Il Consiglio dei Ministri ha dato il primo via libera al reddito di inclusione, prevedendo risorse pari a circa «due miliardi di euro l’anno nei prossimi anni» e nella prima fase si rivolgerà a 660mila famiglie, di cui 560mila con figli minori.
Il ministro Poletti, ex presidente delle Coop, ha annunciato sorridente che a queste famiglie che hanno un reddito Isee inferiore ai 6.000 euro – o, peggio, 3.000 euro di reddito equivalente – verranno corrisposti … «da 190 euro a un massimo di 485 euro» mensili.
VERGOGNA !
Due miliardi annui equivalgono a meno di quanto incassa in un anno lo Stato dall’accisa benzine per il Terremoto nel Friuli, che la Finanziaria 2013 del governo Monti ha reso permanente.
Gli almeno 560mila figli di famiglie indigenti con minori, non avranno maggiori opportunità di inclusione e, comunque, una vita granchè migliore, se il reddito mensile dei genitori passerà da 6.000 ad 8.000 euro.
Si tratta di un sussidio per sopravvivere alla meno peggio (esclusione) e non di un reddito che fornisce effettivo potere di spesa (inclusione), come non è un lavoro socialmente utile (partecipazione). Insomma, se vogliamo creare un ghetto, stiamo operando secondo manuale.
Piacerebbe sapere se queste famiglie che beneficieranno dei soliti quattro spiccioli sono – per caso – i noti dipendenti sottopagati e semischiavizzati dei settori distributivi, agroalimentare, pulizie e ristorazione, cioè se sono proprio delle Coop e di certe Multinazionali europee …
Tanto s’è capita: questi stanno lì solo per salvaguardare l’apparato e gli affarucci delle ex “regioni rosse”, oltre a quelli sacrosanti del Vaticano. Sarò per questo che ormai tutti diffidano del Welfare e di dove finiscono le risorse?
A proposito di Poletti, ma se ne sarà accorto che il PIL/debito/deficit nel primo trimestre è migliorato e – oltre a spedire Padoan a chiedere sconti in Europa – lui, proprio lui, dovrebbe scalarci 2-3 mesi dal limite di 42 e 10 mesi per il pensionamento?
Demata
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