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Basta impunità: arriva la riforma Cirielli

20 Ott

Dal 23 marzo 2018 pende alla Camera dei Deputati una proposta di integrazione dell’art. 27 della Costituzione. In quattro anni e mezzo c’era tutto il tempo per discuterla con una maggioranza di Centrosinistra, soprattutto perché si tratta dei “Diritti e doveri dei cittadini” ed in particolare dei “Rapporti civili”.

Si tratta della norma costituzionale che garantisce che la responsabilità penale è personale, l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva, la pena, che non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità, non è ammessa la pena di morte.

La proposta di proposta di Legge costituzionale arriva dagli On. Cirielli, Lucaselli e Zucconi, per integrare l’attuale art. 27 prevedendo che la pena “assicura la giusta punizione del reo per il fatto commesso e la prevenzione generale e speciale del reato e deve tendere, con la collaborazione del condannato, alla sua rieducazione. Sono stabiliti con legge i limiti della finalità rieducativa in rapporto con le altre finalità e con le esigenze di difesa sociale. La legge determina, secondo princìpi conformi alle disposizioni di cui al presente articolo, le finalità e le modalità delle misure di sicurezza.”

La questione di cui dovrà discutere il Parlamento è se la pena:

  • è esclusivamente il mezzo per riaffermare il principio di giustizia violato dal reo («teoria della retribuzione»)
  • ha lo scopo di dissuadere gli altri consociati dal violare le norme dell’ordinamento. Tale funzione è attuata intimidendo i consociati stessi con la minaccia di quel male che è, appunto, la pena («teoria della prevenzione generale»
  • deve impedire che il reo, in futuro, delinqua nuovamente. Tale effetto può essere realizzato con la rieducazione, la dissuasione o la neutralizzazione del condannato («teoria dell’emenda»).

Perché?

Perché è evidente a tanti e da molti anni ormai che

  • affinché il processo rieducativo possa avere corso senza tradursi in una imposizione coercitiva nei confronti del destinatario, occorre che vi sia la « disponibilità psicologica » di quest’ultimo
  • la rieducazione non è da sola sufficiente ad esaurire tutte le funzioni che oggi la sanzione relativa alla responsabilità penale deve assolvere
  • i risultati poco confortanti dell’ideologia della risocializzazione hanno indotto gli studiosi a parlare di una vera e propria «crisi dell’ideologia rieducativa»
  • l’aumento della criminalità ha prospettato la necessità di valorizzare l’efficacia deterrente della sanzione penale è la disapprovazione sociale
  • la forte disapprovazione sociale è il fattore che favorisce e stabilizza l’identificazione della maggioranza dei cittadini con il sistema di valori protetto all’ordinamento giuridico.

C’erano 4 anni di tempo per discuterne e risolvere, ma evidentemente per PD e Cinque Stelle … i Rapporti Civili tra i cittadini non sono così urgenti. Ed è anche così si perdono le elezioni.

Serviranno a qualcosa le bocciature che partono dal Campo Largo, annunciando che avremo “meno rieducazione e più punizione in nome della sicurezza“? (LINK)
No, non è detto.
Con la “riforma Cirielli” potremmo avere più semilibertà e braccialetti elettronici – dal lato di chi effettivamente si impegna per reinserirsi nella società – come avremo pene più dure per chi è recidivo o irriducibile.

Quel che è certo è che – con riforma o senza riforma dell’art. 27 – servono nuove carceri e di diversa tipologia, tanto mancano sia quelle più soft che quelle più dure, ma anche quelle ‘normali’: l’epopea degli indulti (ben 23 nei primi 45 anni della Repubblica) è finita nel 1990 con buona pace di quello – molto controverso – del 2006.

Demata


Ndrangheta: strage di Duisburg, l’ultima beffa

15 Set

La mafia di San Luca è affiliata ad una delle fazioni della nDrangheta più pericolose al mondo: trafficano droga, armi, rifiuti tossici, esseri umani, tangenti, appalti.

Nonostante la pericolosità, per molti anni le nDrine di San Luca vengono minimizzate come “faida” dai nostri media, finchè non accade un fatto eclatante in Germania (con tanto di strage) e l’Italia deve render conto all’opinione pubblica estera.

Pensate che sorpresa scoprire che la stampa tedesca sapesse tutto di questi calabresi che vanno in giro per il mondo a metter vergogna alla loro bella e generosa terra, mentre per i nostri redattori e pubblicisti tutto si riduceva alla sanguinosa lotta di  fazione dei “Pelle-Vottari” contrapposti ai “Nirta-Strangio” in un paesino di mille anime.

Dopo i sei morti della strage di Duisburg, 15 agosto 2007, la Germania aveva preteso che qualcosa accadesse, visto che, tra l’altro, Giovanni Strangio, ritenuto il mandante del massacro, era inspiegabilmente in libertà, dopo che l’anno precedente era stato, addirittura, catturato durante un conflitto a fuoco con i carabinieri.

Così accadde che, nel giro di tre anni, le indagini permisero di arrestare 43 persone in tutto, ovvero i principali esponenti delle due “famiglie” di San Luca più il Gotha della Locride, rimasti imprendibili per almeno un ventennio.

Cosa ne è, oggi, di questi “pericolosissimi” criminali?

Otto di loro sembra siano stati condannati per associazione mafiosa o reati minori in primo grado e sono ancora in carcere.

Tra questi, Francesco Barbaro, il “Re dei sequestri” super latitante per 30 anni, che sta finalmente scontando il carcere alla veneranda età di 84 anni e che chiede clemenza (sic!)  tramite internet, senza però precisare che è lui “U castanu”, il boss della nDrina di Platì, un cartello narcomafioso di rilevanza mondiale, di cui anche le cronache milanesi si sono occupate di recente.

Dieci sono stati assolti in primo grado, tra cui Sebastiano Strangio, Antonio Rechichi e Luca Liotino, che l’accusa ritiene personaggi di spicco delle nDrine.

Altri dodici, condannati per associazione mafiosa in primo grado, sono stati rilasciati per decreto del Tribunale della Libertà: Achille Marmo, Emanuele Biviera, Giuseppe Biviera, Vincenzo Biviera, Michele Carabetta, Giovanni Strangio (classe 1966), Antonio Giorgi, Domenico Pelle, Raffaele Stranieri, Antonio Vottari, Domenico Mammoliti, Giuseppe Pugliesi.

Per la strage di Duisburg, infine, vengono condannati in primo grado: Giovanni Strangio, Gianluca Nirta, Francesco Nirta, Giuseppe Nirta, Francesco Pelle, Sebastiano Romeo, Francesco Vottari, Sebastiano Vottari, Antonio Pelle, Antonio Carabetta, Sonia Carabetta.

E’ di oggi la notizia che Antonio Pelle, fortemente implicato nella strage tedesca, è evaso con particolare facilità, dato che era agli arresti domiciliari in ospedale senza vigilanza 24 ore su 24.

Aveva pianificato la fuga da tempo, imbottendosi di farmaci per calare di peso e spacciandosi per anoressico, ma, ovviamente, dietro un’impresa del genere c’è una schiera di complicità e superficialità: non avrebbe dovuto ricevere quei farmaci e non sarebbe dovuto uscire, ma, soprattutto, un criminale così dovevano piantonarlo.

A conseguenza della strage di Duisburg, annoveriamo 43 arresti (tra cui un tot di superlatitanti), 10 assolti, 31 condanne (di cui ben 24 sotto i dieci anni di reclusione), 12 mafiosi rilasciati, 2 latitanti, 1 evaso.

Poteva essere la volta buona per smantellare una parte delle cosche agroalimentari che affamano  la fertile Locride e che reinvestono altrove i soldi sottratti al Meridione.

Oggi come oggi, neanche in Messico, che è tutto dire,  andrebbe a finire così.

Non ci resta che l’amaro dubbio che, senza le proteste tedesche, quei superlatitanti sarebbero rimasti tali e che si sarebbe continuato a parlare di faida piuttosto che di regolamento di conti.