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Mattarella, Draghi e il paese di schiappe

30 Gen

Mattarella e Draghi, centocinquantaquattro anni in due e … c’è chi si lagna

In effetti, c’è sempre chi si lamenta, tutti talvolta si lamentano ed alcuni ne hanno l’abitudine.
C’è riuscito persino il Centrosinistra con la candidatura della senatrice Casellati da parte del Centrodestra, almeno come proposta “di bandiera” per onorare l’incarico istituzionale, visto che i candidati a presidente non cascano dal cielo, come forse credevano i followers di Letta e Conte.

Dicevamo degli inossidabili nati prima del 1950 che in Italia (ma anche in USA) sono ancora agli apici del potere in un paese dove i partiti odierni pensano troppo al marketing e poco alle riforme.

Secondo logica almeno per quanto riguarda cariche ‘senatorie’, se competenze ed esperienza maturate non sono un’opinione, alla generazione degli 80enni (Berlusconi, Mattarella, Amato, eccetera) avrebbe dovuto succedere già da tempo quella dei 60enni.
A chi aveva 20 anni negli Anni 60 e aveva visto la rivoluzione elettronica doveva subentrare chi aveva 20 anni negli Anni 80 e aveva fatto la rivoluzione digitale.

Ma c’è che chi aveva 20 anni negli Anni 80 (e non si confondeva con le masse ancora “ammalate di Guerra Fredda”) era particolarmente disilluso dalla politica degli Anni 50, 60, 70 e pregressi. All’estero, la meritocrazia che l’innovazione ha portato è quella degli innovatori (bene o male che sia) come Xi Jinping, Vladimir Putin, Angela Merkel. Da noi no.

Da noi, eccetto la breve primavera rutelliana, chi guardava al futuro si dedicò ad altro: famiglia, carriera, lavoro sociale, spiritualità, arte, hobbies, eccetera.
La generazione di Bill Gates, insomma.

Del resto, i tecnici non sono bene accetti negli ambienti umanistici e meno ancora per la ‘comunicazione’ o, peggio per la politica, che vivono di parole con 8-12 ore di riunioni al giorno: i tecnici hanno soluzioni e certezze cioè sono ‘assertivi’, hanno regole e metodo cioè sono ‘divisivi’, presentano un progetto e un cronoprogramma cioè sono ‘soli al comando’, eccetera.

Dunque, dopo aver smantellato in Italia la (nostra) seconda industria manifatturiera d’Europa vagheggiando una crescita turistica a peso d’oro, … i partiti e la politica … hanno fatto di tutto per NON tenersi al passo del cambiamento, pur di accontentare i clientes in arrivo dalla provincia e dalle ‘diseguaglianze’:
E oggi, dopo 40 anni circa, qualsiasi soluzione “tecnica” confligge con lo status quo del sistema e/o con i luoghi comuni del consenso e – soprattutto – scavalca la logica “destra contro sinistra e sinistra contro destra” con cui i partiti raccolgono voti. 

Ce ne stiamo accorgendo tutti per il PNRR che i siti di Regioni, Comuni e Amministrazioni che non sono ‘pronti’ nè – comunque – pubblicano all’Albo chissà quali bandi e programmazione.

Già, con la rottamazione sorge la difficoltà per i profani e i neofiti di comprendere e rielaborare un sistema nazionale che ha le sue radici giuridiche nell’800, tutte ancora avvolte dalla coltre dei complotti e delle cospirazioni di allora.

Ma non solo.

I risultati della ‘rottamazione’ e del ricambio generazionale in Parlamento sono sotto gli occhi di tutti: dal Centrosinistra neanche il nome di un candidato presidente uno … sia perchè i partiti sono un esercito di diplomati o di laureati senza esperienze pregresse sia perchè chi ha meno di 50 anni nelle scuole (e nelle università) ha appreso in buona parte saperi datati già negli Anni 80 impartiti da personaggi arrivati dagli Anni 70.

Non bisogna fare di tutta un’erba un fascio.
Giusto. Infatti, ogni anno sembra siano 2-300.000 le giovani eccellenze che scelgono … l’esilio. 

E anche questa volta il ‘nerd’ Renzi e Italia Viva hanno visto giusto.

Ci teniamo Mattarelli e Draghi?
Benissimo, ottima scelta, e chi se ne lagna prenda atto che è grasso che cola, se ormai siamo quasi un paese di schiappe e ignavi, mentre abbiamo solo 5 anni per fare il miracolo e risollevare la qualità produttiva e il PIL.

Demata

Mauro da Mantova, la morte di un no-vax in un paese illiberale

6 Gen

Una settimana fa, moriva a Verona Maurizio B. , un ex carrozziere di 61 anni che il programma radiofonico «La zanzara» aveva portato alla notorietà come ‘Mauro da Mantova’.

Il motivo per cui Maurizio B. è morto è l’aver contratto il Covid, senza essere vaccinato e ricorrendo alle cure solo ad infezione in fase avanzata, quando ormai la saturazione polmonare era molto critica.

Nel suo ultimo intervento a “La Zanzara”, ‘Mauro da Mantova’ si era vantato di essere andato al supermercato con la mascherina abbassata – “a fare l’untore”, come aveva precisato – e “la spocchia che mostrava in radio è appena il dieci per cento di quella che ha fatto vedere di persona quando è arrivato in Pronto soccorso”, raccontano le infermiere al Corriere del Veneto.

Eppure, Maurizio B. non aveva speso cinque anni della sua vita per conseguire un diploma liceale a pieni voti, nè aveva speso altri sei anni per arrivare alla laurea in medicina, come non aveva consumato sui libri e in ospedale quegli altri 2-4 anni necessari per specializzarsi.

In base a cosa Maurizio B. ha intrapreso una scelta così estrema e radicale che l’ha portato ad una brutta morte, visto che non aveva trascorso almeno una 15ina di anni a studiare per 10-14 ore al giorno allo scopo di curare gli altri nel miglior modo possibile, cioè era del tutto profano?

E’ presto detto: Maurizio B. non sarebbe diventato ‘Mauro da Mantova’ se La Zanzara non gli avesse dato voce, credibilità e notorietà. Come lui ce ne sono tanti altri, che troppe redazioni non hanno aiutato a distinguere le opinioni dai pareri tecnici e dai commenti:

  • le opinioni sono dei profani e restano in salotto e al ‘bar dello sport’,
  • i pareri tecnici sono forniti solo dagli esperti e servono a dettare protocolli e regole,
  • i commenti arrivano dai settori coinvolti, nell’applicare protocolli e regole.

Possibile mai che con tanti laureati in comunicazione, marketing e giurisprudenza che spingono per far carriera, ci sia confusione tra cosa sia un’opinione (ed il tempo che lascia) e cosa è un parere tecnico (e quanto sia cogente), trasformando i commenti in un elenco di premesse e dubbi affatto applicativi?

Eppure, dovrebbero sapere che nel 1993, Levy e Nail hanno definito il “contagio sociale” come la diffusione di affetti, atteggiamenti o comportamenti “in cui il destinatario non percepisce un tentativo di influenza intenzionale da parte dell’iniziatore”, cioè ritiene che le idee siano proprie ed originali, mentre non sta facendo altro che imitare qualcuno che viene proposto come riferimento (testimonial) dai media.

Sapendo che in questi ultimi anni i maggiori leader politici non avevano una laurea nè una professione, sappiamo anche perchè in Italia conta più cosa suppone un carrozziere e non quel che affermano un medico o un farmacologo.
Del resto – mancando una forza politica liberale – tutto qui da noi si trasforma in sociale e/o popolare a differenza di Francia, Germania, Spagna e Olanda, dove i liberali raccolgono voti a meni basse tra chi crede nel merito conquistato col sudore della propria fronte.

Uno Stato (liberale) non avrebbe spacchettato l’Ordine dei Medici in 101 provincie, cassato la pubblica sicurezza sanitaria insieme alle Prefetture, derubricato la Sanità ad affare esclusivamente regionale, abbandonato scuola e trasporti alle bizzarrie comunali, anteposto il consenso alle riforme.
Se non si vuol essere divisivi (come il centrosinistra socialista) o lo si è a senso unico (come il centrodestra conservatore), non si fanno mai scelte, cioè riforme.

Demata

I candidati alle elezioni ed i conti senza l’oste

27 Apr

Il movimento dei Rocker è stato l’avanguardia mediatica dei movimenti per i diritti civili, contro la povertà, per l’ambiente, contro l’ingiustizia e la disparità. Non sono solo canzonette, è l’anima del Secolo Breve.

Un movimento che ha alle spalle produzione industriale, denari, ricerca scientifica, marketers e comunicatori, come ha metodo, miti e soluzioni in abbondanza se si vuole parlare direttamente al cuore e alla pancia della gente delle cose che interessano alla gente.

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Un movimento culturale che ha influenzato tutta la seconda metà del Novecento e tutto lo sviluppo tecnologico in cui viviamo, che puntualmente trova ‘casa’ tra i comparti tecnici della middle e della worker class: quelli che fanno funzionare tutto e che sono molto scontenti di produrre solide realtà in cambio di redditi inferiori a quelli di chi vive di parole spesso labili come un tweet.

Insomma, iniziamo col dire che ad agosto scorso non solo diventa ‘operativa’ Greta Thunberg, figlia di “una di noi”, che vogliamo un Mondo paritario, tecnologico, ambientale, esplicito, efficace, dignitoso, non sessista, cioè molto diverso da quello che ci vuole tutti ‘uguali’, ben normati, clusterizzati, genderizzati, assolutamente non assertivi e, soprattutto, non autonomi.

Poco dopo, ad ottobre scorso, un centinaio di accademici e tanti altri sottoscrivevano il manifesto di Extinction Rebellion, un movimento di disobbedienza e attivismo civili per l’ambiente e la biodiversità, che riprende le modalità di protesta del Comitato dei 100 fondato da Bertrand Russel nel 1961 contro il terrore nucleare.
Cos’altro fare, se finora la Politica non è riuscita in null’altro che eludere la questione ambientale, … dato che non ci capisce nulla e – comunque – un pianeta Terra ‘abitabile’ non è un problema che si risolve con dibattiti televisivi e/o appalti truccati.

Bertrand_Russell_leads_anti-nuclear_march_in_London,_Feb_1961

Insomma, in una sola settimana si è registrato un bilancio record di quasi mille arresti per i flash mobs a Londra …  bloccando il traffico in alcune delle zone più trafficate in vari modi, tra cui incollarsi – letteralmente – ai vagoni della metro della stazione di Canary Wharf o alla recinzione dell’abitazione di Jeremy Corbyn, il leader dei Laburisti.
Le azioni del gruppo, come tutte quelle dei movimenti per i diritti civili, si contraddistinguono perché gli attivisti si fanno arrestare volontariamente, senza opporre resistenza,dato che, così facendo, la protesta … proseguirà in tribunale.

Una protesta tanto pacifica quanto ‘dura’, come già hanno constatato il sindaco di Londra e il primo ministro australiano.

extinction rebellion listen science not money

Ad ogni modo, dopo l’exploit di Greta e tra le proteste di Extinction Rebellion, si arriva alle Elezioni Europee e, un mese fa, da Berlino arrivano a sorpresa i tedeschi Rammstein con un videoclip (Deutschland) dal messaggio ‘chiaro e forte’: 40 milioni di visite in un mese ed un seguito enorme in tutto il mondo ‘occidentale’, Russia, Messico e Giappone inclusi.

Infine, ieri Banksy dipingeva un nuovo murale a Marble Arch nei pressi di Hyde Park, centro nevralgico della protesta di Extinction Rebellion.

L’opera di Banski raffigura un bambino/a con in mano il simbolo del movimento, a terra una pianta che germoglia, e la scritta “Da questo momento in poi finisce la disperazione e iniziano le tattiche”.

Il problema? 
Oggi come 50 anni fa, non sono pochi coloro che hanno una discreta cultura tecnico-scientifica e che hanno la responsabilità di far funzionare produzione ed infrastrutture.
Cosa accade se non solo loro, ma anche i loro figli, si ritrovano sempre più spesso con il Mondo di Sopra che – come apre bocca – da segno di saperne poco o nulla dei problemi, dei metodi o delle soluzioni?

Dopo il report del Climate Change, arriva quello del McKinsey Global Institute: “Dodici tecnologie emergenti – tra cui Internet mobile, veicoli autonomi e genomica avanzata – hanno il potenziale per rimodellare veramente il mondo in cui viviamo e lavoriamo. I leader sia del governo sia delle imprese devono non solo sapere cosa è all’orizzonte, ma anche iniziare a prepararsi per il suo impatto.”

Chissà quanti ricordano gli Anni ’70 non solo per la Crisi del petrolio e le varie Austerity che ci furono, ma anche per quelli che credevano di poter ridurre la Politica ad una filiera di quarantenni designati, le Infrastrutture ad un sistema di mazzette e la Sicurezza a discoteche e manganelli … che tanto al resto ci pensava l’elettronica e l’Italia è a vocazione rurale e turistica …
Proprio quelli che si ritrovarono con i ragazzini in piazza e l’Europa in fiamme … per finire ‘rottamati’ trent’anni dopo dai loro stessi (ex) bamboccioni e per ritrovarsi ad invecchiare in un mondo  ‘tecnologicamente alieno’.

Quale specie organizzata può permettersi almeno due generazioni inadeguate di seguito al Potere, mentre il mondo va a rotoli, senza rischiare l’estinzione?

“Wer hoch steigt, der wird tief fallen” – da Deutschland, Rammstein – 2019 (Chi raggiunge le vette, ricadrà in abissi profondi)

Qualcuno la chiamava Nemesi.

Demata

Elezioni Europee 2019: chi sarà eletto e come finiranno?

9 Apr

In totale saranno 73 i parlamentari italiani a Bruxelles, proviamo a vedere chi quasi sicuramente sarà eletto.

Secondo i sondaggi – punto percentuale in più o in meno – la Lega dovrebbe superare agevolmente il 30%, Fratelli d’Italia e Forza Italia si divideranno un 15% di voti al Centrodestra, i Cinque Stelle arriveranno al 20% o poco più, il PD ancora non sembra arrivare al 20%, Più Europa e Italia in Comune restano per ora sotto il 4%.

In termini di seggi conquistati, dunque, è possibile fare qualche previsione, visto che 73 è un numero abbastanza esiguo per essere seriamente influenzato da un qualche percento in più o in meno: per ogni seggio serve all’incirca l’1,3% dei voti e non è affatto poco, dato che staremmo parlando di oltre 500.000 italiani.

Dunque, proviamoci.

A) nel caso in cui Più Europa (demo-liberali) e Italia in Comune (post-comunisti) superassero la soglia del 4%

Partito % sondaggi seggi probabili
Lega 36 24 – 29
Cinque Stelle 22 14 – 18
Part. Democratico 19 12 – 16
Forza Italia 9 5 – 7
Fratelli d’Italia 6 4 – 7
Più Europa 4 3
Italia Comune 4 3
Totali 100 73

B) nel caso in cui Più Europa (demo-liberali) e Italia in Comune (post-comunisti) NON superassero la soglia del 4%

Partito % sondaggi seggi probabili
Lega 36 26 – 31
Cinque Stelle 22 16 – 22
Part. Democratico 19 14 – 19
Forza Italia 9 5 – 8
Fratelli d’Italia 6 5 – 7
Più Europa 3,9 0
Italia in Comune 3,9 0
Totali 100 73

Se i numeri sono quelli dei sondaggi, i nomi dei prevedibili eletti ad andare al Parlamento Europeo  sono ampiamente prevedibili:

Lega – essendo capolista Matteo Salvini che, prevedibilmente, rinuncerà al seggio per rimanere a Roma, gli eletti ‘sicuri’ arriveranno principalmente dalla roccaforte settentrionale ed i più quotati sono Antonio Maria RinaldiSilvia SardoneAlessandro Panza, Marco Zanni, Paolo Borchia, Gianna Gancia, Isabella Tovaglieri, Anna Cinzia Bonfrisco. Tutti da scoprire chi saranno tra la ventina di altri  eletti.

Cinque Stelle –  innanzitutto i capolista che saranno Fabio Massimo CastaldoEleonora EviLaura Ferrara, Ignazio Corrao,  Viviana Dal Cin. Per i 10-15 seggi  che resteranno i nomi più accreditati sono quelli di Antonio Brunetto, Antonella Corrado, Anna Sulis, Piernicola Pedicini, Isabella Adinolfi, Rosa D’Amato, Dario Tamburrano, Laura Agea, Tiziana Alterio, Nadia Piseddu, Silvia Malivindi, Eugenio Casalino. Praticamente una riconferma dei mandati precedenti.

Partito Democratico – i capolista, cioè Giuliano PisapiaCarlo Calenda, Simona Bonafè, Franco Roberti, Caterina Chinnici. I restanti 6-12 seggi saranno contesi tra gli europarlamentari uscenti ricandidati come Alessia Mosca, Renato Soru, Sergio Cofferati, Flavio Zanonato, David Sassoli, Pina Picierno, Mercedes Bresso, Cécile Kyenge. Anche in questo caso agli elettori si propone una riconferma dei mandati precedenti.

Forza Italia – vista la situazione, con l’incognita della senatrice Bonfrisco in quota Lega e del governatore Fitto con Fratelli d’Italia, l’unico nome certo è quello del capolista Antonio Tajani nel Centro Italia ed avranno discrete possibilità anche Lorenzo Cesa, Stefano Caldoro,  Elisabetta Gardini, Massimiliano Salini.

Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni è capolista in tutti i collegi e, quindi, qui vale lo stesso discorso fatto per la Lega. Si prevedono come quasi certe le elezioni di Francesco Storace, Stefano Maullo, Raffaele Fitto.

Riguardo Più Europa e Italia in Comune, al momento i loro siti non danno indicazione dei nominativi dei candidati e questo non aiuta la già poca visibilità offertagli dai media.

Non ci saranno molte sorprese …

In termini ‘europei’, il primo partito dovrebbe restare il Partito Popolare Europeo anche se deve confrontarsi con la fine del Berlusconismo, il dimezzamento dei Popolari spagnoli e l’esodo dei Conservatori britannici.
Il secondo resterà quasi certamente quello socialista (PSE),
anche se dato per calante nelle nazioni più popolose (meno 5-10%  rispetto alle elezioni 2014).

Riguardo l’Italia, il Bel Paese si accinge a diventare il grande ‘assente’ nel gruppo di un Partito Popolare Europeo a salda guida tedesca, nonostante la fine del lungo cancellierato di Angela Merkel.

Allo stesso modo, anche se riuscisse a fermare l’emorragia di voti come sembra dai sondaggi, il Partito Democratico si ritroverà con il Partido Socialista Obrero spagnolo a capo in testa del PSE, se la SPD tedesca ed i Socialisti francesi registreranno le previste perdite sostanziali di elettori e seggi.

Ad ogni modo, non sembrano proprio esistere i numeri per una maggioranza populista – sovranista nel futuro Parlamento Europeo (705 seggi totali dopo la Brexit): l’aggregato del PPE + PSE + ALDE resterà ben oltre la maggioranza assoluta, senza contare la ‘Sinistra’ ed i Verdi che otterranno oltre ottanta parlamentari in due, più o meno tanti quanti se ne prevedono per la Lega, i Cinque Stelle ed i loro alleati europei di EFDD ed ENF.

Quanto sarà isolato in Europa il governo italiano tra soli tre mesi, se l’Italia sarà l’unica economia dove governa una strana alleanza tra la  “Democrazia Diretta” tecno-populista e la destra’ delle Nazioni e della Libertà?

Demata

Lettera aperta a +Europa

24 Gen

Dal 25 al 27 gennaio 2019 si tiene il Congresso di +Europa, a Milano presso l’Hotel Marriott, in vista delle prossime elezioni europee formazione politica demoliberale avrà in Italia la possibilità di sfondare il 4% – presentandosi come alternativa per i tanti defezionisti del PD e/o dei Cinque Stelle – e questo darebbe la certezza di tot seggi in Parlamento UE.

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Ma basta tentare per l’ennesima volta ad “essere uniti” e farsi “alternativa”, mirando ad un 6% oggi che ridiventerebbe 3% dopodomani?
No, a parte l’antico problema dei catto-liberali o Destra liberale –  oggi con la Lega – e dei liberisti ‘di ritorno’ più o meno pentiti delle iperboli che ci hanno raccontato per anni, c’è quello dell’elettorato PD che ritornerà alla base nelle elezioni locali e politiche.
Inoltre, farsi ‘alternativa’ non è una forte motivazione al voto per gli  almeno 5 milioni di quegli elettori (oggi ancora in vita) che dal 1992 – con l’avvento del Bipolarismo ‘centrista all’amatriciana’ di Berlusconi vs D’Alema – non hanno più avuto un proprio partito ‘riformista’ da votare, mentre prima avevano fior di riferimenti, programmi e personaggi da scegliere tra PSI, PLI, PRI, Radicali eccetera.

Se, poi, si pensa di attrarre il voto degli under30 (10% elettorato), a maggior ragione servono ‘slogan’, programma e visibilità on line, visto che usano solo il web per informarsi, ma uno su sei non ha il diploma e di media 1 su 4 non lavora (ndr. le cose peggiorano per meridionali e donne), con il risultato che solo uno su dieci è sposato o convivente e non meno di mezzo milione ha già cercato o trovato lavoro in Europa, spesso da soli e fuori dai circuiti ‘protetti’ dei progetti UE.

In altre parole, non vorremmo che il Demoliberali europeisti italiani ‘vincano’ le Europee e 2-6 di loro vanno a Bruxelles a farsi sentire, ma alle Politiche dovranno – causa legge elettorale – confluire con il PD come al solito, mentre alle Amministrative non avranno abbastanza candidati nei comuni, salvo poi reclutare i transfughi dei Cinque Stelle (si spera quelli di buon senso e con il capo cosparso di cenere) e/o dell’arcipelago verde (che almeno sarebbero ‘trendy’, vista l’ascesa dei Greenliberal nei paesi avanzati).

La questione si riassume tutta nel detto di Sun Tzu: “I vincenti sono quelli che prima si preoccupano di come vincere e poi vanno alla competizione, i perdenti sono coloro che prima prendono parte al contesto e poi, solo quando sono lì, cercano di vincere”. 

Intanto, c’è da superare il 4% sperando che molti voti non ritornino al PD a stretto giro, ma – ad avere un progetto – ci sarebbero da convincere innanzitutto i simpatizzanti di vecchia data (quei famosi 5 milioni) e i loro figli under30 (altri 3-5 milioni), con l’obiettivo di pervenire ad un 8-10% stabili anche alle politiche e alle amministrative, cioè avere anche in Italia una valida rappresentanza della Associazione Liberali Democratici Europei, finora esclusa.

Se, secondo Sun Tzu, è complicato per un soldato andare in battaglia senza sapere chi è il generale, chi sono gli alleati e cosa deve essere conquistare …  lo è anche per un azionista nel non diffidare di una ditta di proprietà di un fondo, che campa in una nicchia speculativa ed i ricavi finiscono a finanziare chissà cosa e dove … come per un consumatore che arrivato allo scaffale non è di certo indotto a scegliere un prodotto, se non è stato pubblicizzato, lo scatolo non è attraente e c’è scritto tutto quanto serve.

Slogan, programma e portale: qui non si tratta di una fondazione o di un giornale il cui sito è organizzato per ‘temi’ e si va avanti con “l’attualità”: qui parliamo di un ‘organo di partito’, una volta a mezzo stampa ed oggi on Web ed interattivo come un portale. Infatti, visitando i siti degli altri partiti europei aderenti ad ALDE è tutta un’altra storia.

Nel III Millennio, senza programma semplice (e corrispettivi slogan), diventa impossibile ai leader di essere presenti su Web e soprattutto sui Social in modo coerente.
Infatti, Lega e Cinque Stelle hanno risolto il problema del “non programma” con un solo speaker a testa (Salvini e Di Maio) che parla per tutti più volte al giorno. Ma non è una soluzione praticabile in ambito liberale.

Nel III Millennio, senza un programma “di partito”, è impossibile emettere decine di tweet alla settimana per ‘esistere’ sui Social senza contraddirsi e senza rifugiarsi nelle astrazioni. Serva un portale – come quelli dei Sindacati, ad esempio – per aggregare la base locale ed ‘esistere’ nel territorio, ‘emergere’ alle Politiche o Amministrative e poter dimostrare la capacità di buon governo.

Perchè non c’è un programma? 

Certamente manca un programma (a tutti i partiti nostrani, sia chiaro), perchè in Italia le Facoltà giurisprudenziali ed economiche non hanno mai recepito il dato che “la tecnica ha i suoi effetti sull’economia e sui rapporti sociali”, eppure sono trascorsi quasi 50 anni da quando fu pubblicato “Technology and Society”, a cura di Robin Roy e  Nigel Cross (Milton Keynes: Open University Press, 1975).

Tradotto in italiano come “La tecnologia e i suoi effetti sull’economia e sui rapporti sociali”, ne esistono ormai pochissime copie … con somma gioia dei teorici del Leviatano e della Legge di Mercato come del Welfare State e dello Statalismo.
Ma oggi, ormai, è a Silicon Valley dove ‘transitano’ tutte le relazioni sociali e tutti i soldi del mondo … ed sono il Climate Change e la tecnologia che dovrà fargli fronte a dettare le regole in termini finanziari e relazionali.
Il predominio dell’Economia sulla Politica e della Politica sulla Tecnica? Bufale.

Molto probabilmente non c’è un programma (come tutti i partiti nostrani, sia chiaro) anche perchè si corre dietro ai comitati dei quattro gatti e ai like massivi che sono foglia al vento, ma non v’è la percezione nel ristretto mondo della Politica dei partiti, che sono non meno di 3 milioni gli italiani che risiedono in Germania, Regno Unito, Francia e Spagna (dati AIRE) , ai quali c’è da aggiungere quelli di seconda generazione ‘europea’ con doppio passaporto e tutti coloro che operano nel commercio e nella logistica esteri.

In altre parole, la Politica che corre dietro all’ortolano e al padroncino o all’accademico, non sa che gli ‘italiani all’estero’ significano – qui in Italia – che su 25 milioni di famiglie italiane, almeno una su 3 che ha problemi diretti derivanti dall’Europa.
Perchè Europa unifica il denaro e sposta i giovani lavoratori come vuole, ma ostacola i ricongiungimenti ed i rientri interfamiliari, come nega pari norme sanitarie, assistenziali e previdenziali. Perchè Europa limita i trasferimenti d’impresa e l’Ecommerce, se i trattati bilaterali poi lasciano aleatoria la residenza fiscale come è variegata la sede/norma giudiziaria competente. Perchè Europa consente agli Stati nazionali (e alle Autonomie) di derogare persino ai servizi essenziali e di accumulare debiti fino a strozzarsi da soli, azzerando le pari opportunità tra diversi territori europei.

E se da un lato arriva la Brexit, dall’altro c’è il trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania … spesso i problemi degli italiani con l’Europa sono causati innanzitutto da leggi nostrane che aspettano la ‘riforma definitiva’ da 30-40 anni. 

Dunque, se si vuole dimostrare che non è la solita questione di ‘poltrone’ e di ‘nominati’ e se si vuole diffondere l’idea di un’Italia in Europa ed un’Europa per l’Italia, c’è da chiarire agli elettori ‘quale Europa’ potrebbe essere utile ai cittadini e alle famiglie, come ad imprese e lavoratori, per difenderci sui Mercati come per salvaguardare cittadini e aziende dalle bizzarrie (normative) delle varie gentry provinciali e regionali.
Cioè … quali riforme per l’Italia?

Ignora cosa un uomo desidera e ignorerai quale è la vera fonte del potere.” (Walter Lippmann).

I media parlano solo di chi sarà segretario di +Europa, ma un segretario viene eletto in base alle tessere, cioè il pre-esistente, e agli elettori interessano le ‘promesse’, cioè i programmi futuri … da mettere in piedi nei prossimi tre giorni.
Sembrano davvero pochi, cosa dire? Buon lavoro.

Demata

Più Europa, ma quale?

2 Nov

“Come spiega lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, una società basata sulla competizione, il dogma liberista per eccellenza, premia i meno sensibili. Questo è il motivo principale per cui sempre più studi confermano che la società è governata da psicopatici, persone manipolatorie e senza scrupoli per definizione”. (Nicolas Micheletti, attivista per i diritti umani e animali)

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Paolo Crepet afferma che “la competizione non è per tutti e soprattutto non selezione i migliori, solo i meno sensibili”, con buona pace delle tradizionali espressioni anglofone “life is struggle” o ispaniche “viva la raza” eccetera eccetera.
Possibile che sia sbagliato di per se proprio quello che ci ha fatto evolvere da scimmie a uomini (la Competizione) e proprio quello che contraddistingue la Vita su questo pianeta (la Lotta per la Sopravvivenza) ?
Oppure è il ‘metodo’ (ognuno per se e dio per tutti) e non la ‘via’ (vinca il migliore, tutti partecipano) ad essere errato e deleterio?

Il problema, infatti, non è nella ‘Competizione’, ma nello ‘spirito’, nelle regole con cui si compete: «Un mercato è un sistema giuridico, in assenza del quale l’unica economia possibile è la rapina di strada».Questo probabilmente avrebbe risposto a Paolo Crepet l’economista austriaco Eugen von Böhm-Bawerk.

L’Uomo compete per natura. Il Mercato è il luogo dove l’appropriazione diventa scambio. Una questione non di Negotium, ma di Otium, dunque. 

Otium come la vita (ed una morale) esente da ogni tipo di impegno, vissuta nel Lusso e nel Successo, replica artificiale dei giorni beati che Virgilio descrisse nelle Georgiche. 
‘Successo’ generalmente inviso alla Morale Cattolica e ‘Lusso’, storicamente avversato dalla Etica Protestante.

Fu Adam Smith a ‘sdoganarli’, evitando di chiamarli «vizio» – sostituendoli con un concetto più neutro, l’amore di sé (Selflove) – come viceversa ancora ammetteva Bernard de Mandeville, vero ‘padre’ del liberismo come teoria economica-politica, che visse una generazione prima del filosofo ed economista scozzese.
«Frode lusso e orgoglio devono vivere, finché ne riceviamo i benefici: la fame è una piaga spaventosa, senza dubbio, ma chi digerisce e prospera senza di essa?» «Per il vostro proprio piacere siate avidi, egoisti, spendaccioni quanto vi pare, così farete il meglio possibile per la prosperità della vostra nazione e il benessere dei vostri concittadini» (La favola delle api – Bernard de Mandeville)

Prima di Mandeville/Smith l’Etica calvinista della predestinazione spingeva ad accumulare ricchezze (ostentazione dell’elezione divina) ma senza gioirne (che si accentuerà con il puritanesimo): Successo senza Avidità. 
E visto come andavano le finanze vaticane o spagnole a quei tempi e del lusso che, però, veniva profuso, potremmo parlare – sul fronte della Morale cattolica – di Avidità senza Successo.  (cfr. Le Monde diplomatique 17/12/2017 La prosperità del vizio” Dany-Robert Dufour)

Un male che arriva da lontano, vecchio di millenni se Cicerone disse (Pro Murena 15): «Odit populus Romanus privatam luxuriam, publicam magnificentiam diligit ; non amat profusas epulas, sordis et inhumanitatem multo minus»
Una ‘orientalizzazione dei costumi’ – come studiammo in latino – che si propaga fino ai nostri giorni anche ‘grazie’ all’eresia di Callisto I, l’antipapa (avversato da Tertulliano e Ippolito Papa) che garantiva la comunione a coloro che avevano commesso peccati gravi persino come incesto, zoofilia e apostasia, in cambio di ‘sostanziose’ penitenze. Si distinse anche nella vendita dei loculi funebri, forse la prima speculazione immobiliare di Roma in assoluto.

Uno stile di vita che, però, non assurge a questione di dibattito se viene posta in una società dove non è importante essere prescelti da un dio o meritevoli di un paradiso/bengodi, bensì conta essere responsabili verso antenati e progenie come è importante “l’equilibrio tra le cose”.

La Terza Via? «Ama la patria, non danneggiarla. Servi il popolo, non tradirlo. Sostieni la scienza, non essere ignorante. Lavora duro, non essere pigro. Siate uniti e aiutatevi, non cercate vantaggi a spese degli altri. Siate onesti, non avidi di profitto. Siate disciplinati e rispettosi delle leggi, non caotici e anarchici. Vivete semplicemente, non nel lusso.»(Otto cose da fare, otto da non fare – Hu Jintao)

Frasi dette da un socialista cinese molto liberale, ma potevano essere pronunciate già 2000 anni fa da un qualunque europeo di quelli che davano ai lupi di Odino il nome di Geri e Freki (dal norreno “avaro” e “ingordo”).
Il monito viene da lontano.

Europa significa anche questo: competere lealmente, decidere insieme, vivere con sobrietà.
L’alternativa è quella di una società dove la rapina di strada e la rendita di posizione sono ‘il Mercato’.

Demata