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Autunno: arriva il Fiscal Cliff

4 Lug

La sorte che toccherà agli italiani e all’Italia, nel prossimo autunno, è oscura e inquietante: questa è la diretta conseguenza dell’aver rinviato a settembre pressoché tutti i nodi rimasti impigliati dall’estate scorsa, quando il Governo di Mario Monti dovette arrendersi dinanzi alla situazione recessiva, innescata dalle sue scelte.

Una conseguenza, non meno diretta, di alcune decisioni della nostra magistratura, che nell’ultimo mese ha dichiarato illegittime sia il maggior prelievo fiscale sulle pensioni d’oro sia l’accorpamento delle Province, con 10-20 miliardi di economie in meno.

Il tutto, con l’urgenza di provvedere alle elezioni dei consigli provinciali di tutta fretta, con altri costi ed altra casta da foraggiare, mentre la Confidustria scalpita perchè per ripresa e crescita non si vedo nè denari nè intenti e menttre i nostri scellerati sindacati continuano a fare da tappo, se si tratta di privilegi e inefficienze dei pubblici impiegati, come si parla solo di sussidi per chi non lavora e mai di sgravi per le aziende che assumono o premi per chi li merita.
Addirittura, si riesce a sostenere da anni che il disastro istruzione (confermato da un decennio di dati OCSE) sia tutto dovuto ad una spesa per l’istruzione carente, senza porsi il dubbio che il ‘problema’ siano anche gli insegnanti, se anche da paesi poverissimi, ormai, arrivano in Italia giovani più formati dei nostri. Un disastro che è all’origine dei nostri guai, visto che senza istruzione non c’è nè voto consapevole nè professionalità adeguate.

Demata - Fiscal Cliff More Efficiency

Dunque, quello che ci aspetta – al ritorno dalle vacanze che tanti non faranno – è un ‘nuovo’ buco da almeno 10 miliardi di euro, oltre quello che deriva dalla sospensione dell’IMU e IVA e dal costante incremento della spesa pubblica.
Specialmente se i media, molto irresponsabilmente, continuassero a raccontare come successi le elemosine raccattate in Europa dal Governo Letta e continuassero a NON raccontare l’escalation di sfiducia verso l’Italia, che è ormai ben palpabile negli ambienti finanziari, visto che continuiamo a ragionare come se il nostro PIL fosse da 2 miliardi e passa e non di soli 1,6, visto che siamo regrediti al 1977 e che continuano ad incrementare debito e interessi.

Un grosso guaio finanziario, causato da rinvii e sentenze, al quale si assommerà – in fase di rinnovo del credito – il buco da 12 miliardi lasciato al Comune di Roma dalla Giunta Veltroni, i cui asset andranno ricollocati aul mercato mobiuliare, mentre il salasso dell’anticipo Irperf/Ires andrà a ridurre ulteriomente la massa di cash circolante e la propensione al business.
Il tutto mentre il 40% dei mutui immobiliari è  acceso a Roma, una città alla quale potrebbe essere fatale anche il taglio di un mero 10% delle pensioni pubbliche over 3000 euro, con i suoi circa 100.000 ex dipendenti che risiedono in città, come lo sarebbe anche un momentaneo taglio della spesa pubblica, figuriamoci a parlare del 20%, come dovrebbe accadere per rimetterci in sesto. Figuriamoci, poi, a tagliare quel sottobosco di migliaia di politicanti e portaborse che viene alimentato da centinaia di posti in Parlamento superflui, da decine di migliaia di ‘eletti’ nelle province e nei piccoli comuni, da un esercito di ‘nominati’ in enti ed aziende pubbliche.

Una Roma Capitale dove vengono prese tante decisioni, ma soprattutto dove hanno sede tutti gli organismi che fissano le regole del gioco: magistratura, sindacati, ordini professionali, Santa Sede, pubblica opinione.

Difficile ipotizzare che proprio a Roma vengano fissate leggi, regole e tagli che equivarrebbero ad annunciare a 1-200.000 romani la diaspora dell’emigrazione, visto che sarà necessario un decennio per riconvertire mentalità, competenze e distribuzione dei poteri.
Come è difficile credere, ma i miracoli son sempre graditi, che Papa Francesco riesca a bonificare in tempi brevi Curia, IOR e sanità cattolica, con tutti i rapporti inconfessabili che stanno emergendo e che allignano in Italia, dalla Calabria alla Lombardia, non solo in Oltretevere.

D’altra parte, con intere regioni con tassi di disoccupazione giovanile al 40-50%, mentre chiunque sia nato dopo il 1950 è a rischio ‘esodati’, risulta davvero difficile dubitare che solo catastrofi o miracoli saranno l’esito della situazione attuale.

Intanto, gli italiani si stanno convincendo che, oltre ai soliti ladri ed alle schiere di corrotti, il vero problema della governance italiana – non solo della Politica – è che, a furia di far andare avanti raccomandati ed apparentati, sempre compiacenti verso il clero e verso i prepotenti di turno, qui ci ritroviamo con una massa di incompetenti e ‘pervenuti’ ormai dannosi alla sicurezza nazionale e destabilizzanti del sistema occidentale.
La frase, che sempre più spesso si sente nei talk show, “sennò le democrazie europee non tengono”, proprio questo sta a significare.

Dunque, non ne verremo fuori; non seguendo queste vie. Servono scelte coraggiose, servono scelte impopolari, servono scelte eque e sincere. Intanto, l’autunno s’avvicina.

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PD a San Giovanni: una manifestazione pacifica

6 Nov

A due settimane dalla guerriglia dei Blck Bloc, Piazza San Giovanni è tornata a riempirsi di gente, il popolo del PD, dimostrando che si può manifestare per ore anche senza sfilare in corteo, come il sindaco Alemanno aveva imposto.

Un primo ed evidente dato che dovrebbe convincere anche i non pochi politici del PD accorsi, 24 ore prima, in soccorso di 500 studenti romani, bloccati dalla polizia per un corteo non autorizzato.

Speriamo che questo sia l’inizio d una riflessione e di una moratoria generalizzata sulla necessità (in un mondo di 7 miliardi di persone, di manifestare la propria opinione senza turbare l’attività di quei cittadini che la pensano diversamente.
A prescindere da vandalismi e violenze, bloccare strade, treni, ambulanze, persone al lavoro non è più tollerabile: i danni per la società intera sono troppo elevati rispetto al “diritto” (presunto) di una limitata parte dei cittadini di sfilare nelle zone strategiche delle nostre metropoli per ore ed ore.

La Costituzione garantisce lo sciopero, la libertà di riunione, il diritto d’opinione, cose che non richiedono necessariamente sfilare in corteo, che dovrebbe rimanere un evento straordinario, rispetto ad un’ordinarietà fatta di incontri pubblici, di scambi d’opinioni, di resistenza eventualmente passiva (lo sciopero).

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Roma, la Val di Susa ed il Fight Club

23 Ott

Ad una settimana dalla manifestazione convocata dal Partito della Rifondazione Comunista ed altri, che ha coinciso con l’ennesima devastazione di Roma a causa di “black bloc infiltrati”, gli arresti si contano ancora sulla punta delle dita.

In tutto tredici, incluso un gruppetto di amici dei Castelli Romani dall’aspetto dark e che poco sembra avere a che fare con gli scontri, l’ormai arcinoto Er Pelliccia, lanciatore di estintori in Mondovisione, ed un antiTAV, già noto alle forze dell’ordine. Dimenticavo, c’è anche un giovane lavoratore rumeno, forse lì senza scopi violenti, pensando che a Roma sarebbe stato come a Madrid o Londra.

Arresti tutti da perfezionare, sia per gli aspetti legati alle indagini sia per quanto relativo il dato antropologico generale .

Da un lato è impensabile che chi si vesta di nero, per altro colore principe della moda e delle discoteche, debba cambiarsi d’abito prima di andare ad una manifestazione. Sono i black bloc ad aver trasformato “il nero” in una divisa, ma è la polizia a cadere, eventualmente, in equivoco.

In secondo luogo, Er Pelliccia. Un ragazzo a modo per i genitori, un pericoloso soggetto a vedere le foto. Ventiquattro anni ed, a leggere gli articoli, non sembra lavorasse o studiasse. Non ho capito perchè i genitori siano così stupiti di ritrovarsi, purtroppo per loro, il “mostro” in prima pagina.

Un “non sembra lavorasse o studiasse” che ritorna con persistenza dalle tante interviste televisive di questi giorni, fatte a leader di base della cosiddetta “rivolta sociale”. Un ripetersi di “lavoro che non c’è”, “di crisi che affama il popolo”, “di abbandono da parte dello Stato”; mai un dire “ho studiato non mi trovo nulla”, “ho cercato di inserirmi”, “ho fatto corsi”, “ho perso il lavoro perchè …”.

Una marginalità che vuole lavoro ma non cerca qualificazione e meritocrazia. Qualcosa di molto, molto diverso dagli “operai specializzati” della FIOM di Landini, questo va detto, e non si capisce perchè e per come Ferrero o Maroni vogliano metterli tutti assieme.

E qui arriviamo all’antiTAV arrestato ieri a Chieti, in procinto di partire, dopo Roma, per andare in Val di Susa, che si spera proprio venga condannato con severità se non collaborerà con la giustizia, facendo i nomi di tutto il network cui appartiene. Qualcosa di simile potrebbero, forse, fare gli abitanti della Val di Susa, dove finora i violenti hanno potuto contare sulla “non ostilità” della popolazione.

E’ dal G8 di Genova che abbiamo dovuto prendere atto dell’esistenza di questi personaggi. All’epoca, l’attenzione fu distolta dalla morte di Carlo Giuliani e dai pestaggi avvenuti nella scuola media, ma pochi ricordano, ormai, che i fatti degenerarono anche perchè le Tute Bianche rifiutarono, ad assalti già iniziati più avanti, il momentaneo alto là delle forze dell’ordine.

Oggi, abbiamo un piccolo network di “teste calde” che si ispirano al noto film “Fight Club”, è da lì che prendono la “divisa nera”, è quello lostile dei piccoli devastatori di scuole medie e superiori, è quella la divisa in black che “sfoggia” Er Pelliccia con i due amici ai giardinetti.

Fight Club è una parola a doppio senso, ricordiamolo, e significa sia Circolo del Combattimento sia Fascio (mazza fasciata per l’esattezza) da Combattimento …

Siamo partiti col legittimare gli Antagonisti e con il coccolare Ultras e Centri Sociali ed, oggi, siamo ai piromani ed agli iconoclasti.

Ci siamo persi qualcosa?

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Una proposta di D’Alema: vincere col 60% dei voti

18 Ott

Che ci sia aria di elezioni “anche se Silvio non vuole” è chiaro a tutti, persino a “Silvio”, che, altrimenti, non si dibatterebbe come sta facendo.

E così andando, arriva, immancabile, la proposta di Massimo D’Alema (Pd) in una intervista rilasciata al Corriere della Sera: “Un’alleanza in grado di valere almeno il 60% dell’elettorato. Un nuovo centrosinistra capace di andare oltre il vecchio Ulivo.”

Il bello dei numeri è che son fatti per essere contati e 60% è una cifra enorme che sottintende molte cose.

Infatti, raccogliere una tale percentuale significa ottenere il consenso di 20-22 milioni di italiani su circa 37 milioni di votanti totali, con un astensionismo al di sotto del 20%.

Considerato che, alle Politiche del 2008, PD e IdV raccolsero circa 13 milioni di voti, il passo è palesemente lungo: mancano 9 milioni di voti.

Esattamente quelli che raccoglieranno, molto prevedibilmente, Sinistra e Libertà di Vendola e l’Unione Democratici di Centro di Casini

Infatti, se l’apporto di SEL sottrae voti al Partito Democratico ed all’Italia dei Valori, un’eventuale alleanza o desistenza elettorale “a sinistra” si trasformerebbe in una utile compensazione di voti (2-3 milioni) per la coalizione.

Va da se che ciò rende impraticabile il coinvolgimento dell’UdC di Casini, da cui dovrebbero arrivare, con l’API di Rutelli, quei 4-6 milioni di voti che servirebbero alla proposta dalemiana per essere praticabile.

Di tutte queste congetture, tali restano senza sondaggi e statistiche, non mi resta altro che un “atroce dubbio”: e se, dinanzi ad una alleanza UdC, IdV, PD, SEL + sindacati, il popolo italiano sentisse puzza di consociativismo o trasformismo e ne venisse fuori un voto impazzito? Fu proprio questo fattore che, agli albori della Seconda Repubblica, creò le premesse per l’entrata di “Berlusconi in politica” e, poi, per il consolidamento del Berlusconismo.

Non è un caso che D’Alema sottolinei, quasi prendendo le distanze da se stesso, che questo singolare aggregato di partiti dovrebbe iniziare col “definire un progetto alternativo di governo, non una mera alleanza elettorale.”

Oltre l’Ulivo, ripetendo l’Ulivo? Forse si.

Utile aggiungere che Massimo D’Alema si è detto “positivamente colpito da Alessandro Profumo”, il creatore di quell’Unicredit che oggi ha outlook negativo, e considera, ancora oggi proprio mentre l’Euro traballa, Romano Prodi “una risorsa”.

Intanto, l’UDC vince in Molise, alleato del PdL, che, in quella regione, non ha voluto Berlusconi capolista …

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Black Bloc a Roma e la Sinistra divisa

18 Ott

La Repubblica riporta che, riguardo l’aiuto da dare alle forze dell’ordine, la posizione di Ateneinrivolta: “Assolutamente no, siamo contro ogni tentativo di repressione e criminalizzazione del movimento”.

Va da se che un’organizzazione che non intende collaborare con le forze dell’ordine non può convocare cortei e manifestazioni, in un paese democratico e legalitario. Qualcuno dovrebbe spiegarlo agli studenti degli atenei in rivolta …

Una posizione che non trova una netta e legalitaria contrapposizione a Sinistra, dato che, tra le tante organizzazioni che hanno emesso comunicati, solamente la Rete Universitaria Nazionale e la Federazione degli Studenti non mostrano  “sulla necessità di aiutare le forze dell’ordine, nessun tentennamento: “Si, le aiuteremo”. Le motivazioni: “Chi ha sfregiato la giornata di sabato sapeva di non poter convivere con questo movimento, dunque ha preso piazza S. Giovanni con la forza.”

Riguardo le devastazioni e gli incendi di sabato scorso a Roma, ricordiamo che si sono così espressi:

  • Valentino Parlato sul Manifesto, “A Roma ci sono stati anche scontri con la polizia e manifestazioni di violenza. Meglio se non ci fossero state, ma nell’attuale contesto, … aggiungerei: è bene, istruttivo che ci siano stati. Sono segni dell’urgenza di uscire da un presente che è la continuazione di un passato non ripetibile”;
  • Pierluigi Bersani, segretario del Pd, “E’ indispensabile un rigoroso isolamento dai movimenti che hanno manifestato pacificamente di chi si è reso protagonista di questi gesti inaccettabili”;
  • Nicky Vendola, Sinistra e Libertà: “Minoranze di teppisti, di black bloc che sono in azione per togliere la scena agli ‘indignati”;
  • Beppe Grillo, leader a 5 stelle: “E’ andata esattamente come previsto. Bersani e Vendola hanno la stessa dignità di Ponzio Pilato”;
  • Paolo Ferrero, di Rifondazione Comunista: “Il movimento è stato stritolato da un’aggressione politica e anche fisica”;
  • Alberto Perino, leader No-TAV: “Io a Roma non c’ero. Non mi fido di quello che ho letto sui giornali”;
  • Antonio Di Pietro, leader Italia dei Valori: “Si deve tornare alla Legge Reale. Anzi bisogna fare la legge Reale bis”.

Posizioni a di poco contrastanti, specialmente se consideriamo che, da Perino a Di Pietro, passando per Grillo, Bersani, Vendola e Ferrero, si tratta di un’unica coalizione se solo andassimo a guardare come sono composte le giunte dei comuni.

D’Alema, intanto, parla di una possibile vittoria elettorale al 60% …

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Indignati, con sdegno e senza rabbia

17 Ott

Se un osservatore alieno dovesse inviare un brief report sulla nostra Italia non avrebbe affatto l’imbarazzo della scelta nel condensare la situazione in alcuni fatti che parlano da se.

Il paese non ha attualmente una centrale di spesa e di monitoraggio autonoma rispetto al Governo, dato che non viene nominato il Governatore. Intanto, nonostante sia una nazione ricca e sostanzialmente operosa, la scadenza del default (insolvenza dello Stato) non è, forse, così lontana come si potrebbe credere.

Il Governo non ha una politica finanziaria visto che è andato sotto, giorni fa, proprio sul bilancio generale dello Stato. Tra l’altro, ricordiamolo, ha negato la crisi finanziaria, non ha tenuto fede al programma elettorale in materia di fiscalità e di infrastrutture e stava andando in ferie agostane, se non fosse arrivata l’Europa a ricordarci che c’era un disastro in corso.

Il Parlamento non ha una maggioranza, dato che il tutto, da un anno, si regge su una dozzina di voti ed anche meno. Il principale partito d’opposizione, il Partito Democratico, è alla paralisi e, salvo il gruppo che fa capo a Zingaretti, non avanza proposte e programmi da molto tempo. Anzi, ha recentemente fatto capire a chiare lettere che non intende agevolare la nascita di un governo tecnico per la legge elettorale e la finanziaria.

Il Presidente della Repubblica, un nobiluomo, non può sciogliere le Camere perchè non si può andare a votare con una legge elettorale che non funziona e non può avvicendare il Governo senza la collaborazione del Premier perchè glielo impedisce, naturalmente, la legge elettorale che non funziona.

I Sindacati non riescono a darsi una veste unitaria, oltre che garantire la democrazia interna, e, stando così le cose, non possono rappresentare unitariamente i lavoratori. La Confindustria continua a pensare agli investimenti ed alle infrastrutture senza chiedere anche interventi per garantire maggiore legalità nel paese, più celerità nei processi penali, più certezza della pena/sanzione per i disastri ambientali e gli infortuni sul lavoro.

La Società Civile ed i cittadini indignati vengono oscurati, nella piazza e nei media, prima da una torma di bandiere rosse, che protestavano “contro i tagli” (alla maniera greca, non in quella spagnola o inglese per intenderci), e poi da una banda di teppisti lasciati liberi di vandalizzare Roma e di assaltare i due o  tre esigui avamposti di polizia che c’erano, giusto per confermare ai media internazionali che di indignados in Italia non ce ne sono e che la drammatica deriva greca sta ispirando almeno una parte dei nostri giovani e meno giovani.

Naturalmente, in un dissesto del genere, una sentenza definitiva per un banale prestito non restituito può durare anche dieci anni, le Tasse sono al limite massimo sostenibile, la Sanità e l’Istruzione sono molto decadute, l’Agricoltura ci costa in sussidi quasi più di quanto produce, le strade sono scassate, pericolose e stracolme di cartelli,  i trasporti pubblici erano, ma non lo sono più, l’orgoglio del paese, i morti sul lavoro sono tanti e troppi, buona parte della dirigenza apicale è corresponsabile del disastro insieme alla classe politica. Ovviamente, le Mafie sono ben presenti in una buona metà del Paese, i fondi per l’Antimafia vengono decurtati ed alcuni accusati di rapporti con la criminalità organizzata o con dei cartelli finanziari occulti sono coperti dall’immunità parlamentare.

This is Italy, the Pizza Republic …

Questo, più o meno, è il quadro generale che un lettore straniero, acculturato e non superficiale, riceve dai media del suo paese e possiamo immaginare cosa stiano “captando” i ceti meno istruiti delle altre nazioni riguardo l’Italia ed il nostro “stile di vita”: mafia, disastri ambientali, donnine facili, corruzione diffusa, sanzioni poche e differite.

Dopo il (prevedibilissimo) fallimento della manifestazione romana degli autonominatisi Indignati, convocata però da anarchici e comunisti, all’Italia non resta altro che lo sdegno e l’indignazione, non la rabbia, della gente comune, che, ricordiamolo, non ama manifestare sotto la bandiera di alcuno e che in Italia non è ancora scesa in piazza, a differenza degli altri paesi europei.

Ed è proprio di queste persone che si sta nutrendo l’istanza di rinnovamento nelle altre nazioni: le persone comuni, quelle che facendo dei lavori ordinari sanno come funzionano le cose e come andrebbero cambiate.

Lo sdegno non può essere fermato da un manipolo di ragazzini violenti o da un legislatore inadeguato oppure dai media che non danno voce alle istanze concrete di riforme.

Ordinary people, common law: la Storia siamo noi, la Storia continua.

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Silvio, avanti a chi tocca

10 Ott

La Repubblica di oggi riporta un lungo approfondimento sul DDL Intercettazioni. Secondo il noto quotidiano romano, sarebbe dal 2005 che Silvio Berlusconi sta cercando di depotenziare le inchieste che lo coinvolgono.
Anche se gran parte di quello che Massimo Giannini scrive non arriverà mai nelle aule di tribunale, è evidente che le intercettazioni rappresentano una spina nel fianco per il Cavaliere, dato che documentano atteggiamenti e convivialità quantomeno moolto discutibili.

Comportamenti, quelli del Premier, che altrove sarebbe stata la pubblica opinione a censurare irrevocabilmente sul nascere e che, in un paese dove l’informazione è monopolizzata, non producono alcun effetto neanche quando rimbalza in Italia che a Buenos Aires c’è un enorme sexy club chiamato Palacio Berlusconi.

Intanto, la “patrimoniale” non vuol farla Berlusconi, il condono non lo vuole l’Italia, il Partito Democratico e la Lega non vogliono abrogare le Provincie, UdC e SEL difendono il pubblico impiego, la Confindustria sollecita investimenti ed infrastrutture, la CGIL è contro i contratti nazionali “leggeri”, la CISL e la UIL non si capisce con chi stanno (maggioranza, centorsinistra, terzo polo o tutti e tre …), mentre gli italiani vorrebbero soltanto che si mettessero d’accordo.

Eppure, dopo Fini e Baldassarri, anche Scajola e Formigoni puntano i piedi ed a poco servono gli “altolà” di Alfano, se il ricorso alla fiducia in Parlamento è diventato un rischio, dopo essere stato “un’arma totale”.

Avanti a chi tocca.

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L’Italia crolla e Berlusconi vola via da Putin

7 Ott

Ormai, ci tocca andare avanti così, attendere che le Borse chiudano al venerdì pomeriggio, sperando che il disastro anunciato non sarà peggiore lunedì mattina, quando riapriranno.

Dopo Moody’s anche Fitch taglia il rating, mentre il governo non è neanche in grado di nominare il Governatore di Bankitalia, per un avvicendamento noto ed atteso da mesi.

La richiesta di riforme strutturali cade nel vuoto, intanto, cade nel vuoto, mentre Silvio Berlusconi, giusto per non mancare, è volato da Putin per la sua strabordante  (è il caso di dirlo, se ci sono le ragazze dell’Armata Putin) festa di compleanno.

Così andando, le agenzie di rating e la Banca Centrale Europea, guidata dall’italiano Draghi, appaiono come l’unico elemento moralizzatore di questo flaccido panorama italico, eppure, follia nella follia,  alcuni manifestanti hanno, oggi, attaccato con vernici la sede di Moody’s.

Cosa accadrà se i mercati di lunedì si rivelassero, come prevedibile, peggiorativi, rischiando di innescare una spirale catastrofica per l’economia e la stabilità del nostro paese?

E cosa dire dello stallo in cui ci tiene l’ostinazione ed il disinteresse del Premier,  l’opportunismo di Bossi e del “popolo padano” e l’incapacità politica generalizzata dei partiti e dei sindacati, nel liberarsi da schemi ormai indelebilmente superati dal mondo che va?

Non so cosa accadrà il giorno che finirà questo governo, ma è probabile che la fine del Berlusconismo avverrà nel sollievo, magari incofessabile, se non gioia manifesta ed annunciata, vista la silente e paziente attesa che contraddistingue la maggior parte degli italiani in questo momento di grande criticità.

Ormai, c’è poco da dire: l’Italia crolla e Silvio pensa al suo “week end rigeneratore”.

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Italia: politica e finanza pubblica declassate da Moody’s

5 Ott

Moody’s declassa l’Italia: «Rating ad Aa2 e outlook negativo», ma per Berlusconi “non cambia nulla, andiamo avanti” anche se “la (s)valutazione arriva anche per incertezze politiche”, come tanti commentano.
Tremonti, intanto, continua a rassicurare italiani, Europa e mercati che «i conti sono in ordine anche con una crescita pari a zero», cosa nell aquale può crederci solo lui ed i suoi contabili.
E Bossi tace e cosa mai potrebbe ancora dire, dopo aver messo in stallo la nomina del Governatore della Banca d’Italia proprio mentre borse, mercati e governi traballano, accentuando la crisi di sfiducia verso l’Italia.
Per non farsi mancar nulla, il PD manda Treu in avanscoperta a Porta a Porta, che riesce nell’incredibile impresa di soccombere dinanzi a Brunetta, andando a proporre misure demoliberali (leggi qui) parlando in socialdemocratichese.
E se non bastasse, arriva di rincalzo, dopo 12 ore televisive, Livia Turco “la rossa”, che con la sua amabile voce (ndr fa tanto share) ha riproposto la trita-ritrita detassazione del lavoro e … nulla più, dato che, come al solito, la Sinistra è disunita su tutto.

E gli altri?
Fini e Casini attendono, perchè null’altro possono fare: i media li ignorano, le statistiche li appiattiscono e nessuno dei loro avversari, ben presenti nei media, ha l’intenzione di spiegare agli italiani che, per situazione e per procedura, è più di un anno che non avevamo altra chance che il governo tecnico.
Restano Di Pietro, Grillo e Vendola potrebbe dir qualcuno ed, infatti, restano, che in francese che significa anche rimanere fermi, e cosa altro potrebbero fare visto che adesso si tratta di costruire e proporre cose concrete, non di rissose rivendicazioni nè di ideali proposte buone per tutti i colori e tutte le stagioni.

Siamo alla frutta, stiamo decantando rapidamente e dovremmo renderci conto che questa situazione vede dei responsabili principali in Berlusconi, Bossi, Tremonti e Calderoli, quasi inerti dinanzi alla gravisisma crisi,  ma anche dei coprotagonisti come Di Pietro, Camusso, Bersani, Vendola, Grillo, che devono “incassare” il grande flop del “pensiero prodiano” da cui il Centrosinistra non da segni di ripresa.
Ah, se il Presidente Napolitano volesse mettere lorsignori all’angolo, prendendo l’iniziativa ed iniziando a picconare, in nome del Popolo italiano, questa Seconda Repubblica che, pur crollata in piedi, non vuole andare giù.

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Tagli ai Comuni, lacrime di coccodrillo

15 Set

Arrivano i tagli ai Comuni e scoppia la protesta dei Sindaci, ma non quella dei loro cittadini. E’ evidente che i cittadini abbiano seri dubbi sulla efficacia dele spese comunali e sull’efficienza dei servizi offerti.

E’ un dato sintomatico che dovrebbe far riflettere personaggi di rilievo come Gianni Alemanno e Piero Fassino, che di politica nazionale e di finanza pubblica dovrebbero intendersene.

D’altra parte, al di là della retorica leghista, che a tutt’oggi deve ancora cimentarsi con la governance di una città medio-grande, se una falla c’è in Italia, dalla quale passano sprechi su sprechi sono proprio i Comuni.

Sussidi e servizi sociali, progetti esternalizzati, manutenzione stradale, sicurezza sul territorio, decoro urbano, sostegno al commercio, piano regolatore, edilizia sociale: sembra l’elenco dei buchi neri dell’economia italiana.

I nostri sindaci dovrebbero rendersi conto che è grazie ai Comuni, se siamo un paese dove, ormai, abbiamo sussidiati di terza generazione, strade impercorribili, commercianti vessati, artigiani al lumicino, degrado e criminalità, flussi migratori incontrollati.

E’ utile evidenziare che, al secondo condono edilizio “di massa”, in un paese normale avrebbero arrestato tutti i sindaci che avessero permesso, negli anni, quello scempio.

E’ una questione culturale, ovvero se il Sindaco si occupa della cosa pubblica o delle istanze del territorio: nel primo caso è utile a tutti nel secondo solo a se stesso ed a chi lui vuole ascoltare.