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Vogliono imbavagliare Wikipedia. E non solo

25 Giu

Gentile lettrice, gentile lettore,

il comma 29 del disegno di legge in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali (rif.) – se approvato dal Parlamento Italiano – imporrebbe ad ogni sito web, a pena di pesanti sanzioni, di rettificare i propri contenuti dietro semplice richiesta di chi li ritenesse lesivi della propria immagine.

Attenzione, non basterebbe una smentita del blogger o la pubblicazione di un commento oppositivo. No, secondo il decreto l’autore dovrebbe modificare il testo, pena l’oscuramento, prima ancora che il presunto danneggiato possa aver vinto una eventuale quanto improbabile causa giudiziaria e comunque a prescindere che abbia dimostrato l’infondatezza delle fonti.
E, sia chiaro, non parliamo di testi contenenti offese o falsità: basta pubblicare una biografia non gradita o commentare causticamente un evento per ‘attentare alla reputazione’ della Casta.

Una norma che permetterà, con una banale Email, a qualunque politico o pubblico funzionario di cancellare dalla Rete qualunque notizia che a suo ‘soggettivo’ avviso possa ledere alla sua reputazione.

Praticamente come nel mondo virtuale di Facebook, dove è possibile cliccare ‘mi piace’ ma non c’è il tasto ‘non mi piace’.

Una legge che, se approvata, allarma addirittura Wikipedia, che ritiene che,  con l’approvazione di questa norma, “sarebbe obbligata ad alterare i contenuti delle proprie voci indipendentemente dalla loro veridicità, anche a dispetto delle fonti presenti e senza possibilità di ulteriori modifiche. Un simile obbligo costituirebbe una limitazione inaccettabile all’autonomia di Wikipedia, snaturandone i principi fondamentali.”

Wikipedia è la più grande opera collettiva della storia del genere umano, in continua crescita da undici anni grazie al contributo quotidiano di oltre 15 milioni di volontari sparsi in tutto il mondo. Le oltre 930 000 voci dell’edizione in lingua italiana ricevono 16 milioni di visite ogni giorno, ma questa norma potrebbe oscurarle per sempre.

L’Enciclopedia è patrimonio di tutti. La Rete è un patrimonio di tutti.

Non permettere che scompaia.

originale postato su demata


DDL Intercettazioni, comma 29: una norma antitaliana?

26 Set

La Camera è tornata sul Decreto Intercettazioni, che include, al comma 29, la norma che estende a tutti i siti informatici le norme relative all’obbligo di rettifica previste dalla legge sulla stampa.

La preoccupazione della Rete è dovuta all’obbligo anche per i blog, in caso di segnalazione, di provvedere a rettifica entro 48 ore, rischiando una sanzione di 12.500 euro.

I timori che paventano gli esperti non sono ben chiari, dato che dovrebbe bastare che il blogger lasci libertà di commento, concedendo la possibilità diretta di rettifica.
Cos’altro potrebbe fare, senza rinunciare del tutto al proprio diritto di espressione, un cittadino, che, ricordiamolo, pubblica e controlla il proprio sito (blog) senza periodicità?

L’ormai famosa (o famigerata) norma anti-Blog è certamente una legge liberticida che va in controtendenza con le innovazioni sociali introdotte da Internet.
Inoltre, non è tecnicamente applicabile, sia perchè i blogger sono di tutto, dalla massaia all’ex redattore trombato, sia perchè molti motori (ad ese. WordPress) sono all’estero, sia perchè una parte dei blogger non farebbe altro che “inabissarsi”, trasferendosi nei Forum.
Infine, se l’intento è quello di impedire la divulgazione di materiali secretati, i nostri legislatori dovrebbero prender atto dell’esistenza di Wikileaks e dei tanti siti scandalistici, che esistono all’estero e che non avrebbero alcun imbarazzo a divulgare le nostre nefandezze pubbliche, anche solo per un’ora e … con un milione di passaggi.

C’è poco da dire: il “comma 29” non è una norma degna di una potenza mondiale, che vuol essere esempio di civiltà e democrazia.

originale postato su demata

Lettera in difesa di Wikileaks

8 Apr

“Crediamo che le società libere in ogni luogo siano servite al meglio da un giornalismo che obblighi governi e corporazioni a rendere conto del loro operato.

Affermiamo che il diritto di pubblicare è uguale (e ne è la conseguenza) del diritto dei cittadini a sapere. Mentre crediamo nella privacy individuale e accettiamo il bisogno di riservatezza, riteniamo che la divulgazione nel pubblico interesse sia preminente.

Libertà, responsabilità e una scelta realmente democratica possono essere garantite solamente da uno controllo rigoroso. Difendiamo il diritto di pubblicare la verità in modo responsabile senza ostacoli e persecuzioni da parte dello Stato.

Il dovere primario dei giornalisti in ogni luogo è di promuovere la causa della comprensione, non di aiutare governi e potenti interessi a sopprimere l’informazione e mai di conformarci alle radicate abitudini di segretezza.

Con questi principi in mente, dichiariamo il nostro supporto alla pubblicazione di documenti diffusi tramite fuga di notizie. Questi ultimi hanno gettato una significativa luce sul comportamento dei governi e delle corporazioni nel mondo moderno.

WikiLeaks ha reso al mondo un grande servizio.

Denunciamo vigorosamente le minacce di morte e le persecuzioni criminali del suo direttore per aver pubblicato, insieme con molte altre organizzazioni in tutto il mondo, informazioni che sono palesemente di interesse pubblico.

Le autorità si oppongono regolarmente a tali divulgazioni, come hanno fatto a partire dalla battaglia per per pubblicare le sedute del Parlamento britannico oltre duecento anni fa fino alla pubblicazione dei carteggi del Pentagono.

Crediamo che nessuna democrazia sia mai stata danneggiata da un incremento della conoscenza e della comprensione tra la gente.

Perciò, noi sottoscritti, dichiariamo il nostro irriducibile  sostegno ai principi di inchiesta giornalistica libera e condanniamo le forze che minaccino entrambe.”

I primi firmatari di questa lettera ci sono Fatima Bhutto, Michael ed Helena Kennedy, Salman Rushdie, Susan Sarandon. Se volete farlo anche voi basta cliccare questo link.

Fino all’ultimo blog

24 Dic

Tra una settimana questo blog termina la sua corsa, dopo quattro anni di presenza nello spazio, finora, offerto da La Stampa ai suoi lettori.

Anzi, tra pochi giorni, questo blog scomparirà del tutto, come tutti gli altri dei “lettori di La Stampa”, dato che verrà cancellato il dominio.
Tutti i post verranno erasi dal WEB e, riportandoli su un altro dominio, verranno annullati sia i link esterni sia l’indicizzazione sui motori di ricerca.

Erano cinque anni che durava questo esperimento e ringraziamo La Stampa per aver dato a noi bloggers questa opportunità.

Però …

Accade che, lo scorso anno, La Stampa ha annunciato 4 milioni di passaggi e questo blog ha raccolto 130mila passaggi in un anno, oltre 300 pagine visitate come media giornaliera, post che hanno ampiamente superato i 5000 passaggi in poche ore.

Al di là degli aspetti commerciali, accade anche che La Stampa perda una parte della propria “memoria storica”, proprio mentre pubblica l’intera “emeroteca”, dato una parte (piccola) dei nostri post è stata indicizzata da Google come “Notizie”.

Notizie riportate da La Stampa on line di cui non resterà alcuna traccia, pur avendo fatto opinione, perchè scritte da “lettori” e non da “giornalisti”.
Una sottile distinzione tutta italiana.

In quattro anni, questo blog si era conquistato un posizione molto elevata su Google, varrà la pena di rifare tutto il lavoro daccapo?
Non lo so.

L’avventura, forse, continuerà su demata.wordpress.com, dove troverete conservati tutti i post di questi quattro anni trascorsi insieme.

Un abbraccio a Pim, Homing Pingeon, Fino, Amanda, Irene Spagnuolo, Marianna, Bourbakis e gli altri blogger con cui ho avuto l’onore di condividere questa esperienza.

Gedun Choeky Nyima, prigioniero di coscienza

24 Mar

Panchen Lama Association.jpg

Gedun Choeky Nyima, il più giovane prigioniero di coscienza del mondo

Il Panchen Lama o Panchen Erdeni è una delle due maggiori cariche del Tibet e massimo esponente del Buddhismo locale.

Il Panchen Lama è considerato la reincarnazione di Amitabha Buddha e il nome vuol dire “Grande Studioso” e deriva dal sanscrito paṇḍita (studioso) e chenpo

Attualmente c’è una controversia su chi sia il vero 11° Panchen Lama.

Infatti, nel pieno rispetto delle antiche usanze e tradizioni tibetane, nel 1995 il quattordicesimo e attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso, riconobbe in Gedhun Choekyi (nella foto)  la reincarnazione del Panchen Lama, ma le autorità di Pechino lo rapirono immediatamente, e al suo posto imposero, nel novembre dello stesso anno, un loro Panchen Lama, un certo Qoigyijabu figlio di un influente funzionario del Partito Comunista Cinese.

Gedun Choeky Nyima nacque nel Tibet centrale, a Lhari, a poca distanza da Lhasa, da una famiglia di contadini ed oggi, inconsapevole del suo destino, si trova confinato in un luogo segreto con tutta la sua famiglia.

In tutti questi anni ha vissuto sempre e solamente nella condizione di prigioniero politico, con generale indignazione da parte delle organizzazioni internazionali.

Attualmente il legittimo Panchen Lama (quello nominato dai tibetani) è considerato il più giovane prigioniero di coscienza del mondo”.

IL 14 MAGGIO 2008 RICORRE IL TREDICESIMO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA DEL PANCHEN LAMA.

ATTIVIAMOCI CON RINNOVATO IMPEGNO CHIEDENDO SUE NOTIZIE E LA SUA LIBERAZIONE.

1) Scrivete una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri Cliccate qui per
scaricare la lettera campione e l’indirizzo

2) Scrivete una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite
Cliccate qui per scaricare la lettera campione e l’indirizzo

Guantanamo, Italia, UE

22 Ott

Mezzo mondo accusa “da sempre” gli USA di essere liberticidi.
Eppure lì nessuno ti obbliga ad avere documenti e nessuno ti può fermare per strada. Addirittura puoi dare il nome che ti pare, se non stai commettendo un reato.
Nessuno è obbligato a mandare i figli a scuola a studiare quello che passa lo Stato, a far monitorare il proprio conto corrente dal fisco, a dover chiedere permessi e autorizzazioni se vuole spostare una finestra.
Ai lavoratori viene pagato lo stipendio lordo, così che possa anche lui decidere se versarsi i contributi e se evadere le tasse.

E negli USA il diritto di opinione è sacro.

Noi non viviamo in un paese liberticida, così dicono, ma che è  messo molto male se guardiamo la libertà d’informazione ed i dati ONU.

Solo statistiche, la realtà è ben altro?