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Alba Dorata: rischi per l’Italia?

4 Nov

In Grecia sale la tensione, dopo l’attentato alla sede di Alba Dorata, con due morti e diversi feriti, che fa seguito ad attentati a giornalisti e uffici avvenuti nel 2013. Una tentata strage attuata proprio mentre la Grecia cercava di fare piazza pulita dei suoi neonazisti e con il solo scopo di gettare in paese nel caos e non per ‘vendetta’, visto che l’omicidio del rapper antifascista era scaturito da una lite da bar e non da un complotto.

In una sua lunga disanima, Harry van Versendaal – noto editorialista della versione inglese del quotidiano greco I Kathimerini – invita non solo la Destra neonazista, ma anche la Sinistra antagonista a “sviluppare una comprensione più inclusiva della violenza, condannandola in ogni sua forma: sia essa razziale, sessuale o politica“.

Un invito che andrebbe esteso anche all’Italia, dove i nostri media in questi anni ci hanno poco o punto informati sull’escalation anarco-insurrezionalista e della sinistra radicale, cui fanno da contraltare (come a Weimar) i neonazisti di Alba Dorata.

Intanto, in Italia non possiamo di certo dire che stiamo al sicuro da rischi simili, ma, nel nostro caso,  di neonazisti o neofascisti non è che se ne vedano tanti come in Grecia. Anzi, all’ennesimo anniversario mussoliniano c’erano forse 5.000 nostalgici.

E’ la minaccia anarco-insurrezionalista che rimane «estesa e multiforme», in grado di tradursi in una «gamma di interventi» che può comprendere anche «attentati spettacolari», questo il report dei servizi segreti nella Relazione annuale consegnata al Parlamento nel marzo 2013.
La sola nDrangheta, secondo il rapporto Eurispes 2008, avrebbe un giro d’affari di 44 miliardi di euro annui e potremmo stimare in almeno 150 miliardi annui il PIL (ndr. attivo o passivo?) derivante da attività crimine organizzato. Il disastro ambientale campano, le fabbrichette della moda o le rivolte degli immigrati schiavizzati comprovano una dimensione ‘messicana’ dei rapporti tra governance nazionale, sistema produttivo e cartelli locali.

La nostra governance – a differenza di quella spagnola – non è riuscita a far altro che congelare il debito interno e quello estero, mentre il Parlamento è in ostaggio di una legge elettorale indecente e di un’informazione pubblica che Freedom House nel suo report annuale considera ‘semilibera’, collocandoci alla stregua degli stati ex-satellite dell’URSS (Ungheria, Romania, Bulgaria, Serbia eccetera) o delle traballanti repubbliche africane (Egitto, Tunisia, Benin, Namibia eccetera).

Indice di Competitività UE 2013

Aggiungiamo che un malgoverno durato 150 anni ha ormai creato e sigillato tre aree geografiche ben distinte: un Settentrione con una produttività paragonabile a quella tedesca, un Meridione ormai ridotto a vicereame ispanico (come il Messico, Columbia e quant’altri), un Centro che sopravvive – oggi come ieri – di speculazioni finanziarie e immobiliari in nome del ‘paesaggio italiano’ e della ‘bona fidae’.

PIL pro capite UE 2009
Tenuto conto dell’irriducibilità di Silvio Berlusconi e di Matteo Renzi nell’anteporre una visione personale all’interesse generale, oggi, come durante la Guerra Fredda, l’Italia sta andando a porsi al centro di una serie di ‘affari internazionali’, di cui un ‘assaggio’ sono state le montagne russe dello spread del 2011.

Dunque, se la Grecia prendesse fuoco, l’Italia potrebbe non esserne esente.

In assenza di un sufficiente numero di ‘fascisti’, per ora, la furia del ‘tanto peggio tanto meglio’ non avrebbe che prendersela con le istituzioni – che non sono nè i partiti nè gli speculatori – e con chi le difende, a danno di gran parte della popolazione, che è ‘moderata’, ‘conformista’, ‘populista’ …

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La Grecia (di nuovo) sull’orlo del caos

4 Nov

Due morti e un ferito in condizioni gravissime: questo il bilancio di una sparatoria avvenuta questa sera ad Atene, nel quartiere periferico di Neo Eraklio, davanti alla sede del partito Chrysi Avgì (Alba Dorata) due uomini su una moto di grossa cilindrata hanno aperto il fuoco sulle persone presenti: due, per ora, le vittime, due ragazzi di 20 anni, più i feriti di cui uno in sala di rianimazione.

L’attentato terroristico arriva dopo l’omicidio di Pavlos Fyssas, un rapper antifascista ucciso il 18 settembre da Georgos Roupakias, simpatizzante di Alba Dorata, che ha confessato di aver accoltellato il musicista. Dalle intercettazioni telefoniche era emerso che Yannis Lagos, uno dei 18 deputati del partito neonazista, la notte del 18 settembre era stato informato dell’imminente omicidio del rapper Pavlos Fyssas.

Squadristi di Alba Dorata – Greekreporter.com

A tal punto, il governo del primo ministro Antonis Samaras si è deciso finalmente ad agire contro Alba Dorata, partito esplicitamente neonazista. Non sorprende nessuno che durante una perquisizione a casa di Christos Pappas, deputato e numero due di Alba dorata, sarebbero state trovate nella casa una bandiera con la svastica e foto di Adolf Hitler, assieme ad alcuni cimeli nazisti.

Le indagini hanno portato all’arresto di quattro deputati di Alba Dorata, per “costituzione e appartenenza ad una organizzazione criminale” – tra cui Nikos Michaloliakos, “Führer” del partito – ma solo Yannis Lagos è rimasto in carcere con accuse di riciclaggio di denaro, ricatto e possesso illegale di armi.
Inoltre, due membri di Alba dorata hanno ottenuto la libertà condizionale con l’accusa di appartenenza a gruppo criminale, omicidio e riciclaggio, (fonte I Kathimerini), ma uno dei due, Dimitris Frangakis, ha negato di avere qualsiasi “legame politico o ideologico” con Alba Dorata, come Georgos Roupakias, l’assassino reo confesso, aveva negato di avere dei complici, mentre gli atti comprovano che l’accoltellamento avvenne in conseguenza di un alterco tra i due in una taverna dove la gente stava guardando una partita una partita di calcio di una squadra greca in Europa League.

Quel che sembra è che l’establishment e la società greci abbiano deciso che metter fine ad una lunga serie di azioni criminali, perpetuate da aderenti di Alba Dorata, sull’onda dell’omicidio del rapper Pavlos F, che, però, sembra essersi originato in quel sottobosco di criminalità comune ed antagonismo sociale tipico, ormai, di ogni grande città.

Scontri ad Atene – Voanews.com

Una mossa ‘a metà’ – essendo i consensi per Alba Dorata al 10% circa e nel timore che la situazione degeneri – come reso evidente dal fatto che a dieci suoi deputati non sia stato contestato il reato di ‘organizzazione criminale’, nè le perquisizioni a tappeto hanno trovato il presunto arsenale segreto del partito. Non ci sono altri arresti, salvo quelli dei quattro deputati. Allo stesso modo, Chrysi Avgì non è stata dichiarata fuorilegge nè è stato sciolto il suo gruppo parlamentare. Anzi, Il vice premier greco Evangelos Venizelos ha escluso la possibilità di elezioni anticipate e ha attaccato il partito di sinistra Syriza, che aveva chiesto di tornare al voto dopo l’arresto dei militanti di Alba dorata. Secondo Venizelos, il governo vorrebbe convincerli a lasciare il loro incarico al parlamento greco, nel rispetto della costituzione.

Ricordiamo che la Grecia aveva trovato un po’ di pace sono nel maggio 2012, dopo due anni di crisi e di ‘stato d’assedio’ a causa dei disordini, quando i conservatori di Nuova democrazia, i socialisti del Pasok e il centrosinistra filoeuropeo del partito Dimar trovarono un’intesa su un governo della durata di due anni, con all’opposizione la destra neonazista di Alba Dorata e la sinistra radicale di Syriza.

Dal 2008, la Grecia ha subito un intensificarsi di azioni anarco-insurrezionaliste, sia spontanee per effetto di una crisi economica di portata mondiale, con aggressioni nei confronti delle forze di polizia e di cittadini comuni, sia su base internazionale con incendi dolosi, atti di vandalismo e guerriglia urbana, durati molti mesi con morti e feriti tra passanti e residenti.
Da anni le indagini della polizia greca si imbattono in un’organizzazione anarchica che agisce come cellula locale di una rete anarco-terroristica internazionale, che, di recente, ha attuato tre attentati incendiari ad Atene.

Arriva, dunque, come un fulmine a ciel sereno l’attentato di Neo Eraklio, che ha il palese scopo di fomentare tensioni e reazioni nel già instabile contesto greco. Tra l’altro, il commando ha operato con notevole freddezza utilizzando un’arma, l’AKM versione Zastava, che richiede un certo addestramento.

Zastava M77

Chi ha organizzato l’attentato?

La solita CIA, puntualmente quanto inspiegabilmente impegnata a destabilizzare i paesi amici? Un’improbabile ex Unione Sovietica, con la sua ricerca di uno sbocco nel Mediterraneo (leggasi Siria), mentre il Pireo parla ormai cinese? Una Jihad islamica che agli attentati di massa e alle operazioni finanziarie sta affiancando azioni di destabilizzazione politica e valutaria?
Sempre possibile, ma difficile da credersi.

I Cartelli del narcotraffico che vedono nelle aree ‘Euro sofferenti’ (Grecia, Italia e Spagna meridionali) un potenziale ‘arcipelago pirata’ da consolidare, usando – come da tradizione consolidata – l’antagonismo sociale come arma di ricatto verso i Palazzi del Potere?
Una fazione anarchica mondiale che ‘vuole fare a pezzi questa società, perchè non ne teme le rovine’ – come Buenaventura Durrutti ebbe a dire quasi ottanta anni fa – e non si rende conto che siamo già dinanzi alle rovine e non c’è bisogno di peggiorarle?
O ambedue?

Pochi mesi fa, sono stati deposti ordini esplosivi sulle porte di casa di cinque noti giornalisti (Giorgos Oikonomeas, Antonis Liaros, Antonis Skyllakos, Christos Konstas e Petros Karsiotis) e l’azione è stata rivendicata dalla ‘Cellula degli Amanti di un Mondo senza leggi’.

In una sua lunga disanima, Harry van Versendaal – noto editorialista della versione inglese del quotidiano greco I Kathimerini – ha invitato non solo la Destra neonazista, ma anche la Sinistra antagonista a “sviluppare una comprensione più inclusiva della violenza, condannandola in ogni sua forma: sia essa razziale, sessuale o politica“.

Chi vuole che il Sud Europa s’infiammi come il Nord Africa o il Medio Oriente?

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Il barile è raschiato. La cleptocrazia andrà a finire?

6 Giu

Oggi, ‘Il Jester’ esce con una efficace e sintetica disanima del fallimento di Mario Monti (Ecco i dati del fallimento del Governo Monti. Il gettito fiscale è diminuito di 3,5 miliardi di euro), analogamente alle notizie e riflessioni diffuse da questo blog ieri (DEF: i conti di Mario Monti, alla prima verifica semestrale, non tornano), aggiungendo che la “Corte dei Conti, proprio ieri ha denunciato l’eccessiva pressione fiscale che ha avvitato l’economia italiana in una recessione pericolosa.”

Sono andato a spulciare tra i suoi post di dicembre: anche Il Jester, come questo blog ed altri, ha sentito odore di bruciato e di marcio fin da subito.

Rispetto al post in questione, però, non mi allarmerei troppo per lo ‘spread’, dato che è evidente che non dipende da noi quano dalla Germania e dal sistema finanziario in-grassato dalle decine di migliaia di miliardi di Euro che dai paesi dell’Est le ‘oligarchie’ (mafie?) locali hanno riversato sull’Europa da 15 anni a questa parte.

Quello che preoccupa me e non solo è altro, come scrivevo ieri.

La riforma delle pensioni è vigente e sta facendo solo danni, la riforma del lavoro presenta troppe ‘dimenticanze’ e troppi salti in avanti per lasciar ben sperare, dei cacciabombardieri F-35 (che costano tantissimo) e dell’effettiva quantità non si è saputo più nulla.

Del Meridione inutile parlarne, neanche se impugna i Forconi o inneggia ai Briganti oppure, peggio ancora, se è vittima di un oscuro e gravissimo attentato a Brindisi. Niente per le donne, per l’istruzione e la formazione professionale nulla, la sicurezza che – neve o terremoti, viabilità o rapinatori – non c’è. Niente famiglia, niente bambini, niente anziani, niente disabili: non esistono nelle priorità di questa maggioranza di governo.

Solo farisaica ignavia e flaccida inazione per la Sanità, dove i giusti tagli hanno interrotto parzialmente il ‘Paese del Bengodi’, ma che, senza monitoraggio e government, sono in balia delle Regioni e dei loro dissesti o delle oligarchie che fanno da base consensuale di questo sistema partitico. I malati? Siano … pazienti. Il buco nero del deficit pubblico? Andiamo oltre …

Alle province da abolire per legge, ma che possono restare per legge. Oppure, alla riforma elettorale che non c’è, dato che – come la mettono la mettono – comunque la Partitocrazia perderà tanti seggi. Meglio tenesi le attuali mille poltrone mille …

Questo è lo stato attuale della Nazione e, da oggi, non è più un cittadino blogger a pensarlo: il disastro è firmato di loro pugno nel Documento di Economia e Finanza (DEF).

Cosa fare?

Continuare a rincorrere lo ‘spread’ è impresa folle, come lo fu quella di immettere nelle aste titoli con interessi del 7%: praticamente una corda al collo.

Continuare ad incidere sul welfare e sulle infrastrutture, sottraendo risorse, sarebbe la negazione del Programma di governo – poca roba – e, soprattutto, del Keynesismo, in nome di un ultraliberismo che non trova più adepti neanche tra i Repubblicani statunitensi.

Allo stesso modo, in nome di una stabilità che si sfilaccia di giorno in giorno, non si è voluto abbandonare al proprio destino Unicredit, aumentando il gravame sull’Italia e gli Italiani, come non si vuole prendere atto che il consenso dei partiti di governo è pressochè inesistente, vista l’astensione ed il voto espresso alle recenti amministrative.

Come anche, per più antichi ed imbarazzanti motivi, si evita di nominare il Meridione od a non pretendere efficienza e sobrietà dalle pubbliche amministrazioni, dagli ospedali, dalle scuole, dalla Politica e dai Partiti.

Dunque, è la realtà dei fatti a dirci che il barile è raschiato e va a finire questa cleptocrazia iniziata 150 anni fa con il saccheggio del Triveneto e delle Due Sicilie e con ‘l’acquisizione’ del patrimonio clericale.

Cosa ne sarà è difficile dirlo, visto il senso di ‘irresponsabilità’ verso la Nazione che questa gerontocrazia all’ultima spiaggia sta dimostrando.

L’unica cosa certa è che, con gente così al potere, non lasciamo spazio che agli speculatori ed agli usurai. Quale pazzo, ma onesto investitore giocherebbe le sue fiches sull’Italia?

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DEF: i conti di Mario Monti, alla prima verifica semestrale, non tornano

5 Giu

Circa sette mesi fa, dinanzi alle prime avvisaglie del Governo Monti, scrissi che questa gestione del paese ci avrebbe portato, prima dell’estate, allo stallo e/o al caos.

Diciotto giorni fa, annotai che “tra pochi giorni, i dati ci dimostreranno che l’inflazione è salita, le economie sulle pensioni non sono così tante, i cacciabombardieri F-35 non sono 131 e neanche 25″ e “delle richieste diffuse, anche tra i ceti più informati, di rimpasto del governo Monti o di elezioni anticipate.”

Oggi, il Corriere della Sera titola “Lo Stato incassa meno: entrate tributarie in calo. Il Def (Documento di Economia e Finanza): 3.477 milioni di euro in meno nei primi 4 mesi dell’anno rispetto alle previsioni” e aggiunge che sono “in flessione anche i ruoli per -93 milioni di euro (-4,5%), le poste correttive per -160 milioni di euro (-2,2%) e le entrate tributarie degli enti territoriali per -84 milioni di euro (-1,2%)”.

Un mese prima (e 66 giorni fa) scrivevo che arrivava l’inflazione, “un qualcosa di prevedibile se i commercianti non vendono (stagnazione) e le tasse aumentano vertiginosamente. L’alternativa sarebbe quella di vedere serrande callate e avvisi di fallimento.

Ricordiamo che inflazione e recessione non vanno molto d’accordo, anzi, non sono affatto sostenibili da un sistema produttivo-finanziario. Qualunque professore di economia o sostenitore di un “ordine mondiale” sa che la congiuntura va evitata a tutti i costi.

Un situazione che si sta accompagnando, ma saranno i dati di fine anno a confermarlo, all’inabissamento dell’evasione e della corruttela secondo un meccanismo abbastanza prevedibile. Infatti, il monitoraggio ossessivo dei conti bancari di chiunque sta creando (ed era prevedibilissimo) un circuito parallelo di attività saldate per contanti e, ovviamente, non fatturate o sotto-fatturate.

Questo è quello che provoca un Welfare iniquo ed una fiscalità esosa e sprecona. I libri di storia coloniale e del Terzo Mondo grondano di esempi simili.

Ma Elsa Fornero e Corrado Passera non lo sanno e non riescono a comprendere che sarebbero bastati una patrimoniale sui redditi, lo spacchettamento di Finmeccanica e l’abbandono di Unicredit agli squali tedeschi suoi partner per evitare la mattanza sociale, lo stallo economico del Paese, l’interessata inerzia tedesca.”

Adesso la frittata è fatta e volge alla fine la saccenza di Mario Monti e delle centinaia di ‘professori’ di cui hanno lautamente riempito ministeri e commissioni di lavoro.

Non è un caso che Fassina, l’esperto di economia pubblica del Partito Democratico, ha presentato “l’asso di picche” proprio ieri, paventando l’approssimarsi di elezioni anticipate.

Nulla di male, in Italia hanno praticamente floppato quasi tutti e nessuno ha pagato il pegno, anzi talvolta è stato richiamato a ‘completare l’opera’.

Il punto è che la riforma delle pensioni è vigente e sta facendo solo danni, la riforma del lavoro presenta troppe ‘dimenticanze’ e troppi salti in avanti per lasciar ben sperare, dei cacciabombardieri F-35 (che costano tantissimo) e dell’effettiva quantità non si è saputo più nulla.

Del Meridione inutile parlarne, neanche se impugna i Forconi o inneggia ai Briganti oppure, peggio ancora, se è vittima di un oscuro e gravissimo attentato a Brindisi. Niente per le donne, per l’istruzione e la formazione professionale nulla, la sicurezza che – neve o terremoti, viabilità o rapinatori – non c’è. Niente famiglia, niente bambini, niente anziani, niente disabili: non esistono nelle priorità di questa maggioranza di governo.

Solo farisaica ignavia e flaccida inazione per la Sanità, dove i giusti tagli hanno interrotto parzialmente il ‘Paese del Bengodi’, ma che, senza monitoraggio e government, sono in balia delle Regioni e dei loro dissesti o delle oligarchie che fanno da base consensuale di questo sistema partitico. I malati? Siano … pazienti. Il buco nero del deficit pubblico? Andiamo oltre …

Alle province da abolire per legge, ma che possono restare per legge. Oppure, alla riforma elettorale che non c’è, dato che – come la mettono la mettono – comunque la Partitocrazia perderà tanti seggi. Meglio tenesi le attuali mille poltrone mille …

Questo è lo stato della Nazione allo stato attuale e, da oggi, non è più un cittadino blogger a pensarlo: il disastro è firmato di loro pugno nel Documento di Economia e Finanza (DEF).

Complimenti, dunque, a Mario Monti, Elsa Fornero e Corrado Passera per … la loro capacità di ipnotizzare leader di partito e direttori di testate.

Purtroppo, per noi, però, i loro conti, alla prima verifica semestrale, non tornano.

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Amministrative: i segnali sono nei dettagli

22 Mag

Al di là dell’analisi generale del voto alle amministrative, dopo i ballottaggi, alcuni dettagli sono da considerarsi, specie in luce di una riforma elettorale tutta da farsi e da “inventarsi”.

Dettagli, forse, non tutti determinanti dei quali, però, sarà bene tener conto, se vogliamo evitare qualche altro “svarione” al nostro già danneggiato paese.

1- Difficile pensare che i cittadini digeriranno la scelta di un Senato federale eletto dalle giunte regionali, ovvero dai partiti. Come è difficile immaginare che, nell’arco di un decennio, le Regioni non trasformino il Senato in un gerontocomio ed in un groviglio di lobbies.

2- Marco Doria ha raccolto più voti al primo turno (127.477) che al ballottaggio (114.245) ed il Partito Democratico, a Genova, raccoglie 55.000 voti, mentre i suoi alleati ne totalizzano 62.000.

3- A Parma, il Movimento Cinque Stelle conquista il seggio di Sindaco, ma Pizzarotti vince grazie ai voti degli elettori dell’UDC e del PDL, che assommati sono superiori ai suoi.

4- A Palermo, Orlando sbanca, dopo i cattivi risultati raccolti dal PD nelle precedenti amministrative, segno che la Sicilia vuole interloquire con lo Stato nazionale e non vuole sottostare a decisioni prese altrove, come anche che diffida di forze politiche che hanno alimentato l’emigrazione al Settentrione industiralizzandolo e degradato il Sud, dimenticandolo.

5- Il Partito Democratico vince nelle maggiori città, ma i candidati sono iscritti di SEL (Marco Doria) e dell’IdV (Orlando). Non vince, a causa del fronteggiamento con l’UDC, nelle città più piccole, ma di una certa entità demografica e produttiva come Parma,  Trani, Taranto e Verona, dove sono candidati iscritti al PD.

6- E’ nell’evidenza dei fatti che far parte del Governo Monti si stia rappresentando come un vero e proprio abbraccio fatale per il Popolo delle Libertà. La Sinistra prevale, ma attuando un’equivocante politica del “doppiopetto”, con il PD al ‘governo’ e SEL alla ‘lotta’.

7- Mentre nelle giunte che si sono formate al primo turno, la possibilità di “far da terza sponda” si è di per se annullata, dai ballottaggi esce un risultato impressionante riguardo l’UDC, che a Parma va con Cinque Stelle, a Rieti e Taranto col PD, a Palermo, Verona e Trani è con il PdL.

8- In non pochi Comuni, i neoeletti sindaci hanno un consenso del 25% o poco più, visto che a stento ha votato la metà degli elettori.

Difficile pensare che alle prossime elezioni si possa andare a votare con un Partito Democratico rappresentato da SEL, con l’IDV che sembra poter diventare la prima forza “a Sud”, un Centrodestra inesistente, l’UDC che è disponibile a qualunque alleanza, i Grillini in parlamento senza un programma nazionale e “soli contro tutti”.

E difficile pensare che le cose possano andar meglio, senza un rimpasto del governo Monti, che rimetta la politica al suo posto, ed un salto di qualità del Parlamento, nell’abolizione delle provincie e dei troppi privilegi.

Quanto alla legge elettorale, la cautela è d’obbligo, dato che l’obbligo di dichiarare programmi ed alleanze sembra ineludibile, come quello di un solido sbarramento, che, però, Mattarellum e Porcellum non offrono, agevolando come fanno le “filiere di cespugli”. Allo stesso tempo, l’attuale sistema elettorale da un bonus di seggi eccessivo alla compagine vincente, che ‘de facto’ vanifica il ruolo dell’opposizione e del parlamento, se parliamo di politiche, e le azzera del tutto, se parliamo di piccoli comuni.

Qualcosa va fatto e presto, dopo i fischi dei partenopei all’Inno di Mameli, dei terremotati emiliani all’arrivo di Mario Monti, di alcuni brindisini persino verso il vescovo.

L’Eurozona? Ci pensino Francia e Germania.

leggi anche Dopo le elezioni, il caos?

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Dopo le elezioni, il caos?

22 Mag

Circa sei mesi fa, dinanzi alle prime avvisaglie del Governo Monti, scrissi che questa gestione del paese ci avrebbe portato, prima dell’estate, allo stallo e/o al caos.
Come volevasi dimostrare, i fatti di questi giorni ne sono la riprova.

L’astensione è alle stelle, il PdL è imploso, la Lega tiene solo dove ci sono i maroniani, il Partito Democratico vince con candidati di SEL, l’UDC approfitta dei ballottaggi e riesce a mettersi in giunta, a seconda dei comuni, con il PD, con il PDL e addirittura con Cinque Stelle, che avanza localmente con un “programma nazionale” che, per ora, si mantiene qualunquista e demagogico.

Il tutto mentre esplodono bombe davanti alle scuole e tre giorni dopo non ci sono tracce da seguire, mentre “salta” la filiera del parmigiano perchè, a quanto pare, gli uffici tecnici italiani proprio non riescono a tener conto del rischio sismico.

Intanto, il Parlamento è fermo, ferma la riforma del lavoro, ferma l’abolizione delle Provincie, fermi la legge elettorale, i rimborsi dei partiti, la riforma della Pubblica Amministrazione, la destrutturazione della RAI. E, tra pochi giorni, i dati ci dimostreranno che l’inflazione è salita, le economie sulle pensioni non sono così tante, i cacciabombardieri F-35 non sono 131 e neanche 25, mentre i media inizieranno a raccontarci, si spera, che Unicredit, Finmeccanica e Monte Paschi di Siena non navigano in buone acque.

Dunque, secondo la ‘dottrina’ del sistema mediatico italiano, le testate son piene di Bersani e del suo ‘abbiamo vinto’, senza chiedersi se, con le giunte locali nelle mani di SEL, Cinque Stelle ed UDC,  non siamo sull’orlo del “peggio”.

D’altra parte, cosa aspettarsi da un sistema mediatico italiano – quello affiancato dal Ghana nella classifica mondiale sulla correttezza dell’informazione – i cui comitati di redazione dovrebbero iniziare a chiadersi ‘come mai’ la partitocrazia di sinistra riesca puntualmente a sopravvivere, da 20 anni, “all’aggiornamento del sistema” senza nulla cambiare, nonostante sia stata coinvolta “come tutti i partiti” sia nel malaffare di Tangentopoli, ai tempi della Prima Repubblica, sia nei misfatti delle giunte regionali e locali della Seconda Repubblica.

Vedremo se, almeno, nei prossimi giorni i media si decideranno a palesare il forte malcontento esistente nel paese e, magari, dar voce alle richieste diffuse, anche tra i ceti più informati, di rimpasto del governo Monti o di elezioni anticipate.

leggi anche Amministrative: i segnali sono nei dettagli

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Ancora suicidi. Mario Monti passa oltre (i cadaveri e le responsabilità)

9 Mag

Ancora suicidi, due disoccupati e un imprenditore, ma Mario Monti passa oltre (i cadaveri) minimizzando con un “drammi umani causati dalla crisi, rifletta chi l’ha provocata” e distinguendo tra “chi ha portato la situazione in questo stato e chi sta cercando di risolvere i problemi”.

Ovviamente, l’informazione italiana – acritica ed informe – la beve tutta e la strilla, per giunta, dalle testate, come fosse l’oro di Re Mida, senza chiedersi “chi” dovrebbe riflettere secondo Mario Monti.

Eh già, perchè qui viene il bello: chi ha provocato la Crisi?

Facile a dirsi: la Crisi è stata provocata dall’avidità di Goldman Sachs e Unicredit e dalla facilità con cui hanno aperto linee di credito ed investimenti nell’Europa dell’Est, dragando risorse principalmente dal Sud Europa. Inoltre, la Crisi è stata accentuata dalla superficialità con cui gli organismi di controllo UE ed internazionali hanno monitorato e tollerato gli eccessi e gli sprechi delle Caste al potere in Francia, Germania ed Italia.
Una Crisi che sta diventando “endemica” grazie alla scelta dei Poteri Forti (Bilderberg, Opus Dei, Trilateral, Deutsche Bank eccetera) di privilegiare un salvataggio recessivo dei propri capitali piuttosto che badare ai cittadini ed alla ripresa industriale.

Mario Monti, dunque, parla a se stesso ed ai suoi colleghi quando afferma “rifletta chi l’ha provocata”, mentre è pura tautologia la frase “”chi ha portato la situazione in questo stato e chi sta cercando di risolvere i problemi”. Come dimenticare che Monti era, fino a pochi mesi fa, in Bilderberg e Goldman Sachs, che Fornero era (è) Compagnia di Sanpaolo, che Renato Passera era (è) Banco Ambrosiano Veneto, Unicredit, Alitalia …

Effetti speciali che riescono – incredibilmente – ad illudere giornalisti e redattori, ma che non possono intaccare di un millimetro la consapevolezza del dramma in corso e delle responsabilità del Potere che ogni cittadino ormai ha.
Veramente incredibile che i nostri media e le nostre forze politiche non se ne rendano conto – per inerzia, malafede o incompetenza cambia poco – senza rendersi conto che questa “demogogia” e questa “opacità dell’informazione” non fanno altro che alimentare l’antipolitica ed il populismo.

Tra l’altro, checchè se ne dica, l’esito delle amministrative conferma che il paese è attualmente ingovernabile, che non esiste una maggioranza, che le forze politiche in crescita sono perniciosamente populiste (SEL e Cinque Stelle) e, soprattutto, prive di un programma di politica economica, come del resto è il cosiddetto “Centro” dei moderati.

Se il Parlamento non dovesse addivenire – come ormai scrivo da tempo – almeno ad un rimpasto di governo, ripristinando un minimo di governance politica del Paese, al voto delle Politiche 2013 ci ritroveremo con ben altri cocci da ricomporre.

E, probabilmente, andrà così, se Mario Monti continuerà a rilasciare dichiarazioni “estemporanee” che una qualuque persona istruita è in grado di confutare e che … offendono l’intelligenza di chiunque.

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Il PdL implode: Italia ingovernabile

8 Mag

La Lega di Maroni tiene, quella di Bossi evapora, il PdL affonda, anzi implode: il Centrodestra non c’è più. Questo il primo dato di queste Amministrative.

Cinque Stelle è una realtà, il Partito Democratico tiene ma solo rendendo egemoni SEL e la CGIL, mentre  l’Italia dei Valori ha un buon radicamento al Sud, ma non sfonda, e l’UDC di Casini deve rinunciare all’idea di farsi “arbiter” nelle giunte locali.

Il tutto mentre l’affluenza alle urne vede un terzo degli elettori non “pervenuti” al voto.

Una follia, insomma, che le news di oggi, con enorme miopia e poca aritmetica, annunciano come il “Centrosinistra tiene”, mentre, in realtà, il “centro”  resta abbondantemente sotto il 20% e mentre, dietro le spoglie del Partito Democratico, si vede solo la “sinistra” e pure alquanto estrema e frammentata.

E, d’altra parte, come pensare che a raccogliere il “voto anti Casta” sia proprio il PD, il partito che ‘da solo’ ha sostenuto le pensioni d’oro ai grandi commiss di Stato? Oppure che “il Centro” (l’UDC?) abbia vinto o, semplicemente” tenuto?

La fotografia di un paese ingovernabile, se ieri si fosse votato per la Camera, che verrà edulclorata dalle solite grancasse della pubblica opinione con pessimi esiti, visto che le bugie hanno sempre le gambe corte.

La realtà di un paese ingovernabile, visto che il PdL non potrà continuare a “suicidarsi” appoggiando Mario Monti e visto, soprattutto, che il Partito Democratico non potrà continuare per molto tempo ancora la politica illusionistica “di governo e di lotta”.

Peggio di così, in termini di governabilità generale, non poteva andare.

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Elezioni Amministrative 2012, le ripercussioni del voto

7 Mag

 Così Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno,  rispondendo a una domanda sull’esito del voto delle amministrative che sembra penalizzare i partiti che sostengono il governo, ha dichiarato che: “Questo credo che vada chiesto ai partiti, quando si parla di amministrative il tema credo vada approfondito molto. Non mi avventuro in questa analisi”.

Il ministro aveva ammesso, rispondendo ad una precedente domanda, che “”servirebbe un’analisi complessa sul voto, ma certo era nell’aria che ci sarebbe stata una disaffezione; questo è importante considerarlo” e che “l’exploit delle liste dei cosiddetti grillini “era nell’aria: sono fenomeni che accadono in momenti di disorientamento come questo, in cui si cerca un punto di riferimento che non è istituzionale”.

Dunque, dopo mesi che “andiamo alla grande”, anche il “core” del Governo Monti ammette che c’è disorientamento e c’è disaffezione. Era ora.

Quanto all’analisi del voto, essendo una questione tecnica e non politica, sarebbe stato il caso di non usare il verbo “avventurarsi”, come fosse guardare nella sfera di cristallo. E dire che sono professori …

Eppure, le ripercussioni del voto non sono così difficili a ‘leggersi’, già adesso che le urne non sono ancora scrutinate.


Innanzitutto, le vittorie di Doria (SEL), Tosi (Lega) e, al ballottaggio, Orlando (IdV) erano scontate e non fanno clamore.
A Parma non vince di certo il Partito Democratico se Bernazzoli, il suo candidato, è un sindacalista “storico” della CGIL Federbraccianti ed a maggior ragione se sarà il Candidato delle Cinque Stelle (oltre il 15%) ad andare al ballottaggio.

La Lega di Maroni tiene, il PdL affonda, Cinque Stelle è una realtà, la Sicilia non vota, SEL e la CGIL sono egemoni sul Partito Democratico, l’Italia dei Valori ha un buon radicamento al Sud, l’UDC non svolgerà la sperata funzione di “jolly” nelle giunte locali che contano.

Vincono i candidati che sono stati critici od oppositivi a questo governo e questa maggioranza; perdono quelli che si erano affidati ad equilibrismi e tatticismi.

Il fatto che i principali comuni coinvolti si riferiscano proprio ai territori dove la “querelle Provincie” è maggiore e che avanzino solo i partiti “anticasta” non lascia dubbi su cosa debba fare Mario Monti con l’accorpamento dei Comuni minori e la cancellazione degli apparati politici provinciali.
Allo stesso modo, i sindaci e le Regioni dovranno andare molto cauti nell’appioppare l’IMU o nello (s)vendere ex-municipalizzate o, ancora, nel continuare a trattenere fondi destinati a diritti costituzionalmente garantiti a causa del Patto di stabilità. Il Sud inizia ad esprimere una autonoma identità politica con il Partito del Sud presente nelle guinte comunali.

Deduzioni “avventurose” per il nostro ministro dell’Interno … e non solo per lei.

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Elezioni Amministrative 2012 – I numeri dell’affluenza alle urne

7 Mag

Il dato nazionale dell’affluenza alle urne è di un calo di 7 punti, al 66,9%, rispetto alla scorsa tornata.
Un dato apparentemente contenuto, ma, in realtà, “significativo”, dato che parliamo di tante piccole località, dove campanile, fazione e politica sono in piazza e sono l’argomento di ogni giorno dopo altro giorno.

I dati separati dei maggiori comuni sono viceversa più significanti, anche in luce di una effettiva valutazioe di “chi abbia vinto e chi perso”.

N.B. I dati sono quelli diffusi da La Repubblica on line e riferiti alla chiusura dei seggi.

Le prime conclusioni che possono trarsi sono:

  1. la Lega di Maroni tiene? Sembra proprio di si.
  2. in Sicilia i dati di minore affluenza sono sostanzialmente uniformi e preoccupantemente alti. Spinte autonomistiche, nuova strategia di Mafia, enorme malcontento?
  3. nelle quattro regioni più ricche,la fuga dalle urne è significativa, nonostante siano le meno colpite dai tagli ed, in proporzione, dalla disoccupazione. E’ il minor consumismo, ovvero una richiesta generale di sobrietà, che scontenta “certi” elettori?
  4. in Campania – vista la disaffezione verso i partiti tradizionali, dimostratasi per le elezioni scorse a Napoli – la ‘buona’ affluenza alle urne (solo -4%) potrebbe preludere ad un forte cambiamento in ottica meridionalista

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