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Tremiti: capitali stranieri in fuga

10 Feb

La società anglosassone di diritto irlandese Petroceltic ha deciso abbandonare il progetto di esplorazione (e trivellazione) di fronte alle coste di Vasto (Abruzzo) e Termoli (Molise) ed Emiliano, il governatore della Puglia esulta per la “grande vittoria” …

I motivi? Sono “trascorsi 9 anni dalla presentazione dell’istanza” ed è necessaria “un’ottimizzazione strategica, tecnica ed economica dell’intero portafoglio italiano, a seguito dei ripetuti cambiamenti della normativa italiana di settore”.

Intanto, è bene sapere che l’Italia ha oltre 200.000 chilometri quadrati potenzialmente destinabili ad attività di ricerca ed estrazione di gas e greggio, ma che, a fine aprile 2013, solo 22.452 chilometri quadrati di mare erano sfruttati con 22 permessi di ricerca di idrocarburi, 104 piattaforme di produzione (di cui 80 produttive), da cui nel 2012 erano stati estratti oltre 3 milioni di barili di greggio e poco più di 6 miliardi di metri cubi di gas.

trivellazioni-adriatico

Come è importante sapere che l’Italia ha già trivellazioni, pozzi e coltivazioni nell’Adriatico, dalla Romagna all’Abruzzo, e che ancor più prevede di impiantarne la Croazia, proprio di fronte alle Tremiti, e la Grecia (a ridosso del nostro Mar Jonio).

Dunque, il petrolio che può arrivare sulle nostre coste o isole è già tanto e lo estraiamo già da tanto tempo.
Resta da chiedersi se il govrnatore pugliese – prima di annunciare la propria ‘grande vittoria’ ai colleghi molisani ed abruzzesi – sia stato informato delle concessioni già in corso.

Adriatico Petrolio Trivelle Esplorazioni

Demata

San Vittore – Termoli ed il gioco delle tre carte

9 Ott

Il 21 settembre le agenzie battevano la notizia che il Decreto Fare dirotterà i 256 milioni di euro destinati alla realizzazione della prima tratta autostradale della San Vittore  – Termoli a beneficio dell’adeguamento della strada Statale 372 che collega San Vittore – Caianiello a Benevento.

Pochi giorni dopo, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Sabrina De Camillis, ha precisato: “Ho incontrato il ministro Lupi, che si è subito adoperato convocando i tecnici del suo Dicastero per affrontare la questione e decidere se apportare una modifica normativa o dare, per la soluzione del problema, solo un’interpretazione tecnica.”

Fatto sta che i 256 milioni – che sarebbero serviti per collegare, aggirare e superare Isernia – nel bilancio di spesa al momento non ci sono e qui si rischia di scatenare una guerra tra poveri con i molisani ‘defraudati’ dai campani ‘scippatori’.

Ma la questione non finisce qui.

Fino a ieri c’era da rendere la cosiddetta Trignina una vera superstrada e la Trignina non è una strada qualunque: è una ‘via mercantile’ che esiste dal Paleolitico e che collega l’Adriatico al Tirreno, tramite la quale ‘da sempre’ le merci partivano dalle coste del mar Baltico per arrivare a Barcellona, Tunisi e Marsiglia tramite Napoli.

Una ricchissima via mercantile, di cui Venezia e Napoli detenevano le ‘stazioni di servizio’ e su cui fondarono fortune e ricchezze.

Un’arteria mediterranea che fu deviata con l’Unità d’Italia sulla Via Salaria (e oggi sulla Roma- Firenze – Bologna), determinando l’espansione e le fortune di queste città. Non a caso oggi la Trignina è una buca tutta curve, mentre la Roma-Pescara è un monumento alla cementificazione sprecona ed alla deturpazione ambientale.

Inutile precisare che, se la Trignina decollasse, la quantità di TIR che farebbero la spola tra Adriatico e Napoli-Salerno sarebbe molto più elevata, mentre con la Trignina a pezzi, si avvantaggiano Roma e Bologna, mentre il ‘danno’ arriva fino a Barcellona e Marsiglia.

Utile, invece, sottolineare che la futura San Vittore (Caianiello) – Benevento – Bari, manterrebbe i porti di Salerno e Napoli al guinzaglio come prima, mastelliana e demitiana.
Oltre al rischio che, dopo la Terra dei Fuochi nell’agro casertano-napoletano, la Camorra abbia intenzione di trasformare anche gli scavi della Caianiello – Benevento in un’enorme discarica illegale.

S’era parlato del governo Letta come un ‘manuale Cencelli’ rivisitato, eccone un’ulteriore prova e, come al solito, la ‘questione campana’ viene risolta con la ben collaudata ‘polpetta avvelenata’.

Clemente Mastella e la moglie Sandra Lonardo

Una manciata di centinaia di milioni in appalti e cemento ed un po’ di svuluppo per una provincia poco popolosa e poco lucrativa come benevento, in cambio di un’arteria che bypassa Napoli e Salerno, dove vive la maggior parte dei campani e dove servirebbe davvero un ricco flusso di merci da ricevere e distribuire nel Mediterraneo.

Non a caso il 18 gennaio 2008 è stata costituita “Autostrada del Molise S.p.A.”, una società mista Anas Regione Molise, con l’obiettivo di realizzare il nuovo collegamento autostradale Termoli-San Vittore. Come recita il sito dell’ANAS, “il nuovo collegamento autostradale, con un tracciato di circa 150 km, che si svilupperà in due tratte: San Vittore-Venafro-Isernia-Bojano-Campobasso e Bojano-Termoli, e prevede la realizzazione di due corsie per senso di marcia, più corsia di emergenza; 121 viadotti (per complessivi 40,3 km); 15 gallerie (per uno sviluppo lineare complessivo di 11,8 km); e 35 svincoli di collegamento con la viabilità esistente.”

Viadotto della Diga del LIscione – Termoli

Una stupenda Autostrada dei Laghi per il nascente turismo del Molise e per quella rete di aziende che si snoda lungo la Trignina azzerata in cambio delle terre dei Briganti violate da cavalcavia e sottopassi inutili – visto che Benevento fa 60.000 abitanti e la provincia in tutto supera di poco i 250.000) per una tratta che serve solo a collegare Roma a Bari?

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Ospedali, ingiustizia è fatta?

8 Nov

Arriva la Spending Review degli ospedali e si tagliano posti letto, ma è così ingiusto?
No, probabilmente no.

Innanzitutto, la quantità di giorni di degenza ospedaliera dipendono soprattutto dalla capacità organizzativa dei medici, non dalla difficoltà della malattia ‘di per se’: c’è chi fa un check up completo in 3-5 giorni e chi resta in corsia anche 20 giorni, ma, alla fine dei conti, le consulenze sono state le stesse, come anche i test biomedici.

Ma soprattutto perchè, alimentando i cosiddetti ‘viaggi della speranza’, alcune regioni avevano sviluppato una vera e propria industria della salute, lasciando crescere intorno a benemeriti policlinici una miriade di appendici, non di rado in convenzione, come i tanti scandali della sanità cattolica dimostrano.

La storia è descritta tutta nelle due seguenti tabelle, che riportano gli stessi dati del Corriere della Sera.

Regione Posti letto 2009 Posti letto 2013 Sprechi posti letto 2009-13 % Sprechi posti letto 2009-13
Lombardia 43.039 36695 6.344 17,29%
Piemonte 18.806 16.492 2.314 14,03%
Veneto 19.673 18.270 1.403 7,68%
Emilia R. 19.969 16.400 3.569 21,76%
Lazio 26.473 21.196 5.277 24,90%
Campania 20.887 21.586 -699 -3,24%
Sicilia 19.433 18.689 744 3,98%

Come i dati raccontano, alcune regioni (Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna) dovranno ridimensionare pesantemente la propria offerta per migliaia di ricoveri, non i circa 600 del Molise, che pur rappresentano il 30% circa.

Regione Abitanti Posti per 1000 abitanti 2009 Posti per 1000 abitanti 2013
Lombardia 9.917.714 4,34 3,70
Piemonte 4.457.335 4,22 3,70
Veneto 4.937.854 3,98 3,70
Emilia R. 4.432.418 4,51 3,70
Lazio 5.728.688 4,62 3,70
Campania 5.834.056 3,58 3,70
Sicilia 5.051.075 3,85 3,70

Come anche c’è da chiedersi non solo perchè alcune regioni abbiano una notevole disponibilità di posti letto che il Meridione non ha, ma soprattutto, dovremo chiederci tutti per quale motivo il Lazio ha delel liste d’attesa enormi a fronte della migliore dotazione di posti letto per abitante di tutta la penisola italiana.

Un dato che meritava qualcosa di più di una spending review. Un dato che dimostra quanto lavoro avrebbero da portare avanti gli inquirenti laziali e quanta Casta locale dovrebbe esser posta sotto giusto processo.

Anche perchè, senza l’intervento della Giustizia, come farà il Lazio a garantire ai suoi malati le cure ospedaliere e gli accertamenti biodiagnostici di cui hanno bisogno, se già oggi – con il 24,6% dei posti letto ‘in più’ – non ci riesce, se non con attese lunghissime?

E come è possibile che già oggi nel Lazio non si indaghi, se accade che si chieda – in nome di Mario Monti – ai pazienti di portarsi le soluzioni fisiologiche da casa, dato che la Regione ‘passa’ solo quelle in contenitori di plastica, mentre non pochi farmaci richiedono quelle in vetro, per non parlare della costosa  l’albumina che è ormai una mera speranza?

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Politici e dissesti, arriva la legge

5 Ott

La bozza di decreto legge allo studio del Consiglio dei ministri sui costi della politica prevede che sindaci e presidenti di provincia che hanno dissestato finanziariamente le proprie comunità «non sono candidabili per 10 anni» nelle Giunte e nei consigli, oltre che nel Parlamento.

Finalmente.

Inoltre, la Corte dei conti effettuerà il «controllo preventivo di legittimità» sulle spese delle Regioni, compreso «il piano sanitario regionale ed il piano di riparto delle risorse destinate al finanziamento del Servizio sanitario regionale».
Il ‘braccio’ dei magistrati contabili sarà la Guardia di Finanza.

Tutto bene? Mica tanto: saranno ‘interdetti’ solo coloero che “la Corte dei conti ha riconosciuto, anche in primo grado, responsabili di aver contribuito con condotte, dolose o gravemente colpose, sia omissive che commissive”.

Senza sentenza di danno all’erario, la si fa franca. Un reato che la Corte dei Conti ha ritenuto inteso come lesione dell’interesse generale alla salvaguardia, all’incremento e al progresso dell’economia nazionale, oppure il danno all’immagine della pubblica amministrazione.

Per capire di cosa si tratta, bastano pochi esempi.

Ad esempio, se i fatti si fossero svolti ieri, Francesco Rutelli non potrebbe candidarsi perchè condannato per aver assunto irritualmente un consulente, che comunque era un noto ed affermato professionista. Viceversa, nulla di fatto, senza sentenze, per la troppo ottimistica gestione finanziaria di Walter Veltroni come Sindaco di Roma, per la quale il successore sollevò grande scandalo e il Governo Berlusconi erogò diversi miliardi di euro. Quanto a Gianni Alemanno, tutto tranquillo nonostante Parentopoli e gli scandali del Consiglio Comunale.

Questo solo a parlar di Roma, figurarsi il resto.
L’unico aspetto positivo della norma che il Governo si appresta a varare è che, forse, si fermerà l’enorme speculazione sull’immondizia campana, che arricchisce le ex-municipalizzate di Imola e Bologna. Infatti, gli amministratori locali saranno responsabili per le ‘loro’ ex-municipalizzate e queste saranno ipercontrollate.

Non è una sentenza della Corte dei Conti che può dirci chi è un buon amministratore: la magistratura si occupa solo dei ‘peggiori’. E di quelli che hanno ceduto palazzi storici alle banche in cambio di faraonici restauri o coloro che hanno fatto assumere amici e parenti rimanendo nell’ombra?
Oppure coloro che si sono trovati con stipendi o rimborsi d’oro in enti che nulla servivano e poco facevano? E quanti, in nome del popolo o di un campanile, si sono lanciati in imprese sprecone e fantasiose?

Non sono le sentenze a dirci chi è stato un buon amministratore, possono dirci solo chi ha sbagliato o chi è incappato nelle maglie della giustizia.
Per avere il meglio, va escluso chi non ha messo in attivo il bilancio.

Ma questo, in Italia, non accadrà mai.

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Non solo Polverini, ecco gli scandali per Regione

20 Set

Finalmente, esplode lo scandalo ‘Roma’ con il coinvolgimento del PdL laziale, festini e spese pazze, la Polverini che batte il pugno.
Sì, ‘scandalo Roma’ perchè, come dimostratosi in Comune, prima, ed in Regione, poi, nella Capitale alcuni proprio non riescono a capire che ‘proprio non si può più perchè non se ne può più”.

Purtroppo, seppur la Città Eterna arrivi in forte ritardo nel sollevar scandali e ribaltare Caste, ammesso che poi lo faccia davvero, quello che leggiamo della Giunta Regionale laziale trova ampie analogie con scandali e vergogne ben più dolorosi e pruriginosi, avvenuti in altre regioni.

Anzi, a dirla tutta, la situazione è desolante.
Di seguito, trovate raccolti alla buona (ma raccolti) quanto i nostri media avrebbero dovuto raccontarci dei nostri politici non con strilli occasionali e fine a se stessi, ma con una semplice lista quando si tratta informare i cittadini che vanno alle urne.
Dati ‘raccolti alla buona’, certamente incompleti, perchè basta scrivere su Google ‘scandalo’ + ‘regione’ per rinvenire un’ordàlia di fattacci e miserie umane.

Visto cosa è elencato in calce, è un mistero sapere cosa aspetti il contesto internazionale a dichiararci ufficialmente una cleptocrazia, ma potrebbero anche averlo già fatto senza informarci.

Regione

Presidente

Coaliz.

Scandali correlati alla persona o alla Regione

Frasi celebri

Abruzzo

Gianni Chiodi

Centro Destra

Lavori dopo-sisma all’Aquila

A due anni dal terremoto di L’Aquila: “abbiamo nominato il soggetto attuatore che dovrà occuparsi della rimozione delle macerie.”
“I soldi pubblici previsti dal Governo sono stati giudicati, da imprese e Ance, adeguati e remunerativi a garantire la ricostruzione dell’Aquila e degli altri Comuni.”

Basilicata

Vito De Filippo

Centro Sinistra

Asl lucane, Banca popolare del Materano, Megavillaggi turistici,

“Consapevole come siamo”. “Se noi spingiamo su questo fronte si riduce uno dei frastuoni più grandi … quello di parlare a vanvera”.  “Marcionne ha dovuto in una meccanica durissima inventarsi qualche cosa per tare nella piazza globale”.

Calabria

Giuseppe Scopelliti

Centro Destra

Sanità e ASL, Dissesto finanziario della Regione, Indagini Direzione Antimafia, eccetera

Dopo il pessimo risultato dei test ambientali della Goletta Verde in Calabria: “L’attuale amministrazione regionale sta sostenendo sforzi enormi per garantire un mare balneabile e spiagge pulite, al fine di preservare la salute dei cittadini calabresi e dei turisti”.

Campania

Stefano Caldoro

Centro Destra

Nulla di rilevante. Ha ereditato la malagestione bassoliniana della Sanità campana e della Gestione Rifiuti

A proposito del finto scandalo dell’invasione di scarafaggi a Napoli, sollevato dai media nazionali: “Io sto ancora cercando le blatte”.

Emilia-Romagna

Vasco Errani

Centro Sinistra

Finanziamenti illeciti a cooperative, rinvio a giudizio per falso ideologico

Un anno prima del terremoto in Emilia: “per quanto riguarda ambiente e cultura metteremo in campo dieci virgola tre milioni di euro di fondi del tesoretto a favore delle aree montane e per i territori che presentano eccellenze e specificità da consolidare, attivando investimenti complessivi per circa diciassette virgola cinque milioni di euro.”
“Vorremmo provvedere alle infrastrutture per la mobilità turistica, completando la rete dei percorsi ciclabili provinciali”.

Friuli-Venezia Giulia

Renzo Tondo

Centro Destra

Nulla di rilevante.  Per i viaggi usa anche alberghi a 2-3 stelle.

Riguardo allo scandalo del PdL Lazio (tra cui festini organizzati con i fondi pubblici), “credo
che ci sia stato un processo di demonizzazione che giudico
eccessivo.”

Lazio

Renata Polverini

Centro Destra

Sanità romana, Fondi PdL, Parentopoli,

“I raccomandati esistono da sempre”. “Aò, e che cazzo”. “O m’ascoltate o fate come cazzo ve pare”. “Me faccio mette paura da una ceca come te”.

Liguria

Claudio Burlando

Centro Sinistra

Nel 2007 ha percorso diversi chiloetri della A10 in contromano senza che gli sia stato rilevato lo stato tossicologico nè elevata multa. Primari con la tessera, Sanità genovese, commesse “spezzettate” per evitare la gara, aree Piaggio, vacanze d’oro, eccetera.

“In nessun caso è consentito farsi giustizia da soli”.
Sul Pronto soccorso di Albenga: “Non è essenziale, di notte può essere chiuso”.
Agli operai ILVA inferociti: “Faremo il possibile”.

 

 

Lombardia

Roberto Formigoni

Centro Destra

Non ammissibilità della lista di Formigoni per firme non autentiche, discarica di Cerro Maggiore, costruzione del Palazzo Lombardia, dati sulla concentrazione delle polveri sottili, inchiesta P3, Sanità lombarda, San Raffaele, vacanze d’oro, eccetera.

“L’inquinamento atmosferico  non è causa diretta di alcuna malattia”.
“Non è reato ricevere un dono”.
“Saremo migliori pur avendo la corruzione”.
“Anche il Papa prega per me.”

Marche

Gian Mario Spacca

Centro Sinistra

Nulla di rilevante.

Riguardo l’espansione dei centri commerciali: “Continuare con forza a contrastare i fenomeni di desertificazione dei paesi e delle città per rivitalizzare il territorio attraverso la riqualificazione dei centri urbani e il rafforzamento delle imprese locali. Per un commercio più vitale e protagonista”.

Molise

Angelo Michele Iorio

Centro Destra

Annullamento delle elezioni regionali del 2011, vicenda Bain & Co, Parentopoli nella Sanità, indagato per concussione, indagato nell’ambito dello smaltimento rifiuti, condannato per abuso d’ufficio, indagato per indebita percezione di erogazioni in danno dello Stato, concorso formale per reato reiterato in relazione al terremoto del 31 ottobre 2002

,

“E’ più che mai necessario avviare la fase dello sviluppo attraverso la partenza di lavori che interessino e impegnino direttamente le imprese, le loro maestranze e tutto l’indotto ad esse legato.”
“Non sono un urlatore né un grande comunicatore. Ho invece una buona comunicazione interpersonale”.

Piemonte

Roberto Cota

Centro Destra

Falsificazione delle firme della lista “Pensionati per Cota” risultata determinante, sanità piemontese, vicenda assalto campo Rom di Torino

“La Lega non è razzista.”
“Carroccio razzista? Noi aiutiamo l’integrazione”.
“No ai rifiuti di Napoli”.
“E’ difficile fare la raccolta differenziata”.

Puglia

Nichi Vendola

Centro Sinistra

Indagato per la Sanitopoli pugliese (diversi filoni d’indagine)

“Personalmente penso che la categoria del comunismo abbia oggi un potenziale largamente inesplorato.”

“Luca Zaia, un padano svagato e incosciente, che non capisce i disagi del mondo agricolo.”
“La Gelmini usa un punteggio particolare: premiare quelli che stanno meglio.”

Sardegna

Ugo Cappellacci

Centro Destra

Caso Cisi-Fideuram, Appalti dell’energia eolica, Crac di Carloforte, indennità consiglieri regionali, rinviato a giudizio per bancarotta, indagato per corruzione e violazione del segreto d’ufficio, rinviato a giudizio per abuso d’ufficio

“Sono sereno, ho fatto l’interesse della Sardegna”.
“Ho la consapevolezza del vero grande limite della Sardegna: noi sardi.”
Interpellato riguardo le aspre proteste dei minatori sardi: “la Regione intende fare un’azione di accompagnamento della realtà esistente verso il futuro”.

“Creare uno scenario che sia perfettamente coerente con il futuro”.

Sicilia

Raffaele Lombardo

Centro Destra

Default Sicilia, nomina di un detenuto a presidente del collegio dei Sindaci della partecipata ‘Sicilia e servizi’, appalti grandi eventi, pensionati d’oro, assunzioni facili, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e di voto di scambioeccetera

“Dopo le mie dimissioni dalla Regione Sicilia, coltiverò mariuana”.

Toscana

Enrico Rossi

Centro Sinistra

Indagato per il buco di bilancio alla Asl 1 di Massa

“Siena (ndr. 53.893 abitanti) capoluogo naturale dell’area vasta della Toscana del sud”.
“Dico no all’ambientalismo di destra, cioè all’ecologia antimodernista e contraria allo sviluppo di chi è contro la Tav e i termovalorizzatori”.
“Decisivo sostenere i media e la grande impresa”.

 

 

Umbria

Catiuscia Marini

Centro Sinistra

Tangenti Enac, Sanitopoli, ristrutturazioni d’oro, assunzioni facili, vicenda Brega-Confcommercio

“Siamo convinti che la nostra strategia economica legata al turismo rappresenti una classica politica anticiclica.”
”Le Regioni si preparano a difendere con determinazione la sanita’ pubblica”.
“La riqualificazione di immobili pubblicirientra nella politica strategica di edilizia residenziale della Regione Umbria, per la quale abbiamo destinato risorse derivanti dallo sblocco dei Fondi aree sottoutilizzate”.

 

Veneto

Luca Zaia

Centro Destra

Multato per eccesso di velocità mentre percorre a 193 km orari l’Autostrada A27, vicenda della Legge edilizia regionale, vicenda Brunello di Montalcino falsi, vicenda dell’agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, vicenda della precedenza assoluta di accesso per i veneti ad asili e servizi per la prima infanzia, buoni scuola e case popolari, vicenda Gaxetaveneta – escort G8.

 

“Siamo stanchi di sentire in tv parlare in napoletano e romano”.

“Siamo stufi di sentir dire che c’è bisogno degli extracomunitari”.

“Fatta salva la stabilità dei conti pubblici, per il resto diciamo a tutti arrangiatevi”.

“Noi non siamo napoletani”.

 

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Tanti, troppi partiti per il Sud

15 Mar

E’ prevedibile che alle prossime elezioni (amministrative o politiche) assisteremo ad una affermazione, quanto meno in termini locali e regionali, dei diversi partiti che rappresentano le spinte autonomistiche, se non, addirittura, identità etniche e socio-culturali ben radicate. I segnali ci sono tutti, dopo il (poco) sorpendente voto delle Primare del PD a Palermo, con l’affermazione di Fabrizio Ferrandelli, un ex del Partito Umanista molto sostenuto dall’emergente Partito del Sud, e dopo l’avvicinamento di una parte del Movimento dei Forconi ai partiti di estrema destra.

Partiti per il Sud? Quanti ne saranno, tra quelli “originali”, quelli “neonati”, quelli dei “soliti noti” e quelli “non invitati”? Spero non una miriade, ma non promette nulla di buono il fatto che nessuno finora si sia preoccupato di strutturare un programma “nazionale”, oltre che meglio definire l’aspetto “identitario” di una forza politica a base locale o etnica.

Per ora, leggiamo di nostalgie duosiciliane relativamente sacrosante, rievocazioni storiche di eccidi e disgrazie mai narrate o rivelate, rivendicazioni localistiche o comunqu e non strutturali, affratellamenti precoci con partiti “storici” come precoci sono le spaccature tra destra e sinistra.

Non credo che una durevole e rispettata  affermazione meridionale in politica possa prescindere da un “programma”, che a sua volta vada a chiarire cosa sia “essere meridionale”, sia come principio etico e di governance e sia come “sistema meridionale” per sviluppare le cose e per definire “l’interesse comune”.

Non è solo una questione di, seppur necessari, “apparentamenti elettorali o di giunta”: è un problema che riguarda il tipo di sviluppo e di società che si addice al Sud.
Infatti, non è affatto detto che al Meridione d’Italia servano le stesse infrastrutture, gli stessi servizi, gli stessi stipendi, le stesse fabbriche, le stesse tasse, le stesse “alleanze commerciali internazionali”, gli stessi supermercati, le stesse banche che ci sono, ad esempio, nel Nord Italia, per tipologia e numero, sia chiaro, e non per proprietà o nazione d’origine.

Del resto, basta andare in auto dalla Danimarca ad Amburgo per notare che cambia tutto e di tanto, come molto cambia anche andando in auto da Amburgo a Monaco di Baviera od a Friburgo … e sempre tedeschi sono, per non parlare del fatto che con 200 km in più potremmo essere in Croazia, Ungheria od in Svizzera.

D’altra parte, tutto quello che è stato fatto in Africa, Sud America, Asia dimostra che ci sono molte cose che andrebbero ripensate se vogliamo che funzionino nel “sud del mondo”.

Ad esempio la meritocrazia, così efficiente nei paesi anglosassoni, e così “corrompente” nel mondo latino, dove i curriculum sono predestinati. Altro sarebbe se da noi venisse premiato non chi ha più “merito nel raggiungere obiettivi” decisi altrove, ma chi dimostra un maggiore “apporto alla società” in cui opera.
Noi meridionali non sopravviviamo in un sistema etico individualistico, la nostra cultura è “sociale”, “collettiva”, in alcuni casi, anche benemeriti, “tribale”.
Perchè non chiederci, come hanno fatto altri popoli, se a noi del “sud del mondo” “ci funziona” un sistema elettorale partitico, in vece di un sistema per collegi uninominali con ballottaggio, più aderenti alla impellente domanda “chi cumanna accà?” …

Si, ci sono molte cose che dovremmo chiederci.
Ad esempio se un sistema di finanza pubblica “meridionale” consentirebbe l’attuale sistema di tassi di interesse o, viceversa, il “sud del mondo” preferirebbe sistemi ad inflazione controllata ed interessi scalari in favore dei meno abbienti … anche perchè, se andiamo a vedere come funziona nei paesi arabi, in India o Sud America, potremmo restare davvero sorpresi.

La nostra identità, dunque, non può risiedere nel mito del “brigante e basta”, che, tra l’altro, può avere un certo successo nel raccogliere il voto di protesta (antipolitica come la chiamano attualmente) ma non è che costruisca molto in chiave di rappresentatività e di progettualità nazionale. Anzi, …

Il Sud non può “sempre e comunque” riappellarsi ai “miti ottocenteschi”, di “cosa saremmo potuti essere”, dei quali oggi esiste la “copia degradata”, dalla musica neomelodica al cibo “comunque industriale” che mangiamo, al teatro ed al cinema, che sembra abbiano dimenticato che la nostra è una tradizione “drammatica”, seppur sotto forma di commedia, e non guitti e risate di basso conio.

C’è tanto da rivendicare, tanto di più attuale e, forse, ottenibile.
Esiste anche il Sud dei poli industriali napoletani e palermitani, progressivamente depauperati, c’è la tradizione marinara, che il trasposto su gomma (Roma-Bologna-Torino) ha azzerato, c’è la vocazione macchinofatturiera, che è tutta sommersa nonostante le griffe toscano-lombarde fatturino miliardi, c’è l’agro alimentare, che vanta prodotti di antica selezione e lavorazione, mentre l’Emilia deve vendere renette e tavernello …
Ci sono le donne delle metropoli del Sud, storicamente libere, che, dall’illegalità diffusa perchè mai sgominata, ricevono l’onta del rischio personale e la vergogna della limitazione dei propri diritti.

Dunque, ritornando ai “partiti per il sud”, ci vuole altro che un pugno (od un folto gruppo) di consiglieri od assessori, prossimamente eletti negli enti locali ed alla prima esperienza, per ottenere qualcosa di diverso da quattro aiuole in periferia od il prolungamento di un bus metropolitano.
Ci vorrebbe un programma ed una struttura nazionale, delineati prima di andare al voto nel 2013 e non dopo: un partito senza piattaforma su cui aggregare i candidati è come una zattera alla deriva in attesa di uno squalo sufficientemente grande … come la storia di Bossi e della Lega dimostrano.

Bene saperlo da prima.

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Programma di governo: una montagna di chiacchiere?

14 Mar

Il programma di governo, annunciato da Mario Monti mesi fa e sostenuto da PdL, PD, FLi e UDC, si propone di “riconciliare cittadini ed istituzioni“, non considera i “vincoli europei come imposizioni“,  vuole “rendere meno ingessata l’economia“, riconosce “l’esistenza di una questione meridionale“, “garantirà la natura strutturale della riduzione delle spese dei Ministeri” e “conterrà i costi di funzionamento degli organi elettivi“, che annuncia un “piano di dismissioni e di valorizzazione del patrimonio pubblico“, auspica “merito individuale” per i giovani e “piena inclusione” per le donne, “riduzione del peso delle imposte e dei contributi“, “aumento del coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di infrastrutture“.

Secondo il discorso pronunciato al Senato, a novembre scorso, Il mercato del lavoro è da riformarsi “con il consenso delle parti sociali” e l’età di pensionamento, già a novembre scorso, “superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi“, con un “sistema pensionistico caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio“.

Avete visto voi?

Quelli che seguono sono degli stralci dal discorso di insediamento di Mario Monti al Senato (link testo integrale). Parole pronunciate solo qualche mese fa, promesse che costituirebbero il corrente programma di governo.

“Spero che il mio Governo ed io potremo, nel periodo che ci è messo a disposizione, contribuire in modo rispettoso e con umiltà a riconciliare maggiormente i cittadini e le istituzioni, i cittadini alla politica.
Il Parlamento è il cuore pulsante di ogni politica di Governo, lo snodo decisivo per il rilancio e il riscatto della vita democratica. Al Parlamento vanno riconosciute e rafforzate attraverso l’azione quotidiana di ciascuno di noi dignità, credibilità e autorevolezza.

Non vediamo i vincoli europei come imposizioni.
Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi sul pareggio di bilancio, sulla discesa del rapporto tra debito e PIL. Ma non saremo credibili, neppure nel perseguimento e nel mantenimento di questi obiettivi, se non ricominceremo a crescere.
… provvedimenti rivolti a rendere meno ingessata l’economia, a facilitare la nascita di nuove imprese e poi indurne la crescita, migliorare l’efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne, le due grandi risorse sprecate del nostro Paese.

Maggiore sarà l’equità, più accettabili saranno quei provvedimenti e più ampia sarà la maggioranza che in Parlamento riterrà di poterli sostenere. Equità significa chiedersi quale sia l’effetto delle riforme non solo sulle componenti relativamente forti della società.

Esiste una questione meridionale: infrastrutture, disoccupazione, innovazione, rispetto della legalità. I problemi nel Mezzogiorno vanno affrontati non nella logica del chiedere di più, ma di una razionale modulazione delle risorse.
Ciascun Ministro esporrà alle Commissioni parlamentari competenti le politiche attraverso le quali, nei singoli settori, queste azioni verranno avviate.

Nell’immediato daremo piena attuazione alle manovre varate nel corso dell’estate, completandole attraverso interventi in linea con la lettera di intenti inviata alle autorità europee.
Verrà definito un calendario puntuale per i successivi passi del piano di dismissioni e di valorizzazione del patrimonio pubblico.

Assicurare la piena inclusione delle donne in ogni ambito della vita lavorativa ma anche sociale e civile del Paese è una questione indifferibile.
Dobbiamo porci l’obiettivo di eliminare tutti quei vincoli che oggi impediscono ai giovani di strutturare le proprie potenzialità in base al merito individuale indipendentemente dalla situazione sociale di partenza.
L’Italia ha bisogno di investire sui suoi talenti. Per questo la mobilità è la nostra migliore alleata, mobilità sociale ma anche geografica, non solo all’interno del nostro Paese ma anche e soprattutto nel più ampio orizzonte del mercato del lavoro europeo e globale.

Per garantire la natura strutturale della riduzione delle spese dei Ministeri, decisa con la legge di stabilità, andrà definito rapidamente il programma per la riorganizzazione della spesa, previsto dalla legge 14 settembre 2011, n. 148.
Di fronte ai sacrifici che sono stati e che dovranno essere richiesti ai cittadini sono ineludibili interventi volti a contenere i costi di funzionamento degli organi elettivi. I soggetti che ricoprono cariche elettive, i dirigenti designati politicamente nelle società di diritto privato, finanziate con risorse pubbliche, più in generale quanti rappresentano le istituzioni ad ogni livello politico ed amministrativo, dovranno agire con sobrietà ed attenzione al contenimento dei costi, dando un segnale concreto ed immediato. Per quanto di mia diretta competenza, avvierò immediatamente una spending review del Fondo unico della Presidenza del Consiglio.

Coerentemente con il disegno della delega fiscale e della clausola di salvaguardia che la accompagna, una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull’attività produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà, sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico. Dal lato della spesa, un impulso all’attività economica potrà derivare da un aumento del coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di infrastrutture.

Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro, per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione.

Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Il nostro sistema pensionistico rimane però caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio.”

Nota bene, il programma che non fa menzione di RAI e giustizia.

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Trattativa Lavoro spiegata con semplicità

13 Mar

A quanto pare, il ministro Fornero avrebbe precisato che i soldi per gli ammortizzatori, due miliardi, “potrebbero essere dai risparmi sulle pensioni, o meglio che “non saranno presi dal fondo sociale”.

Risparmi sulle pensioni? Ma non erano indispensabili ed inderogabili per salvare l’Eurozona?

Ed infatti, Elsa Fornero avrebbe precisato che “non sono in grado di dirvi dove saranno trovate le risorse, il governo è impegnato a ricercarle, ma non saranno sottratte “ai capitoli del welfare: il governo si impegna a trovare le risorse al di fuori dei capitoli di spesa sociale”.

Ammortizzatori sociali che non vertono sulla spesa sociale e sul welfare? Ed a cosa andrebbe destinato, allora, il Fondo Sociale Europeo se non, innanzitutto, ai disoccupati ed ai poveri?

“Indennità di disoccupazione a 1.119 euro”, questo l’ultimo annuncio attribuito al ministro del Welfare, che avrebbe anche promesso che “la cassa integrazione straordinaria resterà e non scompare. Sarà eliminata solo la causale per cessazione attività.” (La Repubblica)

Tutto ed il contrario di tutto, con l’aggiunta dell’abrogazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ed il proseguimento dell’esclusione dai sussidi di giovani e casalinghe.

Non è un caso che si parli “passo indietro” (Camusso) , “ecatombe sociale” (Bonanni), “il ministro non abbia fretta” (Marcegaglia), l’articolo 18 è “una norma antidiscriminazione” (Bersani).

E, mentre LA7 con il suo TG “tira la volata al ministro”, annunciando un’accelerazione che esiste solo nelle intenzioni di Elsa Fornero, accade che solo il Corriere della Sera (link) dia una spiegazione abbastanza chiara di quante e di quali riforme si stia parlando.

Riordino dei contratti: meno tipologie, incremento d’aliquota per i contratti a termine (+1,4%), stabilizzazione dell’apprendistato ( se entro il 25 aprile le Regioni  vareranno le leggi di loro competenza).

Ammortizzatori sociali su due livelli: cassa integrazione ordinaria pagata dalle aziende e dai lavoratori secondo gli schemi attuali, assegno di disoccupazione solo per chiusure o ristrutturazioni aziendali, condizionato da verifiche come in Gran Bretagna.

Assicurazione sociale: consiste nella creazione di un istituto (simile all’ Inail) per la disoccupazione universale per tutti i lavoratori dipendenti privati e ai lavoratori pubblici con contratto a tempo determinato a partire dal 2015.  L’importo massimo del sussidio sarà circa di 1.119 euro mensili iniziali per un massimo di 18 mesi.

Licenziamenti: Elsa Fornero, dopo l’innalzamento dell’età pensionabile, chiede che i lavoratori rinuncino all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per tutti i licenziamenti non discriminatori. In tutti gli altri casi, il governo offfre un indennizzo economico non superiore a 18 mesi di retribuzione, ovvero meno di 20.000 Euro se parliamo di un lavoratore non specializzato, La Cisl propone, invece, di escludere dall’articolo 18 solo i licenziamenti per motivi economici (come per i licenziamenti collettivi). La CGIL di Camusso (c’è anche quella di Landini ormai) si oppone all’abrogazione, ma è favorevole alla semplificazione dei giudizi ed all’introduzione e rafforzamento dell’istituto dell’arbitrato.

Ovviamente, nessuno sa quanto costerà tutto questo, visto che la disoccupazione è in aumento e che le riforme potrebbero far emergerne molta altra, tra contratti a termine e lavoro nero.

Preso atto che Bersani si appella all’ONU od alla Croce Rossa, con il suo “una norma antidiscriminazione”, mentre arriva Gasparri alla carica ricordandoci arcani debiti ed astrusi impegni europei, non possiamo non notare che Mario Monti insiste con Alfano per “parlare di RAI” …  e, visto che la “vicenda lavoro” è  – più o meno come avete letto – “semplice semplice”, ditemi voi se non sarebbe primo dovere della televisione pubblica informarci sulle diverse proposte e sul significato dei diversi interventi.

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Un PD senza uscita

8 Mar

Il Partito Democratico da molto tempo mostra di non essersi emancipato dal proprio passato “primo repubblicano”, anzi, di averne fatto la propria quintessenza.

Non è un mistero per nessuno la pregressa militanza democristiana, socialista, comunista che annovera la maggior parte dei suoi quadri politici in Parlamento, nelle Regioni, nelle Provincie e nei grandi Comuni.

Un partito nato vecchio, che, finora, ha potuto andare al governo – nazionale ma lo stesso vale per quelli locali – per ben due volte solo grazie all’alleanza, se non all’abbinamento, con l’estrema sinistra, che in Italia è sia rigidamente poststalinista sia libertariamente postmoderna.
Un intellighentzia partitica che – basta andare ad un convegno per saperlo – è convinta d risolvere “tutto” con tecnologie e servizi, che hanno un costo e non generano un granchè di PIL.
Una base elettorale molto “retrò”, che “ragiona con la pancia”, come per 20 anni di antiberlusconismo fine a se stesso o come per “l’opposizione dei comici RAI”, da Guzzanti e Crozza, oppure come per la “mano libera” di cui gode qualunque manifestante sventoli una bandiera rossa.

Di questo passo, il futuro è già scritto ed, a quanto pare, il più realistico sembra essere Walter Veltroni che agogna un’ammucchiata (tradotta Grosse Koalition in tedesco) con i “centristi in sella”.

Molto lontano dalla realtà delle cose, viceversa, appare Pierluigi Bersani, che da un lato s’affida ad un Patto di Vasto, che cancella i suoi candidati alle Primarie ed inficia future alleanze “centriste”, dall’altra scalpita a sostegno di Monti e del salvataggio delle lobby finanziarie del Centroitalia.

Il risutato è, tra l’altro, l’inoperatività del governo Monti, impedito a riformare, ovvero liberalizzare, il sistema contributivo, assicurativo e cooperativo, che rappresentano alcuni dei principali ed “eterni” fattori di “stallo” dell’economia italiana, assieme alla superfetazione delle autonomi locali ed alla lentezza ed imprevedibilità della giustizia.

Allo stesso modo, non stiamo rilanciando il sistema di trasporto su rotaia e quello aereoportuale, riducendo progressivamente quello su gomma, mentre la benzina vola verso i 2 euro al litro, vuoi per la “priorità metalmeccanica” (leggi occupazione industriale al nord), vuoi per gli enormi interessi del Gruppo Marcegaglia (leggi guardrail), vuoi per mantenere la “centralità logistica” bolognese.
Per non parlare della patrimoniale, necessaria per fare cassa e, soprattutto, immettere sul mercato meno titoli e ad interessi più bassi, ovvero rassicurando l’Eurozona e rafforzando il sistema-Italia, ma anche “non impellente”, mentre Unicredit, in cui confluì Unipol, andava a salvarsi acquistando titoli con rendite elevate.

Un Partito Democratico abbinato a troppi processi ed inchieste, partendo dallo scandalo rifiuti che coinvolse Bassolino, al caso Lusi, che coinvolge anche il PD, od al caso Penati, tutto da giudicare, fino ai troppi indagati per mafia o corruzione al Sud o, peggio, al “disastro agroalimentare” italiano, che vede trusts al centronord e mafia, desviluppo e sfruttamento al sud.
Per non parlare, più in generale, del sistema consortile o dello spoil system o delle esternalizzazioni, come denuncia indirettamente anche Saviano, chiedendo una legge anticorruzione anche “tra privati”.

Cosa fare?

Dividere le strade di chi s’abbarbica al vecchio e chi ricerca il nuovo sembra essere una scelta inevitabile, anche se dovesse provocare un’implosione: la sommatoria dei voti raccolti dalle varie componenti derivanti (partiti tra loro alleati e non) sarebbe comunque maggiore di quanti raccoglierebbe il partito oggi e, peggio, tra un anno, andando di questo passo.
Una scelta che, prevedibilmente, andrebbe a scompaginare anche la saldezza del PdL, specie se parliamo di giunte locali, e permetterebbe di evitare l’abbraccio “fatale” con SEL o spezzoni dell’IDV (che non sembra essere in grande armonia interna).

Una scelta che potrebbe comportare buoni risultati, forse sul medio periodo, se il PD “finalmente” si decidesse ad aprire le proprie liste a molti, tanti, troppi potenziali candidati e “seconde file” che la “società civile”, le imprese e le professioni hanno già apprezzato per il saper fare governance e welfare.
Un “popolo” di sinistra o comunque affine, fatto di persone con elevate professionalità e ligie a leggi e regolamenti, che, però, “esistono” solo per il giorno delle elezioni.

Probabilmente, il problema non è (mai) stato il “dover dire qualcosa di sinistra”, bensì il “dover dire” sia qualcosa di rapidamente realizzabile, ovvero “non troppo ambizioso”, sia qualcos’altro (leggasi “riforme”) che abbia lungimiranza ed una chiara visione dello Stato che si va ad innovare.

Ad ogni modo, con Monti al governo, il PD sta vedendo crollare il proprio consenso e, per una parte dell’elettorato, la cosa potrebbe essere irreversibile, visto cosa è passato per le pensioni od il montante dissenso del comparto “università e scuola”.

Altrettanto sicuramente, nessun Partito Demcoratico – nè presente nè futuro – può permettersi il rischio di andare al voto tra un anno, per “giocarsi” in pochi mesi politiche, amministrative, europee e presidenziali: non sono tempi di “big slam”, di “asso pigliatutto”, come profetizzavano “certi” sondaggisti pochi mesi  or sono.

E, magari, si potrebbe incominciare accantonando la “bozza Violante” e puntare su una legge elettorale “più lungimirante”, ovvero che consenta di individuare un partito “di governo” ed una maggioranza che aderisca sul programma, con il premier indicato dal Presidente della Repubblica, qualche percentuale di sbarramento ed un paio di commi “anti inciucio”.

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Monti verso il capolinea?

8 Mar

Tra le diverse cose che questo blog afferma fin dai primi giorni di governo di Mario Monti c’è anche quella che, passata la buriana dei titoli di Stato e “sistemata” Unicredit, sarebbe venuto meno il “collante” che tiene insieme l’ammucchiata PdL-PD-UDC-FLi.

Ed, infatti, nel giro di pochi giorni, come entrati nel mese di marzo, accade che il PdL rifiuti di inserire nel “programma di governo” RAI e giustizia, mentre 46 sui senatori – praticamente un terzo con Nitto Palma come primo firmatario, insieme a Bruno Alicata e Luigi Compagna – chiedono formalmente la revoca dell’incarico al ministro della cooperazione Ricciardi, per una frase fortemente offensiva verso i politici “di mestiere”.

Intanto,  il Partito Democratico, dopo il disastro delle primarie di Genova, conferma la propria recessività a Palermo, dove “la sinistra” sceglie il candidato Fabrizio Ferrandelli, un ex del Partito Umanista molto sostenuto dall’emergente Partito del Sud (link)

Ciliegina sulla torta, tutti i sondaggi ci confermano che un Mario Monti a capo di una Grosse Koalition (si traduce letteralmente “ammucchiata”) incontrerebbe, nonostante il supporto di tutti i “grandi” partiti, una forte resistenza popolare, forse ben oltre il 50% dei consensi.

Come anche, molti ministri dell’attuale governo – a partire da Corrado Passera che annunciava poche settimane fa “un decreto la mese” – si stanno rendendo conto che il loro è un “governo tecnico” e che già è un miracolo che nessuno stia ancora raccogliendo le firme referendarie per abrogare l’allungamento dell’età pensionabile preteso da Elsa Fornero.

Per non parlare dei nomi eccellenti ed eccellentissimi che gli scandali Penati, Finmeccanica, Lusi e Boni porteranno in luce a breve, si spera prima di andare a votare. O, pejus, dell’elettorato leghista che, sull’onda degli scandali, potrebbe imboccare qualunque deriva alla stessa stregua di quanto avviene in Val di Susa.

Una situazione, dunque, dove l’unica variabile è il giorno in cui tanti illustri personaggi vorranno “ritirarsi in buon ordine” sia per limiti geriatrici sia, soprattutto, per i limiti strutturali del paese che “non ce la fa più” e che ha bisogno di chiudere una volta e per tutte l’esperienza della Prima Repubblica, ancora ben rappresentata e dominante come dimostra l’aggregato politico (DC-PSI-PCI-AN) che sostiene Mario Monti.

All’Italia serviva un governo tecnico che avesse l’umiltà di traghettare e che non pretendesse l’esautorazione della Politica. Questo non è accaduto e difficilmente Mario Monti riuscirà ad andare oltre l’aver evitato una patrimoniale grazie al massacro delle pensioni, indecorosamente avallato dai leader sindacali, la “persecuzione dei tassisti” o l’acquisto di tot cacciabombardieri F-35 e qualche prebenda per i “settori amici”. Basti vedere in che stato di follia sono i conti del MIUR, se da diversi giorni si promettono 10.000 assunzioni e poi si va ritrattare.

Giorni fa, scrivevo che è di nuovo “l’ora del Presidente”, Giorgio Napolitano: questo governo non sta dimostrando nè una caratura politica adeguata alla situazione corrente nè un’assenza di conflitti di interessi che gli permetta di “avere le mani libere” nè un Parlamento che possa dire di essere rappresentativo dell’elettorato, visto che da anni ed anni è sostanzialmente chiamato va votare “si o no”.

Un governo che “non ha bisogno di chiedersi” che idea si sta facendo della situazione quel  20% di elettori, che sente elogi sperticati al governo, ma continua a non arrivare a fine mese: un politico, anche di infimo livello, un problema così lo terrebbe bene in chiaro, vuoi per opportunismo vuoi per senso di umanità vuoi perchè è la sua mission.

Sarebbe il caso che Mario Monti ed i suoi ministri iniziassero a prendere atto – fosse solo per “deontologia magistrale” e per amore del numero e della oggettività scientifica – che da novembre ad oggi son passati 4 mesi … e l’acqua è davvero poca.

Facciamo presto, signor Presidente, che l’ultima iattura che ci meritiamo, noi italiani, è di andare a votare in autunno, con milioni di disoccupati, il Sud rovente, le valli alpine stradeluse e due riforme due, tanto “british” ma sostanzialmente di facciata se non “pro domo di qualcuno”.

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