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Unità a Sinistra? Ci vuole prima una linea comune …

9 Dic

Pisapia, Doria e Zedda – su Repubblica – lanciano l’appello a politici ed elettori: “Non rischiamo l’effetto Francia, la sinistra vada unita alle elezioni, ricordiamoci come si vince”.

Bella idea, ma fatto sta che Poletti, Camusso, Boeri, Damiano, Fassina e Renzi abbiano idee molto molto diverse riguardo pensioni, esodati, disoccupati, ripresa industriale, diritti e servizi … la salute dei malati, le unioni gay … le banche … Roma Capitale … la pubblica amministrazione … eccetera eccetera.

Non a caso in Francia il Fronte Nazionale vince promettendo cose ‘semplici’: pensioni a 60 anni, protezionismo industriale, lavoro per i giovani e le donne, laicità e centralità dello Stato, ritorno delle politiche valutarie.

Senza parlare della solita spocchia che impedisce alla Sinistra di confrontarsi con chi diverge dai ‘santi tabù’ del cosmopolitismo e del consociativismo ad ogni costo, con il risultato che persino le aree metropolitane di Parigi e Lione preferiscono Sarkozy ad Hollande.

Potrebbe rivelarsi davvero una pessima idea quella di chiedere ancora una volta consenso e voti non sulla base di un programma ma solo per ‘ricacciare i fascisti nelle fogne’.

Infatti, Giuliano Pisapia, Marco Doria e Massimo Zedda sono i sindaci di Milano, Genova e Cagliari e ben sanno quali danni sociali (povertà, sicurezza, giovani, anziani, malati) si stanno radicando a causa dell’incapacità – della Sinistra in generale – ad intervenire su assistenza e previdenza a causa sia della atavica contiguità con sindacati, cooperative, onlus che della recente convergenza con apparati pubblici e finanziari.

Ad esempio … troviamo i soldi per salvare alcun note banche e li troveremo anche per rimborsare in parte gli investitori, come li troviamo per le pensioni d’oro ma … non ce ne sono per sbloccare le pensioni ‘normali’ o i salari ‘minimi’.
Oppure siam pronti a difendere l’esposizione dei simboli cattolici nei luoghi di istruzione pubblica, dove vengono educate le nuove generazioni, ma … i diritti degli omosessuali o quelli ‘alla privacy’ come i ‘conflitti di interessi’ e le ‘sliding doors’ possono attendere.

Pejus … che posizione prende ‘il Partito’ quando – ad esempio – in una Regione o in un Comune importante il Governatore o il Sindaco ‘rossi’ si ritrovano a metà consigliatura a non riuscire a garantire neanche i servizi essenziali alla Sanità o alla Sicurezza stradale?

Sarebbe il caso che la Sinistra si dia una linea.

Demata

Lo stato dell’arte del Partito Democratico

5 Ott

Antonio Bassolino sarà il prossimo candidato sindaco al Comune di Napoli, sembra ormai esser cosa certa. Eppure c’era lui come Governatore regionale e Commissario ad acta mentre si verificava un traffico di rifiuti tale da provocare un enorme disastro ambientale e sanitario. E, tra le tante, per vent’anni – con lui al Comune e poi alla Regione – il sito di Bagnoli è rimasto fermo pur essendo un’area postindustriale con problematiche residue di inquinamento ma con prospettive di sviluppo turistico ed occcupazionale notevoli.

A quale bacino di voti attingerà il Partito Democratico, con Bassolino candidato sindaco, sarà tutto da capire, specie tenuto conto che alle ultime amministrative i partenopei che hanno votato ‘a sinistra’ erano forse il 10% della base elettorale.

Sempre in Campania, c’è il recente mandato a Governatore regionale per Vincenzo De Luca – sostenuto da Matteo Renzi con tanto di volo presidenziale a Salerno – il quale ha una sfilza di procedimenti giudiziari, di cui alcuni prescritti ed altri con condanne di primo grado.

A Roma, c’è il sindaco Ignazio Marino di cui spesso i media devono occuparsi non per denunce e interventi anticorruzione quanto, piuttosto, per le sue assenze, l’estemporaneità di certe sue dichiarazioni e talvolta ancche delle smentite, eccetera eccetera. In Regione c’è Nicola Zingaretti e non sappiamo cosa stia facendo, vista la pressochè totale assenza di notizie sui media di come vadano le cose nel Lazio, quanto meno per sapere se qualcuno sta facendo qualcosa.

Altrettanto silenzio mediatico c’è su Torino (Fassino) e Milano (Pisapia). Eppure tra i successi della Jeep e l’Expo che sta finendo qualche info su come vadano le cose da quelle parti e cosa facciano i nostri politici ce la saremmo meritata. Peggio ancora in Puglia dove la Giunta regionale di Michele Emiliano si è costituita a fatica, dove c’è l’impellente problema di Taranto e della sanità in generale e dove almeno un assessore già si affida alla … Vergine Maria. O dalla Sicilia, dove Rosario Crocetta si contrappone a Lucia Borsellino, che è tutto dire.

A livello nazionale Matteo Renzi sembra aver esaurito le munizioni:

  • la Buona scuola ha dato lavoro alla sua base elettorale primaria (i quarantenni acculturati ed i loro genitori)
  • riguardo gli over50 ed il ricambio generazionale che attendono i ventenni, l’approdo di Tito Boeri all’Inps si sta dimostrando un flop, mentre le proposte di Poletti somigliano fin troppo a quelle della CGIL, scoprendo un fronte interno nel PD tra Coop e Sindacato
  • l’universo delle rendite da mattone e da proprietà rurali ha ottenuto il rinvio della riforma del catasto e aridaglie con l’abrogazione delle tributi sugli immobili
  • a parlare di rilancio industriale, servono sgravi e commesse per la grande industria se vogliamo ripartire ed innovare davvero, ovvero interventi sul lavoro e sulle infrastrutture (rischio idrogeologico, porti, strade, sistema sanitario, eccetera), ma le chiacchiere stanno davvero a zero.

Lo stallo in cui è andato ad infilarsi Matteo Renzi è un gran problema. Non solo c’è la questione posta da Tito Boeri sul lavoro e quella delle misure populiste sulla casa.

L’NCD di Alfano e parte del Centrodestra possono e potranno rivendicare a proprio merito praticamente tutta l’azione di governo finora sviluppatasi: giorno dopo giorno i Cinque Stelle restano incollati al PD, in termini di sondaggi e consenso, e sarà tutta da scoprire l’alleanza democratica-popolare che sarà necessaria per garantire la riconferma di Matteo Renzi.

La trappola micidiale è nella dicotomia tra il riformatore Renzi, quando deve fare il Premier, ed il segretario di partito Matteo, quando c’è da garantire un successo elettorale costi quel che costi.
Peggio ancora, se poi il Partito non gli garantisce i voti in Parlamento, chi è eletto alle amministrative va in direzione opposta e chi si professa di sinistra lo attacca di continuo con manifestazioni di piazza.

Anni fa era uso generale che il segretario di partito non potesse essere anche capo del governo, sia per evitare che la sua immagine fosse coinvolta nei fatti e misfatti di onorevoli e amministratori sia per responsabilizzare il suo partito a sostenerlo. Poi, dalla presidenza del Consiglio di Bettino Craxi, questo limes venne superato e con il Berlusconismo cancellato.
Ecco i risultati.

Demata

Sanità Lombardia: la Lega tutela gli immigrati irregolari, la Sinistra di Renzi meno della metà

19 Apr

In dieci anni la Regione Lombardia ha acccumulato un credito di 100 milioni verso lo Stato per le cure mediche prestate ai 100mila stranieri presenti in Lombardia senza il permesso di soggiorno (37.500 solo a Milano, dati Orim-Ismu).

Questi 100 milioni li deve alla Regione Lumbàrd il ministero dell’Interno, che notoriamente langue di divise e benzina, oltre che di organici e stipendi, e che afferma di volerne versare meno della metà, 40 milioni tanto è quanto ‘passa il Governo’ Renzi.

Rincari pisapia Dracula-2Ma “il Pirellone è costretto a rimborsare le prestazioni sanitarie offerte dagli ospedali praticamente in tempo reale, altrimenti più nessuna azienda sanitaria se ne farebbe carico. È la Regione, in pratica, ad anticipare i soldi che poi dovrebbe ricevere dal governo. Di qui il maxi credito ormai più che decennale con Roma. Ma è giusto che il ministero dell’Interno ritardi a pagare e addirittura chieda di fatto di forfetizzare le cure prestate in cambio di un rimborso più veloce, ma comunque che si trascina da anni?” (Corsera)

Così accade che sia Matteo Salvini a tuonare per ottenere i denari che vanno in servizi agli immigrati irregolari e che sia Matteo Renzi a proporre un forfait con Pisapia che straparla di leghisti che vogliono cannoneggiare i barconi …

A proposito, seppur come partenopeo ho serie difficoltà a votare Lega, devo ammettere che il volantino della Lega spiega molto bene al Sindaco Pisapia quale sia l’unica persistente differenza tra Destra e Sinistra: le tasse.

originale postato su Demata (blogger dal 2007)

Ritornano i pirati nel Mediterraneo, la Marina Militare interviene, la Sinistra fa finta di nulla

18 Apr

I corsari barbareschi furono marinai musulmani stabilmente attivi contro possedimenti, beni e imbarcazioni dell’Europa cristiana a partire dal XVI secolo fino agli inizi del XIX secolo in tutto il Mediterraneo occidentale e lungo le coste atlantiche dell’Europa e dell’Africa.
Loro basi di partenza furono principalmente Tunisi, Tripoli, Algeri.
I corsari barbareschi non si limitavano a depredare le navi, ma effettuavano spesso anche incursioni sulla terra ferma: nel 1544 4000 deportati ad Ischia e 9000 (cioè tutti) a Lipari, come nel 1554 Vieste (7000 deportati).

Saraceni Incursione Roma - Vaticano-Stanza dell'incendio di Borgo_La battaglia di Ostia

La pirateria ricevette un duro colpo solo quando Carlo di Borbone fece attaccare le basi dei pirati (Sirte e Algeri) dalla Real Marina del Regno delle Due Sicilie, in due distinte spedizioni nel 1739 e nel 1784, visto che la situazione era talmente grave che il Congresso degli Stati Uniti dovette approvare una spesa di 60.000 dollari da versare come tributo agli Stati barbareschi per proteggere le proprie navi mercantili.
La pirateria nel Mare Mediterraneo ebbe fine solo nel 1816, quando la marina britannica distrusse il porto di Algeri colando a picco la sua flotta, e poi nel 1830 quando la Francia invase l’Algeria.

Secondo quanto rivela il Daily Mail, “l’intelligence italiana presume che (i pirati) hanno già le attrezzature ed il know how necessari a portare devastazione in acque europee.
Gli analisti del ministero della difesa si stanno ‘preparando per ogni evenienza’, ha detto un portavoce.

Un report (Rivista Italiana Difesa) afferma che ‘avere guadagnato il controllo di alcuni porti e di navi con varie caratteristiche, con la possibilità di sfruttare l’esperienza accumulata dai trafficanti di esseri umani che operano sulle rotte migratorie da anni, ISIS potrebbe ripetere lo scenario che ha dominato la regione marittima tra Somalia e Aden per gli ultimi dieci anni.
Il documento continua:barche di velocità potrebbero attaccare navi da pesca, le navi da crociera, piccole navi mercantili … Barche piene di immigrati potrebbero essere utilizzati anche in missioni kamikaze” …

Sono affari  degli italiani, ma lo raccontano i media inglesi, mica i nostri, i quali – invece – affermano, con piaggieria assoluta verso il Governo italiano, che c’è da prepararsi ad accogliere, accogliere accogliere … ovvero cedere al ricatto di ISIS che minaccia di inondare l’Europa con 500.000 profughi dalla Libia.

Ed, infatti, è passata sotto silenzio sui media nazionali che un rimorchiatore siculo, l’Airone, sia stato sequestrato da miliziani libici in alto mare e, soprattutto, che sia intervenuta la Marina Militare con conflitto a fuoco ed abbordaggio, onde liberare gli ostaggi.

Come è possibile che, a poche ore dal sequestro e dall’abbordaggio, nel salotto televisivo di Lilly Gruber Giuliano Pisapia abbia potuto omettere di rispondere alla questione ‘blocco navale’ che Alfio Marchini gli poneva, buttandola in politica?

Cosa credono di poter raccontare agli italiani, se stanotte o dopodomani sbarcasse un commando e facesse una strage chissà dove, ma a casa nostra?

E come pensano di metterla con quei tanti italiani che non sono cattolici e vorrebbero non essere coinvolti in questioni derivanti da un Concordato Italia-Vaticano per giunta semisegreto? Quanto potremo ancora andare avanti con Matteo Renzi interessato unicamente a ristrutturare il Partito Democratico e l’infrastruttura ‘tosco-emiliana’?

originale postato su Demata (blogger dal 2007)

P.S. Si ‘ringrazia’ anticipatamente il solito noto giornalista della nota testata nazionale che nel giro delle prossime 48 ore provvederà a ricalcare la notizia … a propria firma. Una menzione … magari …

Destra, Sinistra? On. Pisapia … ci faccia il piacere

18 Apr

Ieri sera, nel salotto buono di Lilly Gruber, ci siamo sorbiti il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che ci spiegava che c’è ancora bisogno di Destra e di Sinistra.

Incredibile davvero che una persona colta come Pisapia non sappia che ‘destra’ e ‘sinistra’ sono due categorie ‘massoniche’ e che il buon Collodi, nel raccontare ‘del Gatto e della Volpe’, spiegò anche come funzionava il Paese degli Acchiappacitrulli.

Ma il peggio è arrivato quando gli si è chiesto in cosa differissero Destra e Sinistra.
Secondo Pisapia, in poche parole, quelli di Sinistra son quelli che accolgono a tutto spiano i migranti e vogliono le nozze gay o poco più. Quelli di Destra, invece, son quelli che chiedono di ‘prendere a cannonate’ i barconi …

Infatti, le Regioni che provvedono con maggiore efficienza e sensibilità all’accoglienza sono quelle dove la Lega domina, mentre quelle dove emergono infami scandali a danno di poveri cristi (vedi Mafia Capitale) son proprio quelle governate dalla Sinistra.

Geniale davvero, il sindaco di Milano, solo un po’ datato: è nato nel 1949, in piena Guerra Fredda …

originale postato su Demata (blogger dal 2007)

Milano No Canal: i pro e i contro

26 Feb

Uno degli interventi urbanistici più interessanti che andranno ad arricchire Milano con  l’Expo 2015 Milano è il progetto delle Vie d’Acqua.

“Un complesso di interventi di valorizzazione paesaggistica e ambientale degli spazi aperti nella cintura Ovest della città, dei Navigli e della rete irrigua. Un circuito ciclabile di circa 125 chilometri, passeggiate pedonali e alberature.

Vie d'acquaUn progetto di ‘mobilità dolce, Vie d’Acqua, perchè “la messa in rete dei percorsi lungo il Canale Villoresi e il Naviglio Grande e, indirettamente, Naviglio Pavese e Naviglio Martesana, moltiplica le opzioni e i livelli di fruizione e le possibili interconnessioni con il sistema delle “idrovie” regionali e sovraregionali. La Darsena ritrova il suo ruolo di Porto di Milano.
Expo e Milano assicurano così maggiore accessibilità e visibilità al territorio, fino a ricomprendere le valli fluviali di Ticino e Adda, offrendo alla Città e al Territorio nuove forme di solidarietà e occasioni di promozione.” (Progetto Vie d’Acqua pdf)

“L’interconnessione della dorsale ciclopedonale principale con le stazioni della metropolitana e del passante ferroviario offre nuove modalità e opportunità di fruizione sostenibile del territorio.
L’intermobilità bici-battello offre lungo i navigli un’ ulteriore opportunità per la promozione e valorizzazione del paesaggio e territorio rurale della pianura irrigua.La città si riapre con la mobilità ciclopedonale al suo territorio spingendosi oltre i confini amministrativi.”
Vie d'acqua 1
Tutto perfetto, almeno sulla carta. Qualunque città esulterebbe per un intervento da 100 milioni di euro che facilita la pedonalità, riporta in auge gli storici canali, migliora l’irrigazione dei campi, ripristina un sistema di trasporti fluviali.
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E invece no.
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E’ di ieri la notizia che “i parchi della corona urbana Ovest non saranno interessati ai lavori” (Corsera), dopo “quasi due mesi di mobilitazione e una settimana di blocchi al cantiere di Trenno” (Sole24Ore) da parte dei Comitati No Canal.

Eppure, i No Canal non sono più di qualche centinaio di persone (secondo i giornalisti) e forse anche meno (secondo le foto dei reporter) o, forse, poco più, se le mille e passa firme raccolte in una sottoscrizione risultassero di persone effettivamente convinte e partecipanti.
Prendiamo atto che le centinaia di migliaia di cittadini che vivono nei territori interessati non sono stati affatto coinvolti ne da Pisapia nè dalle Circoscrizioni di riferimento: bastano mille o duemila firme, qualche corteo con gruppo familiare al seguito e qualche isolata intemperanza.

La scarsa adesione della cittadinanza è confermata anche dai No Canal, che in un comunicato parlano di “1000 persone unite sotto la pioggia a dire ‘fuori le ruspe dai parchi’ e a chiedere moratoria nei cantieri”. Mille … molti meno di quelli raggiungibili da un sondaggio telematico.

Ad ogni modo, i No Canal – seppur esigui, che gli piaccia o meno – potrebbero avere le loro ragioni.

Port de Gennevilliers – Jean Nouvel da Le “GRAND PARIS” un défi pour les décennies à venir

Ad esempio, il caso riportato anche da Sole24Ore, nella Zona 7, “dove si prevede un «mini Naviglio», largo otto metri e profondo uno e mezzo: non sarà navigabile, ma servirà da scolo per le acque del sito espositivo.”
Una mini-opera che – come afferma No Canal in un comunicato – sarà “un’opera utile solo per i sei mesi di Expo” e che alcuni “tecnici e Italia Nostra, sostengono da tempo, ossia che per garantire “l’incolumità e la sicurezza dei visitatori” esistono condotte, rogge in grado di accogliere i 500 litri/secondo necessari a svuotare il laghetto di Expo e garantire lo smaltimento delle acque piovane e bianche in eccesso.”

Ma, ad eccezione del ‘mini-Naviglio’, non emergono dalle istanze dei Comitati altre esigenze di rilievo, se non questioni inerenti i metodi di bonifica di un parco, visto che, secondo Il Giornale, già a gennaio, “sulle principali richieste dei comitati No canal sul progetto delle Vie d’Acqua c’è la risposta positiva della società Expo e dell’amministrazione comunale”, con  “interramento del canale lungo il percorso nel parco di Trenno, salvi quasi tutti gli alberi, bonifica integrale dell’area di via Quarenghi.”

Statione con quartiere d’affari – Christian de Portzamparc da Le “GRAND PARIS” un défi pour les décennies à venir

Il commissario unico di Expo 2015, Giuseppe Sala, ha commentato – riguardo la rinuncia ad estendere le Via d’Acqua nel versante ovest di Milano – che “nonostante l’apertura mostrata su varie tematiche e in particolare sull’interramento del canale in alcuni tratti, bonifiche, opere di mitigazione e riqualificazione, parte dei comitati ha rifiutato l’accordo. E duole aggiungere che, purtroppo, nei cantieri si sono registrati persino atti di illegalità, come azioni vandaliche e sabotaggi.”

Anche i No Canal ammettono la problematica, facendo riferimento ad una “minoranza di facinorosi che soverchia la volontà dei comitati”, ma respingendo ogni criminalizzazione e ribadendo che “tutti i comitati hanno respinto perché inaccettabile, e diversa da quanto atteso, la proposta dell’ansa a Trenno”.

Eccoli accontentati: niente Vie d’Acqua, niente bonifiche nei parchi, niente investimenti. Niente.

I “più pezzi di città si stanno schierando al nostro fianco”, secondo i No Canal? Forse sono quelli nei quali verranno riversati i milioni che non saranno spesi ad ovest di Milano … c’è già il neoministro delle politiche agricole, il bergamasco Maurizio Martina, che avvisa “intendo far incrociare il più possibile Expo e agroalimentare”

La Courneuve, en Seine-Saint-Denis – Roland Castro da Le “GRAND PARIS” un défi pour les décennies à venir

Interrare il ‘piccolo Naviglio’ era sacrosanto, come lo era salvare centinaia di alberi. Lasciar tutto così com’è a Trenno o negli altri parchi, significa solo lasciar terreno disponibile (ndr. i parchi urbani servono anche a questo …) per speculazioni future: meglio dotarli di infrastrutture e funzionalità minime (ad esempio, piccoli musei, ludoteche … laghetti e canali …)  se li si vuol difendere davvero.

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Le intenzioni di voto degli italiani: un nuovo Centrodestra e/o Centrosinistra

18 Nov

Secondo i dati diffusi da RAI 3, le intenzioni di voto degli italiani al 15 novembre 2013 prefiguravano ancora una risicata vittoria del Centrosinistra, in caso di elezioni.

intenzioni voto 15 novembre

In termini di coalizioni ‘classiche’, l’esito sarebbe il seguente:

  • PD+SEL+Scelta Civica = 34,0% (22,1%)
  • PDL+Forza Italia+Lega+UDC = 30,6% (19,9%)
  • M5S = 25,3% (16,6%)

Oppure:

  • PDL+Forza Italia+UDC+Scelta Civica = 33,1%  (21,5%)
  • PD+SEL = 31,5% (20,4%)
  • M5S = 25,3% (16,6%)

I numeri tra parentesi rappresentano il consenso ‘effettivo’, tenendo conto di un astensionismo (intorno) al 35%, come stimato da tutti i sondaggi recenti, e che potrebbero essere anche molto ottimistici, visto come sono andate le ultime elezioni dei principali sindaci italiani.

A Roma – dovendo scegliere tra Ignazio Marino e Gianni Alemanno – il 55% degli elettori – pochi mesi fa – ha preferito non recarsi alle urne per il ballottaggio. Solo il 28,7% effettivo degli elettori ha dato il proprio consenso a Marino, ma i giornali parlavano di vittoria con il 63% …
A Napoli Giggino De Magistris rischia ogni giorno la defenestrazione per inerzia e pressappochismo e … venne eletto nel 2011 con un astensionismo al 50% secco. Il 73% dei napoletani non gli diede il proprio voto.
A Milano – dove tutto (per ora) tace in attesa di un (si spera) lauto Expo 2015, cui faranno seguito, come d’ordinario, i soliti scandali e qualche arresto – Pisapia non ebbe il consenso di oltre il 65% degli elettori.
A Firenze, Matteo Renzi fu eletto con il 42% di astenuti, mentre al primo turno aveva votato il 76% … Solo il 35% effettivo degli elettori l’ha votato e di ‘mal di pancia’ tra i fiorentini se ne sentono tanti e tanti.
Stesso discorso a Torino per Piero Fassino (astenuti 34%, solo il 44% dei consensi effettivi al ballottaggio). A Palermo, Orlando amministra il Comune con il 61% dei cittadini che si sono astenuti, ovvero con una maggioranza bulgara di 30 seggi su 35 totali (86%) a fronte di un modesto 28,5% di consensi effettivi.

Chi, dunque, propone una legge elettorale simile a quella in uso per i Comuni è evidentemente disattento verso le abnormità palesi che emergono dai dati elettorali e dalla composizione dei consigli.
Come anche è evidente che nessun sondaggio elettorale può fornire previsioni di medio periodo, finchè l’elettorato è ben diviso in quattro spezzoni, che – incredibile, ma vero – si attestano in quest’ordine:

  • 35%, Astenuti
  • 26%, Partiti/movimenti di protesta e/o locali (Lega, Autonomie, M5S, SEL, IdV, ultraDestra)
  • 22%, Centrodestra
  • 17%, Partito Democratico

Ecco perchè il Governo Letta non riesce a fare nè un passo avanti nè due indietro ed ecco perchè la contesa nel Partito Democratico è acerrima: la crisi di consensi e di idee è profonda, almeno quanto lo sono state l’assenza di rinnovamento e l’azione di lobbing del mondo cooperativo e consociativo, che – non dimetichiamolo – per PIL ed accesso a sussidi e benefit rappresenta una sorta di Confindustria ‘a parte’.

Da questo punto di vista, la disattenzione può diventare miopia, se si continuasse a parlare di ‘crollo del Centrodestra’ e di ‘ecumenismo renziano’.
Infatti, mentre lo strappo di/da Forza Italia offre nuove possibilità di riaggregazione dell’elettorato del Centrodestra e delle formazioni politiche esistenti, il congresso del Partito Democratico sta prendendo una piega ‘scissionista’ se accadrà, come possibile, che la marcia trionfale di Matteo Renzi si trasformi in una sfida all’OK Corral.

E se ciò accadesse, aumenta la possibilità che il Centrodestra – affrancato dal Berlusconismo – decida di andare alle elezioni nel corso del 2014, sfiduciando un governo inerte, indeciso e già vessato da scandali, che vede calare la fiducia degli italiani sempre più in basso (circa il 30% di coloro che hanno voluto rispondere ai sondaggi, all’incirca il 10% effettivo dei contatti).
Oppure, se la nascita del Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano dovesse imporre una svolta in positivo al nostro letargico governo, dovremmo solo rinviare il distacco all’anno successivo, il 2015,  se si volesse ragionare in prospettiva, ovvero tenendo conto delle amministrative che, nel 2016, coinvolgeranno Napoli, Milano, Firenze e, soprattutto, dell’Anno Horribilis, il 2017, quando – al rimborso e rinnovo dei titoli di Stato quinquennali, mentre l’ultima onda del Baby Boom dovrà pur andare in pensione – verranno a galla tutti i danni causati da questi (per ora) quattro anni di stasi governativa e politica e di salvataggi finanziari a senso unico.

L’aver protratto il confronto interno così a lungo – mentre si attende una sentenza costituzionale che renderà il Porcellum inservibile – ha danneggiato il Partito Democratico e maggiori danni ne verranno, se dal Congresso non ne uscirà un segretario ed una linea politica che ricordino la lezione di Enrico Berlinguer (sostanzialmene affine a quella di Giulio Andreotti o, meglio, di Charles De Gaulle e di Juan Domingo Peron): in una democrazia la maggioranza dei voti tende sempre a collocarsi nell’area moderata e non agli estremi.

Chi vuole governare per la pace e per la prosperità mal si accompagna con chi semina vento per generare tempesta, come anche chi si accontenta sempre di un uovo oggi, finisce per non avere galline domani.

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I ‘teppisti’ imperversano a Roma come altrove. I sindaci glissano … l’insicurezza cresce

4 Set

Ignazio Marino di periferie non dovrebbe saperne granchè, forse solo qualche attraversamento in auto e tante strette di mano a fini elettorali, non molto di più.
E, del resto, non è che il suo partito di provenienza (l’ex-Partito Comunista, oggi ‘democratico’) abbia brillato tra viaggi a Mosca e nei paesi del blocco sovietico (che finanziavano e armavano i brigatisti) e metodi di lotta politica che andavano dalla delegittimazione degli avversari al blocco di fabbriche e intere città, con cortei e manifestazioni.

Dunque, è piuttosto difficile che Marino, Renzi, Pisapia & co. – fino, forse, allo stesso Napolitano – possano percepire a pieno la gravità della situazione eversiva in Italia.

La riprova arriva proprio dal sindaco di Roma, che, dopo la tentata strage di domenica, la butta in cavalleria. “Credo che chi non si comporta bene non debba partecipare al momento di gioia che è una partita allo stadio”.
Dinanzi a una sassaiola organizzata militarmente che avrebbe provocato un disastro e, forse, una strage, se ad essere colpito fosse stato l’autista del bus della Hellas Verona, è davvero difficile di buttarla sul tifo calcistico e sul teppismo. Ignazio Marino, però, ci riesce.

Da Firenze non è che siano arrivati esempi migliori, visto che il 19 dicembre scorso, il sindaco Renzi ha autorizzato una sparuta manifestazione di studenti medi, che – nel bel mezzo del core turistico della città, ovvero piazza della Signoria –  invece di reclamare per edifici e finanziamenti scolastici migliori o docenti più preparati ed esigenti di quello che l’OCSE tristemente ci racconta, si son messi ad inveire contro la crisi economica, contro le forze dell’ordine e contro il sindaco, lanciando fumogeni persino nel presepe del Duomo.
Ebbene, Matteo Renzi non ha chiesto lo sgombero immediato nè auspicato l’arresto degli organizzatori, anzi, è andato incontro ai manifestanti e, resosi tardivamente conto del contesto, si è ritirato in buon ordine senza colpo ferire.
Ringraziano non poche famiglie che avrebbero dovuto vendere case e beni per pagare le spese legali e i danni causati dai figli, con proficuo esempio per chiunque desideri fare dei ‘porci comodi’ in luoghi e piazze che sono spazi di tutti.

Di Milano cosa dire dopo dopo l’invito rivolto agli americani residenti nel capoluogo lombardo, dal loro console Kyle R. Scott, a tenere “alta la vigilanza” per un aumento della criminalità?
Che Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, ha risposto “Sono molto rammaricato, stupito, credo che il console debba dare dei chiarimenti su questo”? Oppure le cronache milanesi raccontano di anziani presi in ostaggio nella loro abitazione, di incendi appiccati dagli antagonisti, delle provocazioni di ciclisti organizzati (ed antagonisti) e delle risse con gli automobilisti che ne derivano, della mattanza del ghanese Mada Kabobo a Niguarda o della rapina a colpi di mazza e molotov messa in atto  contro l’orologeria Frank Muller in pieno centro, nel ricchissmo Quadrilatero della Moda?

Arrivando a Napoli, dove l’esasperazione dei cittadini contro i malviventi lasciati liberi di agire è tale che si arriva – in preda ad un raptus – ad inseguire i rapinatori per poi investirli con l’autovettura e ucciderli. Un episodio, uno dei tanti, che accadono in strade dove non è garantita l’incolumità delle persone, mentre Luigi De Magistris – ex ufficiale delle Fiamme Gialle ed ex magistrato, nonchè ultimo dei mohicani IdV – non sembra aver diramato l’ombra di un comunicato e di un provvedimento.

In USA come altrove, avrebbero già classificato la tentata strage di Roma come ‘terrorismo’ e, probabilmente, già catturato i responsabili mandandoli a giudizio con la prospettiva di pene ultradecennali.
Allo stesso modo, altrove avevano già dimissionato il sindaco e ne sarebbe scaturito un caso nazionale di responsabilità civica e di corrispettivo dovere pubblico, se invece di piazza della Loggia si fosse parlato, ad esempio, dell’Hotel de Ville o di Trafalgar Square.
Come anche un’intera giunta comunale sarebbe finita nell’oblio, altrove, se il borgomastro non avesse preteso la ‘tabula rasa’ ed il ‘black out movide’, dopo quello che si sente accadere nel milanese.
Inutile dire che, a Napoli, un qualunque altro stato avrebbe quanto meno invitato i cittadini a dotarsi di un porto d’armi per difendersi almeno nelle proprie abitazioni e nelle proprie autovetture, visto che l’ordine costituito non riesce a farlo, nè viene dotato dei mezzi necessari a prevenire ed intervenire.

Ed utile aggiungere che se in Val di Susa si incediano capannoni e aziende, mentre vengono sequestrati o rinvenuti veri e propri arsenali ed i sindaci di Susa e Chiomonte ricevono pesanti minacce per la loro posizione di dialogo con il governo, c’è poco da discutere: si chiama eversione.
Non basta, di sicuro, che il presidente Napolitano sia intervenuto con un ‘desistere da comportamenti inammissibili’, rilasciato ben 18 mesi fa e poi più nulla, almeno stando alle agenzie.

Come anche tutti lor signori che vivono in auto blu e zone ultravigilate dovrebbero chiedersi quanti cittadini finiscono settimanalmente nelle grinfie dei ‘teppisti’ romani, degli ‘sbandati’ milanesi, dei rapinatori in erba’ di Napoli, degli studentelli violenti e benestanti di Firenze, degli antagonisti del ‘mordi e vilmente fuggi’.
Fatti di cronaca giudiziaria che coinvolgono sempre più spesso teenagers in atti anche efferati, nonostante l’obbligo scolastico arrivi fino a 16 anni e nonostante l’enorme quantità di denaro che i Comuni, proprio quelli in questione, spendono in servizi sociali esternalizzati, con risultati palesemente insoddisfacenti od iniqui.

Eppure, il nostro presidente almeno, in un paese sempre più ignorante, dovrebbe ricordare che Nazismo, Fascismo e Franchismo nacquero in reazione a situazioni di forte insicurezza sociale, causate dagli arbìtri e dai distinguo di ‘certe sinistre’, affermatesi cavalcando la tigre delle crisi del Capitale …

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I partiti e l’Italia che non c’è (più)

6 Ago

Mentre un sondaggio on line di La Repubblica rivela che il 20% dei suoi lettori non è d’accordo nè ad un’alleanza PD-SEL nè a quella PD-UDC, arriva – sempre sulla stessa testata – un articolo di Ilvo Diamanti (link) abbastanza chiarificatorio ed eloquente: da settembre inizia la corsa elettorale e – da adesso in poi – i sondaggi sul consenso dei cittadini devon essere ‘veraci’ e non ‘proattivi’, come quando c’è da tirare la volata ad un governo instabile.

A partire dall’abbraccio, fatale ed imprescindibile, tra Lega e PdL.
Nel centrodestra, la Lega di Maroni non può ri-stabilire l’alleanza con il Pdl di Berlusconi. Per non smentire se stessa. Ma non può neppure prescinderne, come prospettiva. Soprattutto in caso di elezioni in Lombardia. Pena: l’isolamento. La marginalizzazione. Reciprocamente, il Pdl: non può escludere l’intesa con la Lega, su cui ha costruito la sua maggioranza da oltre dieci anni.

O dal ‘centro e sinistra’, allo stesso tempo avvinghiati e contrapposti da un Ulivismo prodiano mai decollato e mai fatto proprio dagli elettori.

Nel centrosinistra il progetto di Veltroni, del Pd partito unico e maggioritario, in grado di intercettare i voti dell’area di sinistra, è tramontato. Così si riapre la tradizionale questione. Quale coalizione? Centro-Sinistra o Centrosinistra senza trattino? … I suoi protagonisti: impegnati a disegnare mappe e scenari per il prossimo futuro. Il dopo Monti. Seguendo gli stessi linguaggi e le stesse formule di ieri. Come se – dopo Monti – fosse possibile ripetere lo stesso copione. Con le stesse etichette, le stesse sigle, gli stessi calcoli. Di prima. Io penso che si tratti di ragionamenti in-fondati. Elaborati e proposti in modo inerziale.”

Una stasi, un contorcimento, un avvilupparsi, un restar fermi che non sembra essere adeguatamente percepito dalle strutture di aprtito e che sta portando un enorme consenso al Movimento Cinque Stelle.

I principali partiti dell’era berlusconiana hanno subito un sensibile calo nel corso del governo Monti. Tutti, senza eccezione. Unico beneficiario: il M5S. Emerso, anzi, esploso negli ultimi mesi.  È, ancora, stimato un po’ oltre il 20%. Poco sopra il Pdl. Non molto al di sotto del Pd. Intercetta il consenso di chi esprime dissenso verso il sistema partitico della Seconda Repubblica. Non solo il Pdl e i suoi alleati, ma anche i partiti di opposizione di centrosinistra. Che hanno accettato le regole e i modelli del gioco imposto da Berlusconi. (Alcuni, come l’Idv di Di Pietro, sono sorti e si sono sviluppati insieme al Cavaliere). Senza riuscire a rinnovarsi davvero. Neppure negli ultimi anni, quando il vento dell’antipolitica ha soffiato più forte.”

Il messaggio del più famoso statistico d’Italia invia alla classe politica italiana è molto chiaro. Tra l’altro, il vento dell’antipolitica soffia da anni, vista l’enorme messe di comici che nell’ultimo decennio hanno fatto le loro fortune ‘occupandosi di politica’ ed i congrui share che le principali televisioni hanno ottenuto grazie a loro.
Ebbene, dopo Monti  –  e dopo Grillo  –  non è possibile riproporre gli stessi schemi, le stesse etichette e gli stessi volti di prima. Perché – come ho già scritto  –  entrambi, per quanto diversi e perfino alternativi, segnalano la crisi della nostra democrazia rappresentativa, oltre che del Berlusconismo. Il grado di fiducia, ancora elevato, di cui dispone Monti: rivela la domanda di una classe politica migliore. Competente e di qualità.

In poche parole, Bersani e Vendola con Casini dovrebbero prendere atto che devono avvicendare almeno la metà degli attuali consiglieri e parlamentari, sostituendoli non con giovani in carriera con esperienza al massimo decennale, bensì con collaudati e competenti esperti ‘prestati alla politica’ dalla società civile. Cosa che, tra l’altro, ci metterebbe al riparo anche dai fin troppi nepotismi cui assistiamo, mentre la generazione del ’68 si accinge al pensionamento …

Anche ricorrendo alla ‘lista dei sindaci’, una cosa del genere è una ‘mission impossible’ per dei partiti che hanno fatto dell’apparato il ‘core’ della propria attività, con tanto di proprietà immobiliari, fondazioni ed aziende ‘storicamente’ amiche (le Coop ad esempio), personale politico ‘in carriera’ e privo di altra occupazione. Partiti che si ritroverebbero a mettere in strada decine di migliaia di ‘professionisti della politica’. Figurarsi, poi, se lo stesso accadesse per i media e ci ritrovassimo con giornalisti competenti a porre domande e diffondere risposte.

Come sarà composto, dunque, il nostro futuro Parlamento?
Facile a dirsi: Pd, M5S e PdL sostanzialmente attestati – nell’ordine – tra il 27 edil 19%, con UDC, IdV, SEL, Lega e Forza Nuova tra il 5 ed il 9%. Praticamente, nessuna maggioranza di governo, neanche con i premi.
Il caos.

Altro sarebbe – sia in termini di stabilità sia in termini di accesso alla politica attiva – se avessimo una legge elettorale con il doppio turno, che permette di definire le alleanze ‘in corsa’, ma le rende durevoli, e che favorisce l’emersione di candidati ‘civici’ a dispetto di quelli ‘preformati’.

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Roma declassata da S&P’s

31 Gen

Standard & Poor’s non ha declassato solo l’Italia, come aveva già fatto per gli USA, ma anche diverse regioni e comuni italiani che operano sui mercati finanziari.

Forse, l’agenzia di rating ha le sue finalità “politiche”, ma, anche se fosse, è piuttosto improbabile che queste “interferenze” arrivino a manipolare il rating di realtà locali, relativamente esigue e certamente particolari, rispetto ai grandi flussi dell’economia mondiale.

Tra le regioni declassate da S&P’s, troviamo Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Liguria, Marche, Umbria accomunate con Campania e Sicilia.

Se il declassamento venisse confermato da studi di settore, dovremmo preder atto sia dei pregiudizi, comunemente avversi al Sud, sia dei luoghi comuni imperanti, sulla buona gestione dei settentrionali e/o delle sinistre.

Interrogativi che diventano impellenti sa, leggendo la lista ci troviamo i comuni di Genova, Firenze, Roma e Bologna, oltre alla provincia di Roma.
Stiamo parlando del “core”, del “nocciolo duro” delle gestioni “rosse”, visto che il deficit romano è stato già ascritto, dalla contabilità di Stato e dalla Storia, non a Gianni Alemanno ma a Walter Veltroni e visto che alla Provincia di Roma c’è Zingaretti, astro nascente del Partito Democratico.

Il declassamento pone, inoltre diversi quesiti che richiederebbero un’urgente risposta da parte del governo.
Quanto si sono esposti, nel corso di un decennio, questi enti locali in investimenti e fondi mobiliari? E quanto continuano a detenere come quote “passive” nelle ex-municipalizzate?

Quanta esposizione finanziaria esiste per sostenere il welfare? E quanta ne verrebbe di ulteriore se gli enti locali quantificassero le manutenzioni di competenza e le ascrivessero pienamente a bilancio?

Quanto l’assenza di interesse verso la cittadinanza “neutra”, che ha sempre caratterizzato il Partito Democratico, contribuisce, in un’epoca di trasformazione della politica, alla “necessità” di spese insostenibili per un’attività “reazionaria”di aggregazione  del consenso fine a se stesse, impropriamente chiamata, di volta in volta, “welfare”, “rappresentanza”, “cultura”, “emergenze”, “comunicazione pubblica”?

Un problema che investe tutti i partiti, ma che evidentemente è maggiormente pressante in alcune realtà …

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