social Network per fare propaganda politica tra i propri studenti.
La riprova, caso mai ce ne fosse bisogno, è nel dato che la maggior parte degli scioperi studenteschi “spontanei” sono in coincidenza  di quelli dichiarati dal personale della scuola “contro il governo”.

Ma è davvero consentito? E, soprattutto, che razza di deontologia hanno i nostri prof e i nostri dirigenti scolastici?

Hommage a Julian Paul Assange

13 Gen

Esistono persone che non hanno segreti nè sogni nè speranze.
Uomini che, quando dormono, riescono solo a tuffarsi nel nero inchiostro,
che non hanno alcuna fiducia nel prossimo, perchè non conoscono la parola “fede”,
che hanno finito le lacrime ed i sorrisi,
che ascoltano parole altrui, ben sapendo quanto sia inutile credere che gli specchi parlino.

Uomini che vivono sempre ricordando di esser nati solo per morire.
Vite senza problemi, perchè senza giorni e senza amori:
solo una letale lotta per un attimo in più,
nell’effimera speranza che qualcuno si ricordi di noi per l’eternità.

Vite come foglie che cadono da alberi secchi alle radici,
come penne stanche di raccontare vite inutili e preformate,
dai corpi sfracellati da in-fedeli mezzi meccanici,
dalle membra imbastardite da un cosmetico o una griffe.

Mai chiedere se si vuol sapere, mai “far parte di” se il mondo è tuo, ma anche se non lo è.
Mai raccontare della serenità di un pianeta imperturbato da troppi laidi esseri umani,
mai spiegare che nulla è nascosto e nulla è rivelato solo dove tutto è cancellato, eraso, distrutto.
mai scoprire che la Morte ed il Futuro sono una sola medaglia con una sola faccia.

Perchè parlare, quando, eccetto te stesso, in questo mondo non c’è proprio nessuno ad ascoltare?

La fine di una guerra

15 Apr

Ieri, 14 aprile 2008, è finita la Seconda Guerra Mondiale. Fatto salvo per qualche “quisquilia” relativa ai Giapponesi, finalmente, è finita per tutti: trattato firmato.
Ieri è toccata a noi, dove i Patti di Yalta non avevano diviso i territori, come in Germania, ma le coscienze, divise tra “comunisti-mangiabambini”
e “non comunisti-nemici del popolo”.

E’ finito l’equivoco di Togliatti, che 1953 creava quasi dal nulla un Partito Comunista Italiano, ben sapendo che in nome del Comunismo Stalin
massacrava il popolo russo.
Alle elezioni del 1948 il PCI non era presente, alle successive era al 22%.  … una “curvatura” della Storia.

Da ieri, nessun comunista è in Parlamento, anche se gli ex sono tanti.
E’ finito il mito di un ’68 “di sinistra e barricadiero”, tanto invidiato ai Francesi (che lo fecero davvero), e la Storia può incominciare a riportare che si trattava di un più profano “sex, drugs & rock’n roll” in epoca di baby boom.
Adesso anche da noi la Storia, forse, inizierà a scrivere che gli Anni ’80 non furono “l’insostenibile leggerezza dell’essere”, ma viceversa che “i duri iniziarono a giocare quando il gioco si fece duro”, che “non c’erano sogni e non c’era futuro”, che “non vogliamo pace senza giustizia”.

E’ finita con l’antifascismo che vede solo a destra e mai a sinistra.
Quando potremo intitolare una piazza del centro di Roma al Commissario Calabresi, servitore dello Stato? E quando un monumento a Monte Mario a 5 poliziotti della scorta di Aldo Moro?

Vedremo le statue di Falcone e Borsellino all’entrata del Palazzo di Giustizia?
Arriverà, prima o poi, quella di Giovanni Gentile al Ministero dell’istruzione?