
Luiz Inácio Lula da Silva – 1979
Luiz Inácio Lula da Silva nacque da una famiglia povera e analfabeta a Caetés, lasciò la scuola dopo la quarta elementare per fare il lustrascarpe e il venditore di strada.
Nel 1978 fu eletto presidente del sindacato dei lavoratori dell’acciaio (Sindicato dos Metalurgicos do ABC) di São Bernardo do Campo e Diadema, dove si trovava la maggior parte delle industrie automobilistiche come Ford, Volkswagen, Mercedes-Benz, Toyota.
Conquistato il sindacato si butta immediatamente in politica e diventa deputato dal 1986 con il Partido dos Trabalhadores, puntando fin dall’inizio a diventare presidente del Brasile, candidandosi nel 1989, 1994 e 1992 senza successo e, tenta e ritenta, vincere nel 2002 e facendosi riconfermare fino al 2010.
Non potendosi candidare per un terzo mandato consecutivo, Lula indicò la politica ed economista Dilma Rousseff come sua erede alla presidenza della repubblica, nonostante la stessa già nel 2007 avesse favorito la vendita della compagnia area VarigLog, specializzata nel trasporto di merci, e della compagnia Varig al fondo nordamericano Matlin Patterson e ai tre soci brasiliani e nonostante che, proprio nel 2010, era stata al centro di scandali per dossieraggio e ricatti verso gli avversari politici del Partido dos Trabalhadores, tra cui il politico José Serra, anch’egli candidato alla presidenza della repubblica, ed Eduardo Jorge Caldas Pereira, presidente del Partito della Social Democrazia Brasiliana.
Da tempo si è scoperto che Lula, quando era alla guida del Paese tra il 2003 e il 2010, era anche parte dallo schema corruttivo del colosso petrolifero statale PetroBras, che ha distribuito oltre 2 miliardi di dollari in mazzette a politici del Partito dei Lavoratori, ricevendo denaro dalla Petrobras e altri favori da parte di imprese varie, come la costruzione di un ranch e di un attico di 216 mq su tre livelli fronte mare.
Ed, oggi, nel mirino degli inquirenti c’è il “cerchio magico” dell’ex leader socialista: la moglie Marisa Letícia e i figli Sandro Luis, Fabio Luis, Marcos Claudio e Luis Claudio, il direttore dell’istituto Lula, Paulo Okamotto, l’assistente speciale di Lula ai tempi della sua presidenza Clara Ant e José de Filippi jr, segretario del prefetto Fernando Haddad, membro del partito.
Per evitare che venisse arrestato per corruzione, la presidente Dilma Rousseff ha addirittura tentato di nominare Lula ministro, ma la nomina è stata bloccata dalla magistratura, la Camera dei deputati brasiliana ha eletto una commissione speciale per l’impeachment contro di lei e l’opposizione ha portato 3 milioni di persone in piazza.
Dunque, all’ex presidente Lula non resta che scappare e chiedere asilo ad un Paese straniero e … la scelta sarebbe caduta sull’Italia, come riporta oggi Veja, il più venduto settimanale brasiliano.
Il piano consisterebbe nel rifugiarsi nell’ambasciata italiana a Brasilia e da lì ottenere un salvacondotto dal Congresso per poter lasciare il Brasile. E deve essere un progetto di vecchia data, se la moglie Marisa Leticia e i figli richiesero la cittadinanza italiana nel 2002, giusto prima che Lula assumesse la presidenza …
E, giusto per non smentire il personaggio, ricordiamo che, mentre la Sinistra alternativa, antagonista, democratica o socialista lo osannava, il ‘compagno’ Lula diveniva Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Reale Norvegese di Sant’Olav e dell’Ordine Reale Norvegese al Merito, Collare dell’Ordine di Isabella la Cattolica (Spagna), Collare dell’Ordine del Re Abd al-Aziz (Arabia Saudita), Membro di I Classe dell’Ordine degli Omayyadi (Siria), Cavaliere di Gran Croce Onorario dell’Ordine del Bagno fondato da Giorgio I d’Inghilterra.
Dunque, è alquanto probabile che Luiz Inácio Lula da Silva passerà alla Storia come l’ennesimo semianalfabeta, che – messosi in testa a 20 anni di diventare ricco, potente e nobile – c’è riuscito grazie alla professione (se così si può chiamare) di “demagogo socialista”. Resta solo da capire se l’Italia – nota nel mondo per la corruzione politico-mafiosa – lo aiuterà a fuggire all’estero con i soldi sottratti al popolo e nel silenzio generale, alla stregua dei peggiori dittatori.
I rapporti di Lula con la sinistra italiana – a parte la protezione assicurata personalmente da Lula al terrorista omicida Cesare Battisti – sono di vecchia data, fin dai tempi del PCI di Occhetto che lo incontrò a Roma nel 1990 e della CGIL di Cofferati, che nel 1997 lo ebbe ospite di convegni a Bologna, ma anche dopo, nel 2002, quando Veltroni in visita in Brasile lo indicò come un “leader che ha la forza di parlare non solo alla sinistra”.
Alla sua elezione a presidente, Bertinotti (CGIL e PRC) tenne a dichiarare che “è un auspicio per tutti coloro che in America Latina e nel mondo vogliono battersi contro l’ingiustizia sociale”, Cossutta (PCI) lo elogiò per “il prestigio e l’alto grado di credibilità di cui lui e il suo partito godono tra il popolo brasiliano”, Fassino offrì “l’abbraccio amichevole di Democratici di Sinistra italiani”, D’Alema spiegò a tutti che “l’insegnamento di Lula è che la sinistra deve sempre restare unita, abbiamo molto da imparare da lui” e Laura Boldrini, giusto un anno fa scriveva che “è contagiosa l’energia che trasmette Luiz Inácio Lula da Silva, l’ex Presidente del Brasile. L’incontro avvenuto a San Paolo è stato uno dei momenti più significativi del mio viaggio in Sud America”.
Battersi contro l’ingiustizia sociale, il prestigio e l’alto grado di credibilità, l’abbraccio amichevole, abbiamo molto da imparare, è contagiosa l’energia, momenti più significativi … uà.
Demata
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