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Napoli: come incrementare il PIL di mezzo miliardo in vent’anni

26 Ott

Napoli – partendo dallo Stadio San Paolo ed arrivando fino al Lago Fusaro, passando per Bagnoli, Pozzuoli, Baia, Bacoli e Cuma, estendendosi fino a Monte di Procida e Procida – ha ancora un territorio relativamente ‘intatto’ e di una bellezza spettacolare, chiamato Campi Flegrei.

Un territorio che aveva posto dei limiti al proprio sviluppo urbano sia grazie alla prima legge paesaggistica d’Italia sia a causa della presenza di due ‘ingombranti’ fabbriche  (Italsider e Eternit) e del ‘campus scolastico’ del fu Banco di Napoli, destinato a base militare NATO.

Campi Flegrei per siti di interesse

Un’area servita da tre linee di metropolitana, con un porto per traghetti come quello di Pozzuoli e due o tre porticcioli turistici (in prospettiva) a Bagnoli, Baia, Procida e fino ad Ischia, un vulcano visitabile come La Solfatara, uno stadio, un ippodromo e un palasport, spiagge, scogliere e ritrovi a go go., un’enclave di musicisti, artisti ed acculturati, che da sempre vive lì, in quella che negli Anni ’70 era la West Coast italiana.

Campi Flegrei Mappa5-800

Aggiungiamo un tot di laghi vulcanici dall’alone misterioso e tanti tanti reperti greci e romani, tra cui il mitico Antro della Sibilla Cumana e la misteriosa Grotta di Seiano od il Tempio semisommerso di Serapide e tant’altro ancora.

casina vanvitelliana fusaro

Più sedi universitarie, centri di ricerca, un ospedale generale e tante cliniche, l’area storica di Bagnoli con la sua archeologia industriale e le sue palazzine d’inizio Novecento, il Rione Terra di Pozzuoli, evacuato e mai recuperato, che affaccia direttamente sulla baia ed il porto.

Un territorio che nei decenni si è dimostrato meno afflitto degli altri da fenomeni criminali e che, in termini di ‘rifiuti nocivi’, ha ‘solo’ il problema dell’amianto dell’Eternit, per il quale c’è una sentenza di primo grado che condannava a 16 anni del magnate svizzero Stephan Schmidheiny e del barone belga Louis De Cartier, ex vertici della multinazionale, per disastro ambientale doloso e omissione volontaria di cautele antinfortunistiche. Sentenza finita però in prescrizione. Fattaccio su cui praticamente tutti i governi hanno glissato.

Bagnoli-2

Qualunque costo d’investimento sarebbe ampiamente ripagato dai ricavi nell’arco di decenni e secoli, grazie alla bellezza mozzafiato dei luoghi, alle già buone infrastrutture, alla possibilità – visto che vi si accede solo tramite Tangenziale e Via Domiziana – di creare un ‘quartiere europeo’ SAFE a Napoli per turisti e visitatori, di cui già Goethe segnalava l’esigenza.

Una chiave strategica, se si pensa che dallo sviluppo turistico di Bagnoli e dei Campi Flegrei ne verrebbe anche il decollo del turismo in tutta Napoli senza alterare ‘usi, costumi e territorialità’ di un’antica metropoli.

Politecnico Napoli

Las Vegas, creata dal nulla cinquant’anni fa, oggi vale un PIL di 100 miliardi di dollari per circa 600.000 abitanti.
Napoli, con gli investimenti e gli interventi normativi giusti, potrebbe generarne almeno il triplo entro vent’anni, senza tener conto dell’apporto che ne riceverebbero le attuali attività produttive locali.

La ripresa non può che ripartire da dove si è toccato il fondo.

campi flegrei baia arco felice

Las Vegas nacque grazie ad un establishment statunitense che volle ‘risolvere’ il problema Cosa Nostra – accettando l’esistenza di un’area ‘franca’ ben circoscritta – e da ‘famiglie’ e padrini stanchi di vedere la proprie mani lorde si sangue e i propri figli seppelliti prima del tempo per qualche faida o vendetta, dopo essere cresciuti nella violenza intrinseca di quelle piccole Kabul che sono le aree di spaccio o i ‘quartieri fortino’ dei boss.

Las Vegas esiste anche e soprattutto perchè nel 1946, Bugsy Siegel – emissario di Cosa Nostra – aprì il famoso primo hotel casinò di Las Vegas, il Flamingo Hotel, con un progetto di urbanizzazione che fu inizialmente preventivato a 1’500’000 di dollari dell’epoca, ma alla fine arrivò a costare sei milioni. L’opportunità di investire in modo legale enormi risorse ormai ‘pulite’ da anni e anni di reinvestimenti legali tramite società come tante altre sarebbe imperdibile ed imperdonabile.

sant'angelo ischia

Mentre gli USA hanno sempre mostrato una certa pragmatica lungimiranza, in Italia accade, ad anni di distanza dalla partenza dell’ultimo contingente di militari, che la base NATO di Bagnoli – che ha un valore immobiliare quasi inestimabile – sia lì, ferma, in  attesa di Godot o, meglio, del sindaco De Magistris e del governatore De Luca.

Tutto qui: nessuno (per ora) si lagna di un enorme impianto con edifici, campi sportivi e aree verdi da un anno non ‘rende’ più i cinque milioni di euro che la NATO versava per l’affitto, come aggravia notevolmente le casse del Comune di Napoli senza portare le (decine di?) migliaia di posti di lavoro nè i ricavi che deriverebbero da un piano complessivo per i Campi Flegrei.

Ne abbiamo già un esempio nell’ipotesi di Parco urbano della Mostra d’Oltremare, per altro ‘adiacente’ all’ex base NATO, i cui costi di manutenimento andranno a cadere tutti sul ‘pubblico’, mentre finalizzarlo a primo nucleo di ‘area turistica SAFE’ sarebbe stato un presupposto essenziale per portare ricchezza e lavoro a Napoli.

Mostra-Oltremare

Il problema non è la Camorra, non semplicemente: la questione è – evidentemente – nella mentalità di coloro che hanno scelto di restare piuttosto che emigrare. Infatti, non si comprende come sia possibile che dagli architetti, dagli ingegneri e dagli economisti partenopei non si levi un coro unanime per uno sviluppo urbanistico che tenga conto di come la democratica Parigi, la beneamata Barcellona e persino la piccola Firenze abbiano deciso di trasformare in un’enorme area cultural-intrattenente i propri gioielli metropolitani.

Dunque, Napoli attende e può attendere l’Italia che avrebbe davvero bisogno di un ‘crocevia mondiale dell’intrattenimento’ e del conseguente PIL napoletano incrementato di diverse centinaia di miliardi di euro, senza tener conto delle minori spese per welfare e della minore aggressività e diffusione dei fenomeni criminali.

Senza ingenti e lucrativi investimenti privati e senza la ripresa di almeno una parte del Meridione ci vorranno almeno due o tre generazioni solo per ripianare l’enorme debito che affligge lo Stato italiano. Ammesso che ci si riesca: 1.000 miliardi di euro son tanti davvero, se il Paese è incravattato dalla pressione fiscale, dall’irresolutezza della politica e dalla stagnazione strisciante.

E quel che succede nella Napoli di Luigi De Magistris e nella Campania di De Luca (o meglio NON succede), con immobili e territori di pregio che andrebbero messi a ricavo e non ad ammortamento, rende esemplarmente la prospettiva economica generale dell’Italia e perchè tutte le agenzie mondiali indicano nella politica e nella pubblica amministrazione la causa letale del nostro rapido declino.

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Rapine: serve una legge sulle armi

25 Lug

“Chiunque, per procurare a se’ o ad altri un ingiusto profitto, mediante violenza alla persona o minaccia, s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, e’ punito con la reclusione da tre a dieci anni e con la multa da lire un milione a quattro milioni. Alla stessa pena soggiace chi adopera violenza o minaccia immediatamente dopo la sottrazione per assicurare a se’ o ad altri il possesso della cosa sottratta, o per procurare a se’ o ad altri l’impunita’.” (art. 628 del Codice Penale italiano)

Ieri, la moglie di Edinson Cavani, il top player della squadra di calcio partenopea, è stata rapinata, nel quartiere residenziale prospiciente lo stadio che ospita anche la sede del Politecnico e dell’Università Federico II, dell’orologio che portava al polso, un Piaget da 18.000 euro.

Un fatto non isolato, se Claudio Anellucci, agente del calciatore, ha commentato: “Purtroppo non è il primo episodio del genere che accade a Napoli, già qualche tempo fa dei ladri avevano svaligiato la casa di Edinson. Anch’io mi sono visto minacciare con una pistola. Addirittura nel mio caso l’hanno puntata contro mia moglie incinta.  Maria (moglie di Cavani-ndr) è ancora un  provata dall’accaduto, ci vorrà del tempo ma passerà. La nota positiva viene comunque dalla solidarietà espressa e manifestata da molti”.

Non è il primo episodio – era toccato anche ad Hamsik ed alla compagna del Pocho Lavezzi tra gli altri – e non sarà l’ultimo. Un ‘problema’ – quello delle rapine a mano armata in pieno giorno – che esiste  dagli Anni Ottanta, con la diffusione delle tossicodipendenze, e che altrove è regredito già da molti anni, mentre a Napoli continua ad essere un fenomeno che nè la Legge nè la Camorra riescono a debellare.

Ovviamente, turisti, investimenti ed eccellenze rifuggono una città dove si rischia di vedersi una pistola puntata alla testa mentre si è a passeggio e Napoli è condannata al degrado da  ‘quattro pezzenti’, i soliti ‘lazzaroni’, e non solo dal saccheggio e l’oblio seguiti all’Annessione delle Due Sicilie.

A contraltare, è di questi giorni la notizia che il complesso ricreativo, che Aurelio De Laurentis e la Società Calcio Napoli intendono riqualificare, potrebbe includere non solo lo Stadio San Paolo, ma anche lo Zoo, la Mostra d’Oltremare, il Cinodromo, il Bowling ed il parco divertimenti di Edenlandia.
Sempre nell’area flegrea, praticamente in posizione limitrofa, la Fondazione per l’Infanzia del Banco di Napoli rientrerà in possesso – entro la fine del 2013 – degli appezzamenti e delle strutture attualmente utilizzate dal Comando NATO di Bagnoli. E sempre lì, a Bagnoli, si attende che Roma e la Regione Campania smettano di cincischiare e realizzino il porto turistico previsto da 30 anni e passa, ormai. Infine, giusto per non farsi mancare nulla, aggiungiamo che l’area confina con il Parco Naturale degli Astroni, la Solfatara di Pozzuoli, le Terme e l’Ippodromo di Agnano.

Tutto entro un diametro di cinque chilomentri al massimo.

Perchè una tale gallina dalle uova d’oro sia ferma da 30 o settant’anni è uno dei misteri della Repubblica Italiana. Fatto sta che i luoghi di balneazione, fin dal Settecento, erano a Bagnoli ed a Posillipo e che Eduardo De Filippo ha voluto ambientare uno dei suoi capolavori, ‘Uomo e Galantuomo’, proprio in questa realtà, esistente fino agli Anni Cinquanta.

Quello che sappiamo di sicuro è che finchè ci saranno rapine e scippi come quello subito dalla moglie di Edinson Cavani – e da tantissimi napoletani prima di lei – è difficile pensare che possa esserci una ripresa della città od un rientro di chi è andato via.

Scondo le statistiche del 2011, Roma e Milano registrano un’impennata dei reati denunciati dell’8% come anche per Genova, Bologna e Firenze, mentre Napoli segna un – 7%, piazzandosi al 23° posto per reati complessivi e al 91° per i cosiddetti “reati predatori”, cioè scippi e rapine. Non è dato sapere quanti reati non vengano affatto denunciati dai napoletani – per rassegnazione o per paura – ma, anche se il dato fosse lontanamente coincidente con la realtà partenopea, l’esito sarebbe comunque lo stesso: c’è un centinaio, forse un migliaio di rapinatori, più o meno improvvisati, che imperversa in città commettendo reati di tipo predatorio, ovvero quelli che tipicamente attentano alla sicurezza sociale ed all’ordine costituito, ovvero le due condizioni essenziali per avere investimenti e crescita.

Rapinatori che raramente vengono catturati, dato che arrivano in scooter da quartieri o comuni distanti anche decine di chilometri, e che possono contare sulle rappresaglie del proprio entourage, caso mai la vittima reagisca o tenti rivalsa. Persone che hanno una disponibilità illegale di armi di a fuoco.

Una ‘detenzione illegale di armi in pubblico’ che in Italia si chiama ‘porto abusivo di armi’ – una contravvenzione di pubblica sicurezza, non un reato grave – ed è punita con una pena di 18 mesi al massimo, che diventano 3 o 4 se consideriamo gli arresti domiciliari in attesa del processo e la riduzione di un terzo della pena.

Per lo stesso reato in Gran Bretagna vengono comminati fino a quattro anni di carcere per direttissima (Prevention of Crime Act 1953 ). In USA, il sospetto di “armed and dangerous” giustifica la perquisizione e l’arresto immediati, oltre che l’uso delle armi da parte degli agenti  (Terry v. Ohio, 392 U.S. 1 – 1968). In Germania, vengono comminati fino a due anni d reclusione, salvo però che l’arma non sia stata usata per fatti gravi, con incremento della pena per il solo possesso illegale fino a dieci anni di carcere (§§51,52 WaffG strafbar).

Mentre Obama si accinge ad irrigidire – almeno – il possesso di armi automatiche in USA e, forse, il numero di quante una singola persona possa possederne, sarebbe opportuno che l’Italia rivedesse la propria legislazione in materia di armi da fuoco,  incrementando i controlli e irrigidendo le pene.

Rischiare tre anni di carcere per una rapina è un conto – specialmente se gli anni si riducono a mesi quando l’arresto non è in flagrante – ma è tutt’altra cose rischiarne altrettanti o di più per direttissima, solo perchè colti con un’arma addosso, mentre ci si reca a commettere reati.

E, se parliamo di reati predatori (anche gli stupri e non solo le rapine) commessi a Napoli, Roma od in altre località turistiche, dovrebbe essere d’obbligo ritrovarsi, eventualmente il ‘fattaccio’ sia rimbalzato sui media nazionali od esteri, il Comune come parte civile per i danni d’immagine causati (vedi il caso di Cavani) e che i ‘risarcimenti’ siano convertibili in ulteriori anni di carcere o di servizio sociale.

Uno Stato degno di tale nome non può continuare a permettere che una manciata di ‘lazzaroni’ infanghi il buon nome di una intera popolazione, terrorizzi residenti e turisti, metta in fuga investimenti e crescita. Uno Stato che volesse ‘salvare l’Italia’ non può lesinare mezzi ed uomini alle forze dell’ordine o rincorrere, in certi territori,  solo il ‘grande crimine’, mentre la microcriminalità opera indisturbata e distrugge il tessuto produttivo.

A dire il vero, uno Stato decente non avrebbe permesso a Regione Campania e Comune di Napoli di cincischiare per 30 anni sul porto turistico di Bagnoli, ma questa è un’altra storia, la solita storia italiana di fanfaronate, appalti e sprechi. Ne riparleremo

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