A Milano Piazza Affari perde il 3,9% e l’Europa trema a Francoforte (-1,7%) , Londra (-1,49%) e Parigi (-2,5%). Il credito di fiducia concesso all’Italia è ormai palese che non sarà mantenuto e lo spread risale a 142.
Intanto, a giustificare i peggiori timori dei mercati, arriva la prudenza di Mario Draghi, che il Bel Paese lo conosce bene, con la BCE che mantenendo basso e bassissimo il costo del denaro – per rilanciare un Francia e Italia che non ripartono – di sicuro non favorisce la ripresa dell’inflazione.
Un Mario Draghi che ancora non ha attivato il «Quantitative Easing», il programma di acquisto massiccio di bond da parte della banca centrale a sostegno della crescita, dopo averlo proposto con insistenza – cosa sacrosanta – come toccasana della ripresa, ma senza evidenziare che per arrivarci sarebbe stato propedeutico che Italia e Francia riformassero pubblica amministrazione e sistema di bilancio.
E così è andata che in Italia tanti – ma non Carlo Cottarelli o Daniela Morgante – si sono illusi che potessimo scaricare il 60% del debito, senza prima smantellare l’enorme e inefficiente macchina burocratica delle proroghe, delle deroghe e degli sprechi.
Infatti, è accaduto che per due anni – dopo il rullo compressore di Monti, Fornero e Passera – nessuno tra Letta e Renzi abbia ben pensato di mettere all’ordine del giorno la riforma della giustizia nè quella della sanità e neanche quella dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per non parlare del blocco del Patto di Stabilità per gli enti locali che durerà, si spera, fin quando non cambieranno sistemi di reclutamento, contratti di lavoro a ‘posto fisso’ e regole per gli appalti.
Dunque, Mario Draghi qualche colpa ce l’ha.
Poteva, ad esempio, non illudersi che Roma – la sua città natale – cambiasse metodo e registro dopo oltre duemila anni durante i quali ha perfezionato quel ‘sistema’ di tributi prima, oboli dopo ed infine imposte e accise, che le permette di vivere nello spreco.
Non si offendano i romani o gli italiani: è nei fatti che in Europa ci sono almeno 200 milioni di cittadini i cui antenati – proprio per quei motivi – si opposero strenuamente a Roma fino a distruggerla e che altrettanto – secoli dopo nei loro territori – con la Chiesa Cattolica, salvo dove la spada (Francia, Baviera e Polonia) riuscì a far deserto chiamandolo pace.
In parole povere, specialmente dopo lo stallo che la Sinistra italiana e francese impongono in casa loro da anni, è evidente che l’Eurozona ‘che conta’ andrà a recriminare sulla promessa della BCE di un «Quantitative Easing», senza chiarire i requisiti minimi di accesso per i diversi stati dell’Unione, come chiederà la marcia indietro a Draghi sul recente abbassamento del costo del denaro, per salvare due nazioni decotte come Italia e Francia, ma frenando la crescita proprio della Germania e mettendo ancor più in difficoltà la Gran Bretagna.
Una BCE che – a vederla in altri termini – non può avviare un «Quantitative Easing» a cuor leggero, perchè ci si sta rendendo conto che comporterà anche un certo indebolimento contestuale dell’Euro, dato che farebbe ‘emergere’ che il valore infrastrutturale italiano è molto inferiore al dichiarato /ritenuto (ndr. addio spread …), visto che in metà del Paese strade, scuole, edifici pubblici e ospedali sono stati costruiti spesso male e manutentati certamente peggio: per almeno un ventennio rappresenteranno un costo e non esattamente un patrimonio …
A noi italiani non piace sapere tutto questo e, infatti, i media non ne fanno cenno, ma facile intuire cosa possano pensare di noi gli stranieri, se – da quando è iniziata la Crisi – abbiamo una Politica che ha cetamente il reccord mondiale di propri esponenti finiti in tribunale per scandali e ruberie, una Finanza pubblica che promette di tutto e non mantiene niente, un Sindacato che non propone mai ma diffida sempre, una Giustizia che non vede mai le Corti supreme costituite al completo, troppi cittadini che sanno sbraitare ma non rimboccarsi le maniche, tanti media che ‘non la raccontano giusta’ come la pessima posizione in classifica Reuter dimostra, troppe piccole imprese e cooperative che non sono altro che delle famiglie affatto allargate.
Che ci piaccia o meno, questa è la ‘figura’ che stiamo facendo da tanti anni ormai e gli unici che ancora non ci trattano da insolventi che campano sugli allori sono Mario Draghi e la BCE: il ‘segnale’ di oggi non era per l’Italia, ma per l’Eurozona e, quel che è peggio, a Napoli come a Roma non l’hanno capito …
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