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Roma: un’emergenza ‘casa’ tutta da capire

3 Lug

Da pochi giorni, il Comune di Roma Capitale ha una nuova Giunta, guidata dal Sindaco Ignazio Marino e, soprattutto, dal suo vice, l’assessore al Patrimonio Luigi Nieri, le cui ‘migliori’ referenze sono quella di assessore al Bilancio, programmazione economico-finanziaria e partecipazione della Regione Lazio per la Giunta Marrazzo.
Un bilancio con un buco valutato in 277 milioni per  una scorretta e costosa distribuzione dei farmaci destinati alle terapie continuative per pazienti cronici non ricoverati e sotto monitoraggio, che si concluse solo nel 2008 e solo a seguito delle indagini della Guardia di Finanza, mentre la Legge 405/2001 prescriveva che dovessero essere forniti in modalità “diretta”, cioè dalle stesse Asl e/o farmacie convenzionate, con sconti minimi del 50% sul prezzo intero.

Un viceSindaco che, con buona pace per i 3/4 dei romani che ‘di sinistra non sono’, mantiene anche la carica di capogruppo di SEL in Consiglio Comunale, nonostante non sia stato lui, con soli 4.810 voti, ad essere il primo eletto del partito, bensì Gemma Azuni, con 5.430 preferenze.

Un Luigi Nieri, oggi vestale e tutore del patrimonio comunale, che, solo sei mesi fa, dichiarava “Le manifestazioni eclatanti che si sono tenute oggi a Roma, con l’occupazione di decine fra palazzi e strutture da parte di migliaia di persone, serviranno a portare all’attenzione di tutti un dramma che riguarda migliaia di persone e che non si può continuare a ignorare. La ghigliottina della speculazione, con l’aumento esponenziale degli affitti e con le case degli enti pubblici privatizzati messe in vendita a prezzi di mercato, rischia di decapitare intere famiglie ogni giorno. L’esasperazione di chi non riesce a guardare oltre domani è, quindi, più che legittima”.

Va da se che le case degli enti pubblici vadano privatizzate a prezzi di mercato e che nei centri storici gli affitti aumentino, come anche che a Roma è difficile parlare di legittimità, quando l’argomento è la casa. Un argomento tabù, la casa, non solo per la continua attrattiva di nuovi residenti, fagocitati a caro prezzo dai palazzinari, mentre il PIL capitolino da decenni suggerisce l’insostenibilità di una tale crescita demografica, confermata da numero incommensurabile e sempre crescente di alloggi pubblici esistenti ed il blocco perpetuo degli sfratti nei rioni centrali.

Infatti, a Roma le case pubbliche si occupano per rivendersele o si ereditano dai vecchietti, a volte prima ancora che siano defunti, come raccontava poco tempo fa Il Messaggero, che, nel 2010, denunciava come, su 53.000 alloggi Ater fossero almeno 8000 quelli occupati senza alcun titolo. Un dato di assoluto arbitrio e caso confermato dalla recente necessità, per ATER Roma, di indire un  censimento degli inquilini e dal fatto che, su 7.410 messi in vendita solo 434 alloggi sono stati effettivamente venduti e meno di tremila inquilini hanno chiesto di essere ammessi alla procedura di rogito.

E, non a caso, alle manifestazioni dei ‘comitati per la casa’ di solito non partecipano più di qualche centinaio di cittadini come, puntualmente, gli occupanti delle case in consegna risultano non avere i diritti di precedenza sui legittimi assegnatari.
Una questione complessa, dunque, se, poi, ci si ritrova anche dinanzi a precedenti con la giustizia, formazione e qualificazione professionali assenti, incapacità a trovarsi un posto di lavoro fisso. Specialmente se, a Roma, non è noto nè il numero esatto delle case concesse a fitto agevolato nè la tipologia degli inquilini e, soprattutto, come venga monitorata la sussistenza dei requisiti. In un paese, come l’Italia, dove non è previsto un particolare controllo fiscale per coloro che beneficiano di un alloggio pubblico.

In questo contesto – e con le promesse elargite ‘a mari e monti’ con la maxiofferta elettorale di Ignazio Marino – non ci vuole molto a scatenare il putiferio in città.
Ieri, ad esempio, è accaduto che qualche centinaio di manifestanti si è scontrato con la polizia, dopo che s’era cercato di uscire dal percorso prestabilito per avvicinarsi ad manifestanti antagonisti, come  Paolo Divetta, dei blocchi precari metropolitani, riferisce al Corsera: «all’inizio del corteo abbiamo saputo che esponenti de La Destra avevano organizzato il benvenuto a Marino sulla piazza del Campidoglio, che invece a noi era stata vietata a causa delle strutture di un concerto. Quando abbiamo saputo che i manifestanti de La Destra stavano dirigendosi verso il Campidoglio abbiamo chiesto alle forze dell’ordine di arrivare anche noi più in prossimità. Invece siamo stati bloccati nei pressi di piazza Madonna di Loreto con delle cariche immotivate».
Ovviamente, nessuno pensa al clima di tensione e al pericolo che un gruppo di persone, con intenti violenti, può scatenare in una città come Roma affollata di turisti e di cittadini se non arginato.

Risultato?
Un agente contuso, una ragazza manganellata ed il sindaco Ignazio Marino in serata va a trovare la giovane attivista – ma non il servitore dello Stato – e condanna ”gli episodi di violenza accaduti, sui quali va fatta piena luce, per questo chiederò immediatamente al Prefetto di accertare le responsabilità di quanto accaduto”.
Secondo la questura, gli agenti sono stati bersagliati da oggetti. E’ su questo che andrebbe fatta piena luce, come sul mercato delle okkupazioni, assicurando alla giustizia i colpevoli.

«Il sistema – racconta un anziano abitante delle case di Torrevecchia – è saltato quando gli occupanti abusivi si sono sentiti legittimati. E’ successo anche con le occupazioni dei vari movimenti per la casa. Chi è dentro è dentro. Chi aspetta continua ad aspettare. E non importa se in questo modo vengono lesi i diritti di chi è in graduatoria…». (Il Messaggero – 2010)
«Le dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Roma sugli scontri (…) rappresentano l’ennesimo attacco gratuito nei confronti delle forze di Polizia – ha dichiarato in una nota il segretario provinciale dell’Ugl polizia di Stato di Roma, Massimo Nisida – chiamate a fronteggiare tensioni sociali provocate dai vuoti lasciati dalla politica e poi aprioristicamente criticate dalle stesse istituzioni che le hanno investite del difficile ruolo di garantire l’ordine pubblico».
Chi semina vento, raccoglie tempesta ed il tempo del panem et circenses è ormai finito. Si spera …

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Senatori, deputati, multinazionali, lobbisti

20 Mag

Senatori e deputati a libro paga di multinazionali e lobbisti per cifre che andrebbero dai 1.000 ai 2.500 euro al mese, più qualche ‘fortunato’ che arriva fino a 5.000 mensili di mazzetta. Questa la denuncia di Le Iene, dopo le rivelazioni di un assistente parlamentare, protetto dal segreto.

Pietro Grasso, presidente del Senato e magistrato, esorta: «Chi sa qualcosa sui parlamentari pagati farebbe bene a denunciare questi comportamenti gravissimi». E, in effetti, la denuncia a ‘mezzo stampa’ c’è e qualche magistrato dovrebbe necessariamente aprire un inchiesta d’ufficio.

I ‘cattivi’ sarebbero, sta volta, le lobbies del tabacco e del gioco d’azzardo, che premerebbero per leggi ed emendamenti a loro favorevoli. Nulla di sorprendente, va così in tutto il mondo e spesso sono finanziamenti legali per le campagne elettorali, facilitati da leggi diverse dalla nostra sul finanziamento dei partiti.
Immediate le voci per la rapida approvazione delle norme anticorruzione, ma è la riforma dei finanziamenti ai partiti quel che serve per contrastare la concussione e l’occultamento dei finanziamenti, come è necessaria una nuova visione delle concessioni governative se si vuole risolvere a monte la questione ‘tabacchi, azzardo, accise, demanio marittimo, Equitalia, Caaf’.

Dunque, il punto non sono le eventuali lobbies del tabacco o quelle dell’azzardo – in gran parte estere, si noti bene – dato che il ‘problema’ vero è che se certi nostri parlamentari si dimostrassero ‘permeabili’ per soli 2.000 euro al mese, figuriamoci quali altre ‘lobbies’ possano esserci in grado di promettere ‘premi’ migliori, in soldoni od in carriere per figli e nepoti.

Se si accettano ‘quattro spiccioli’ per sigarette e gioco d’azzardo, quanti altri (denari, favori o ‘immunità’) potrebbero essere ‘graditi’ per tutelare gli interessi della Mafia o della Casta?

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Governo Letta: il PD guarda già alle elezioni

16 Mag

Il debito pubblico italiano a marzo ha raggiunto la quota record di 2.034,725 miliardi di euro, dopo i 2.022,7 miliardi raggiunti a gennaio 2013 e, nel 2012, si è avuta una riduzione del 27,5% rispetto al 2011 per i volumi di compravendite delle case (scese a 448.364 transazioni) per un totale di circa 46,4 milioni di metri quadri (-25,4% sul 2011), con una superficie media di circa 104 mq.

Il mercato dell’auto è è al 37 esimo crollo mensile (secondo il Centro Studi Promotor), a fronte di 116.209 immatricolazioni di aprile contro una media mesnsile di 185.086 auto vendute nell’aprile 2009. Intanto, serve oltre un miliardo di ore di cassa integrazione, con mezzo milione di lavoratori a zero ore equivalenti, principalmente nel centro Italia, in Veneto ed in Lombardia.

Intanto di Meridione non se ne parla, anche se lì i disoccupati non cassaintegrati sono a bizeffe, alle scuole si promette ‘stop a tagli’, come se si possa far funzionare un istituto superiore con 15.000 euro annui e basta, nessun allarme per i crediti delle aziende che eccedono ampiamente le disponibilità di Cassa Depositi e Prestiti, niente in programma per i nati dal 1950 al 1960 finiti nel limbo delle pensioni di Elsa Fornero, che la CGIL ritiene intoccabili.

Il PIL ha perso un altro percentuale e si fa spallucce, qui da noi, ‘che tanto già lo si sapeva’, dimenticando che è bastato solo un click, quello dell’annuncio ufficiale, per avviare tutta una serie di ricomputi, di cui ci annunceranno – solo tra qualche giorno, con calma – le ricadute sul peso degli interessi, sui conti UE, sulla perdita di qualche mercato.

In attesa del test elettorale di Roma Capitale, che servirà per ‘pesare’ i giochi interni del Partito Democratico, il governo Letta se la prende comoda, aspettando speranzoso la ripresa economica – che altrove c’è – e potersi attribuire ipotetici risultati e disastrosi benefici.
Peccato che a crescere siano gli USA e il Giappone. La Francia è in recessione, la Germania raccoglie un +0,1%, cioè nulla, mentre è ferma al palo, che c’è da attendere che sia rieletta, in autunno, Angela Merkel, accusata (all’estero ma non in patria) di eccessivo rigore finanziario e di vistoso germano-centrismo.

I nostri media non ‘strillano’ disgrazie a quattro venti, i mercati non scalpitano, il denaro ha raggiunto un tasso di sconto ridicolo, l’euro non vacilla.

E così andando le cose, il nostro Parlamento non trova meglio che occuparsi del decreto intercettazioni e si legge di IMU e CGI approvati, mentre è evidente che non c’è copertura finanziaria, se INPS, INPDAP e Cassa Depositi e Prestiti stanno come stanno e la Corte dei Conti suona l’allarme da mesi e mesi.

Intanto, in televisione si dibatte di sondaggi elettorali, di leggi per l’appunto elettorali, di candidati premier del centrosinistra per le elezioni …

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Sottosegretari: Letta getta la maschera

3 Mag

Se si voleva dare un segnale preciso al Paese ed ai mercati, il governo Letta/Alfano c’è riuscito: 30 sottosegretari e 10 viceministri declinati secondo lo standard Cencelli della Prima Repubblica, che spesso  hanno se non poche o pochissime competenze negli ambiti di governance cui saranno preposti.
E che, dunque, non si spiega perchè siano lì.

Ad esempio, i sottosegretari all’Istruzione Gabriele Toccafondi, laureato in scienze politiche e dirigente di cooperativa, Marco Rossi Doria, autore di successo, e Gianluca Galletti, politico ‘di professione’ e capogruppo dell’Unione di Centro alla Camera dei deputati.

Ai Beni Culturali ed il Turismo – non all’Ambiente od alle Politiche Agricole – vediamo Simonetta Giordani, biologa, e Ilaria Borletti Buitoni, imprenditrice impegnata nella tutela ambientale. Non a caso alle Politiche Forestali, Agricole e Alimentari troviamo Maurizio Martina e Giuseppe Castiglione, ambedue politici di ‘profesisone’, mentre il sottosegretario all’Ambiente è Marco Flavio Cirillo, che arriva ai vertici dello Stato con  la sola esperienza di sindaco di Basiglio, comune del milanese lambito dal fiume Olona, notoriamente inquinato, di cui pochi giorni fa il Corsera scriveva “cascate di schiuma e melma putrescente. Depuratori ko e scarichi abusivi.”

Il Sottosegretario alla Salute c’è il poco noto Paolo Fadda, di cui la Rete riporta solo che è un “ex-Pidiessino” e, sembra, autore di due testi dal titolo significativo “Alla ricerca di capitali coraggiosi” e “Alberto Castoldi: un’esemplare figura di imprenditore minerario.”

Alle Infrastrutture vediamo Vincenzo De Luca, ex sindaco di Salerno e politico di ‘professione’, Rocco Girlanda, amministratore delegato di alcune società editoriali del Centro Italia e coinvolto (non indagato) nella maxi inchiesta sugli appalti per il G8, ma soprattutto fa scalpore la nomina a sottosegetario di Erasmo De Angelis, presidente di Publiacqua Toscana, per la quale l’ADUC denuncia che “la tariffa idrica piu’ cara d’Italia diventa ancora piu’ cara”, di “so scandalo del conflitto di interessi”, perchè “l’Aato3, che decide gli aumenti proposti da Publiacqua, e’ gestito da persone nominate dai Comuni, che sono gli stessi che detengono al 34,63% le azioni di Publiacqua”, degli “utili che vengono dalle bollette degli utenti devono andare ai Comuni e questi ne fanno l’uso che credono, mentre per l’ammodernamento del sistema idrico si chiedono piu’ soldi agli utenti”.

Alla Difesa, i sottosegretari sono il politico di “professione” Gioacchino Alfano, relatore del famigerato Decreto Milleproroghe, e Roberta Pinotti, ex docente di lettere nei licei.

Agli Esteri, Marco Giro, già Direttore delle Relazioni Internazionali della Comunità Sant’Egidio … alla Funzione Pubblica, quel Gianfranco Miccichè che, nel 1988, interrogato nell’ambito di un’inchiesta sul traffico di droga, rispose: “Non sono uno spacciatore ma solo un assuntore di cocaina”, mentre, nel 2001, precisò che “se per fare gli appalti dovessimo aspettare che finisca la criminalità mafiosa allora non partiremmo mai”.

L’acqua è poca e la papera non può galleggiare.

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Spari a Palazzo Chigi, tanti interrogativi

29 Apr

Spari a Palazzo Chigi mentre il governo giura, poteva essere una strage, due carabinieri ed una passante colpiti, uno è gravissimo, l’attentatore, un disoccupato: «Volevo colpire i politici».

Scoppia la polemica tra i partiti e nei talk show.
E’ colpa della Rete, della sopravvalutazione dei social network e dei messaggi di ira popolare che veicolano? E’ colpa della politica, che ha dato per mesi uno spettacolo deprimente? E’ colpa dell’eterna campagna elettorale in cui viviamo da decenni e della demonizzazione dell’avversario?

Probabilmente si, è ‘colpa’ sia dei social network e del labile senso di community che alimentano, è colpa della nostra partitocrazia che non riesce ad evolversi da almeno 20 anni, è colpa del berlusconismo e dell’antiberlusconismo, che hanno monopolizzato sentimenti e soluzioni nazionali.
Ma, in primis, è ‘colpa’ di uno Stato Italiano che è nato 150 anni fa promettendo liberalità e riforme, che non sono mai realizzate ‘per il popolo’, con conseguenti trasformismi, statalismi, clientelismi, populismi, fascismi.

Se in Italia è endemico uno status pre insurrezionale – come attestano da decenni studi, esperti e fatti – la causa non può essere contingente, bensì endemica, come le condizioni in cui è tenuto il Meridione, come l’improduttività della nostra Capitale, come la fatiscenza e l’arroccamento di scuola, sanità ed università, come il sistema del lavoro e delle pensioni che prevede doppi, tripli e quadrupli binari.

Se in Italia vogliamo pervenire, dopo 150 anni, ad una effettiva pacificazione è necessario innanzitutto riaprire la ‘questione meridionale’ e chiudere la ‘questione mafiosa’, con interventi ‘preventivi’ che taglino ‘i mercati del malaffare’, come una legge ‘legalizzante’ sulle sostanze stupefacenti, il commissariamento dei poli logistici e grandi mercati all’ingrosso, una legge sulla prostituzione e sui casinò, l’istituzione di porti franchi.

Se in Italia vogliamo elettori consapevoli e non ‘da bar dello sport’, è necessario maggiore decoro delle istituzioni (leggasi manutenzione ordinaria), più aggiornamento del personale pubblico (leggasi pensionamenti), più istruzione e formazione (leggasi finanziamenti alle scuole e interventi per i minori a rischio).

Un reddito di cittadinanza, letale per il lavoro nero, per il caporalato, fondamentale se vogliamo superare le casse integrazione, le pensioni da fame, i veri invalidi non riconosciuti, gli esodati e le casalinghe, il calo delle nascite, la flessione dei consumi …

Un reddito di cittadinanza che avrebbe dato un minimo di dignità alla vita di Luigi Preiti, un cinquantenne senza il lavoro e senza l’affetto che cercava, senza speranza.

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Ancora suicidi. La recessione uccide. Il Governo è allo stallo. I partiti? No comment.

13 Apr

Andiamo verso un week end uggioso, come se il clima quasi volesse anche lui associarsi al profondo dissenso che ormai ha fatto suoi pressochè tutti gli italiani.

La piaggieria di Mario Monti verso i grandi poteri europei e statunitensi, l’ostinazione di Fornero nello stangare lavoratori e bisognosi anzichè supportarli.
L’attesa perdurante di una proposta di Patroni Griffi per limitare la spesa della pubblica amministrazione, quella di Balduzzi riguardo sprechi e disastri sanitari, l’effimera attività diplomatica di Terzi visto cosa accade agli italiani in India.
L’invisibilità di Gnudi, agli affari regionali, o di Barca, per la coesione territoriale, il mancato rilancio. I mancati investimenti che le piccole e medie aziende attendono ancora “buone nuove” da Renato Passera.

Intanto, tutti hanno capito che i mercati vanno male non per colpa nostra, ma della Germania e degli USA che ci scaricano addosso la crisi, sotto forma di “derivati”, “moral suasons”, “incorporamenti”.

Riguardo i partiti, nulla da dire, nel senso che nulla accade. Solo scandali e protervia – il tempo dell’ostinazione è finito – nel mantenere denari, privilegi ed impunità.

Tutto come al solito, insomma. Non proprio.

C’è una lista che sta girando in rete. Una lista che, ahimé, giorno su giorno si allunga.

  • 21/03/2012: Cosenza, 47 anni, disoccupato si spara
  • 23/03/2012: Pescara, 44 anni, imprenditore si impicca
  • 27/03/2012: Trani: 49 anni, imbianchino disoccupato si getta dalla finestra
  • 28/03/2012: Bologna: 58 anni, si dà fuoco davanti all’Agenzia delle entrate
  • 29/03/2012: Verona, 27 anni, operaio si da fuoco
  • 01/04/2012: Sondrio: 57 anni, perde lavoro, cammina sui binari, salvato in tempo
  • 02/04/2012: Roma: 57 anni, corniciaio, si impicca
  • 03/04/2012: Catania, 58 anni, imprenditore si spara
  • 03/04/2012: Gela,78 anni pensionata si getta dalla finestra, riduzione della pensione
  • 03/04/2012: Roma, 59 anni, imprenditore, si spara con un fucile
  • 04/04/2012: Milano, 51 anni, disoccupato si impicca
  • 04/04/2012: Roma Imprenditore si spara al petto col fucile. La sua azienda stava fallendo

Appare davvero impensabile tentare di arrivare alle amministrative per poi prender decisioni, che, a tal punto, non potranno altro che essere attuate in settembre, quando sarà troppo tardi, visto che fino ad allora i suicidi saranno centinaia. Ammesso che ci si fermi ai suicidi.

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Soldi e portaborse ai partiti? Davvero troppi

12 Apr

Alfano, Bersani e Casini hanno fatto in fretta a trovare un accordo sul finanziamento ai partiti, pur di mettere a tacere l’annosa questione ed evitare che, con una legge “seria”, si andasse ad intaccare un piccolo tesoro cui attingono i nostri politicastri.

Infatti, gli scandali Luzi e Belsito, in particolare, hanno dimostrato che i soldi che arrivano ai partiti sono davvero tanti, evidentemente troppi se … addirittura “gli cascano dalle tasche”. Troppi anche e soprattutto perchè non sono collegati ad una attività effettiva, ma solo presunta. Ne è un esempio il PdL che ottenne, anni fa, rimborsi superiori (qausi doppi) rispetto alle spese elettorali sostenute.

Ma i “troppi soldi” non sono semplicemente collegati al “cash”, ma anche, come dimostrano le inchieste correnti, all’enorme quantità di portaborse (spesso pubblici dipendenti distaccati) che “stazionano” nelle nostre Pubbliche Ammnistrazioni senza aver nulla da fare, visto che sono il “raddoppio politico” dell’infrastruttura pubblica che già paghiamo.

Personaggi – ben pagati e foraggiati dalle nostre Regioni, Provincie, Comuni, Enti vari – che spesso sono posti a “monitorare”, “coordinare”, “riferire” riguardo l’attività di dirigenti pubblici qualificati, pur avendo si e no una laurea in legge o poco meno … per non parlare della milionata di autisti, scelti ed assunti “direttamente”.

Queste le vergogne di una classe politica decisamente incompetente che non sa far altro che circondarsi di fedeli incompetenti, spendendo e spandendo pur di mostrare (quello gli resta) i “segni del potere”.

Quanti milioni di euro, in questi anni, non sono serviti ai partiti, ma solo ai portafogli dei politici che ne fanno parte? E quante decine di migliaia di “esseri inutili a se stessi” bivaccano nei nostri Enti, locali e non?

Queste sono le domande a cui Mario Monti dovrebbe dare risposta da mesi, visto che il dicastero dell’Economia è a lui assegnato. Queste le domande che le nostre Regioni – ed i Revisori che le vigilano –  dimenticano di porsi.

Domande alle quali, evidentemente, l’onest’uomo Mario Monti – almeno lui – preferisce non dar risposta.

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Rimborsi elettorali, arriva una riforma miserrima

10 Apr

Finalmente, sotto l’onda degli scandali “eccellenti”, i nostri partiti sembrano essersi decisi a limitare la ruberia dei rimborsi elettorali, che ci vede in testa ai paesi civilizzati, seguiti, a quanto sembra, da una insospettabile Germania.

Infatti, i dati diffusi da Linkiesta – indiscutibilmente “macro” ed inappellabilmente “iper” – dimostrano che, se in Italia “piove, governo ladro”, non va molto meglio la Germania della Grosse Ammucchiata e dell’ex-Cancelliere socialdemocratico Schroeder “prestato” alle lobbies dell’energia.

Finanziamento annuale dei partiti

  • Francia: circa 80 milioni di euro
  • Spagna: circa 80 milioni di euro
  • Germania: circa 330 milioni di euro (Fondazioni)
  • Italia: circa 260 milioni di euro

Stipendi dei parlamentari

  • Francia: circa 7.000 euro
  • Spagna: circa 3.000 euro
  • Germania: circa 8.000 euro
  • Italia: circa 12.000 euro

N.B. al netto di diaria, indennità di residenza, spese di viaggio e trasporto, spese di segreteria, spese per assistenza sanitaria, assegno vitalizio e di fine mandato.

Rimborsi Elezioni legislative

  • Francia: circa 44 milioni di euro
  • Spagna: circa 130 milioni di euro
  • Germania: massimo 133 milioni di euro
  • Italia: oltre 470 milioni di euro (dati 2001)
  • Unione Europea: 1,8 miliardi di euro

N.B. I partiti italiani hanno percepito, nel 2009, 250 milioni di euro come rimborsi elettorali per il Parlamento dell’Unione.

Quali conclusioni possiamo trarne? Non poche e piuttosto specifiche.

Innanzitutto, il doppio sistema di finanziamento – per voti raccolti ed “ordinario” alle strutture politiche – che vige in Italia e Germania è la principale causa di sovracosto della politica, oltre che di sudditanza dell’eletto verso il partito. O gli uni o le altre.

In secondo luogo, non è pensabile che un politico italiano possa godere di un “reddito” mensile triplo o quadruplo rispetto ad un collega tedesco o francese.

Inoltre, sia il sistema delle fondazioni – tedesco ma non solo – andrebbe profondamente rivisto sia, soprattutto, non è nota la situazione immobiliare e mobiliare dei singoli partiti.

Infatti, la “situazione finanziaria” dei partiti (e dei sindacati) non è affatto irrilevante.

Ad esempio, è legittimo che un partito usi i rimborsi per ripianare debiti o pignoramenti? Ed è giusto che i partiti “immobilizzino” – ovvero investano – somme derivanti dai rimborsi elettorali? E siamo sicuri che sia legittimo usare i rimborsi elettorali – che non pochi paesi destinano ai “candidati” – per il finanziamento ordinario della struttura partito?

Di tutto questo non sembra che se ne parli. Anzi, di tutta fretta i nostri (clepto)partiti vorrebbero approvare i “pannicelli caldi”, ovvero un miserrimo decreto che porti la certificazione alla Corte dei conti, che metta i bilanci sul web con indicazione dei finanziamenti oltre 5mila euro e basta.

Il “loro” problema sono i “furti interni”, mica altro …

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Politica italiana? Da scandalo …

10 Apr

Andando a fare il punto della situazione, mentre l’Italia riparte, dopo Pasqua, lo scenario è desolante.

Le indagini che coinvolgono i partiti sono ormai ubique e connotanti.
Guardando a sinistra, gli scandali Penati, Luzi si assommano a quelli della Regione Puglia e Calabria, a quello di Bassolino in Campania, gli scandali che hanno coinvolto i sindaci di Genova, Bari e Bologna, per non parlare di quelli, a luci rosse, che hanno coinvolto il consiglio regionale umbro e la segreteria regionale toscana o del brutto affare che coinvolge SEL in Alto Adige.

Guardando a destra, lo scenario è altrettanto desolante. Dagli scandali “personali” di Silvio Berlusconi agli indagati “eccellenti” come Ghedini e Cosentino, ai misfatti del “cerchio magico” della Lega Nord, alle case romane di Scajola e Tremonti, ai tanti comitati d’affari finiti sotto le lenti della Finanza o della Magistratura.

Per finire al “centro”, dove lo scandalo Enav- Finmeccanica ha visto i media parlare di un coinvolgimento dei vertici dell’UDC, senza, poi, da più notizie.

Per non parlare degli interi comuni commissariati per infiltrazioni mafiose, sia al Nord come al Sud, dove troviamo coinvolti tutti i partiti e dove vengono eletti anche parlamentari di un certo rilievo. O dell’ormai onnipresente coinvolgimento di qualche multinazionale o di qualche sua filiale, corporata, collegata o sussidiaria, in qualche storia di corruzione, che sarebbe più esatto chiamare ancora concussione.

Cosa accadrebbe (accadrà) se la magistratura dovesse emettere nel giro di un mese o poco meno – come accadde per Tangentopoli – un migliaio di ordini d’arresto o richieste a procedere, nel caso di parlamentari?

Game over, così si usa dire in terra statunitense, che di default, politici, se ne intende.

D’altra parte, i compiti prioritari di Mario Monti si sono esauriti: titoli venduti, Unicredit salvata, Finmeccanica ha le sue commesse. Ergo, quel poco che resta dell’Italia è salvo.

Non era possibile fare di più, anche se lo “scherzetto delle pensioni” è stato davvero un “fuori onda” come lo è stata l’assenza dello Stato con l’Appennino sepolto di neve.

E, d’altra parte, non è bene fare di più in questa direzione, la recessività dell’intervento di Mario Monti è addirittura maggiore delle peggiori previsioni, dato che i partiti non hanno provveduto a formulare proposte atte a ridurre il costo della politica e della governance.

Dunque, giusto il tempo di incassare una riforma del lavoro con un giudice a dirimere casi obligui e di lasciar scritta una proposta per riformare la Pubblica Amministrazione, poi, via: governo tecnico a termine per la riforma della politica e voto, al massimo, in settembre.

Legge elettorale, rimborsi elettorali, democrazia nei partiti, superamento della “par conditio” subito e, per quanto riguarda la PA, che Monti lasci una legge da votare (o già votata) e vada bene così.

Non c’è molto tempo: sono ormai tanti, troppi, i mandati d’arresto che la magistratura attende di emettere o di eseguire a carico di politici italiani di vario calibro e territorio.

L’Italia non è a rischio default: quello che può arrivare, da un momento all’altro, è un “game over”, come nel caso di uno Stato che si ritrovi “improvvisamente” privo di istituzioni, vuoi perchè non affidabili, vuoi perchè in conflitto, vuoi perchè rese impotenti.

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Feste finite? Bentornati … in Purgatorio, tra cleptocrazia, desviluppo, recessione, disoccupazione e tasse

9 Apr

Fatte le feste, si ritorna all’ordinario e dal sacro si ritorna al profano quotidiano. Un Purgatorio tutto italiano fatto di cenere, lacrime e sangue.

La cenere, quella di un Parlamento in fumo, dopo le dimissioni della Commissione parlamentare sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori locali, con i rimborsi elettorali in Canada o altrove e ruberie – leggi “famiglie” – sul posto, mentre di legge elettorale proprio non se ne parla.

Le lacrime, quelle da coccodrillo, che i vari Monti, Fornero, Passera, Bersani, Alfano, Casini, Vendola stanno versando e quelle dei cittadini che vedono praticamente pressoché tutti i partiti coinvolti in gravissimi scandali di corruttela, mentre non si riesce a capire a chi sia affidato politicamente il Paese.

Il sangue è il nostro, che continuiamo a versare nonostante tutto, per gli innumerevoli sprechi e dissesti, che le cronache hanno annoverato in 20 anni, e per l’incremento annuo più alto al mondo del costo della benzina, ad esempio,  ed aspettando l’IMU.

Benvenuti nel Purgatorio delle anime impenitenti, che si ostinano a dar fiducia al Gatto ed alla Volpe o a dar seguito a Lucignolo che promette il Paese del Bengodi.

E speriamo che non diventi l’Inferno dei dannati, se – con quaranta proposte diverse sul finanziamento dei partiti presentate dai partiti stessi che non sono, però, quanranta – dovessimo ad ostinarci a non voler capire che l’unica cosa che ci resta da fare è andare al governo “tecnico” – quello vero – con il Presidente della Camera alla guida ed un mandato ristretto per la formulazione di una legge par andare a votare, di un’altra per il finanziamento dei partiti (pubblico o privato che sia), una ancora per la “par conditio” (letteralmente un bavaglio) ed una, infine, per le prebende dei parlamentari e degli amministratori pubblici.

Solo un pubblico dibattito parlamentare “a reti unificate” può mettere alle strette i partiti ed i media, evidentemente troppo contigui alle lobby che stanno scaricando su noi italiani una crisi dell’Eurozona “made in Germany” e, con l’inazione, avvantaggiando le lobbies finanziarie e partitiche.

E bisogna far presto … sono ormai tanti, troppi, i mandati d’arresto che la magistratura attende di emettere o di eseguire a carico di politici italiani di vario calibro e territorio.

Dunque, che Berlino e Parigi si rendano conto della situazione – ben più compromessa di quella greca – e, se è vero che è “l’Italia che ha salvato l’Euro”, che provvedessero loro a completare il lavoro.

L’Italia non è a rischio default: quello che può arrivare, da un momento all’altro, è un “game over”, come nel caso di uno Stato che si ritrovi “improvvisamente” privo di istituzioni, vuoi perchè non affidabili, vuoi perchè in conflitto, vuoi perchè rese impotenti.

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originale postato su demata