A partire dal 2010 fino a d oggi, in quattro anni, i prezzi delle case sono scesi dell’11,2%. Più esattamente potremmo dire che è crollato dell’11% il valore immobiliare italiano e – sapendo che la maggior parte delle famiglie investe i propri risparmi in case – hanno perso l’11% delle proprie proprietà tutti coloro che hanno una prima casa. Undici per cento per modo di dire, dato che se valutiamo solo le case he già esistevano nel 2009, il deprezzamento è del 16%, praticamente un sesto del valore. E aggiungiamo che secondo Global Property Guide – l’Italia ha un rapporto tra ‘costo delle case’ e PIL del 22,17x a fronte di una Germania che è al 9,64x: a parità di stipendio le case qui da noi costano più del doppio e senza contare i mutui e gli interessi.
Famiglie, lavoratori, italiani che non sanno se sperare che risalga l’inflazione e con lei, però, le rate del mutuo oppure tener fermi gli interessi ma vedersi svalutare di altrettanto la casa.
Dunque, possiamo dirci che la Patrimoniale che Mario Monti non volle fare, s’aveva da fare: gli italiani ci avrebbero rimesso molto di meno del 10-15% in quattro anni, senza parlare delle tasse esose e taccagne che ci impongono da anni e anni. E possiamo anche iniziare a prendere atto che con questa svalutazione immobiliare e con quelle tasse, arriviamo ad un’erosione superiore al 30% della ‘situazione patrimoniale effettiva’ delle famiglie e delle aziende.
Anzi, potremmo addirittura affermare che la ‘situazione patrimoniale effettiva’ delle imprese piccole e piccolissime è improponibile in termini di competitività: gli ammortamenti in immobili si svalutano, le tasse gravano molto di più che in Europa, l’energia costa un tot extra a causa delle imposte, la burocrazia incide sulla produttività a livelli devastanti, i servizi costano un occhio e la giustizia fa attendere anni, cioè tempo e denaro. Non è improbabile che tutto questo comporti un aggravio di bilancio non inferiore al 50%: come correre con una gamba legata.
Una vera follia gestionale della nostra Finanza Pubblica che dal 2010 ad oggi ha pensato a salvare la cassa – dopo averla svuotata – invece che salvare gli italiani, se le differenze di rendimento tra Immobili e BTP a 10 anni vedevano un stacco di un punto percentuale nel 2008, oggi in pratica sono al -4% annuo e il crollo era vistoso già nel 2011, quando i BTP a dieci anni iniziarono a rendere quasi il doppio delle abitazioni (Ufficio studi AITEC su dati Agenzia del Territorio e Banca d’Italia).
Resta solo una domanda: che facciamo se tra un paio di anni le nostre case saranno crollate di un altro 7-10%, con le famiglie che andranno a pagare mutui di un valore ormai doppio rispetto al reale?
A Karlsruhe, è accaduto che un uomo di 54 anni e la sua compagna, ex proprietaria dell’appartamento, hanno resistito allo sfratto, asserragliandosi in casa, dopo aver preso in ostaggio l’ufficiale giudiziario e due suoi accompagnatori, un mediatore sociale del comune ed un fabbro, cui si è aggiunto un manager della società che ha acquistato l’appartamento, sopraggiunto poco dopo.
Dopo pochi minuti, quando il sequestratore si è reso conto che l’ufficiale giudiziario non intendeva sospendere l’esecuzione dello sfratto, la situazione è precipitata nel panico totale. L’ufficiale giudiziario ha tentato la fuga ed è stato colpito due volte alle gambe. Intanto, i vicini di casa allertavano la polizia e il fabbro ha dovuto legare gli altri due ostaggi con delle fascette e metterli a sedere sul divano.
Proprio in quel mentre, il giovane fabbro avrebbe tentato di strappare l’arma al sequestratore senza successo, restando gravemente ferito da quattro o cinque colpi alla testa ed al torace, dove è stato lasciato morire.
Circa 40 minuti più tardi, l’assistente sociale poteva lasciare l’appartamento e, nell’allontanarsi, sentiva esplodere 4-5 colpi di arma da fuoco. Prima di eseguire il massacro e suicidarsi, il sequestratore ha dato fuoco ad un tappeto, provocando l’incendio dell’appartamento.
Dopo tre ore, le forze speciali tedesche ( SEC ), che avevano circondato l’edificio, hanno fatto irruzione e li hanno trovati tutti morti. “Quando le forze dell’ordine sono entrate nell’appartamento, tutte e cinque le vittime erano già morte. Non c’è stato uso delle armi da parte della polizia,” ha precisato il procuratore aggiunto Spitz.
L’abitazione, di tre stanze, era stata pignorata a causa del ritardato pagamento di alcune rate del mutuo. Inoltre, come riporta il Taz.de Tageszeitung, ambedue erano disoccupati ed a causa dello sfratto si sarebbero dovuti separare: lui in Alsazia dove aveva il domicilio, lei in una stanza e poco più in un edificio pubblico di Kalsruhe destinato alle emergenze abitative.
Una tragedia ampiamente evitabile, secondo buon senso, ma non secondo il ministro socialdemoratico della Giustizia del Baden-Württemberg, Rainer Stickelberger, che ha definito la tragedia un “unbegreiflichen Tat” (atto incomprensibile), come riporta il Der Spiegel.
Peccato che tutto questo non sarebbe accaduto in un paese europeo diverso dala Germania, dove ingiunzioni, pignoramenti e sfratti sono una procedura che viene messa in atto dagli interessati tramite un pubblico ufficiale con una ben specifica parcella. Contese private …
E, sempre puntando i riflettori sulla Germania di Angela Merkel e della Socialdemocrazia renana, dobbiamo accorgersi che, ad ore ed ore dai fatti, non si conoscono nè i nomi nè le ‘storie’ del sequestratore e delle altre vittime. E, senza ‘storie’, niente ‘perchè’ a cui rispondere.
Una inaudita violazione del diritto di cronaca che si protrae, mentre i quotidiani iniziano a mettere in luce le contraddizioni che emergono dalle prime dichiarazioni delle forze di polizia tedesche.
Secondo il procuratore, le vittime sono state ‘letteralmente giustiziate’ dal sequestratore, ma l’ufficiale giudiziario è stato prima ferito ad una gamba, probabilmente perchè aveva tentato la fuga. Oppure che l’autore del sequestro non avesse precedenti per reati violenti, ma era stato descritto come ben armato e con una certa dimestichezza con le armi. (Faz.net) In realtà, come riporta Die Zeit, aveva un fucile da caccia, due pistole ed una bomba artigianale.
‘Ci sono indicazioni dell’utilizzo di circa 200 agenti di polizia, tra cui molte forze per operazioni speciali. “Molte cose sono ancora oscure”, ha detto il portavoce della polizia’. (Der Spiegel) Infatti, ‘diversi isolati sono stati evacuati nella zona nord della città. Per motivi di sicurezza i residenti non hanno potuto rientrare nelle loro case’ e gli studenti due istituti ed i bambini di una scuola d’infazia sono stati bloccati nelle scuole. (Taz.de) Un numero di agenti e di ‘terrore’ generalizzato spropositati, che hanno mandato in tilt i quartiere settentrionali di Karlsruhe, mentre nell’appartamento erano già tutti morti e divampava, all’insaputa di tutti, un incendio.
Così andando le cose, non ci resta che prender atto – dopo la Norvegia di Anders Brevik – che anche in Germania ci son cose che vanno bene ed altre che meriterebbero, viceversa, maggiori approfondimenti. Come il diritto di cronaca, che va a farsi benedire, se le news di stasera ed i tabloid fi domani continueranno a raccontare una storia senza volti e senza perchè.
Preso atto che nella socialdemocratica ‘valle dell’Eden’ germanica si spara e si muore per un mutuo, ritorniamo alla realtà, quella che per il ministro socialdemoratico della Giustizia del Baden-Württemberg, Rainer Stickelberger, è “unbegreiflich” (incomprensibile), cerchiamo di spiegare alla buona come si sia arrivati all’eccidio.
Immaginiamo una coppia di cinquantenni che (soprav)vivono arrangiandosi e che perdono l’unico bene – l’unica ancora di salvezza, la casa – per dei pagamenti ritardati e che, a causa dello sfratto e dato che lui è domiciliato in un altro Lander e non ha diritto ai servizi sociali del Baden Wuttemberg – debbano separarsi per affrontare una misera vita ‘da vecchi’ in una blockhaus per poveri.
Considerata l’età anagrafica del sequestratore non è difficile pensare che, essendosi accorto di non essere nella ‘valle dell’Eden’, si sia reso anche conto di esser figlio di una ‘gioventù bruciata’, come quella che, 35 anni fa, ascoltava un motivetto dei The Clash” – l’unico scritto e cantato da Joe Salomon – che diceva: “When they kick out your front door, how you gonna come? With your hands on your head or on the trigger of your gun? When the law break in, how you gonna go? Shot down on the pavement or waiting in death row”?
Una canzone molto nota anche dalle parti di Karlsruhe, visto che la band dei Toten Hosen ebbe la sua prima notorietà proprio con una cover semi-acustica delle ‘pistole di Brixton’. Una ballad che racconta molto bene cosa sia accaduto a Karlsruhe, ieri, nella mente di due persone che si son viste cancellare – per dei banali pagamenti – la storia intera di una già modesta vita e quelle briciole di futuro, alle quali anche loro avrebbero avuto diritto.
La gente non va portata alla disperazione. Altrimenti, ci scappa il morto ed, a volte, non sono solo suicidi.
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