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Napoli, Salvini e … i posti di blocco con il colpo in canna

7 Set

Anche quest’anno, a Napoli, ad un posto di blocco c’è scappato il morto. E ‘come al solito’ si tratta di un ragazzo e come al solito fuggiva su un motorino non in regola, che inevitabilmente sarebbe stato sequestrato e che era l’unico e prezioso bene suo o di qualcun altro.

Davide Bifolco, infatti, guidava uno scooter non suo, senza assicurazione e privo di patente, con ben due altri passeggeri. Ma era un ragazzo tranquillo e – forse – stava semplicemente dando un ‘passaggio’ a conoscenti in un quartiere dove sono pattugliabili solo le vie principali, dato che il resto sono pertinenze di case popolari.

Fermarsi all’ALT è un obbligo, ricorda – giustamente – Matteo Salvini, leader della Lega (nord).
Ma è anche un obbligo NON sparare su persone disarmate che scappano … soprattutto se si erano poi fermate e si stavano controllando i documenti.

Specialmente perchè servirebbero inteventi sociali e produttivi, se, come scrive Il Fatto Quotidiano, “ci sono almeno due nuove generazioni cresciute all’ombra di faide, guerre e con gli spacciatori sotto casa. Davanti a loro non c’è nulla, il vuoto. Insomma, fare un giro di notte con chi capita è “normale”. Le vite sono a perdere.”

Ragazzi che crescono in quartieri dove lo Stato si fa vivo solo per garantire la scuola dell’obbligo e il prelievo fiscale, collocando quà e là altri ragazzi del Sud a far da sparute pattuglie di frontiera, che tale è il rapporto tra forze dell’ordine e crimine organizzato.

Ragazzi, a Napoli, che imparano in tenera età che nessuna istituzione e nessun parlamento si prenderà cura dell’aborrita capitale delle Due Sicilie, che il loro talento non ha altra opportunità se non l’emigrazione ‘perchè i marchi stanno a Nord, gli Enti a Roma e le fabbrichette a Sud.

Imparano che  ‘sono soli contro il mondo’, che equità e diritti non si applicano a loro, che il lavoro NON esiste e che caso mai è bieco e misero sfruttamento. 

Gian Luigi Gargiulo Fotografo Rione Traiano Napoli

Il Rione Traiano Napoli negli Anni ’70 – Gian Luigi Gargiulo Fotografo

E’ la stessa medesima lezione che si impartisce a Tijuana, a Falluja, a Gaza … ed è inevitabile che per persone molto giovani l’avversione verso le forze dell’ordine si sviluppi per ‘analogia mediatica’ e non per una qualche particolare propensione all’illegalità, come sostiene il quotidiano Libero acccusando l’intera città di Napoli per la morte di Davide.

Napoli e il Meridione sono ancora gestiti come un territorio occupato? A vedere la politiche che attuiamo da 150 anni, non v’è dubbio che ciò sia vero o comunque verosimile ancora oggi.

Del resto, ci dovrà pur essere una qualche responsabilità nazionale, se circa 8 milioni di partenopei vivono altrove, mantenendo e tramandando abitudini e tradizioni per generazioni, invece di ritornare e realizzare il proprio stile di vita nella propria terra, per altro abbastanza ricca quanto saccheggiata e deturpata da gente estranea a noi (ndr. i Casalesi discendono da galeotti settentrionali deportati da Mussolini).

Sarà un caso, poi, che nei piani regolatori del Comune di Roma, ancora 10 anni fa, si confidava in un continuo afflusso da altre regioni e che – si dice – i partenopei nella Capitale sono ormai quasi mezzo milione e svolgono quasi sempre lavori tecnici o esecutivi? Caserta e Napoli come serbatoi demografici per l’Urbe eterna che  continua a servirsi di liberti per tutti quei lavori che i romani non imparano a fare?
Fantapolitica …

Fantapolitica, però, come quella che deve albergare in tante redazioni, se nessuno si chiede MAI quale sia l’effettivo potenziale imprenditoriale e occupazionale di Napoli e della sua Terra di Lavoro, mentre le organizzazioni criminali ‘campane’ arrivano a gestire diversi punti di PIL nazionale.

L’unico dato storico concreto dimostra l’amara verità, ovvero che l’Unificazione italiana abbia drasticamente interrotto duemila e passa anni di ordine (Napoli si è sempre auto-governata) e prosperità, mentre la Seconda Repubblica ha quasi azzerato la presenza di  politici nazionali di origine partenopea.

Così accade che – in una terra dove il dio laico, lo Stato, si fece oppressore e speculatore – si metta la propria vita in gioco per evitare il sequestro di un motorino, perchè è l’unica cosa che hai e avrai dalla vita: un po’ di vento in faccia e lo specchio azzurro del Golfo nel cuore.

Spero che Davide Bifolco sia morto sentendo il vento e il mare, che sono l’unica cosa non ci hanno tolto.
Spero anche che non sia il solito carabiniere a pagare per tutti, se a Napoli – ma non altrove – gli fosse stato ordinato di fermare dei cittadini puntando  contro di loro un’arma con la sicura sbloccata e il colpo in canna.

A proposito, se qualcuno volesse fare qualcosa di concreto per Napoli, perchè non ridarle l’autonomia (almeno fiscale) su cui ha fondato un proprio ordine interno e due millenni di prosperità? I Cinesi nel riunificare Hong Kong mica l’hanno saccheggiata e obbligata a leggi scellerate … Matteo Salvini farebbe bene a parlare di questo, se è ancora federalista.

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Iran-Israele, un altro scienziato ucciso

11 Gen

Oggi, un’autombomba è esplosa a Teheran, nei pressi dell’università ‘Allameh Tabatai’, uccidendo lo scienziato nucleare iraniano Mostafa Ahmadi-Roshan, supervisore nell’impianto nucleare per l’arricchimento dell’uranio a Natanz, provincia di Isfahan, nell’Iran centrale.
Ahmadi-Roshan è il quarto scienziato nucleare iraniano assassinato negli ultimi anni, oltre a quelli scampati ad attentati o rimasti solo feriti, come Daryoush Rezaei e la moglie (ferita), Majid Shahriari, Fereydun Abbasi Davani (ferito) ed il fisico nucleare di fama internazionale, Massoud Ali Mohammadi, ai quali si vanno aggiungere i passanti, come i due rimasti feriti di oggi.
Teheran finora ha sempre accusato Israele per questi omicidi.

Nel mese di ottobre scorso il quotidiano di Ankara “Sabah” raccontava che i servizi segreti turchi erano riusciti ad individuare quasi tutti i militari israeliani coinvolti nell’arrembaggio della nave “Mavi Marmara”, che portava viveri a Gaza assediata, ed autori della strage (9 morti) di attivisti turchi a bordo.
Secondo la relazione del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu (UNHRC), rilasciata il 27 settembre 2010, sei di loro sono state vittime di “esecuzioni sommarie”, di cui due, dopo che erano stati feriti gravemente. Per Israele i rapporto ONU sarebbe “di parte”.

Più o meno mentre la relazione dell’UNHCR veniva conclusa, il 20 settembre 2010, sempre nella capitale turca, l’Ankara, un attentatore suicida si faceva esplodere ferendo 10 poliziotti e  12 civili tra cui studenti, che a poca distanza dall’esplosione manifestavano.
Più o meno mentre il dossier dei servizi segreti turchi veniva completato, il 20 ottobre del 2011, un’autobomba esplodeva in un quartiere centrale di Ankara, causando tre morti e 43 feriti, e le prime ipotesi che attribuivano l’attentato ai curdi non trovavano riscontri.

Ovviamente, l’individuazione dei diretti responsabili dell’assalto alla Mavi Marmara comporta la possibilità che gli stessi vengano inclusi individualmente nella lista delle persone che si sono macchiate di crimini di guerra, processabili da un tribunale internazionale.
Inutile aggiungere che due attacchi alla capitale turca sono considerati particolarmente anomali.

Nel 1973, l’Argo16, un aereo Douglas C-47 Dakota dell’Aeronautica Militare italiana, precipitava, a causa di una esplosione a bordo, su a Marghera, causando la morte dei quattro membri dell’equipaggio e sfiorando un disastro ambientale, mentre rientrava da una missione filoaraba.
Il generale Maletti, ex capo del reparto D (controspionaggio) del SID, riporta che l’aereo stava facendo ritorno dopo aver trasportato in Libano e Libia cinque terroristi palestinesi catturati a Fiumicino, mentre preparavano un attentato alle linee aeree israeliane.
Ha inoltre dichiarato di essere stato contattato dall’allora capo del Mossad a Roma, Asa Leven, che intendeva sequestrare i cinque per estradarli a Tel Aviv,  ma “non se ne fece nulla” e “Argo 16 precipitò”. L’intervista fu raccolta per Repubblica da Daniele Mastrogiacomo, il giornalista, anni dopo, sequestrato dai Talebani in Afganistan.

Sempre negli Anni ’70, Israele avviò l’operazione Collera di Dio, voluta da Golda Meir ed organizzata dal Mossad per assassinare larga parte del personale politico di Settembre Nero e dell’OLP nell’arco di un ventennio.
Nel 1946 la Banda Stern, un’organizzazione sionista, effettuò un devastante attentato contro il King David Hotel di Gerusalemme con 91 morti di varie nazionalità e, il 31 ottobre 1946, un nuovo attentato con esplosivi colpì gravemente l’Ambasciata britannica a Roma.

Utile aggiungere, vista l’idea che potremmo farci su queste storie, che ebreo, semita, israeliano e sionista non sono nè dei sinonimi nè delle parole  necessariamente coincidenti: non stiamo parlando né degli ebrei né dei semiti, come del resto anche gli arabi sono, ma dei sionisti, degli integralisti religiosi e delle politiche della Destra al governo in Israele.

P.S.
La questione “destra-sinistra” in Israele è alquanto diversa dalle altre democrazie di stampo liberale, a causa della presenza, nel parlamento e nel paese, di una certa componente integralista e di una potente lobby militare.
Il riferimento è necessario perchè l’unico vero governo “non di destra” che Israele abbia mai avuto è stato, non a caso, quello di Yitzhak Rabin, l’uomo che firmò gli Accordi di Oslo con Arafat, ponendo fine ad una carneficina (tra cui gli attentati con esplosivi) ed arginando il perenne rischio di una escalation bellica nel Medio Oriente.

Yitzhak Rabin fu ucciso il 4 novembre 1995 da un “terrorista sionista”, Yigal Amir, un radicale di destra, nato in Israele da una famiglia di ebrei ortodossi, espulsi dallo Yemen dopo il Kippur. La morte di una figura così carismatica mise il paese nelle mani del generale Sharon, già distintosi per le sue sanguinose campagne in Libano e, così andando le cose, la “pace” riprese il volo.

Nessuno mette in discussione l’esistenza dello stato di Israele, come anche la preoccupazione per la folle teocrazia iraniana è alta ed il rispetto per la cultura ebraica, come per quella araba od iranica, è sentito.
Ma uno stato, specie se piccolo e relativamente debole, non può ricorrere “per sistema” ad operazioni sporche, specialmente mentre, ai tempi della crisi di Suez come oggi, è in campo un potenziale nucleare.
O mentre esiste il concreto rischio che Gaza si sia trasformata in qualcosa di molto simile a Varsavia di alcuni decenni fa …

Non dovrebbe esisterne neanche il dubbio.

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Comune di Roma zero punto zero

2 Ott

Nel 2009, nel solo Comune di Roma, sono  avvenuti 18.561 incidenti, che hanno provocato la morte di 198 persone, tra cui ben 62 pedoni, e il ferimento di altre 24.638.
Una situazione di gran lunga migliore rispetto al 2007, quando Roma annoverava il 10% degli incidenti mortali di tutt’Italia. Uno stato delle cose ancora intollerabile, se tante vite e tante famiglie finiscono straziate dal metallo di un veicolo in mano ad un guidatore incapace.
Il dato era di nuovo in aumento, dopo il forte calo dei sinistri del 2008, dovuto, come da italica tradizione, agli interventi di manutenzione stradale che puntualmente attuiamo prima e dopo le elezioni locali.
Eppure, nel 2008, l’accordo ANIA-Comune di Roma prevedeva anche “l’assegnazione alla Polizia Municipale di 60 nuovi precursori digitali – 2 per ciascun Municipio, eccetto il I Municipio (Centro Storico) che ne avrà 4, mentre ne saranno consegnati 20 al G.P.I.T – e 40.000 etilometri monouso – 1.000 per ciascun Municipio, eccetto il I Municipio che ne avrà 4.000, i restanti 18.000 al G.P.I.T – che consentiranno di determinare l’abuso di alcol da parte dei conducenti dei veicoli e di valutare più rapidamente se sottoporli al test con l’etilometro professionale”.
Poi, nel 2010, il “miracolo”: la Giunta Alemanno rassicurava i cittadini annunciando un calo del 15,82%  degli incidenti (14.352).

Peccato che i dati diffusi dall’assessore capitolino alla Mobilità Sergio Marchi, dai delegati alla Sicurezza e alla Sicurezza stradale, Giorgio Ciardi e Roberto Cantiani, limitano il territorio al cerchio del Grande Raccordo Anulare, mentre il comune si estende oltre Ostia e fino a Tivoli, Guidonia ed Anguillara, Ladispoli, Monterotondo, Mentana.

Praticamente il doppio del territorio, facile fare le statistiche così.
Inutile aggiungere che i dati complessivi per il Comune di Roma, per il solo 2010, non sembrano essere rintracciabili on line.

Quali le cause del massacro?
Certamente la situazione delle strade, dei marciapiedi, dei semafori, degli attraversamenti.
Gli interventi, fatti principalmente dalla Giunta Alemanno a partire dal 2008, hanno ripristinato solo le condizioni minime di sicurezza stradale, ma non sono arrivati ancora in tutti i quartieri. Lavori fatti in fretta, non sempre ben completati, ma non c’era molto di più da fare, con le casse vuote ed il livello di degrado raggiunto con Veltroni Sindaco.
Una situazione affatto soddisfacente.

Ma, … quanto agli etilometri, avete visto voi San Lorenzo o Campo dei Fiori “assediate” dalle pattuglie come accade per le movide di tutto il mondo?
E quanti locali romani sono stati chiusi per aver venduto alcolici a persone già sbronze? Perchè non viene introdotto un limite per le bottiglie di superalcolici acquistabili al supermercato?
Perchè non stroncare il fenomeno delle frodi assicurative, se a ogni mezzo pubblico ha una frequenza sinistri superiore di 10 volte a quella del totale dei mezzi circolanti e se le pattuglie dei vigili devono assistere il più piccolo tamponamento, come prevede il regolamento comunale, pur di evitare risse ed estorsioni?

Dove sono i grandi interventi di mobilità che tutte le città hanno sviluppato negli Anni 80-90, creando corridoi a scorrimento veloce, parcheggi pubblici diffusi, metropolitane leggere ed aree residenziali semipedonalizzate?

Dov’è la gestione esternalizzata dei parcometri, che permetterebbe di aumentare notevolmente il personale di pattuglia?

Lo stato dell’arte, con iniziative sviluppate con il concreto apporto finanziario della Fondazione ANIA, prevedono, oltre agli etilometri, la creazione di un centro di elaborazione dati sugli incidenti stradali, attività di educazione stradale rivolte ai giovani delle scuole e una campagna di informazione sulle corrette modalità di trasporto di neonati e bambini in auto.
Inoltre, prevede di incrementare il ripristino delle striscie pedonali, dato che, nel 2008, ne erano state ripristinate poco più di 250.
Intanto, Roma è una città sempre più lenta, oltre che pericolosa, con persone che trascorrono anche più di 4 ore al giorno in auto o sui mezzi pubblici per recarsi al lavoro, sottraendo questo tempo alla famiglia ed a se stessi.

Non è un caso che Sandro Salvati, presidente della fondazione Ania, abbia ricordato alla nostra classe politica ed a tutti gli italiani che “se si vuole che questi lutti e costi sociali diminuiscano è fondamentale che in Italia nasca una nuova cultura delle regole”.

Questo è tutto.

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Collegno, Grugliasco ed il profondo Nord

16 Set

Silvana Accossato (ex PCI) è il sindaco del Comune di Collegno (50.137 residenti), eletta la prima volta nel 2004 con oltre il 70% dei voti. Ha fatto parte del Comitato Promotore di Torino 2006 e, in seguito, del CdA del Comitato Organizzatore di XX Giochi Olimpici Invernali (Toroc), è esponente capolista della Lista “A Sinistra per Veltroni” all’Assemblea Costituente Nazionale del Partito Democratico, membro del Direttivo e del Consiglio Nazionale ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani).
Esistono, dunque, tutti i presupposti per pensare che Silvana Accossato, docente di Scienze Agrarie presso l’Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura di Carmagnola, sia un esempio abbastanza credibile di cosa potrebbe essere il PD del futuro e di come è concepita da loro la finanza pubblica.

Il paese adiacente a Collegno è Grugliasco (37.870 residenti), guidato dal Sindaco Marcello Mazzù (ex Margherita), un medico di famiglia, consigliere comunale dal lontano 1994, docente della Scuola di Medicina Generale della Regione Piemonte e presidente del Comitato dei Sindaci del Distretto 1 ASL TO3, eletto con quasi il 70% da una coalizione che vedeva ben 8 liste collegate: Ulivo, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Sdi, Moderati, Verdi per la pace, Udeur e Italia dei Valori.
Un potenziale caso di conflitto di interessi, se consideriamo che una base di 1500 assistiti sono un serbatoio di voti enorme, specie in una piccola località, ai quali si vanno ad aggiungere i pazienti di attività specialistica di medicina del lavoro, che il Comitato dei Sindaci influisce sulla politica sanitaria della stessa ASL dove esercita e che la docenza è presso una scuola regionale e non statale.

I due comuni sono l’uno adiacente all’altro. Il primo, Collegno, è attraversato da Corso Francia, un ampio viale con tre corsie per senso di marcia che serve agli abitanti della Provincia per entrare in Torino e sul quale vanno a confluire sia la Tangenziale Sud sia la Tangenziale Nord. Il secondo, Grugliasco, ha Corso Allamano, che costeggia a sud il comune senza attraversare il centro abitato.

Considerato il volume di traffico e le esigenze dell’Area Metropolitana di Torino, la ragione e la sicurezza dei cittadini avrebbero voluto che Collegno intersecasse Corso Francia solo con un paio di grandi incroci e che si costruissero dei sottopassi adeguati.
Invece no, l’ampio viale è tecnicamente inglobato nel sistema viario comunale e ci sono anche gli attraversamenti pedonali, sia sulle striscie apposite sia “spontanei”, come se stessimo ancora negli Anni ’60.

Grugliasco, invece,ha trasformato in una trincea gli 8 chilometri che vanno da Rivoli alla Tangenziale Sud attraversando quel poco che resta di area industriale in paese.

Situazione nel 2008 – fonte La Stampa

Inoltre, scandalo nello scandalo, i due comuni hanno trovato il modo per attuare un congruo salasso a danno degli automobilisti di passaggio, piazzando una ridda di autovelox.
Il primo autovelox di Collegno, installato a luglio del 2007, dopo due anni aveva collezionato oltre 31 mila multe, a Grugliasco, nel solo novembre 2008 furono 5000.

Le delibere comunali fanno riferimento agli incidenti mortali avvenuti, ma le statistiche dimostrano che anche senza autovelox fossero di gran lunga inferiori all’atteso per una strada così.
Le dichiarazioni dei sindaci raccontano di lotta ai “ferraristi”, peccato che i limiti di velocità fissati dalle loro giunte siano spesso di 40 kmh.

Un vero business, come confermano Marco Scolaro, assessore al Bilancio di Collegno, «Dei 5 milioni incassati con le multe, 3,5 milioni sono dovuti ai velox», e Roberto Montà, assessore di Grugliasco, «Noi incassiamo circa 2 milioni». (fonte La Stampa)

Introiti enormi per due piccoli comuni, che non sembra siano stati utilizzati per mettere in sicurezza il viale, ad esempio costruendo dei sottopassaggi, e che garantiranno per lungo tempo la maggioranza a chi amministra questi fondi tutti da finalizzare.

Un’economia di rapina, come descrivono i trattati di economia, per gli aspetti generali, ed i libri di storia, per quello che riguarda il Piemonte preunitario.

Ed anche un’ennesima dimostrazione dell’inutilità delle Provincie, visto che nessuno interviene, e del forte decadimento dei diritti civili nel nostro Paese, visto che si impongono limiti esasperati e, pur avendone le risorse, non si provvede agli interventi risolutivi.

Un’altra prova, caso mai ne sentissimo il bisogno, dell’enorme spreco che consumiamo in infrastrutture politico-amministrative che non badano all’interesse generale ma solo a quello, forse, dei propri diretti elettori, e che, soprattutto, non riescono ad attuare forme di finanziamento pubblico diverse dalla bassa macelleria.

Viene solo un dubbio: rientrerebbero le proteste in Val di Susa se i valligiani potessero mettere l’autovelox ai treni delle TAV, riducendone la velocità a 40 all’ora?