Tag Archives: paganesimo

L’espansione del Dio Unico nella Storia

16 Feb

Le mappe – come tutte le rappresentazioni pittografiche –  parlano da sole.

RELIGIONS EXPANSION 500 aD L

RELIGIONS EXPANSION  L

RELIGIONS EXPANSION 1000 aD L

RELIGIONS EXPANSION 1250 aD L

RELIGIONS EXPANSION 1500 aD L

RELIGIONS EXPANSION 1750 aD L

RELIGIONS EXPANSION 2000 aD L

Un mondo convertito con la fame, la morte e la paura ieri come oggi.

Originally posted on Demata

Omosessuali, religioni, leggi: quale Storia e quali Diritti?

25 Gen

Per le principali religioni moderne l’omosessualità è un atto ‘impuro’, ‘contro natura’, perchè l’hanno detto Yahvè, Dio e Allah,  promettendo i peggiori supplizi in vita e dopo la morte. Anche il Buddismo la ‘sconsiglia’, alla pari di qualsiasi altra condotta derivante dal ‘desiderio’.

Precedentemente, Confucio e Krisna non ne fanno una particolare mezione o ‘problema e, ancor prima, tra gli Indoeuropei come tra i nomadi dell’Asia o del Nordamerica, i ‘pagani’ non si ponevano particolari problemi verso i fuðflogi e le flannfluga (uomini e donne che rifiutano il rapporto eterosessuale e il matrimonio), ma – come per il sopraggiungere dell’impotenza senile – escludevano dal contesto ‘maschile’ gli ‘effemminati’, cioè quelli che decidevano di non partecipare alle prove di iniziazione ‘virili’ e sceglievano di adottare uno stile di vita ‘femminile’.
La maggioranza degli dei della vegetazione (Attis, Adone, Dioniso, Tuisto) erano androgini

Tra i mediorientali gli omosessuali erano una casta, come, ad esempio, i sacerdoti travestiti o gli eunuchi che costituivano il clero di Inanna / Ishtar, venerata nel Tempio di Gerusalemme come “Regina del Cielo” (Secondo Libro dei Re 23,7).
E, ancora oggi, nell’India colonizzata dagli Arya, gli ermafroditi sono dei fuori casta e la benedizione degli eunuchi è considerata quasi indispensabile ed eccezionalmente efficace in ogni cerimonia.

Una questione di fede, dunque, e non di pericolosità sociale, in un mondo dove la ‘famiglia’ e la capacità di ‘procreazione’ era tutt’una cosa, ma dove l’omosessualità non dava scandalo.

Infatti, in Europa occidentale, fino a Carlo Magno, la legislazione civile che il diritto canonico non fanno particolare menzione dell’omosessualità; solo nei Paesi Baschi le Leges Visigothorum prevedevano la castrazione, ma con scarso esito visto che il clero rifiutò di applicare la norma.
Ad Oriente, viceversa, l’Impero bizantino continuò ad applicare il codice teodosiano che prevedeva la pena di morte per gli omosessuali passivi e gli effemminati, estesa anche gli omosessuali attivi (Giustiniano – 533 d.C.) e agli adulteri. L’omosessualità in Russia, però, fu tollerata fino all’epoca di Pietro il Grande e sanzionata dalla Chiesa ortodossa con penitenze.

Le cose andarono a cambiare, in Europa, dopo l’Anno Mille, ‘grazie’ al monaco Pier Damiani (Liber Gomorrhianus – 1049 d.C.) in cui si condanna violentemente l’omosessualità e la sodomia, e, soprattutto, a Tommaso d’Aquino (Summa Theologiae), in cui l’omosessualità viene descritta come un peccato orribile, ben peggiore dell’adulterio e dello stupro, anche se non assimilabile alla bestialità vera e propria.

Nell’arco di 200 anni, la nuova morale venne fatta propria dall’emergente classe borghese dei mercanti (Paolo da Certaldo -“Il Libro dei buoni costumi”) con l’introduzione di statuti che prevedevano – nella sostanza – le stesse pene dello Stato Pontificio e del Codice Teodosiano.

La Riforma (in particolare il Calvinismo) e l’Illuminismo fecero il resto, se la prima legge contro gli omosessuali in Cina venne introdotta nel 1740 e in Russia  solo nel 1706 venne introdotto il rogo.

A casa nostra, andò a finire che, al sorgere dell’unità italiana, nei codici delle Due Sicilie non v’era neanche la menzione dell’omosessualità, mentre nel resto d’Italia la ‘sodomia’ era punita ‘da sempre’ con l’impiccagione ed il rogo. Solo nel 1787, in Lombardia e Triveneto, si passò alle pene corporali e al carcere per ‘bontà’ dell’imperatore d’Austria e solo nel 1832 a Roma venne abrogata la pena di morte, convertendola in ergastolo. Nel 1859, i Savoia  (art. 425 del C.P.) introdussero la pena del carcere per gli omosessuali, estesa poi a tutta la penisola.

E se tanto era tra i cattolici, non è che andasse molto meglio negli ‘ambienti laici’, figli del Calvinismo, che – in sintesi – la pensavano come Cesare Beccaria, secondo il quale l’omosessualità “prende la sua forza non tanto dalla sazietà dei piaceri, quanto da quella educazione che comincia per render gli uomini inutili a se stessi per fargli utili ad altri” e che “non si può chiamare precisamente giusta (il che vuol dire necessaria) una pena di un delitto, finché la legge non ha adoperato il miglior mezzo possibile nelle date circostanze d’una nazione per prevenirlo”.
Non a caso i laici totalitarismi comunisti della Russia e della Cina previdero la ‘rieducazione’ per gli omosessuali e , come detto, nel Meridione d’Italia borbonico dovette essere lo Stato unitario ‘liberale’ ad imporre sanzioni e pene per gli omosessuali.

Fatto sta che la medicina  ha cancellato solo da 25 anni (17 maggio 1990) l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, definendola “una variante naturale del comportamento umano”, e da allora sta a noi decidere se credere nella Scienza o nei Profeti, ovvero se discriminare gli omosessuali o non farlo.

Altra questione, però, è la famiglia, cosa molto diversa dall’estendere giustamente lo status di parentela al partner omosessuale di qualcuno.

Infatti, per ‘famiglia’ non esiste una definizione: l’Uomo – dagli albori della Preistoria – non ne ha sentito il bisogno, dando per scontato che fosse l’elemento base della ‘riproduzione della specie’.
Oggi – con la demografia in eccesso e con la clonazione alle porte, mentre tanti non hanno più famiglia – le cose sono cambiate e, se un single può adottare bambini, non dovrebbe esservi motivo per cui non possano farlo gli omosessuali.

Ma, se gli omosessuali hanno diritto a farsi una ‘famiglia’, che dire dei bambini orfani o che vivono nell’abbandono come degli homeless e degli invalidi o degli anziani esodati con rinvio perpetuo della pensione oppure delle donne istruite e senza lavoro o, ancora, dei giovani che – una volta – a 30 anni non erano ‘ragazzi’ bensì padri e madri?

Negli USA le norme sui diritti degli omosessuali sono andate di pari passo con le altre tutele dei comportamenti ‘privati’ e dei ‘diritti civili’ (es. legalizzazione cannabis, diritti afroamericani e indiani, etc) ma sono state affiancate da importanti interventi sul Welfare, sulla Sanità e per le famiglie.
“Ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità”. (Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo – art. 22)

Demata

Il Natale è una festività (solo) cristiana?

22 Dic

Molti studi conclamano la teoria che la festa del Santo Natale cristiano tragga origine dalle celebrazioni celtiche e sassoni per il Solstizio d’inverno e dalle analoghe feste dei Saturnali latini, che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre.

 

Nel calendario romano, infatti, il Dies Natalis Solis Invicti (21 dicembre) era la festa dedicata alla nascita del Sole, secondo la tradizione del culto orientale di Mitra, che, adottato prima dai legionari stanziati oltralpe, venne introdotto a Roma da Eliogabalo (218-222 d.C.) e ufficializzato dall’imperatore Aureliano Augusto (273 d.C.).

A conferma di quanto, padri della Chiesa come Ireneo (130–202), Tertulliano (155–230) e Origene (185–254) non menzionano il Natale tra le feste cristiane.

 

Inoltre, è comprovato che le chiese protocristiane d’ Egitto mantennero fino al IV Secolo una parte del canone tradizionale della religione di Iside ed Osiride (Giovanni Cassiano, 360-435).
A riguardo, Clemente d’Alessandria riferisce di “teologi” egiziani che calcolarono, con metodi “astrologici”, non solo l’anno, ma anche il giorno della nascita di Gesù, e che i Balisilidiani celebravano l’Epifania il 6 gennaio.

Osiride

In particolare, Epifanio, patriarca di Costantinopoli nel V Secolo, riferisce di una cerimonia gnostica, tenutasi in Alessandria d’Egitto ad Alessandria in cui, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, un disco solare inquartato, ovvero una croce celtica, era portato in processione recitando come litania “Oggi a quest’ora Korê ha dato vita all’Eterno”.
Altri testi confermano che, ai tempi del Concilio di Nicea (325), ad Alessandria d’Egitto, si festeggiava un Dies Nativitatis et Epiphaniae, come anche, nel 433, Paolo di Emesa predica, sempre in Alessandria d’Egitto, che la celebrazione del Dies Natalis era nel mese di dicembre.
Va precisato, a tal proposito, che il Sokar Wesir (Festa dei Misteri di Osiride) era anticamente fissata ai primi di dicembre e che, nei 2.000 intercorsi dalla nascita dell’impero dei Faraoni, era traslata ai primi di gennaio per effetto della Precessione degli Equinozi.

 

Yule

E’, comunque, possibile che la data del 25 dicembre corrisponda a quella effettiva della nascita di Gesù, come riporta Ippolito di Roma, nel suo commento a Daniele, scritto verso il 204, e come tramandato dalle eresie donatiste che presero piede nel Maghreb (Louis Duchesne, Thomas Talley).
Infatti, secondo il Vangelo di Luca, San Giovanni Battista fu concepito sei mesi prima di Gesù e l’annuncio del suo concepimento fu dato al padre Zaccaria, appartenente alla classe sacerdotale di Abia, che era di turno negli uffizi del Tempio. Dai rotoli di Qumran si è potuto ricostruire che uno dei turni della classe di Abia corrispondeva all’ultima decade di dicembre. Anche se l’altro turno, ad essere precisi, cadeva in primavera … come da computo alessandrino.

Cristo

Ad ogni modo, la prima indicazione ufficiale della data del 25 dicembre è nota e rintracciabile in una corrispondenza tra Cirillo di Gerusalemme (315-387)  e papa Giulio I,  si chiede di stabilire la vera data della Natività in base ai documenti del censimento di Tito Augusto, conservati a Roma.

E’ singolare che tale data venga individuata “con certezza” dal Vaticano, a causa del fatto che il clero non voleva doppi festeggiamenti, rispetto alla tradizione del 6 gennaio, ed in ragione della contingenza che, nell’Impero d’Occidente ormai in mano ai barbari calati dal Baltico, la Natività fosse festeggiata a dicembre anzichè a gennaio.
A tal proposito ricordiamo che, prima della riforma del calendario del 1582, il solstizio d’inverno cadeva il 13 dicembre (Santa Lucia) e che la scelta della data del 25 dicembre è esattamente intermedia rispetto al 6 gennaio …

E’ possibile che il Santo Natale sia il capolavoro della grande opera di sincretismo, che il clero romano mise in atto per diversi secoli, e che “abbia fuso in un’unica data” sia la Festa del Solstizio invernale (Alban Arthan per i Celti, Yule nella tradizione germanica), sia la rinascita di Osiride degli Egizi sia di Mitra e dei suoi eserciti?

Probabilmente, si.

Amaterasu

Basti pensare che nel Perù precolombiano gli Inca festeggiavano Inti Raymi, la festa del Sole nel solstizio d’inverno, come in India si festeggiava a dicembre la tradizionale festa del Sole, Makar Sankranti, come in Cina, il 22 dicembre, ricorre il Dōngzhì e come nel Giappone prebuddista si festeggiava, sempre alla fine di dicembre, l’ancora oggi venerata Amaterasu, la dea del Sole.

L’Umanità ha bisogno di un giorno in cui ricordare quanto siamo piccini e sentirsi più buoni.

 

originale postato su demata

I misteri del calendario Maya

19 Dic

I motivi per i quali il cosidetto Calendario Maya ha sollevato l’attenzione di studiosi, credenti ed opinionisti sono diversi.

calendario maya

Il principale mistero è dovuto al fatto che il computo del tempo ha inizio in un anno molto lontano, il 23.608 a.C., mentre fu solo a partire dal  1500 a.C. che i Maya compaiono nella Storia.

Una data, dunque antichissima, pre-neolitica, specie se consideriamo che la fine di Atlantide fu datata nel 9564 a.C. – secondo la tradizione egizia cui attinge Platone –  e che il Diluvio Universale è collocato tra il 12000 a.C. ed il 10000 a.C. quando avvenne l’ultima glaciazione e/o l’ultimo cambio dei poli magnetici della Terra o, meglio, a seguito delle enormi alluvioni come quella generata dal prosciugamento del preistorico lago Agassiz, in America, nel 6.400 a.C. e/o nel 5.600 a.C., quando si verificò l’inondazione preistorica del Mar Nero.

Perchè i Maya si siano dotati di un calendario con una retrodatazione tale è un vero mistero, ma è davvero singolare che la ‘durata’ del ciclo sia di 25.620 anni quasi tanti, 25.800 anni, quanti ne impieghi  il moto di precessione dell’asse terrestre per compiere un giro completo, durante i quali la posizione delle stelle sulla sfera celeste cambia lentamente.

Singolarità che per alcuni significano tanto e per altri molto poco,  come quella, eclatante, da cui è nata la ‘profezia dei Maya’.

Infatti, il ‘calendario Maya’ verte su cinque Ere dell’Umanità, che – sorprendentemente – corrispondono al tempo intercorso dall’affermazione dell’Homo Sapiens Sapiens, la nostra razza umana moderna.

Era secondo il caledario dei Maya

Anno di inizio di un’Era Maya

Stato della civilizzazione umana

Acqua

23.608 a.C.

A partire da 25.000 anni fa, l’homo sapiens sapiens resta il solo rappresentante della specie umana sulla Terra.

Aria

18.483 a.C.

Circa 20.000 anni fa, l’uomo cambia alimentazione, inventando il pane dai cereali sfarinati.

Fuoco

13.358 a.C.

15.000 anni fa, l’uomo diventava stanziale e iniziava a detenere una proprietà privata.

Terra

8.233 a.C.

Sono circa 10.000 anni che l’uomo ha cominciato a coltivare il grano e i cereali, a costruire centri urbani,

Oro

3.113 a.C.

Cinquemila anni fa, l’uomo iniziava a utilizzare tecnologie come la scrittura, la moneta, il cavallo.

Da questa scansione si è sviluppata la diceria della fine del mondo, prevista da una profezia Maya per il 21 o 23 dicembre 2012.
In realtà, secondo questa lettura della scansione delle Ere Maya, quello che dovrebbe verificarsi è la fine dell’Homo Sapiens Sapiens e non del mondo in se. Una lettura che non prevede olocausti e catastrofiche calamità, ma solo un cambiamento (od una mutazione) del genere umano – forse progressivo, forse no –  e l’inizio dell’Era dell’Acquario, che la New Age profetizza da ormai 30 anni.

Cosa c’è di vero in tutto questo? Solo quello che tutti sappiamo: che l’Uomo non vive in modo soddisfacente nel mondo delle macchine, del denaro e del desiderio che lui stesso ha costruito, come anche che il Mondo per quello che è sempre stato è ormai già finito, sommerso da cemento, asfalto, liquami e plastica.

Sarà il nostro senso di colpa generale che ci spinge ad preventivare una Fine del Mondo, una Goettesverdamnerung con un nuovo Übermensch, meno difettoso – si spera – dell’odierno sapiens sapiens?

originale postato su demata