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Roma: traffico e inquinamento da record (dati)

4 Dic

Secondo il VI Rapporto Ispra, a Roma circolano 706 autoveicoli ogni mille abitanti (2 864 047 secondo Istat), cioè circa 2 milioni di autoveicoli che tendono a concentrarsi nel Centro Storico e nei quartieri attraversati dalla bretella della A24, oltre che in alcuni punti del Grande Raccordo Anulare.
E gli automobilisti di Roma in media trascorrono 1 ora e 29 minuti al giorno in automobile a una velocità di 30,9 km/h percorrendo «solamente» 12.425 chilometri l’anno, cioè una media di 34 km al giorno (Osservatorio UnipolSai sulle abitudini al volante degli italiani nel 2014).

A far due conti, salta fuori che tra i chilometri percorsi ed il tempo totale ‘mancano’ una ventina di minuti e, infatti, secondo il TomTomIndex 2014, ogni giorno gli automobilisti romani perdono 24 minuti fermi negli ingorghi, considerando due spostamenti di mezz’ora l’uno al giorno.

Secondo i parametri monitorati da TomTom, in Europa, solo Mosca, San Pietroburgo, Bucarest e Varsavia stanno peggio di Roma ma, a livello mondiale, anche Pechino ci supera. Ma a parte il tempo e la salute che sprechiamo, quanto ci costa tutto questo?

Secondo diversi computer di bordo, i consumi a fermo  di veicoli a benzina /diesel si aggirerebbero intorno ai 0,5 litri per ora ad autovettura ferma.
In poche parole se di media 2 milioni di veicoli sprecano ogni giorno 24 minuti di carburante, in un anno fanno quasi 150 milioni di litri di benzina /gasolio gettati al vento ogni anno per un valore oltre 200 milioni di euro.

Quanto a gas di scarico e polveri varie, 34 km percorsi giornalmente da 2 milioni di autoveicoli Euro IV immettono nel cielo di Roma  decine di migliaia di metri cubi  di anidride carbonica ed oltre una tonnellata di polveri sottili (mappa interattiva) per non parlare dei composti azotati (mappa interattiva) oltre il limite un po’ dovunque secondo i dati di RomaAriaSalute.
Ogni giorno.

Inquinamento polveri Roma

P.S. I dati di RomaAriaSalute dimostrano anche come vi sia un’intera cittadina di medie di mensioni che si sposta dall’hinterland tiburtino verso il centro: come sarebbero oggi le cose con le direzionalità da trasferirsi negli Anni ’80 al sempre rimpianto SDO (od ancor prima all’EUR) ?

Demata

 

Roma, gli Ufo e il senso dello Stato

7 Set

L’avvistamento di OVNI (Oggetti Volanti Non Identificati, volgarmente detti Ufo) a Roma, in particolare su San Pietro, è avvenuto già diverse volte negli ultimi anni, ma finora non vi erano mai stati riscontri ufficiali.

In questi giorni arriva anche la conferma da parte del Sindaco di Roma Capitale, Ignazio Marino: “lo Stato non è stato nelle condizioni di garantire la sicurezza dello spazio aereo, con l’intrusione di oggetti volanti non identificati”.

Ovni? Ufo?

Niente paura, l’ENAV (Ente Nazionale di Assistenza al Volo) già da giorni – ma il sindaco era in vacanza all’estero – aveva svelato il mistero: si trattava di un “elicottero partito da Terzigno, in provincia di Napoli, con destinazione l’elisuperficie Romanina” e guidato da un ex pilota dell’Alitalia, che  ha fatto “una deviazione non prevista nè comunicata” spingendosi più a Nord, oltre il Gra prima dell’atterraggio”.

Questo è il sindaco che passa il Governo … lo Stato è un’altra cosa: è tutti noi e meriterebbe più rispetto e meno scaricabarile.

Demata

Roma: il conto (salato) degli elettori e della finanza

29 Ago

L’avventura di Ignazio Marino sindaco di Roma iniziò nel 2013: si era ad aprile e si erano appena concluse tra le polemiche le Primarie che gli avevano permesso di diventare candidato del Pd, con quasi 100.000 votanti ed i ‘cavalli di razza’ Gentiloni e Sassoli surclassati.

In quell’occasione, Antonio Funiciello, portavoce del comitato “Gentiloni per Roma” denunciava che: “stanno arrivando al comitato numerosissime telefonate e segnalazioni di irregolarità e disservizi nei seggi elettorali. Invito tutti a vigilare affinché il voto si svolga in maniera regolare. Sarebbe davvero grave se una giornata di democrazia come quella di oggi venisse funestata da vicende poco chiare”. (Fatto Quotidiano – 7 aprile 2013)

E la renziana Cristiana Alicata – blogger membro della direzione regionale del Pd Lazio – ebbe a scrivere su Facebook: “Le solite incredibili file di Rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica” e “Sono voti comprati. Punto. Chi lo nega è complice dello sfruttamento della povertà che fa il clientelismo in politica”. (Repubblica – 7 aprile 2013)

Con l’emergere di Mafia Capitale, il ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia denunciò: “Nel Pd a livello locale e parlo di Roma facendo le primarie dei parlamentari ho visto, non ho paura a dirlo, delle vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio”. Così sul territorio si muovevano le truppe cammellate dei ras locali che muovevano persone, voti e tessere. C’era anche un tariffario: 10 euro per un voto al proprio candidato di fiducia, 20 per la tessera. Tessera che a volte veniva assegnata anche all’insaputa dei malcapitati. (Huffington Post – 11 dicembre 2014)

“Pacchetti di tessere comprate in bianco dai capibastone e restituite compilate, come e da chi però non si sa. Code di extracomunitari ai seggi delle primarie. Pulmini di anziani prelevati dai centri ricreativi e ricompensati con buste alimentari. Soldi distribuiti fuori dai circoli per incentivare il voto.” Tutti episodi che «sono stati però ignorati dal Pd cittadino, che ha convalidato quel voto e non ha mai preso provvedimenti disciplinari, anzi» – Andrea Sgrulletti, ex segretario pd di Tor Bella Monaca – «Noi che abbiamo denunciato siamo finiti sul banco degli imputati e io stesso ho rischiato l’espulsione dal Pd». (Repubblica – 11 dicembre 2014)

Facendo la conta dei primi nomi coinvolti dalle prime indagini di Mafia Capitale troviamo Mirko Coratti (presidente del Consiglio comunale di Roma), Daniele Ozzimo (assessore alla Casa), Micaela Campana (responsabile welfare nella segreteria del partito), Pierpaolo Pedetti (presidente della commissione Patrimonio in Campidoglio), Andrea Tassone (presidente del Municipio X), Franco Figurelli (segreteria di Coratti), Luca Odevaine (ex vice capo di gabinetto con Walter Veltroni, ex capo della polizia provinciale con Nicola Zingaretti, inserito nel Coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo del ministero dell’Interno), Maurizio Venafro, Regione Lazio, Massimo Caprari (consigliere di Centro Democratico, nella maggioranza del sindaco Marino), Daniele Magrini (dirigente della Regione Lazio, responsabile del dipartimento Politiche sociali). (Fatto Quotidiano – 6 aprile 2015)

E da circa un mese, l’opinione pubblica ha avuto conferma che “sono , i circoli “dannosi” del Pd romano identificati dalla Oggi, la relazione di Fabrizio Barca, incaricato dal commissario Matteo Orfini di condurre la mappatura nella Capitale dopo lo scandalo delle tessere false, conferma che 27 circoli , sui 108 esistenti, “bloccano il confronto sui contenuti, premiano la fedeltà di filiera, emarginano gli innovatori”, altri 17 sono i cosiddetti “di inerzia”, mentre addirittura 2 sono definiti “presidio chiuso”, ovvero “circoli segnati da forte degrado sociale ed istituzionale”. “In particolare si registrano “irregolarità” di iscrizioni in corrispondenza di votazioni o congressi. Inoltre il “38,3% degli iscritti non frequentano il circolo”. (TGcom24 – 15 luglio 2015)

Gli appelli del Comitato Gentiloni e le denunce della renziana Cristiana Alicata di quell’aprile 2013 erano fondati. Inoltre, le siste che sostenevano Ignazio Marino come sindaco raccoglievano solo 512.720 voti su 2.359.119  elettori e di questi  solo il 15,9% era ‘solo sindaco’: parlare di voto ‘popolare’ è un’iperbole, mentre è quasi atto dovuto lagnare un difetto di democrazia (viste specialmente le primarie, ma anche arresti e defezioni /incompatibilità successivi).

A parte la questione se e chi “non poteva non sapere”, in questi due anni Ignazio Marino, con la ‘sinistra’ che lo sostiene, non ha voluto confrontarsi con l’evidenza che la sua stessa candidatura a sindaco (come in parte quella di Zingaretti in Regione) si fondarono sulle Primarie e sulle Sezioni del PD di cui sopra.

La soluzione è tutta un equivoco, visto che si evita il commissariamento per mafia del comune di Roma, ma si commissaria il Sindaco, delimitandone l’ambito a “traffico e decoro” (polizia municipale,  viabilità e giardini, forse la raccolta rifiuti e i trasporti Atac e Metro, eccetera).

“Il Consiglio dei ministri non ha avuto il coraggio di dire a chi fa politica perché ci crede o perché c’è costretto: signori, state uccidendo Roma … si scende dal carro e fine della giostra, tutti a casa. … Decisione complessa ma doverosa, in linea con la dignità smarrita della politica, messa da canto e sacrificata sull’altare del chissà chi vincerà a Roma se cacciamo adesso Marino e andiamo presto ad elezioni anticipate.”

“Gli impegni, le decisioni, i programmi e in qualche caso anche il personale politico per governare bene Roma dovevano essere di ben altra fattura. Così non è stato. E questa volta, persi tutti i treni possibili, i romani si preparano a presentare il loro conto. Che sarà salatissimo.” (Repubblica – 29 agosto 2015)

Un conto che si prevede salato anche a livello nazionale, se Roma e il Governo Renzi non sapranno dimostrare che la Capitale è la prima a rispettare le leggi che emana.
Forse è pretendere troppo, c’è già chi parla di ‘questione culturale’, ma chi vuole raccogliere e rappresentare il voto ‘popolare’ – come Sinistra  e sindacati reclamano – dovrà vedersela con i tanti cittadini che in questi anni recenti si son trovati in situazioni anche drammatiche a causa di sprechi, ruberie, disservizi, impunità mentre piovevano tasse, tagli, licenziamenti. 

A proposito, quanto ci costa la situazione di Roma in termini di spread dei nostri buoni /titoli, ad esempio, o di capacità di ripresa del Bel Paese o di efficienza finanziaria degli enti a controllo pubblico?

Sapientemente Alfano e il Centrodestra prendono progressivamente le distanze ed, a questo punto – per Roma, per il Partito e per l’Italia – dovrebbe essere il sindaco ad avere un colpo di umiltà” … “Pensate quale dignità se avesse detto: mi arrendo, rimetto il governo di una città che non sono riuscito a capire, con la quale non c’è mai stato un vero feeling. Applausi e onore delle armi.” (Repubblica – 29 agosto 2015)

E chissà che Piazza Affari non risalga persino di qualche punto …
Demata

Roma e l’ineffabile assenza del sindaco Marino

24 Ago

Ignazio Marino è divenuto sindaco di Roma Capitale nel giugno 2013.

Nel dicembre 2013, quando c’era la ressa per chiudere il bilanci comunali e delle controllate, era in Turchia.
Nel gennaio 2014, mentre Roma soccombeva tra scioperi dei comunali e nubifragi era in Svizzera.
Anche a marzo ed aprile 2014 con gli scioperi che proseguivano e i trasporti in tilt era in Arabia Saudita o a Parigi.
Ad aprile 2014 era a Madrid, con Roma sotto scaccco per gi scioperi e mentre si dimetteva l’assessore al bilancio, Daniela Morgante, dopo ripetute divergenze.
Tra agosto e settembre 2014 era a Londra e poi a San Francisco, ma nel frattempo riteneva necessario nominare 28 nuovi dirigenti, con Roma Capitale che ne aveva già a disposizione quasi 250.

Poi, a dicembre 2014, scoppia lo scandalo di Mafia Capitale con gli arresti di Carminati e Buzzi, più tanti politici e funzionari locali ed inizia a paventarsi lo scioglimento del comune per mafia.

Da allora Ignazio Marino è stato più presente a Roma, ma proprio per questo le cose sono andate ancora peggio, perdendo progressivamente una parte significativa degli assessori che lui stesso aveva chiamato a se.
Intanto, la decisione di commissariare Roma (ed il Giubileo 2015) veniva rimandata a fine agosto e questo avrebbe dovuto motivare maggiormente il sindaco.
Invece il 28 luglio Marino nomina i nuovi assessori, tra cui due parlamentari, ma trattenendo diverse deleghe strategiche, tra cui quella del municipio commissariato di Ostia, e poco dopo parte, nonostante il Giubileo sia alle porte e la città in ginocchio.

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Infatti, l’Osservatore Romano saluta il ‘nuovo corso’ scrivendo che “dopo Mafia capitale, la crisi dell’Ama e dell’Atac, gli scandali che hanno colpito la pubblica amministrazione, come testimoniato anche dalla relazione del prefetto Gabrielli, e il cambio della terza giunta comunale in poco più di un anno e mezzo, Roma è ormai un caso politico”.
E anche con il funerale hollywoodiano dei Casamonica a Ferragosto su tutti i media mondiali … Ignazio Marino non rientra al suo posto come qualunque manager in un caso simile farebbe e Il Messaggero riporta che “fare le valigie a poche settimane dall’avvio del Giubileo e solo dopo poche ore dal varo della nuova giunta comunale, fa storcere il naso a Matteo Renzi”.

Ignazio Marino sarà in ferie fino ai primi di settembre, cioè anche il 28 agosto, quando il Governo dovrà per lo meno commissariare due municipi ed autorizzare provvedimenti di rimozione di dirigenti e funzionari, se non sciogliere tutto il Consiglio e mettere Roma nelle mani del Prefetto.

Ovvio che sarebbe essenziale che Roma avesse il sindaco al proprio posto almeno a partire dal giorno dopo, quando ci sarà da gestire il ‘terremoto’ dell’apparato comunale, evitando che ‘la cura uccida il cavallo’.
Ma lui ha già deciso di non esserci.

Roma è ormai un caso politico.

Demata

Una nuova giunta Marino, cosa dice la legge sullo scioglimento per mafia?

23 Dic

Ignazio Marino ha varato la sua nuova giunta, dopo la falcidie di arresti che ha colpito amministratori, crimine organizzato ed ex terroristi.

Una giunta che nasce sotto la spada di Damocle del Commissariamento, sia per i fattti di Mafia Capitale, che va ad aggiungersi ai tanti e tantissimi scandali (rifiuti e Malagrotta, assunzioni facili, nepotisimi nei CdA, spreco diffuso, leva tributaria carente, degrado diffuso dei servizi pubblici, deficit abissale) e – se non bastasse – anche ai troppi regolamenti di conti che la malavita organizzata sta impunemente facendo e ad una insicurezza diffusa che va dalla bbuca straale allo stupratore seriale, per non parlare dei bulli onnipresenti.

Ricordiamo questi ‘difettucci’ ed andiamo a vedere cosa dice la norma contro le infiltrazioni mafiose negli enti locali è stata introdotta nell’ordinamento giuridico italiano con decreto-legge n. 164, art. 1 del 31 maggio 1991, poi integrata da altre norme e  prevedendo lo scioglimento degli interi consigli e non meramente quello delle giunte, cosa questa ribadita dalla Corte Costituzionale in una nota sentenza.

“I consigli comunali e  provinciali  sono sciolti quando emergono elementi su collegamenti  diretti o indiretti degli amministratori con la criminalita’ organizzata o su forme   di   condizionamento   degli   amministratori   stessi    che compromettono  l’imparzialita’  degli  organi  elettivi  e  il   buon andamento delle amministrazioni comunali e provinciali,  nonche’  il regolare funzionamento dei servizi alle stesse  affidati  ovvero  che risultano tali da arrecare grave  e  perdurante  pregiudizio  per  lo stato della sicurezza pubblica.  Lo scioglimento e’ disposto con decreto  del  Presidente  della Repubblica,   su   proposta   del   Ministro   dell’interno,   previa deliberazione del Consiglio dei Ministri. Il procedimento e’  avviato dal prefetto della provincia e, quando ricorrono motivi di urgente necessita’, il prefetto,  in attesa del decreto di scioglimento, puo’ sospendere gli organi  dalla carica ricoperta, nonche’ da ogni altro incarico  ad  essa  connesso, assicurando la provvisoria amministrazione dell’ente  mediante  invio di commissari. “

Ad una norma ‘semplice semplice’ ha corrisposto un’altrettanto chiara Corte Costituzionale che ha stabilito nella famosa sentenza n. 103/1993 che gli elementi su cui deve poggiare lo scioglimento sono innanzitutto i collegamenti diretti o indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata o in alternativa il condizionamento che la mafia impone agli amministratori nella libera determinazione per gli organi elettivi e/o amministrativi (dirigenti, personale), l’andamento negativo dell’ente locale, il malfunzionamento dei servizi affidati all’ente oppure pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica.
La casistica ‘tipica’ cui fa riferimento la Corte sono gli appalti pubblici (ad esempio per la raccolta dei rifiuti) affidati in maniera irregolare oppure ad un’impresa collegata direttamente o indirettamente (prestanome) alla mafia, concessioni o autorizzazioni amministrative rilasciate in modo irregolare o dietro minacce o pressioni oppure emesse in favore di soggetti collegati direttamente o indirettamente alla criminalità organizzata, affinità e frequentazioni degli amministratori e/o dipendenti pubblici con soggetti appartenenti direttamente o indirettamente alla criminalità organizzata, precedenti penali o procedimenti penali pendenti a carico di amministratori e/o dipendenti pubblici, la presenza di una o più famiglie mafiose sul territorio comunale, abusivismo edilizio diffuso, mancata riscossione dei tributi.

In poche parole, già ora non si comprende per quale motivo non venga sciolto il Consiglio Comunale di Roma Capitale e figuriamoci quanto ancora più difficile sarà comprendere, se le indagini porteranno alla luce che ‘il Sistema’ non sottraeva risorse al Comune e servizi ai meno abbienti ma funzionava anche per i ‘tipici settori’ della corruttela politica e della pressione mafiosa eccetera eccetera.
Ancor di più se Marino, come ha fatto per oltre un anno e mezzo, continuerà ad occuparsi di una Roma ‘astratta’ e non della Roma ‘di tutti i giorni’, impegnandosi sul serio a risanare bilanci e dismettere perdite, a garantire sicurezza e trasporti e servizi essenziali, ad offrire una pubbblica amministrazione comunale efficiente e decorosa.
Questo è quello che si aspettano da lui i cittadini, come da qualunque sindaco, ma soprattutto gli italiani e gli osservatori stranieri, mentre, soprattutto grazie a Roma e alle scelte che qui si prendono, l’Italia in tre soli anni è passata da un rating S&P A+ a BBB+.

Ma che problema c’è … passeremmo solo da BBB+ (che sta per ‘del tutto inaffidabili’) a BBB (leggasi ‘irrimediabilmente inaffidabili’) … che te po’ fregà na robba così se li sordi t’arriveno dar cielo … grazie al dissanguamento di un’intera nazione ed un romanzo criminale che dura da 150 (o forse 2700) – anni.

Dunque,  c’è più di una spada di Damocle sul consiglio di Roma Capitale e davvero c’è da chiedersi se una situazione di stallo – per ignavia e per intempestività – non farà anch’essa il gioco del crimine organizzato che penetra come il burro in una città che non rinuncia a superare cooptazione e pressappochismo.

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Legge sugli stadi: non era difficile farla

24 Set

Cagliari – Roma, ieri, non si è giocata: “il Prefetto di Cagliari, a conclusione della riunione di coordinamento delle forze di Polizia, ha disposto che la gara Cagliari-Roma, programmata presso lo stadio Is Arenas a porte chiuse, sia differita ad altra data. Tale decisione si è resa necessaria per l’urgente e grave necessità di prevenire ogni forma di turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica conseguente alle reazioni emotive, irrazionali e inconsulte ingenerate dall’invito formulato dal presidente della Cagliari Calcio”. A guardare le foto dello stadio circolanti sul WEB, si potevano notare alcuni settori del cantiere, dove erano riposti pali di ferro ed imbullonature oppure ammassi di terreno e pietre, troppo facilmente accessibili da quella minoranza di pazzi e piccoli delinquenti che sappiamo essere assidui frequentatori degli stadi.
Demagogia? Sotto elezioni tutto è possibile. Intanto dal Giudice Sportivo arriva una sconfitta a tavolino per 0-3 afavore della A.S. Roma, giusto per chiarire dove fosse il torto.

Napoli, Stadio San Paolo, diversi giorni fa: abbiamo visto un manto erboso che tale non era, a causa, sembrerebbe, di un fungo (o un virus) colpevolmente introdotto con lo scopo di danneggiare la città e la società, dopo che circa 100 persone e ben due ditte erano state estromesse dalal gestione (comunale) dell’impianto sportivo. Da sottolineare che il terzo livello dello stadio è inagibile a causa dei lavori per la copertura voluti da Italia ’90, che vibrano ecausano onde sismiche percepibili nel raggio di oltre un chilometro. Con la situazione che c’è a Napoli, solo la SSC Napoli può avere i capitali e le sponsorship per sitemare il tutto, magari rendento fruttifera tutta l’area flegrea che include un porto turistico tutto da costruire, un’area dismessa dalla NATO di enorme valore immobiliare, la Mostra d’Oltremare che è un sito ricreativo dalle potenzialità eccezionali.

Roma, Stadio Olimpico, dove da anni alcune frange delle tifoserie della A.S. Roma e della S.S. Lazio spadroneggiano, approfittando del fatto che lo stadio è prospiciente al centro storico ed a quartieri residenziali, dove non di rado si è estesa la ‘guerriglia’ con conseguenze su passanti e residenti. Inspiegabilmente, dato che solo dal primo anello delle tribune si ha una buona visibilità del campo, l’impianto rientra nella categoria quattro (Elite) degli stadi europei. Da ricordare che tutti i progetti presentati dalle società calcistiche (e cassati da istituzioni e pubblica opinione) prevedevano rilevanti edificazioni ‘a contorno’ e tutti i costi diurbanizzazione a carico del Comune.

Torino, 905.780 abitanti: due stadi, lo Juventus Stadium, 69.000 posti), nato dove sorgeva lo Stadio delle Alpi, a fronte di soli 28.000 abbonati che potevano essere ampiamente ospitati nell’Olimpico (28.000 posti), sorto dalle ceneri del vecchio Stadio Comunale. Wikipedia lascia intendere, inoltre, che il ‘delle Alpi’ fu una sorta di disastro dal punto della malagestione: “costi di manutenzione di molto superiori ad ogni più infausta previsione pre-costruzione”, “la non buona visibilità del campo, soprattutto dai lati delle curve, poiché tra questo e le tribune c’era una pista di atletica leggera, che fu costruita essenzialmente per poter usufruire dei finanziamenti del CONI dal momento che il suo impiego effettivo si limitò a qualche rarissimo evento”, un tipo di impianto di irrigazione che causava una sorta di “allagamento” del terreno, “la Tribuna Ovest è stato il più costoso stand del Delle Alpi, il suo secondo livello era riservato esclusivamente per la stampa, commentatori e personaggi importanti avendo incluso palchi d’onore”, “la Juventus Football Club ha acquistato per 25 milioni di euro il diritto di superficie sull’area dello stadio per la durata di 99 anni”, che, a dire il vero, sono quattro spiccioli.

Milano, Stadio San Siro – Giuseppe Meazza: si regge ormai sugli investimenti del Consorzio San Siro, che, in cambio, verseranno al Comune di Milano circa di 15-6 milioni di euro per l’affitto in ben sei anni.  “Oltre 51 milioni di euro spalmati su sei anni di affitto per interventi di riqualificazione sulle coperture, sui controsoffitti del secondo anello e sulle rampe di accesso, per realizzare una nuova segnaletica e rifare tutti i bagni, per aggiungere un’altra rizollatura all’anno del campo oltre a quelle già previste e per sistemare l’area esterna (quella dove sorgeva il Palazzetto dello Sport) con aree giochi e verde. Le migliorie riguarderanno soprattutto le zone dove i posti costano di più, tra “Sky lounge” (sei al primo anello settore rosso, altrettanti al primo anello arancio, dove ci sarà anche una nuova sala executive), poltrone riscaldate con monitor nelle tribune d’onore, ma anche nuovi spazi per il museo delle squadre, un negozio e un ristorante, quel genere di servizi che danno punti nella corsa per la finale di Champions. Lavori che, come spiegano in Comune, avranno tempi più rapidi, «visto che il Consorzio non deve attendere i tempi tecnici dei finanziamenti delle opere».  … Alla fine il Comune ha strappato un cadeau: 50mila euro di bonus all’anno (oltre i 100mila già previsti) dagli introiti dei concerti.” (La Repubblica) Siamo sempre ai quattro spiccioli.

Dunque, la necessità di legiferare sugli stadi ha due evidenti origini: la malagestione pubblica di longeva tradizione – che in qualche caso appare addirittura come una “sudditanza psicologica” dei politici verso i vertici di alcune società di calcio – e la lucratività del business commerciale che oggi rappresentano gli stadi.

L’impossibilità di legiferare rapidamente deriva dalla malagestione pubblica di longeva tradizione – che in qualche caso appare addirittura come una “sudditanza psicologica” dei politici verso i vertici di alcune società di calcio – e dalla forte azione di lobbing derivante dalla lucratività del business commerciale che oggi rappresentano gli stadi.

Fermata la Casta, fatti gli stadi.
Intanto, mentre si aspetta qualcosa da anni, le malagestioni proseguono e le perdite aumentano, le aspettative delle lobbies crescono ed incalzano, il lavoro e la ricchezza che potrebbero arrivare languono, i tifosi bisticciano e la sicurezza è una chimera.

Tra un po’, forse, qui inizia a piovere. Governo ladro?

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Bari: tolte al padre per consegnarle ad un killer

1 Set

Un killer della mafia barese adesso pentito, affiliato del Clan Strisciuglio, aveva avviato una relazione extraconiugale con una donna, anch’essa sposata e madre di due figli.
Più o meno contemporaneamente, l’uomo aveva iniziato a collaborare con i magistrati, ovvero a pentirsi in cambio di una nuova identità e di una valanga di soldi.
Così accade che l’ex malvivente scompaia, lasciando i suoi due figli con la madre, dato che, secondo lui, non v’è rischio che siano sottoposti a ritorsioni.
Inghiottita dal programma di protezione del ministero dell’Interno, però, sparisce anche la sua amante e, con lei, due ragazze di 10 e 14 anni ed un suo nipote.

Il tutto senza che i due genitori si siano separati e senza che il padre, un onest’uomo, sappia o possa sapere dove sono le figlie, che vivevano, naturalmente, a casa sua. Figurarsi incontrarle o provvedere alla loro educazione: svanite in un batter di ciglio.
Una mostruosità: strappare al padre naturale e legittimo due figlie per mandarle, per il capriccio di una madre, a vivere con un mafioso omicida, persona di inqualificabile moralità ed esposta ai rischi di una vendetta del clan.

E’ dovuto intervenire il TAR di Bari per intimare al Ministero degli Interni di riconoscere i diritti del padre e, tra non molto, dovrebbe esprimersi la Procura Minorile di Bari, togliendo la patria potestà alla madre.

Sicuramente, c’è da chiedersi quale Costituzione e quali leggi abbiano studiato i funzionari del Ministero degli Interni che hanno combinato questo gran pasticcio.

Ma, soprattutto, dovremmo prendere nota quei funzionari possano aver dato per scontate troppe cose … in un paese dove il 96% dei divorzi si concludono con l’affidamento alla madre. Non è un caso che, per ora, i principali quotidiani e le televisioni non abbiano dato rilievo alla vicenda.

Unica menzione su Il Giornale, dove una donna, Annamaria Bernardini de Pace, ci ricorda che “non tutte le mamme sono buone: anzi, ogni giorno si racconta di madri cattive, egoiste, interessate, trascuranti. Il destino di ognuno di noi è disegnato dall’amore o dal disamore della madre. … Ogni giorno sin dal giorno della nascita. Fortunatamente ci sono molti padri che sanno compensare i disastri causati dalle madri inadeguate. Le madri peggiori sono quelle che  violano il diritto giuridico e affettivo dei figli di voler vivere anche l’amore del padre, dei nonni, o degli amici.”

Meno bidelli a settembre: scuole nel caos?

13 Lug

Due anni fa, in Italia c’erano (dati Tuttoscuola) circa 100mila bidelli di ruolo, altri 60mila precari e circa 30mila pulitori (dati MIUR).
Le istituzioni scolastiche erano circa 12mila, gli edifici oltre 40mila, non dovrebbe essere difficile fare due conti.

Innanzitutto, diciamo che serve un portiere/centralinista nelle sedi principali, che sono 12mila, e che dovrebbe essercene uno in tutti gli edifici di grandi dimensioni, almeno 10mila, visto che dieci anni fa lo Stato ha deciso di utilizzare i collaboratori scolastici (bidelli) per questo scopo.
Aggiungiamo che dovremmo garantire almeno un bidello per edificio e che ne servirebbero circa 3-4mila ulteriori per la gestione e la pulizia almeno delle palestre degli istituti superiori.

Fatto sta che dei 167mila bidelli totali esistenti, solo 140mila sono disponibili per il “servizio al piano” e, secondo i tecnici del MIUR, sono troppi.

Di questi, oltre 90mila lavorano in 6000 istituzioni scolastiche, con un numero medio pari a 15,6, mentre altri 40mila circa prestano servizio in altrettante 6000 istituzioni (in media 7,7 per istituto), dove, dopo l’orario scolastico, operano circa 30mila pulitori.
… i conti saprebbe farli anche la serva, se non fosse che i Sindacati finora hanno tutelato, nella sostanza, i docenti precari delle superiori e nessuno più …

E’ evidente che in quest’ultime la vigilanza nei corridoi ed alle uscite, il ripristino dei sanitari e la ricreazione degli alunni, il diritto alle ferie ed alle turnazioni dei lavoratori siano molto meno garantiti che nelle altre seimila fortunate.

Le istituzioni si muovono, i presidi scrivono, i prefetti chiedono riscontri, la stampa locale denuncia.

Romagna  Lombardia  Toscana  Friuli  Marche  Sicilia  Veneto  Lazio  Campania

Solo i media nazionali tacciono, pur di non ammettere che qualcuno tra gli uomini del MEF s’è sbagliato a far di conto.