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Donbass: una guerra per l’energia in 7 grafici (commentati)

3 Ott

Era il 9 dicembre 2019, quando si incontravano a Parigi Zelenski e Putin, per discutere di pace, con la mediazione del presidente francese Emmanuel Macron e della cancelliera tedesca Angela Merkel.
Si arrivava così al cessate il fuoco permanente, completamento dello scambio dei prigionieri, sminamento, apertura di nuovi varchi per i civili lungo la Linea di controllo, arretramento dei militari e dei loro armamenti da altre tre zone
È disgelo, ma non ancora pace”, titolava il giorno dopo Le Figaro, se Putin continuava a confermare tutta la sua arroganza e – dall’altro lato – “a Kiev i dimostranti in piazza lo tenevano d’occhio, per assicurarsi che non concedesse niente ai russi. E quando, qualche settimana prima del vertice, Zelenskiy ha accettato la cosiddetta Formula Steinmeier (una revisione degli Accordi di pace di Minsk, elenco dei passi da compiere per stabilizzare il Donbass), i nazionalisti radicali ucraini lo hanno chiamato traditore.” (fonte ISPI)

Veniva anche previsto un nuovo incontro – a Berlino in primavera – per i nodi più importanti da sciogliere: restituzione all’Ucraina del controllo dei confini, elezioni locali e status futuro delle regioni separatiste, i termini di una reintegrazione del Donbass in Ucraina. 
Poi la pandemia e non se ne è fatto più nulla.

Così la Russia restava convinta di una minaccia ai suoi confini (e stiamo toccando con mano l’efficienza delle forze ucraine), quando un anno fa – il 31 ottobre 2021 – si concludeva il G20 di Roma con l’accordo sulla decarbonizzazione e l’avvio della transizione ecologica con l’obiettivo emissioni zero “entro o intorno a metà secolo”.

Una pessima notizia per i produttori di petrolio, anche se alcuni (USA e Cina) hanno un forte mercato interno che avrebbe consentito una transizione ‘soft’ e altri tre (Russia, Arabia Saudita, EAU) che – essendone privi – si trovavano alle porte di una recessione ultradecennale, specialmente per la Russia che ha un esercito mastodontico e in territorio enorme con 170 milioni di persone, che i paesi arabi non hanno e non devono sostenere.

Per il gas, invece, c’è una situazione diversa, dato che c’è ha un impatto molto minore del petrolio o del carbone, le emissioni sono più controllabili e filtrabili, solo un produttore – le repubbliche ex sovietiche controllate dalla Russia – è egemone ma comunque non è monopolista e c’è chi ancora lo considera una forma di energia ‘rinnovabile’, come scopriremo alla fine del post.

Pochi lo ricordano, ma venti anni fa la contesa Ucraina-Russia iniziò con la questione dei gasdotti che proprio nel Donbass e dintorni smistano verso l’Europa il gas russo e per l’esercito sovradimensionato ex Patto di Varsavia, che era lì a protezione dei confini … russi verso la Nato.

E durante la pandemia e tutti i guai che ha portato, con Zelenski alle prese con le tensioni interne nazionali e vista la dipendenza europea dal gas russo, non è stato difficile per Putin immaginare di riprendersi gasdotti, porti e fabbriche di avionica tramite una ‘liberazione del Don orientale’, cioè aggiungendo il “Donbass Stream Hub” al Nord Stream 1-2 e South Stream, con l’intento di diventare monopolista energetico verso l’Unione Europea dopo esserlo già verso la Cina.

Una tendenza che gravava diversamente sulle nazioni europee, se prive o meno di grandi porti sull’Atlantico, come vediamo nella mappa, e che solo la Germania (da tempo) aveva sterilizzato portando i fabbisogni di gas per la produzione elettrica sotto il 10%.

La Germania, dunque, dipende da risorse estere solo per il 16% nel caso del gas per la produzione di energia elettrica. Naturalmente il bilancio è diverso nel caso del gas per uso domestico, ma tanto vale ancora di più per le altre nazioni europee.
Ma è anche una Germania che dipende per circa il 20% della produzione elettrica dalla Cina, dato che il fotovoltaico è per la maggior parte prodotto lì. Tanto per comprendere le profonde cause dell’attenzione statunitense verso … Formosa.

E, come vediamo dal grafico, il bilancio energetico italiano è drammaticamente diverso da quello tedesco (e francese o olandese): dipendiamo dalle importazioni per circa il 75% a causa della storica (fin dai Savoia) incapacità geopolitica a sfruttare i giacimenti condivisibili con nazioni partner nel Mediterraneo, oltre che nei ritardi nell’innovazione generale e nella diffusione del fotovoltaico.

Ritardi a loro volta dovuti sia alla limitata formazione e dotazione di personale tecnico che c’è in generale in Italia sia all’incapacità delle Amministrazioni competenti (Regioni) di programmare oltre la mera sussistenza sia per lo storico rapporto esistente tra una parte del panorama politico-culturale italiano e la Russia.

Dunque, finora i dati ci hanno raccontano quali interessi muovono le alleanze (o le crisi) tra i 5 principali attori energetici mondiali e quali sia il diverso impatto sulle economie europee delle contro-sanzioni russe.

E, forse, questo accade perchè – mentre trascorrevano anni per arrivare al Protocollo di Roma per la decarbonizzazione – l’astrofisica ha confermato che gli idrocarburi potrebbero essere inesauribili, se esistono non solo su Marte e gli altri pianeti esterni del sistema solare, ma anche sulle comete Halley e Hyakutake, nella polvere cosmica, nelle nebulose e nel gas interstellare.
Già nel 2004, la Missione Cassini-Huygens (NASA ed ESA) aveva confermato l’esistenza di abbondanti idrocarburi (metano ed etano) su Titano, un satellite (luna) di Saturno come precedentemente suggerito dall’astrofisico Thomas Gold.

In altre parole gli idrocarburi gassosi potrebbero avere ‘origine abiotica’ anche sulla Terra, cioè provenire dalle sue viscere contaminandosi con batteri nell’attraversare la crosta terrestre ed … essere inesauribili.

Intanto, l’impatto ambientale delle nuove tecnologie per arrivare alla decarbonizzazione è incalcolabile, ma certamente pesante, come lo sarà quello della transizione ‘elettrica’ su economia e consumi, cioè sicurezza, pace, povertà eccetera.
Viceversa, l’impatto ambientale, economico e sociale degli idrocarburi sono ben noti, sappiamo che sarebbero ancor più contenibili con tecnologie ibride e politiche ‘a chilometro zero’ e di gas ce ne è davvero tanto. Anche senza la Russia.

E siamo tutti in attesa della ‘fusione nucleare pulita’ in corso di sviluppo in Francia sulla base di scoperte italiane e che risolverebbe all’origine la fornitura di energia industriale e domestica.

E il petrolio?
Gli USA dipendono dall’Arabia Saudita, tanto quanto la Cina dipende dalla Russia e le ex repubbliche sovietiche.

E da questo derivano i rischi di una terza guerra mondiale.
Specialmente se l’Unione Europea non individuerà una road map ed un mediatore (Mario Draghi?) per convincere i due presidenti a sedersi ad un tavolo: prima della pace ci sono gli armistizi, che a loro volta vengono predisposti mentre la guerra è ancora in corso.

Dopo Sarajevo e Danzica, facciamo che la Storia europea non si ripeta nel Donbass.

Purtroppo, i referendum svoltisi in Donbass somigliano molto a tanti altri che hanno legittimato annessioni e unificazioni negli ultimi 180 anni, con corrispettiva nascita di forme di anti-Stato ancora oggi persistenti. Non vanno legittimati nè per quel che rappresentano oggi nè per quel che comporteranno in futuro.

Ma non perseguire almeno un armistizio, almeno per mettere in sicurezza le centrali nucleari e le popolazioni, come per consentire l’intervento internazionale ed accertare crimini e deportazioni, creando le premesse per una ‘restituzione’ dei territori, oltre ad essere poco giustificabile è proprio il fattore che fa espandere i conflitti.

Demata

A Davos, Angela Merkel e le allarmanti notizie del Premier Conte

1 Feb

1527242134-frankfurterIl microfono malizioso di una telecamera di Piazza Pulita coglie un dialogo tra il Premier Conte e Angela Merkel e ci offre uno scenario significativo sia  degli uomini al governo sia dei reali scopi della Lega e dei Cinque Stelle.

Da mesi la notizia di maggiore interesse per economia e politica è quella della recessione e del debito crescenti con l’Iva che potrebbe impennarsi al 24,5%: tutti, inclusa la Merkel, vorremmo sapere quale sia la ‘sofferenza del Movimento’ dinanzi ad una tale manifesta impotenza/incapacità, vista anche la situazione di Roma e Torino.
Ebbene, i Cinque Stelle “sono molto preoccupati perché Salvini è circa al 35-36% e loro scendono al 27-26%”.

Riguardo le politiche migratorie e la presenza italiana nel Mediterraneo, la totale superficialità e l’assenza di progettualità con cui si affronta il problema è evidente: se Salvini dice che tutti i porti sono chiusi, io ho detto: “Ok, vuol dire che li prenderò in aereo!” … 

Tutti ci stiamo chiedendo quale sia il ruolo del Presidente del Consiglio, aspettandoci che, come di solito, sia garante del Programma e dell’unità d’intenti del Governo. Adesso, lo sappiamo che non c’è nulla da aspettarsi: “la mia forza è che se io dico: “Ora la smettiamo!” , loro non litigano.” 

Andando al diretto interesse dei partner stranieri come degli italiani, cittadini o imprese che siano – cioè la politica monetaria, fiscale e commerciale – il premier Conte questionato da Angela Merkel sul ‘focus dei Cinque Stelle” … spiega che ora ci sono molti nel partito che dicono: “Il nostro amico è la Germania, e quindi dobbiamo fare la campagna contro la Francia!”

E riguardo l’ormai controverso leader della Lega , il premier italiano è esplicito con la collega tedesca: “Matteo Salvini è contro tutti e chiude tutto“.

Dunque, la Germania è informata che i Cinque Stelle non hanno un programma, pensano innanzitutto alla campagna elettorale, litigano e non c’è dialogo con Salvini, mentre – riguardo l’Italia intera – il premier non dirige il governo, anzi funge quasi da arbitro

Qualcuno pensa che Angela Merkel sia uscita rassicurata da questo breve colloquio? E la Francia presa di mira anche per mero tornaconto elettorale? O il resto d’Europa a veder confermato che Matteo Salvini è ‘contro tutti’?

Demata

UE verso rimpatri collettivi e detenzione per gli immigrati illegali?

3 Lug

Il piano “segreto” del Centrodestra europeo è ormai sul tavolo: si tratta del Masterplan Migration , presentato domenica al vertice del suo partito da Horst Seehofer, il ministro degli interni e segretario della Csu che ha puntato i piedi contro Angela Merkel.

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Del resto, se l’Italia si lagna, la nazione che ha accolto un numero enorme di migranti (inclusi quelli ‘altrui’) è proprio la Germania.

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Il Masterplan Migration prevede:

  1. linea della ‘fermezza’ in modo che ai migranti economici,sia chiaro che non ci sono opportunità per gli immigrati irregolari, quindi non vale la pena di partire
  2. Frontex – che include la nostra Guardia Costiera dipendente dal ministero dei Trasporti – si evolve in una polizia di frontiera europea, con autonomia finanziaria e dotazione di mezzi propri
  3. il paese di prima registrazione è sempre il responsabile della procedura d’asilo e su di esso pesano gli oneri di accoglienza e gestione del migrante
  4. un sistema di asilo comune e solidale in tutti i paesi membri con equa “ripartizione degli oneri” … e non dei migranti, salvo i ricongiungimenti
  5. una riduzione dei benefici per i richiedenti asilo, meno soldi e più beni in natura, come deterrente
  6. nuovi accordi con i paesi d’origine dei richiedenti asilo per rendere più efficace il rimpatrio di coloro ai quali non venisse riconosciuto lo status di rifugiato
  7. costruzione di hotspot lungo le vie percorse dai migranti per arrivare in Nord Africa, a cominciare dalla regione del Sahel in Africa centrale, “centri sicuri” sotto la supervisione dell’Ue e dell’Onu e capaci di occuparsi del reinsediamento dei migranti.

Se le misure previste dal regolamento di Dublino non dovessero essere efficaci (e non lo sono) la Germania provvederebbe attraverso “misure interne” e con lei a catena tutti gli altri paesi dell’Unione:

  1. azione di polizia flessibile su tutte le frontiere terrestri e controlli temporanei del traffico transfrontaliero da parte della polizia
  2. respingere anche coloro che hanno già presentato domanda d’asilo in un altro Stato membro dell’Ue
  3. aumentare i posti nelle strutture per la custodia dei migranti, consentendo di trattenere i ”trasgressori” delle norme sull’immigrazione anche in strutture diverse da quelle d’accoglienza
  4. centri d’espulsione all’interno degli aeroporti per facilitare “i rimpatri collettivi”.

Non essendo immigrati illegali potremmo anche pensare che va tutto bene, ma … se poi usciamo dall’Euro e diventiamo anche noi migranti?
Se andasse a finire – bisogna esser cinici – che l’import mitteleuropeo finisse per essere più fluido da Pola e da Marsiglia, anzichè dal Brennero e dal Sempione?
E, comunque, tra due o tre anni, come viaggeranno cittadini e merci con controlli a ‘campione’ verso chi non somiglia ad un europeo, i dazi internazionali in arrivo, mentre restano le solite leggi complicate del nostro Belpaese ed i sistemi assicurativi italiani già oggi non coprono all’estero per quanto gli versiamo?

Speriamo di no, ma l’affondamento dell’accordo di Dublino – grazie all’amletico Conte ed al protagonismo di Salvini – dovrebbe rivelarsi un grosso problema molto più per l’Italia che per ogni altro paese dell’Unione.

Demata

 

L’Ucraina del battaglione neonazista e dei laboratori biohazard

12 Giu

Iniziano i Mondiali di Calcio in Russia e, forse, sarà possibile che la questione ucraina approdi ai media mondiali, che finora l’hanno narrata in modo davvero frammentario.

Nel ricostruire i fatti, partiamo dalla Dichiarazione di sovranità dell’Ucraina che è molto giovane: risale al 16 luglio 1990 ed arrivò ben un mese dopo la dissoluzione dell’USSR ed in subordine alla nascita della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa.

Fu, inoltre, una rivendicazione parziale, che demandava a miglior futuro la situazione del 1921, cioè anche la Galizia e la Volinia insieme a Leopoli, Volinia, Rovno, Ivano-Frankivs’k e Tarnopol (oggi Polonia), la Transcarpazia (Cecoslovacchia) e Černivci (Romania).
Territori che – con l’Ucraina in UE – potrebbero resuscitare ulteriori regionalismi ed autonomie.

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Un’identità nazionale complessa, quella ucraina, se fino al 1917 l’odierna Ucraina era divisa fra la Piccola Russia, la Russia Meridionale e la Russia Occidentale … mentre gli ‘ucraini’ sudditi dell’Impero austroungarico avevano il nome di un popolo – ruteni – ed erano divisi fra il Regno di Galizia e Lodomiria, la Bucovina e l’Ungheria.  A parte il Khanato di Crimea che era un vassallo dell’Impero Ottomano fino alla conquista russa nel 1783 e fu ‘donato’ nel 1954 da Nikita Sergeevič Chruščëv, come fosse un pezzo di formaggio, ma rimase comunque la base naturale della Flotta Russa del Mar Nero, sorta nel 1800.

Ancora oggi quei territori continuano a consegnarci la stessa fotografia: nel 2004 la popolazione verso il Mar Nero optava per il Regionalismo, finendo per estremizzarsi russificandosi del tutto, mentre verso la Bielorussia la cittadinanza sosteneva la centralità dello stato e … delle proprie città nel raggio di attrazione della mittel-Europa.

E’ evidente che a monte del caos iniziatosi in Ucraina nel 2004 ed esploso nel 2014 c’erano ottimi motivi diversi da quelli maggiormente noti, che la propaganda filorussa non dimentica di sottolineare.

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A parte la propaganda, è un fatto che la ‘mitica’ Flotta del Mar Nero aveva diritti di stanziamento in Crimea fino al 2042 e che referendum e secessione non erano stati dissimili da quelli del Kossovo dalla ex Yugoslavia con ampio plauso internazionale.
Ci sono anche le fabbriche aeronautiche militari russe (nuovi Mig 29) che sarebbero finite in ‘territorio ostile’, secondo i russi, per cui alcuni comparti industriali ‘ucraini’ furono delocalizzati in Russia, secondo per l’appunto gli ucraini.

Ma c’è anche che il nascente popolo dello stato ucraino si è scelto da solo un presidente come Janukovyc, noto per essersi “adoperato utilmente” tra interessi russi ma anche europei e cinesi, al quale vanno imputati la mostruosa corruzione nepotistica, i vasti territori agricoli affittati alla Cina che invia la propria manodopera a discapito di quella locale, la disastrosa gestione dei gasdotti, una totale incapacità a far decollare economicamente il paese con pesantissime ricadute sulle consociate di Unicredit.

Quanti affari ha la Germania  da quelle parti per essere esente da conflitti d’interesse, a parte quelli già storicamente consolidati?
Era necessaria la scintilla – a febbraio del 2014, prima di secessioni e belligeranze – causata dalla proposta del partito vincitore nazionalista e filoeuropeo di cancellare le leggi sulle minoranze linguistiche?

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E’ noto a tutti che il Battaglione Azov raccoglie neonazisti ucraini e di mezza Europa ed è da anni un reparto inquadrato nella Guardia nazionale dell’Ucraina sotto la giurisdizione del Ministero degli interni, con lo scopo principale di contrastare le crescenti attività di guerriglia dei separatisti filo-russi del Donbass ?

Quanto la Russia ha contribuito a questa situazione la muscolarità russa nei Mari Baltico e del Nord e quanto effettivamente ha oggi il controllo del caos militaresco scatenatosi dopo la resistenza dei militari russi nelle caserme in Crimea e la defezione della flotta ucraina? Quali responsabilità russe se il volo civile MH17 fu abbattuto da un Buk SAM dello stesso tipo di quelli in dotazione alla 53° Brigata Missili Antiaerei di stanza a Kursk in Russia a pochi chilometri dal confine ucraino?

Ma come mai – stando alle rivelazioni hacker diffuse giorni fa – l’attuale governo mantiene sul territorio ucraino ‘senza interferire’ ben sedici laboratori dediti allo studio e alla produzione di agenti infettivi … non per scopi bellici ma di  ‘bio-difesa’, finanziati direttamente dal Pentagono ed occupano solo personale statunitense ?
Vi è un nesso tra le recenti gravi epidemie/infezioni causate da rari agenti tra la popolazione ucraina e le dimissioni del Ministro della Salute Ulyana Suprun, fino al 2013 residente a Detroit e solo dal 2015 cittadina ucraina?

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A quanto pare sono molte le cose che non stanno come stanno …

L’unica cosa certa è che Europa, Russia ed Ucraina avrebbero interesse ad estinguere “l’economia di guerra” del Donbass prima che produca qualche milizia come Al Qaeda in Afganistan, ma è anche evidente che gli ucraini hanno da risolvere qualche problema interno prima di entrare nell’Unione, che – comunque, prima e innazitutto – ha da risolvere i problemi … di casa nostra.

In Ucraina, la soluzione irlandese insegna dove sia la strada per la Pace.

Quanto all’Europa,, deve chiedersi che conseguenze avrebbe l’ingresso forzato in Europa di regioni e provincie dove oggi si combatte per non entrare in Europa, se l’Ucraina nasce (incompleta) nel 1990, collassa a partire dal 2004 e  finisce nel 2014 con le sommosse e le secessioni?

Vista la situazione finanziaria dell’Italia come di tutte le periferie dell’UE, l’Ucraina in Europa assorbirà capitali ed investimenti che potrebbero servire nelle aree dell’Unione che avrebbero bisogno di investimenti pubblici per lo sviluppo e/o il risanamento?

Demata

 

Trump e i pregiudizi degli europei

22 Gen

Essendo gli Stati Uniti ben diversi da come ce li descrivono da molti anni i nostri giornali, ritengo che il fenomeno ‘Trump’ vada osservato con molta cautela, anche e soprattutto verso i ‘pregiudizi’ che certamente affliggono anche noi della Vecchia Europa.

LA RETE

La Rete è piena di messaggi di rifiuto – se non vituperio e odio, ergo la gogna – verso Donald Trump, pur non avendo ascoltato il saluto in lingua originale e neanche conoscendo quelli che sono i riferimenti culturali della gente d’oltreoceano o senza conoscere la storia familiare dei Trump e senza preoccuparsi di sbirciare i media statunitensi per comprendere – almeno dalle foto – quale sia l’enfasi e quale il background da chi in USA ci è nato.

Ad esempio, avrebbero potuto cogliere una certa stonatura tra chi vuol far credere che sia ‘filonazista’ e ‘razzista’ proprio quel commosso Donald Trump,  sull’attenti con un saluto militare, dinanzi alla statua di Abramo Lincoln proprio a compimento della cerimonia dell’insediamento?

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E sono sempre le immagini a rendere evidente un’altra stonatura con chi ci descrive Trump come un uomo delle ‘elite cospiratrici’, se suo nonno aveva un negozio di ferramenta e non tre lauree ad Oxford, ma soprattutto se alla cerimonia c’era tanta gente della worker class con giacconi da 40 dollari, ma tra i manifestanti tanti abiti e tanti accessori alla moda e non di modico prezzo.

IL MESSAGGIO

Ma Donald Trump cosa ha detto di così ‘strano’ da sollevare le folle europee?

Di sicuro, dovrebbe essere ovvio che un Presidente in ogni Stato del mondo vada a dire ‘Dio benedica la nazione’, ‘Prima di tutto i nostri cittadini’, ‘Più occupazione’, ‘Meno tasse per chi investe’, ‘L’esercito protegga innanzitutto i confini’, ‘Proteggiamo l’attività produttiva nazionale e garantiamo salari e previdenza ai lavoratori’.

A quanto pare, c’è chi si aspettava che Donald Trump si presentasse con ‘Dio maledica l’America’, ‘America Second, China First!’, ‘Meno lavoro, più Narcos’, ‘Meno tasse per chi specula’, ‘Aumentiamo la presenza militare USA nel mondo’, ‘Spostiamo tutte le fabbriche in Messico, dove il costo (e i diritti) del lavoro sono inferiori’ …

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Stranezze della post verità e del mainstream mediatico europei. Speriamo che almeno Saviano ne prenda atto ed avvisi tutti che la Seconda Guerra Mondiale ed anche la Guerra Fredda sono finite da un pezzo: Destra e Sinistra non significano nulla, NON hanno senso, se il Fascismo e il Comunismo furono (e sono) ugualmente totalitari, iniqui e liberticidi.
Questo il senso e il cambiamento profondi dei fatti che si verificarono alla Caduta del Muro di Berlino.

I SOLITI GUFI

Dicevamo dei pregiudizi di noi europei e come non notare che parliamo di un uomo alto, biondo, sicuro di se, di successo, eloquente, assertivo, circondato da belle donne, ricco, irruento, scaltro … un vichingo?
A sentir chi arriccia il naso, il problema non è ‘invidia’ o ‘razzismo’, ma altro: il progetto di Trump è ambizioso … bisognerà vedere Congresso e Senato quanto si spenderanno per remargli contro.  Già, perchè con questo metodo … noi in Europa a parlamenti stiamo messi davvero bene.

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Ah già, come se dotarsi di un vicePresidente come Spence, che sono vent’anni che è parte dell’apparato parlamentare statunitense, non serva proprio a questo, senza dimenticare che Congresso e Senato – a differenza dell’Europa – non hanno potere sulle prerogative presidenziali, cioè l’Esercito, la Sicurezza Nazionale, i rapporti Esteri e il Bilancio Federale, cioè quello che farà Trump nei prossimi mesi.
Dunque, che i parlamentari badino ad occuparsi dell’Agricoltura, della Sanità e delle Comunità locali … che sono i temi principali per cui gli elettori li hanno votati, che i due anni che ci separano dalle Elezioni di Mid-Term passano in fretta ed, a litigare con il Presidente, poi non c’è accordo sulla spesa destinata proprio alle Comunità che gli dovranno riconfermare il mandato.

IL PROGETTO POLITICO

Ricordato che le politiche ‘protezionistiche’ per le imprese sosterranno sia l’occupazione sia il welfare statunitensi con maggiore richiesta anche di lavoratori immigrati (non dimentichiamolo), ritorniamo a Donald Trump sull’attenti dinanzi alla statua di Lincoln ed all’America che ha spesso menzionato, non solo gli Stati Uniti o il suo Popolo.

L’Imperialismo Amerikano – affermatosi dopo la II Guerra Mondiale, grazie all’enorme bottino di guerra – va a restituire ai cugini inglesi protettorati e ‘aree di influenza’ in Africa e Medio Oriente, mentre andrà a cercare una nuova Yalta con i Russi, prima, ed i Cinesi, si spera, dopo.
A qualcuno sembra essere un ‘pericolo per la pace’?

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Ritorna la Dottrina Monroe, spezzatasi – ma questo i Dem non lo dicono – con i tentativi di aggredire Cuba da parte dei fratelli Kennedy?
Alla fine dell’embargo cubano ha provveduto Obama, grazie alla diplomazia vaticana, ma adesso sarà Trump a sottoscrivere i trattati commerciali e militari, che faranno da modello – si presume – per il riassetto delle relazioni centroamericane.

Ritorna l’afflato di Abramo Lincoln contro lo schiavismo e dei Repubblicani per un’adeguata formazione e protezione dei lavoratori, da affermare non solo in USA, ma i quelle Americhe, ormai feudalizzate dai Narcos e dalle loro filiere politico-criminali, fondate sulla riduzione in schivitù, su traffici di umani e sull’avvelenamento di massa dei corpi e delle coscienze?
L’estradizione del narco messicano “El Chapo” Guzman in USA – dove vige la pena di morte – è un segno chiaro delle intenzioni degli Stati Uniti verso il narcotraffico.

A CASA NOSTRA

Discutere di Donald Trump – come di Hillary od Obama sia chiaro – senza ascoltare e ben comprendere la lingua è come commentare un film con De Niro o Clooney tradotti e doppiati male, con la distribuzione che ha pure tagliato alcune scene originali.

La vera difficoltà (ed il vero imbarazzo di politicanti e media nostrani) è che l’Unione Europea – cioè le cattoliche Italia, Francia, Spagna, Polonia, Portogallo e Germania – adesso dovranno cavarsela ‘alla pari’, dal Mar Nero a Gibilterra, senza l’aborrito ombrello militare statunitense, cioè trovando l’unità decisionale (politica), la forza negoziale (finanziaria e militare) ed un unico modus operandi (sistemi di giustizia e di welfare), che mancarono agli antichi Romani o ai Crociati franchi, ma non ai Rus e ai Sassoni.

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Intanto, a differenza della base cristiano-sociale e popolare, Papa Bergoglio si esprime con un ‘vedremo’ e ci penseranno i politologi a spiegarcelo durante il prossimo talk show che conta, come già oggi lo stanno facendo – spesso inascoltati – tanti cittadini statunitensi nostri parenti o amici. Ma – niente paura – chi oggi reclama senza aver sentito il discorso in originale … annuncerà che è un complotto … come da tradizione europea fin dal lontano 1789.

E se la pubblica opinione fosse sempre stata una post verità?

Demata

De Benedetti e la crisi politico-economica: andrà peggio, tutti avvisati

28 Set
Questa la sintesi dell’intervista a Carlo De Benedetti, mconsigliere di sorveglianza della Compagnie financière Edmond de Rothschild Banque di Parigi e padre di Marco, Managing Director e Co-Head dell’Europe Buyout Group di The Carlyle Group ed Amministratore di Save the Children Italia Onlus, su La Repubblica di oggi:
 
– Se vincesse il no, Renzi dovrebbe dimettersi il giorno dopo. … Berlusconi aspetta col cappello in mano. Comunque finisca il referendum, ci guadagna: anche se vince il sì, Renzi avrà bisogno di lui.
 
– Negli Usa non si può escludere una vittoria di Trump; anche perché il candidato democratico è percepito come antipatico, passato, freddo, come puro establishment. Per il mondo occidentale, una tragedia. Il protezionismo americano aggraverebbe la nostra crisi. (ndr. ecco cosa veramente preoccupa di Trump: non i toni, bensì la deglobalizzazione degli USA … )
 
– La democrazia nasce con il declino delle monarchie e della nobiltà e con l’ascesa della borghesia. Anche in Italia la democrazia si afferma dopo la guerra, quando si è creata una classe media. Oggi proprio la progressiva distruzione della classe media mette a rischio la democrazia; senza che si sia risolto il problema della stagnazione. Peggiorato dalla folle scelta europea dell’austerity in un periodo di piena deflazione, il che equivale a curare un malato di polmonite mettendolo a dieta.
 
– Siamo alla vigilia di una nuova, grave crisi economica. Che aggraverà il pericolo della fine delle democrazie, così come le abbiamo conosciute. Di sicuro per combattere i populismi appare inevitabile che al partito di Renzi si sommino una parte dei voti e dell’apparato del centrodestra.

– Una patrimoniale? «Non è il nome esatto, perché dovrebbe includere anche i redditi, tranne quelli da lavoro. L’energia umana è molto più importante del petrolio. Un’operazione di grande coraggio. Abbattere le imposte sul lavoro. Il lavoro è la sola cosa che conta; il resto è sovrastruttura. Il lavoro è dignità. Un Paese in cui manca il lavoro conosce prima o poi turbe sociali e sommovimenti».

Dunque, al di là della simpatia – antipatia del personaggio, tre cose sono chiare:

– la Crisi peggiora perchè il Neoliberismo ci ha portati al disastro, abbattendo il reddito reale di gran parte della popolazione occidentale, e l’Austerity l’ha resa stagnante, impedendo al Mercato di stabilizzarsi secondo le proprie leggi
– sono necessarie riforme importanti nei sistemi fiscali e dei settori di spesa degli Stati, trasferendo i prelievi dalla produzione ai redditi e le spese dall’assistenzialismo centralista alla coesione sociale nazionale
– l’emergere dei populismi e degli estremismi richiede l’unione d’intenti di tutti i veri riformisti. Liberali, socialisti o cattolici che siano.

Demata

Perchè Renzi ha perso la fiducia dell’Europa

27 Set

Il miglior risultato italiano nel 2014 annunciato dall’Istat (e parliamo di un quasi 50% in più, ebbene sì) dimostra che le misure introdotte tra il 2012 e il 2013 (Monti-Letta) avevano effettivamente rilanciato il Sistema Italia.

Il peggior risultato del 2015 certifica – fuori ogni dubbio – che le politiche di Renzi-Padoan-Poletti sono state fallimentari.

E’ forte il dubbio che Renzi o i suoi abbiano ‘frenato la registrazione di dati con il subentro al Governo, onde attribuirsi successi altrui ed avere campo libero sulla finanza pubblica.

Tra pochi mesi, inizierà una sequenza di aste di BTP e BOT iperbolica: sono le cartelle quinquennali delle emissioni di Mario Monti e sono oltre 300 miliardi di euro che dovremo saldare e vendere con il rating che avremo nel corso del primo semestre 2016.

La sicumera di Renzi – agli occhi dell’Eurozona – comporta un ulteriore dubbio: che in soccorso dei nostri BTP e BOT arrivino investitori extraeuropei o, peggio, riciclatori di denaro.
Potremmo anche vendere bene le nuove riemissioni, ma … Renzi che ripropone il Ponte sullo Stretto di Messina con questi chiari di luna è davvero un pessimo segnale.

Ai tedeschi i dubbi non piacciono affatto peggio ancora le bugie, mentre i francesi non possono permetterseli con i guai che hanno.

Mala tempora currunt?

Demata

La pessima accoglienza italiana fomenta la xenofobia

17 Lug

La Germania accoglie profughi palestinesi e ne garantisce l’inserimento nel lavoro e gli studi, ma con permessi a tempo legati all’effettiva situazione di rischio che ha determinato l’accesso allo status di rifugiati. Se non fosse così (queste sono le regole dell’UNHCR mica della Germania) i paesi da cui provengono i rifugiati sarebbero depauperati della loro parte migliore …

L’Italia accoglie profughi e non solo, visto che non riesce ad espellere neanche i delinquenti abituali. Finora li destinava in dei luoghi orrendi chiamati CIE, con cancelli e filo spinato. Adesso, visto che somigliavano troppo a dei lager e che i soliti scandali di corruttela s’erano appalesati, il sistema è cambiato.

Ci pensano i Comuni collocandoli in palazzine semisfitte, a volte senza corrente a volte senza acqua, ma sempre nel nulla. Palazzine che non di rado vedono la coesistenza di regolari proprietari delle abitazioni che hanno investito la propria vita in un mutuo ventennale depauerato vertiginosamente dalla conversione del residence in un campo profughi.

Un sistema assurdo e disumano, che colloca i profughi in qualche intestizio extraurbano (alla faccia dell’integrazione) e che marginalizza gli italiani che ne sostengono direttamente il carico, mentre ombre sempre più fosche si ammantano sui rapporti tra politica locale e palazzinari.

Ovviamente i nostri media raccontano dell’infamous Merkel dinanzi alla ragazzina che non vuol tornare e dei pessimi di Forza Nuova o della Lega di Salvini, ma non della follia e dell’iniquità del sistema di accoglienza italiano. E neanche del fatto che si accusa di isolazionismo proprio la Germania dove almeno il 40% della popolazione si ritrova con un genitore o con un nonno od un parente straniero.

Che l’Italia sia pessima in fatto di accoglienza ed integrazione lo dimostra che, tra le tante cose che non ci raccontano, centinaia e centinaia di profughi (bambini e vecchi inclusi) si allontanano come possono ed appena possono dalle località sperdute in cui li collochiamo. E, non a caso, i nostri media raccontano puntualmente che tanti stranieri – arrivati in Italia – si dirigono al meglio possibile verso le nostre frontiere: i diritti e la qualità dei diritti che gli sono garantiti in Germania (ad esempio) non hanno paragone con quello che accade in Italia.

Demata

Ucraina, Siria, Libia: come dire Europa meno Usa uguale Nato

9 Feb

In Ucraina, la storia è molto semplice, come lo era in Siria e come lo sarà – ahimé – in Libia.

L’identità territoriale ucraina, per come è oggi, esiste solo dal 1921. In realtà, il paese è per due quinti russofono e sede del complesso industrial-militare postsovietico, altri due quinti sono ‘ucraini’ e parliamo dell’enorme distesa rurale che si estede da Chernobyl ad Odessa, un alro quinto sarebbe ‘polacco’. Quanto a Moldavia e Crimea, sono già ‘altrove’, Romania o Russia che sia.

Ukraine Territorial Evolution
L’azione di Obama, incalzato dai Reps al Congresso, nel fornire armi agli ‘patrioti ucraini’ antirussi si è risolta in una azione uguale e contraria da parte di Putin a favore dei secessionisti filorussi, con il risultato che questi ultimi sono, oggi, pesantemente arrmati, mentre otto mesi fa proprio no.
La tensione neell’area ha costretto i paesi Nato dell’area mediterranea a sottrarre interi squadroni e trasferirli sul Baltico.

L’identità nazionale siriana è sempre stata il principale problema di chi volesse ‘ristrutturare’ il Medio Oriente, dato che questa include non solo la Siria, ma anche il Libano, l’Irak, la Palestina e la Giordania. Anzi, è proprio un Husseini di Giordania ad essere il ‘legittimo’ regnante di Damasco e Baghdad.

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L’azione di Obama, ispirato dai salotti Dem di Nancy Pelosi, è stata quella di sostenere il solito compound di “generali – mercanti – democratici” per creare degli ‘insorti antiAssad’, il Free Syrian Army, con il solo risultato di regalare metà della Siria e gran parte del Kurdistan allo Stato Islamico e ad al Quaeda.
E’ nei fatti che, finchè Usa e Nato hanno ‘gestito’ a distanza la resistenza agli Jihadisti non se ne è cavato un ragno da buco, mentre, non appena la Giordania ha attaccato massivamente, le retrovie di IS sono andate in tilt e, come Anonymous ha vendicato Charlie Hebdo, sono andati giù milioni di ip e account filointegralisti.

L’identità nazionale libica non è mai esistita: prima della invasione italiana c’era la Cirenaica costiera con ‘capitale’ a Bengasi, la striscia non desertica sulla Sirte denominata Tripolitania italiana, l’enorme area interna semidesertica chiamata Fezzan dalla notte dei tempi e Al Kufrah verso l’Egitto..

L’azione di Obama, seppur incalzato da Hillary Clinton, ha trascurato del tutto la ‘primavera araba’ contro Gheddafi, fortemente integralista, ed oggi sembra che ci ritroviamo con un esercito islamico ‘a tiro’, almeno per quanto riguarda i missili Scud, con una retrovia ‘infinita’, visto che parliamo del Sahara e di piste che arrivano fino a Boko Haram in Nigeria o –  ad Al Qaeda tramite il Sudan e il Maghreb.

LYBIAN JIHAD 2015  FEB

In realtà, parliamo di gas e del petrolio di cui deve approvvigionarsi l’Europa, di un presidente USA che cambierà a breve dopo otto anni davvero mediocri, del suo vice Biden che lavora ormai per il successore, rep o dem che sarà, Francia e Germania che ‘ricominciano da due’, visto che il terzo (l’Italia di Matteo Renzi) segue a ruota Obama ed infatti gli Eurofighter li abbiamo schierati contro i Russi e non verso la Libia … da cui IS promette di lanciare la nuova offensiva.

A proposito, persino a leggere USA Today si capisce che Putin, Merkel e Hollande ‘lavorano per il summit della prossima settimana‘ e che  l’accordo l’avrebbero felicemente trovato, se non fosse per la Casa Bianca che irresoluta è e tale rimane. Chissà perchè i giornali italiani raccontano di pessimismo e scetticismo … ma la ‘colpa’ è del cattivo Putin, del fesso Hollande e della diabolica Merkel.

Al massimo, la ‘colpa’ è del buon Obama che è riuscito a compattare – senza davvero volerlo – i presupposti di una difesa comune europea … russi inclusi, visto che i loro piloti si stanno ‘esercitando’ con i nostri.

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La crisi del rublo in quattro mosse

17 Dic

Alcuni ricorderanno che per anni si è atteso che la Cina Popolare ‘frenasse’ e rivalutasse lo Yuan rispetto al Dollaro. Sappiamo che questo non si è verificato e che, anzi, è stata la valuta USA a cedere – specie verso l’Euro durante la prima fase della crisi, quando a cedere furono i subPrime – per poi risalire la china come da qualche tempo accade.
Beh, che alla lunga il soggetto valutario più debole cedesse (o pilotasse una svalutazione), era una ipotesi da mettere in conto.

Altri sanno che Cina e Russia stanno chiedendo di ritornare all’oro come valore di riferimento, anzichè il Dollaro, e sanno che gli USA per ovvi motivi sono del tutto contrari e che la Germania compra in Euro e paga in Dollari, cavalcando e interferendo – ovvero lucrando – con gli scambi e gli apprezzamenti delle due valute.
Se foste un russo e campaste vendendo risorse minerarie, svalutereste anche voi di un tot oltre il limite, in modo da interrompere sia il predominio di uno sia il lucro dell’altro.

Rublo PutinTemo, inoltre, che pochi ricordino come svalutare drasticamente sia il sistema migliore per ‘pareggiare’ uno Stato dove alcuni vivono da nababbi senza ‘produrre’ e tanti vivono in miseria, ma dove c’è ancora una forte presenza manifatturiera: i generi di lusso e quelli importati vedranno i propri prezzi salire alle stelle, la produzione locale resta calmierata con ricadute positive sull’occupazione.

Il quarto motivo per svalutare il rublo sta tutto nell’embargo voluto da Obama e le ricadute pessime sull’export russo, che vede in prima fila il fucile d’assalto Kalashnikov. Prima dell’embargo la sola richiesta interna USA era del 200% rispetto all’import, con un prezzo base di 600$. Oggi una carabina Saiga costa 1500$ sul mercato nero ma la fabbrica ha ridotto la produzione di un terzo a causa dell’embargo. Domani, dopo il crollo del rublo, quanti Kalashnikov (ed armamenti russi di vario genere) in più si venderanno nel mondo e … quanti problemi in più avranno USA e UE in Africa, Asia e Latinoamerica?

Ricordate l’Italietta del milione di baionette mussoliniane? Un tot arrogante e coloniamente molesta (agli Inglesi), ma sostanzialmente ‘innocua’ sul fronte bellico fino a quando qualcuno pensò di metterla alla corda con un embargo … dimenticando che in tal modo si costringe uno Stato – qualunque esso sia Russia inclusa – ad entrare in una cosidetta ‘economia di guerra’.
My compliments ai Democrats di Kerry e  Barak Obama, si stava meglio quando c’era Hillary …

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