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Mafia, affari, politica: arrivano le rivelazioni del pentito Iovine

28 Mag

«So benissimo di quali delitti mi sono macchiato, ma posso spiegare un sistema in cui la camorra non è l’unica responsabile», queste le prime dichiarazioni di Antonio Iovine – superboss pentito – al processo che si sta celebrando a Santa Maria Capua Vetere.

Intanto, i cronisti locali iniziano a spulciare i verbali depositati dai Pm Ardituro e Sirignano e, come per le dichiarazioni di Carmine Schiavone, l’impresa criminale aveva contorni ben più ampi del Clan dei Casalesi.

«C’erano soldi per tutti, in un sistema che era completamente corrotto, in questo ambito si deve considerare anche la parte politica ed i sindaci dei comuni che avevano intesse a favorire essi stessi alcuni imprenditori in rapporto con il clan per aver vantaggi durante le campagne elettorali, in termini di voti e finanziamenti.
Generalmente io ero del tutto indifferente rispetto a chi si candidava a sindaco nel senso che chiunque avesse vinto automaticamente sarebbe entrato a far parte di questo sistema da noi gestito».

Valeva “la regola del 5 per cento, della raccomandazione, dei favoritismi, la cultura delle mazzette e delle bustarelle che, prima ancora che i camorristi, ha diffuso nel nostro territorio proprio lo Stato che invece è stato proprio assente nell’offrire delle possibilità alternative e legali alla propria popolazione”.

Non a caso, in Campania, già da molti anni si distingueva tra ‘camorra’ e ‘sistema’ …

“Il sistema era unico, dalla Sicilia alla Campania. Anche in Calabria era lo stesso: non è che lì rifiutassero i soldi. Che poteva importargli a loro se la gente moriva o non moriva? L’essenziale era il business.” (dichiarazione del pentito di camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 25)

Un sistema che si svolgeva fino alle porte della capitale – che aveva i suoi scheletri nell’armadio con la discarica di Malagrotta – visto che, secondo il pentito, “noi arrivavamo fino alla zona di Latina; Borgo San Michele e  le zone vicine erano già di influenza bardelliniana. Anche a scendere giù, cioè non solo Latina, ma anche Gaeta, Scauri e altre zone. Questo avveniva dal 1988 a salire.”

Un sistema funzionale all’industria manifatturiera in fase di smantellamento al Settentrione, visto “che questi rifiuti dal nord dell’Italia o addirittura dall’estero non arrivavano in Campania da soli, ma che l’avvocato Chianese era in grado di organizzare il traffico attraverso circoli culturali e amici.  Erano circoli culturali che stavano al nord, al sud al centro, in tutta Italia e Europa. Faccio un solo nome: so che Cerci stava molto bene con un signore chiamato Licio Gelli … So che a Milano c’erano grosse società che raccoglievano rifiuti, anche dall’estero, rifiuti che poi venivano smaltiti al sud. So che in Lombardia c’erano queste società che gestivano i rifiuti ma non so chi erano i proprietari.”

Antonio Iovine come Carmine Schiavone sanno bene di cosa parlano (e di cosa non devono parlare): erano i ‘contabili’, i manager dell’organizzazione.

Un sistema che doveva esistere per escludere dalla governance i tanti cittadini onesti a vantaggio di saccheggiatori, prestanome e pressappochisti e che poteva esistere grazie ad un sistema di finanziamento della politica cleptocratico, confermato dall’enorme sequel di scandali e arresti da più di vent’anni a questa parte.

Un sistema che era completamente corrotto, in cui l’apporto dei mafiosi, della politica e di certa imprenditoria è da considerarsi paritetico. Esattamente come la Cosa Nostra di cui Buscetta, Falcone e Borsellino svelarono tanti ‘collegamenti’. E parliamo non solo dei rifiuti, ma anche degli appalti e delle grandi opere, di mercati ortofrutticoli e di scali portuali di rilevanza europea, di produzioni su scala nazionale per il made in Italy, eccetera … fino alle elezioni, quanto meno locali e regionali.

Se la Cosa Nostra casalese vuole dissociarsi dall’aver avuto ‘unica e sola’ la responsabilità del saccheggio e della devastazione di una nazione, ben venga. Specialmente se questo potesse portare ad una ‘pacificazione’ della Campania, che ha – tra l’altro – una capacità produttiva e commerciale enorme e potrebbe cavarsela molto meglio senza delinquenti che svendono ricchezze e deturpano bellezze in cambio di pochi spiccioli a confronto.

Una possibile ‘svolta’ su cui Matteo Renzi dovrebbe esporsi in prima persona, dare l’esempio, se rappresenta l’Italia che vuol cambiare. Una questione ‘mafia’ su cui i Cinque Stelle potrebbero essere più attenti, visto che è ‘ovunque’ ed è anche la madre di tutte le mazzette. Un sistema d’affari che – di sicuro – non ha nulla a che spartire con un Centrodestra che sappia leggere i risultati elettorali italiani ed europei.
Specialmente se – come sa chi segue il mercato azionario – il crash mondiale del fotovoltaico deriva anche dalla scoperta che bond del valore di 560 milioni di euro, posti come garanzia in Puglia e Sicilia per la creazione del fondo Global Solar Fund, erano falsi con conseguente crollo borsistico e questo è uno dei fattori che hanno determinato l’espolsione della ‘questione morale’ in Vaticano.
Come anche, chi segue la politica europea sa che, da un momento all’altro, la Germania di Angela Merkel potrebbe ricevere un avviso di infrazione per come (non) gestisce i controlli bancari sul riciclaggio di denaro sporco.

A latere, ci sarebbe anche da chiedersi quanto sarebbe costato all’industria centro-settentrionale smaltire in piena legalità quei rifiuti per anni e decenni, cosa sarebbe stato dei delicati equilibri capitolini se, andando a far luce sui rifiuti, ne andava di mezzo anche Malagrotta, o come sia avvenuto che le testate e le agenzie nazionali non si siano accorte dell’enorme mole di ‘pessime notizie’ che i loro colleghi delle testate locali puntualmente pubblicavano.

Intanto, agli atti processuali come dal lungo elenco di comuni ed enti commissariati risulta da tempo  che una sorta di narco-repubblica si sia estesa fino a pochi chilometri dalla Capitale italiana.
Sarebbe ora che – su antimafia e ripristino della legalità – qualche politico (e qualche editore) ci mettesse ‘in positivo’ la faccia …

originale postato su demata

Audizione del pentito Carmine Schiavone: camorra e massoneria

3 Nov

Nel leggere le parole di Carmine Schiavone, pentito di mafia, non è possibile non chiedersi cosa abbia fatto lo Stato italiano per fermare un immane disastro ambientale e perchè i diversi Parlamenti che si sono avvicendati abbiano secretato simili notizie, perchè i Governi non sono intervenuti per bonifiche che attendono ormai da 20 anni.
Ma anche c’è da chiedersi come sia potuto accadere che da mezza Europa siano potuti convergere verso Napoli rifiuti di tossicità incommesurabile, proprio mentre gli slogan razzisti inneggiavano ‘alla monnezza da lavare col fuoco del Vesuvio’ e, comunque, eludendo controlli, come quelli tedeschi, che seri dovrebbero essere.

La domanda, ineluttabile, che viene è molto semplice: quando gli autori, le menti, di questo enorme disastro ambientale si sono resi conto di star causando un mostruoso genocidio?
E, allora, perchè hanno continuato?

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 22

  • Carmine Schiavone: Il settore dell’immondizia, invece, era gestito, come riscossione soldi, dall’avvocato Chianese, il quale era il coordinatore a livello un po’ massonico, un po’ politico …
  • Presidente Massimo Scalia: Che significa “un po’ massonico, un po’ politico”?
  • Carmine Schiavone: Parecchi avevano il grembiulino, vecchi grembiuli …

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 35

  • Presidente Massimo Scalia: Lei ha detto che i rifiuti venivano dall’Italia del Nord e dall’Europa: venivano per conto loro o avete anche svolto un ruolo di procacciatori?
  • Carmine Schiavone: Non per conto loro, l’avvocato Chianese aveva introdotto Cerci in circoli culturali ad Arezzo, a Milano, dove aveva fatto le sue amicizie. Attraverso questi circoli culturali, entrò automaticamente in un gruppo di persone che gestiva i rifiuti industriali, tossici o meno.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 36

  • Presidente Massimo Scalia: Lei sta dicendo una cosa precisa: che questi rifiuti dal nord dell’Italia o addirittura dall’estero non arrivavano in Campania da soli, ma che l’avvocato Chianese era in grado di organizzare il traffico attraverso circoli culturali e amici.
  • Carmine Schiavone: Erano circoli culturali che stavano al nord, al sud al centro, in tutta Italia e Europa.
  • Presidente Massimo Scalia: Quindi il traffico era organizzato per far arrivare i rifiuti in Campania, nell’area del casertano? Quali erano questi collegamenti precisi, se vi era un’attività che potremmo definire di promotion.
  • Carmine Schiavone: Faccio un solo nome: so che Cerci stava molto bene con un signore chiamato Licio Gelli …
  • Presidente Massimo Scalia: Se lei parla di Licio Gelli ci fa sospettare che questa organizzazione fosse ben orchestrata e vi fosse in qualche modo un settore della Massoneri ache si occupava di questi affari.
  • Carmine Schiavone: Non lo so; questo lo lascio pensare a lei. So che a Milano c’erano grosse società che raccoglievano rifiuti, anche dall’estero, rifiuti che poi venivano smaltiti al sud. So che in Lombardia c’erano queste società che gestivano i rifiuti ma non so chi erano i proprietari.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 30

  • Presidente Massimo Scalia: Lei ha alluso al fatto che alcuni esponenti politici erano legati in qualche modo alla Massoneria …
  • Carmine Schiavone: Perchè non lasciamo da parte i politici?
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 originale postato su demata

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3 Nov

Nel leggere le parole di Carmine Schiavone, pentito di mafia, non è possibile non chiedersi cosa abbia fatto lo Stato italiano per fermare un immane disastro ambientale e perchè i diversi Parlamenti che si sono avvicendati abbiano secretato simili notizie, perchè i Governi non sono intervenuti per bonifiche che attendono ormai da 20 anni.
Ma anche c’è da chiedersi come sia potuto accadere che da mezza Europa siano potuti convergere verso Napoli rifiuti di tossicità incommensurabile, proprio mentre gli slogan razzisti inneggiavano ‘alla monnezza da lavare col fuoco del Vesuvio’ e, comunque, eludendo controlli, come quelli tedeschi, che seri dovrebbero essere.

La domanda, ineluttabile, che viene è molto semplice: quando gli autori, le menti, di questo enorme disastro ambientale si sono resi conto di star causando un mostruoso genocidio?
E, allora, perchè hanno continuato?

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 11

  • Carmine Schiavone: Vi erano fusti che contenevano toluene, ovvero rifiuti provenienti da fabbriche della zona di Arezzo: si trattava di residui di pitture.
  • Presidente Massimo Scalia: Solventi?
  • Carmine Schiavone: Si, materiali del genere. I rifiuti venivano anche da Massa Carrara, da Genova, da La Spezia, da Milano. Vi sono molte sostanze tossiche, come fanghi industriali, rifiuti di lavorazione di tutte le specie, tra cui quelli provenienti da concerie. Vi era inoltre qualche camion che veniva dall’estero.
  • Presidente Massimo Scalia: Poichè lei ha parlato di rifiuti radioattivi, è al corrente di dove siano stati collocati?
  • Carmine Schiavone: Alcuni dovrebbero trovarsi in un terreno sul quale oggi vi sono i bufali e su cui non cresce più erba.
  • Presidente Massimo Scalia: Lei ha già mostrato all’autorità giudiziaria i luoghi in cui sono stati effettuati questi interramenti di rifiuti pericolosi?
  • Si.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 12

  • Presidente Massimo Scalia: Nel 1990 il clan dei Casalesi ha deciso che l’affare dei rifiuti dovesse essere portato avanti non più di soppiatto, ma secondo le leggi dei clan.
  • Carmine Schiavone: Si, è diventato un affare autorizzato, che faceva entrare soldi nelle classe del clan. Tuttavia, quel traffico veniva già attuato in precedenza e gli abitanti del paese rischiano di morire tutti di cancro entro venti anni; non credo, infatti, che si salveranno.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 18

  • Carmine Schiavone: Come zona di influenza nostra arrivavamo fino a latina, diciamo la zona di Roma. A Roma c’era qualche società finanziaria.
  • Presidente Massimo Scalia: Sta parlando sempre del problema dei rifiuti?
  • Carmine Schiavone: Per quanto riguarda i rifiuti, noi arrivavamo fino alla zona di Latina; Borgo San Michele e  le zone vicine erano già di influenza bardelliniana.
  • Presidente Massimo Scalia: A quando risale tutto questo?
  • Carmine Schiavone: Questo avvenicva dal 1988 a salire. Gia prima, però, la gestivano i Bardellino …
  • Presidente Massimo Scalia: Se ho ben compreso, lei sta dicendo che lo smaltimento illegale dei rifiuti in provincia di Latina avveniva già prima del 1988 …
  • Carmine Schiavone: Anche a scendere giù, cioè non solo Latina, ma anche Gaeta, Scauri e altre zone.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 19

  • Presidente Massimo Scalia: Vorremmo capire quale fosse l’estensione territoriale del fenomeno, almeno in base a ciò che le risulta. Il controlle del fenomeno, almeno in base a ciò che le risulta. Il controlle di clan malavitosi sul trafico dei rifiuti, per quanto ne sa, si spingeva, grosso modo, fino a Latina e non più a nord?
  • Carmine Schiavone: Dal nord arrivava …!

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 21

  • Presidente Massimo Scalia: Al nord, quindi, l’attività di svolgeva fino a Latina; dove arrivava ad est? Nella zona del Matese? In Molise?
  • Carmine Schiavone: Si, quella era una zona di nostra influenza.
  • Presidente Massimo Scalia: Quale?
  • Carmine Schiavone: Tutto il Matese, fino alla zona di Benevento.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 22

  • Presidente Massimo Scalia: Lei ha parlato di fanghi radioattivi provenienti dalla Germania. Può dirici qualcosa in più a tale propositio? Conosce società …
  • Carmine Schiavone: No. So solo che questi fanghi arrivavano in casette di piombo da 50, un po’ lunghe. Qualcuno me lo ha spiegao, anche perchè non andavo certo a vedere l’immodizia di notte. C’erano ragazzi che controllavano la zona. Avevamo creato un sistema tipo militare, con ragazzi incensurati, muniti di regolare porto d’armi, che giravano in macchina. Vi erano persone addette ai controlli alle macchine. Avevamo divise e palette dei carabinieri, della finanza, della polizia. Ci preparavano anche le macchine a doppione …

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 25

  • Presidente Massimo Scalia: Le risulta che nella discarica di Battipaglia siano stati riversati rifiuti tossici da parte del clan dei Casalesi o di clan in contatto con quest’ultimo?
  • Carmine Schiavone: Non lo so. Però, è possibile, visto che il sistema era unico, dalla Sicilia alla Campania. Anche in Calabria era lo stesso: non è che lì rifiutassero i soldi. Che poteva importargli a loro se la gente moriva o non moriva? L’essenzaile era il business. So per esperienza che, fino al 1992, la zone del sud, fino alle puglie era tutta infettata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa e non solo dall’Italia.
  • Presidente Massimo Scalia: In quali aree della Puglia, a sua conoscenza?
  • Carmine Schiavone: A mia conoscenza personale, nel Salento, ma sentivo parlare anche delle province di Bari e Foggia.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 28

  • Presidente Massimo Scalia: Sa se questi collegamenti hanno fatto sì che si utilizzassero parti della Calabria e della Sicilia per lo smaltimento illegale dei rifiuti?
  • Carmine Schiavone: A voce lo so; erano tutte le zone, come vi ho detto poc’anzi. Tutti i clan, tutte le associazioni criminali erano interessate, perchè si trattava di decine di miliardi all’anno nel libro mastro.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 29

  • Presidente Massimo Scalia: Non ha mai sentito parlare di traffici di rifiuti con le navi?
  • Carmine Schiavone: So che c’erano navi e che qualcuna è stata affondata nel Mediterraneo, però sono ricordi sbiaditi. Ricordo che una volta si parlò di una nave che portava rifiuti speciali e tossici, scorie nucleari, che venne affondata sulle costa tra Calabria e Campania.

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Audizione del pentito Carmine Schiavone: politica e camorra

2 Nov

Nel leggere le parole di Carmine Schiavone, pentito di mafia, non è possibile non chiedersi cosa abbia fatto lo Stato italiano per fermare un immane disastro ambientale e perchè i diversi Parlamenti che si sono avvicendati abbiano secretato simili notizie, perchè i Governi non sono intervenuti per bonifiche che attendono ormai da 20 anni.
Ma anche c’è da chiedersi come sia potuto accadere che da mezza Europa siano potuti convergere verso Napoli rifiuti di tossicità incommensurabile, proprio mentre gli slogan razzisti inneggiavano ‘alla monnezza da lavare col fuoco del Vesuvio’ e, comunque, eludendo controlli, come quelli tedeschi, che seri dovrebbero essere.

La domanda, ineluttabile, che viene è molto semplice: quando gli autori, le menti, di questo enorme disastro ambientale si sono resi conto di star causando un mostruoso genocidio?
E, allora, perchè hanno continuato?

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 9

  • Presidente Massimo Scalia: Quando quello dei rifiuti è diventato un settore di attività del clan?
  • Carmine Schiavone: Questa situazione diventò subito operativa e cominciarono a versare soldi nelle casse dello stato …
  • Presidente Massimo Scalia: Vuol dire nelle casse del clan?
  • Carmine Schiavone: E’ lo stesso, più o meno.
  • Presidente Massimo Scalia: Perchè dice che è lo stesso?
  • Carmine Schiavone: Mi confondo. Mi riferivo alle casse del clan: era un clan di stato …
  • Presidente Massimo Scalia: Il vostro stato!
  • Carmine Schiavone: La mafia e la camorra non potevano esistere se non era lo Stato … Se le istituzoni non avessero voluto l’esistenza del clan, questo avrebbe forse potuto esistere?

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 28

  • Presidente Massimo Scalia: Quanto valeva complessivamente il business dei rifiuti, per i Casalesi, in tutto il periodo che lei conosce? Quanti soldi sono entrati in cassa dalla pertita rifiuti?
  • Carmine Schiavone: Per quanto ne so, dal 1990 2-3 miliardi (ndr. di lire)
  • Presidente Massimo Scalia: Così poco?
  • Carmine Schiavone: Ma nella cassa comune, con la quale si pagava il mensile, non nelle casse private. Ho fatto sequestrare allo Stato 2.200 miliardi (ndr. di lire) e penso che sono ancora pochi, i conti non tornano. Ci sono anche proprietà all’estero che non si possono sequestrare, per esempio in Brasile, in Spagna. Ci sono proprietà in Germania, in Francia.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 22

  • Presidente Massimo Scalia: Lei ha parlato di fanghi radioattivi provenienti dalla Germania. Può dirici qualcosa in più a tale propositio? Conosce società …
  • Carmine Schiavone: No. So solo che questi fanghi arrivavano in casette di piombo da 50, un po’ lunghe. Qualcuno me lo ha spiegao, anche perchè non andavo certo a vedere l’immodizia di notte. C’erano ragazzi che controllavano la zona. Avevamo creato un sistema tipo militare, con ragazzi incensurati, muniti di regolare porto d’armi, che giravano in macchina. Vi erano persone addette ai controlli alle macchine. Avevamo divise e palette dei carabinieri, della finanza, della polizia. Ci preparavano anche le macchine a doppione (ndr. finte volanti).

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 32

  • Presidente Massimo Scalia:  Lei ha messo in connessione la costruzione della superstrada Napoli-Caserta con le opere che si facevano per i Regi Lagni; vi è il sospetto naturale che, rispetto a volumi di affari così rilevanti, ci fossero …
  • Carmine Schiavone: Questo non capita solo in Italia; in Germania, un nostro affiliato che aveva 99 società ha costruito l’autostrada da Baden-baden a Monaco con 27 miliardi in soldi tedeschi. Quindi non c’è da meravigliarsi, non capita solo in Italia; purtroppo, siamo abituati dai giornali a pensare che gli italiani sono tutti ladri, ma questo capita in Francia, in tutta Europa, non parliamo del Sud America.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 30

  • Presidente Massimo Scalia: Lei ha alluso al fatto che alcuni esponenti politici erano legati in qualche modo alla Massoneria …
  • Carmine Schiavone: Perchè non lasciamo da parte i politici?
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Terra dei Fuochi: FATE PRESTO

8 Ott

Fate presto testata

A Caivano, i cavoli sono gialli e non bianchi, come normale. “Era inquinata la falda, i pozzi, la terra e pure i cavoli. Abbiamo trovato in particolare cadmio, arsenico e piombo con parametri che superavano di 4-500 volte il limite massimo consentito.” (Generale Giovanni Costa, capo della Guardia Forestale di Napoli e provincia, intervistato dal Corriere del Mezzogiorno).

I comuni limitrofi non se la passano meglio: “Qualiano, Villaricca e Giugliano sono il triangolo industriale dello sversamento illegale dei rifiuti tossici, gestito dal clan Mallardo, mentre i casalesi controllavano i territori del casertano.” (Italia 24ore)

Ma la Terra dei Fuochi non si limita a queste popolose cittadine o al triangolo della morte” di Acerra, Nola e Marigliano, dove si registra da anni un aumento esponenziale dei tumori, soprattutto nei bambini, e della mortalità.
Sono 47 i comuni ufficialmente ‘contaminati’, tra cui Afragola, Arzano, Aversa, Caivano, Calvizzano, Cardito, Carinaro, Casal di principe, Casaluce, Casandrino, Casapesenna, Casavatore, Casoria, Cesa, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Frignano, Giugliano, Gricignano di Aversa, Grumo Nevano, Lusciano, Marano, Melito, Mugnano, Orta di Atella, Parete, Qualiano, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Antimo, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola-Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno, Villaricca.

A questi si aggiungono i quartieri di Bagnoli e Cavalleggeri di Napoli, dove lo smantellamento dell’ex fabbrica Eternit si è trasformato in un enorme ammasso di amianto a pochi metri dalle case, e di Pianura, dove esiste una discarica molto contestata dalla popolazione.

Parenti delle oltre 500 vittime finora accertate al Processo Eternit

Ad occhio e croce parliamo di due milioni di persone quotidianamente esposte ad agenti tossici, mutageni, nocivi per la salute.
Non per particolari loro colpe, ma per il malaffare che agisce alla luce del sole, per una classe politica le cui liste elettorali sono scelte altrove e per uno Stato italiano che interviene poco e male, sempre che non sia distratto ed in tutt’altro affaccendato.
Inutile aggiungere che le spese per la Sanità diventano sempre più insostenibili per la Regione Campania e che una delle più ricche produzioni agricole d’Europa sarà da buttare per anni e anni, relegando quei territori alla sussidiareità.

Mappa della Terra dei Fuochi per indice di pericolosità dei rifiuti interrati/bruciati

Le cause di un disastro ambientale di così ampie dimensioni e di così drammatiche conseguenze sono poche, la Camorra, lo Stato, il Parlamento.

Infatti, all’origine di tutti i mali c’è il traffico di rifiuti speciali, iniziato nel 1982, grazie ad una normativa italiana che deregolava il trattamento dei rifiuti industriali, senza – come tragicamente dimostratosi – prevedere controlli adeguati sui siti dichiarati e sugli enti certificatori.
Agli Anni ’80, tanto tempo fa, risale la prima inchiesta, “Adelphi”, per traffico internazionale di bidoni e liquame industriale sotterrato nelle cave del casertano e nelle pianura della Terra di Lavoro.
Solo allora (era ormai il 1991) furono  istituiti un Osservatorio e una Commissione parlamentare d’inchiesta, ma non un corpo ispettivo capillare e non una norma più rigida sui siti e sugli enti certificatori.

Che la normativa ed i sistemi di controllo fosse indaguati e insufficienti è dimostrato dal processo Eternit di Bagnoli che si è concluso in primo grado con la condanna a 16 anni del magnate svizzero Stephan Schmidheiny e del barone belga Louis De Cartier, ex vertici della multinazionale, per disastro ambientale doloso e omissione volontaria di cautele antinfortunistiche, ma … i reati sono finiti in prescrizione e l’amianto sta ancora lì, a cielo aperto.

Un sistema colabrodo, di cui si avvantaggiano – imponendosi come Clan dominante grazie ad un business da miliardi di euro – i Casalesi, concessionari per la realizzazione delle vasche ittiche dal Lago Patria fino a Mondragone, utilizzate per l’estrazione della sabbia e … l’interramento di tutto di più.

Interramento di rifiuti tossici in una cava

Eppure, il pentito Carmine Schiavone già durante gli interrogatori del ’93, ’94 e ’96 aveva descritto tutta la catena illegale per lo sversamento dei rifiuti, provenienti in larga parte da aziende del Nord uscite puntualmente intonse da tutte le indagini.

Poi, all’inizio del II Millennio, all’inspiegabile leggerezza con cui Stato e Parlamento italiani stanno gestendo un disastro annunciato si aggiunge anche la vanagloria della Politica.
Così accadde che le news nazionali di quegli anni, piuttosto che di occuparsi della Camorra casalese e del malgoverno regionale, si attorcigliavano tutte nel ‘termovalorizzatore si-no’ del ministro Pecoraro Scanio e sulle sommosse popolari eterodirette (ci sono state delle condanne) contro le discariche legali ma non contro quelle abusive …
Intanto, le nostre aziende del Settentrione continuavano a smaltire scarti industriali ed intere aziende dismesse in Campania a prezzi imbattibili …perchè mai avrebbero dovuto dubitare di chi gliele offriva sull’unghia e senza problemi?

Da allora, si va avanti con una dozzina di roghi al giorno, organizzati da piccole bande criminali alle dipendenze della Camorra in giro per le provincie di Napoli e Caserta, per bruciare scarti, solventi, gomme, prodotti nocivi arrivati da chissà dove. Ed ormai anche il vento è nemico, in Terra di Lavoro aka Terra dei Fuochi, perchè porta dovunque diossine, metalli pesanti, composti tossici o mutageni.
Chi può sta lasciando anche belle case di proprietà o attività di lavoro per rifugiarsi nelle poche aree ‘sicure’. Un esodo silenzioso, disperato, senza ritorno.

Rogo di materiali dannosi per la salute – Foto da Giornalettismo

Lo Stato? Assente o quanto meno silente.

Non interviene se, fino al 31 dicembre 2007, la Provincia di Caserta – con un allarma internazionale per il disastro ambientale in corso – provvedeva ancora a sanare i pozzi con qualsiasi dichiarazione fornita dal suo proprietario e solo da quella data in poi, per essere autorizzati a creare e usare un pozzo superare una serie di controlli, in un territorio dove “il 60-70% dei pozzi utilizzati per irrigare la terra è fuorilegge” (CampaniaNotizie.com).

Un’Italia che temporeggia, centellinando risorse e responsabilità, se “la terza città della Campania, una delle più popolose d’Italia, è la capitale dei veleni. A Giugliano si sta consumando sotto i nostri occhi, e nel silenzio generale, una delle più gravi catastrofi del Paese.
Nei quasi novantacinque chilometri quadrati di un’area che va da Marano ad Aversa, estendendosi fino al litorale domizio, tre dei quattro elementi della natura sono compromessi in qualche caso irrimediabilmente: la diossina è entrata nell’aria, i percolati in molti pozzi agricoli, nei famosi «laghetti» la camorra ha sversato l’impossibile, i veleni industriali riempiono la terra.

Foto da Il Mattino

L’ecosistema giuglianese è così devastato che il pm Alessandro Milita, autore di una complessa indagine sulla discarica Resit (ndr. grande come 2600 campi di calcio), pochi mesi fa ha spiegato alla Commissione parlamentare sul ciclo rifiuti che la crescita esponenziale dell’inquinamento «può essere paragonata soltanto all’Aids», perché nei prossimi anni esso si estenderà ancora. Tra quarantun anni dovranno per forza di cose farci i conti. Secondo la perizia del geologo Giovanni Balestri, nel 2064 la falda idrica sotto la Resit sarà compromessa da migliaia di tonnellate di veleni colati attraverso il tufo.
Nella Resit a iniziativa dei clan, e dietro una facciata di legalità rappresentata da false attestazioni, sono state scaricate nel corso degli anni 341.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, tra questi 30.600 tonnellate di ogni sorta di schifezze chimiche provenienti dall’Acna di Cengio che si trovano ora sotto terra a meno dodici metri. La discarica in località Scafarea è la testa del mostro che ha già inquinato dodici pozzi nelle campagne circostanti coltivate a ortaggi e frutta e che rilascia, giorno dopo giorno, fiumi di percolato tossico.” (Il Corriere del Mezzogiorno)

Foto da Today.it

Un Parlamento distratto, pur invocando la lotta all’evasione fiscale e al lavoro nero, se la Commissione prefettizia ha scoperto che il Comune di Giugliano in Campania denota una «assenza di controlli e gravi disfunzioni amministrative presso il mercato ortofrutticolo», che è il secondo  d’Italia dopo quello di Milano con una movimentazione di un milione di quintali l’anno di frutta e verdura.

Neanche pensa di introdurre un inasprimento delle pene, l’arresto obbligatorio per i reati ambientali, il processo per direttissima sulla base dei test biochimici delle forze dell’ordine.
Neanche si pone il problema che è grazie alle sue leggi ed ai suoi (carenti) controlli che si è potuto realizzare un tale disastro ambientale, che per altro prosegue senza sosta.
Neanche si chiede come possa ancora affermare pienamente la propria giurisdizione in terre abbandonate al potere camorristico e mafioso, dove i cittadini, più che omertosi, sono decisamente intimiditi e profondamente sfiduciati.

Neanche un esponente politico di spicco alle manifestazioni promosse da parroci e vescovi, che solo loro son rimasti in prima linea tra la gente.
Neanche una prima pagina nazionale per quella che – se non voluta – è una mattanza e che – se fosse ancora tollerata – somiglia molto ad una pulizia etnica.

Iniziativa della squadra S.S.C. Napoli – Foto da La Repubblica

Così è accaduto che – qualche settimana fa – un noto giornale italiano si chiedesse perchè i campani, i partenopei, non si ribellino. Un quesito davvero paradossale: alla Camorra, allo Stato che pretende tasse e non garantisce sicurezza e salubrità, a tutt’e due?

Non soffiamo sulla brace che può farsi incendio, se non si rammentano i fatti e si dimentica la Storia, dopo averne dette e scritte impunemente di tutti i colori sui ‘napoletani’, a partire dagli spalti degli stadi, come se il razzismo non fosse altro che razzismo.
Piuttosto, chiediamoci se lo Stato esiste nelle provincie di Napoli e Caserta o se, come proprio sembrerebbe, qualcosa è venuto a mancare.

Intanto, fate presto.
Per salvare chi è ancora vivo e aiutare chi non ha più nulla … in cui credere.

originale postato su demata

Napoli, l’immondizia e le best practices

24 Giu

L’aspetto più scandaloso del disastroso sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Napoli è l’aleatorietà e la superficialità con cui è stato, di volta in volta, affrontato il problema.

La questione di fondo, irrisolta, è data dalla densità sia demografica sia criminale della provincia di Napoli: l’affollamento abitativo impedisce la dislocazione “safe” dei centri di raccolta o stoccaggio e la ramificazione camorristica ostacola una attività molto delicata che può essere gestita solo se si rimane nella legalità.

A questo livello, è evidente che le responsabilità, le miopie e le ignavie ricadono solo ed esclusivamente sui diversi  Parlamenti e i Governi, che non hanno voluto e non vogliono tener conto delle peculiarità dell’area partenopea e che, a differenza di molti altri paesi, non sono mai riusciti ad attuare una strategia vincente contro le organizzazioni mafiose o quanto meno di contenimento al loro espandersi al di fuori della Calabria e Sicilia a partire dagli Anni ’70.

Vale anche la pena di prender nota che non c’è anima viva (tra redazioni, ministeri e sedi di partito) che ricordi come  il problema dei siti di raccolta o stoccaggio riguardi la Provincia di Napoli e non semplicemente il Sindaco di Napoli, come anche che lo smaltimento dei rifiuti sia responsabilità della Regione Campania, prima ancora che del Comune di Napoli.

Poi, ci sono Napoli, i napoletani ed i politici che Roma decide di mettergli in lizza.

Riguardo i napoletani, c’è un aspetto che molti ignorano e che delinea tutta la faccenda sotto un’altra luce: percorrono molti metri, anche centinaia per deporre il proprio sacchetto, visto che i siti dove collocare cassonetti sono pochi, in una città millenaria con un reticolo stradale ancora medioevale, se non latino. Siti dove, tra l’altro, spesso non c’è abbastanza spazio per disporre un numero sufficiente di cassonetti.

In tutte le altre città i cittadini protestano se non hanno i cassonetti a 50 metri, mentre a Napoli gli “sporchi e disordinati” partenopei accettano tranquillamente di adattarsi al contingente.

Detto questo, quali best practices possono risolvere la situazione?

Innanzitutto, va evitato in futuro che procedure e protocolli vadano in tilt, come a Napoli, dove le competenze, le responsabilità, le infrastrutture, le burocrazie e, temo, gli intralci sono ormai di tutti: Governo, Regione, Provincia e Comune. E’ anche un problema costituzionale e, forse, la Suprema Corte potrebbe essere proficuamente coinvolta, se solo una delle istituzioni coinvolte volesse.

I sindaci, entro budget prefissati o per motivi di emergenza, devono poter spedire (o vendere) l’immondizia altrove. In Padania, se i gestori dei loro termovalorizzatori vorranno far affari,  o in Europa, dove lo smaltimento è un business come altri ed opera in libero mercato. A contraltare, una giunta comunale che non riuscisse a garantire l’igiene minima nel proprio territorio andrebbe dimissionato e commissariato: il disasrtro Iervolino è un monito per tutti, a Napoli, come a Milano, Roma o Bari.

I siti di raccolta e di stoccaggio vanno posti sotto il controllo diretto dell’autorità pubblica, visti i danni ambientali ed alla salute che possono provocare o le infiltrazioni criminali che ogni tanto emergono, a Napoli come a Roma o Milano.

L’aspetto cruciale, emerso anche nella Parentopoli di Alemanno o in Padania con allarmante frequenza, è che lo smaltimento dei rifiuti genera un enorme business nel settore del  trasporto su gomma. Ogni singolo sacchetto può percorrere anche centinaia di chilometri prima di essere definitivamente smaltito, tra centri di raccolta, stoccaggio, smaltimento eccetera fino al “mitologico” termovalorizzatore. Una riforma del sistema è essenziale se si vuole consentire sia l’emersione e la legalizzazione di un sommerso al momento tutto da comprendere sia una pianificazione finanziaria e gestione credibile.

Alla fine di tutto, c’è Napoli ed i napoletani.

Parlando della città, senza differenziata, non c’è via d’uscita: l’umido deve essere raccolto con quotidianita e nei giusti orari, se si vuole evitare di strabordare dai cassonetti, gli imballi dovrebbero essere accumulati e raccolti in un giorno specifico. Riguardo la plastica, visto anche che parliamodi una città e di una cultura antiche oltre 2500 anni, dovrebbero esserci gli elementi (anche a livello di normativa europea, di Unesco e chi più e ha ne metta), per  regolamentarne l’immissione sul mercato come imballi ed articoli usa e getta.

Quanto ai partenopei, è inutile organizzare una raccolta dei rifiuti umidi senza tener conto delle abitudini alimentari e, soprattutto, degli orari: il sacchetto della sera, ad esempio, è pronto, spesso, a mezzanotte, non alle 19,30, e basta, come nei paesi freddi.

Ma soprattutto è impensabile che, attaccando un sindaco eletto con una forte maggioranza, l’Italia possa venir fuori da una brutta situazione che inizia a degenerare con “roghi”, “blocchi stradali” e “scorte armate”, come riportano un po’ tutti i media.

Purtroppo, nell’Italia del governo della Lega, viene quasi il sospetto che l’ipotesi di una “Napoli insorgente” appaia più come un’opportunità che una tragedia … e su questo De Magistris come Berlusconi dovrebbero davvero meditare.

Napoli, l’assedio

21 Giu

Ero a Napoli la sera che venne perla prima volta acclamato sindaco Bassolino.
La città era invasa dall’immondizia, non come oggi, ma abbastanza per parlare di assedio.
Erano da mesi in agitazione gli “spazzini”, come si chiamavano allora, vuoi per stipendi e diritti, vuoi per l’inconsistenza della gestione, vuoi per le infiltrazioni criminali di cui si lamentava già allora.

La mattina dopo, la città era uno specchio, incredibilmente, tra l’entusiasmo della gente e la diffidenza di pochi verso un tale prodigio.
I fatti dettero ragione ai pochi malfidati, ma non furono presi provvedimenti per evitare il disastro.

Il PD, allora PdS, continuò a candidare Bassolino, prima a sindaco e poi a governatore regionale.
I governi ed i parlamenti fecero leggi sullo smaltimento a base federale, ovvero provinciale, senza tener conto dell’esistenza di una delle aree più densamente abitate del mondo.
Bassolino non venne fermato, anzi fu “riconfermato” da Roma quale Commissario Straordinario, nonostante tutto quello che è scritto negli atti di processi che annunciatamente stanno andando in prescrizione.

Allorchè arrivati sul baratro del disastro ambientale e salutistico, arrivò Berlusconi con le leggi pseciali, l’esercito e le ricette da bar dello sport della Lega.
Risultati pressochè zero, nonostante sia prima che durante che dopo, nell’arco di un ventennio, si siano occupate della “problematica” ditte piemontesi, lombarde e venete. Tutte o quasi puntualmente finite in tribunale.

Oggi, la città ha finalmente un sindaco suo, mentre il disastro si ripresenta e mentre la calura estiva incalza.
Già due anni fa, ONU, Unione Europea ed Organizzazione Mondiale della Sanità incalzarono il governo Berlusconi (ed il suo ministro Maroni) ad intervenire in soccorso della popolazione.

Oggi, siamo punto e accapo, ma la colpa, ovviamente, è dei napoletani, come documenta questo video di una ruspetta che libera un  vistoso blocco stradale spacciato per “così raccolgono la monnezza a Napoli”.

Peccato che Bassolino e Iervolino fossero casertani, che le maggiori aziende chiamate a rispondere sia settentrionale e che è a Roma che operano ancora oggi i principali artefici di questo disastro.

Ovviamente, la colpa è dei napoletani … e del loro spirito di sopportazione.

FOTO serie 1 (da Repubblica)

FOTO serie 2 (da Repubblica)

FOTO serie 4 (da Repubblica)

Foto  serie 3 (da Republica)