Ogni mese di lock out che passa sono milioni le visite specialistiche e gli accertamenti bio-diagnostici che non hanno luogo.
Considerato che i ricoveri sono limitati alle urgenze e che le aziende ospedaliere continuano a pagare stipendi e fornitori, c’è una fetta di sistema sanitario che al momento è ‘improduttivo’ e che comunque non potrà recuperare milioni di visite e controlli andati ‘sospesi’.
Tra questi i servizi destinati – di routine e sul territorio, in teoria – ad oltre dieci milioni di assistiti cronici, rari, pediatrici, geriatrici.
Infatti, le norme già da anni disgiungono questi servizi essenziali da quelli collocati presso i centri ospedalieri, specie quelli maggiori ai quali di norma andrebbero i casi gravi o irrisolti.
E, del resto, far ripartire la Sanità non è possibile puntando sui grandi policlinici che – oltre tutto – sono in prima linea per il Covid-19, in attesa che si creino strutture dedicate.
Ma è certamente possibile quanto opportuno che la ‘normalità’ ricominci nei territori (cioè dalle ASL), specie dove il Sistema Sanitario e la Società civile hanno ben tenuto di fronte a questa prima ondata di pandemia.
Una normalità che è fatta di alcune informazioni banali che ancora non conosciamo.
Innanzitutto, quali sono i criteri sintomatici per cui si ha diritto ad un tampone ed eventualmente al ricovero? Se esistono, dovrebbero essere pubblici.
Inoltre, quanti mesi saranno necessari per organizzare:
- Ambulatori territoriali per i Livelli Essenziali di Assistenza dei malati cronici
- Presidi territoriali per i Percorsi Terapeutici Assistenziali dei malati rari
- Ambulatori territoriali di Assistenza Pediatrica per i minori di anni 12
- Poliambulatoriali territoriali Geriatrici per gli anziani
- Centri diurni per pazienti psichiatrici
- Sistemi di prenotazione e pagamento a distanza, senza code e sale d’attesa?
Secondo buon senso e secondo norma, da molto tempo bisognava decentrare tanti servizi che sovraccaricano policlinici e facoltà mediche.
Allo stesso modo, piacerebbe a tutti che la Sanità italiana sia dotata con la massima urgenza di un software nazionale che renda obbligatoria e omogenea … la prenotazione delle prestazioni, la registrazione clinica elettronica, il consulto certificato ma a distanza, la prescrizione farmacologica telematica e pure il tracciamento di oltre 100 miliardi di euro dei contribuenti che servono per la nostra salute.
E bene ricordare che, ai sensi della lett. m) dell’art. 117, comma 2, della Cost., lo Stato ha legislazione esclusiva per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale.
Cartella clinica elettronica, LEA e PDTA sono già legge e sono già stati ampiamente concertati tra Stato e Regioni; almeno con il Covid-19 ed il lock out infinito che ci aspetta, cosa fanno il Governo nazionale e le Giunte regionali per far ripartire l’economia ed il Paese se al primo starnuto siamo senza livelli essenziali, niente diritti civili e sociali, tra cui in primis quello alla salute?
Demata
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