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Maturità 2022: cinque domande per un ministro

29 Dic

Anche per i prossimi Esami di Stato si prevede una soluzione di compromesso, anziché prevedere un ritorno alla normalità, visto che tutti i docenti devono essere vaccinati, come lo sono gran parte degli alunni, e che non è più inverno, ma estate. Del resto, da sempre esistono le sostituzioni per i commissari e il rinvio delle prove per gli alunni, in caso di malattia o infortunio.

Secondo la bozza del ministero dell’Istruzione anticipata oggi dal Sole24 Ore, l’esame si svolgerà in forma ancora una volta semplificata e agevolata, consistendo solo in

  1. una prova scritta d’italiano di carattere nazionale, ma comune a tutti gli indirizzi di studio;
  2. una “tesi di diploma”, con argomento assegnato ai maturandi entro aprile e riconsegnata entro maggio;
  3. un colloquio orale, strutturato in più fasi da svolgersi nell’arco della solita oretta.

Saranno felici in tanti, ma non è certamente quello che serve ai giovani, all’occupazione e alla nazione, almeno stando a quello che si è promesso e chiesto in Europa: il PNRR prevede innovazione tecnologica e formazione professionale.

Perché il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, nell’accogliere le richieste di linguisti e studiosi non introduce – finalmente – una prova di italiano che verifica la correttezza linguistica e la comprensione del testo, che tanto danno sociale e finanziario causano quando mancano?

Cosa si intende per “ritornare alla normalità”, se si cancella la prova in presenza proprio per la materia di indirizzo (seconda prova scritta), quella che certamente più dell’italiano da conto dei risultati conseguiti negli studi?

Quale credibilità ha una “tesi di diploma”, ricordando come vanno (male) le prove Invalsi, se l’argomento è discrezionale, invece che sorteggiato o uguale per tutti, e se la si svolge con il ‘supporto’ di parenti, amici e docenti?

A cosa serve oggi una prova orale di 30-60 minuti e soprattutto quanto è credibile senza il corredo di questionari appositi per ogni disciplina, che dovunque – persino in Francia – fanno fede?

Demata

Scuola facile per gli stranieri

9 Feb

Che “qualcosa non vada” al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, diretto dal ministro Profumo, gli addetti ai lavori l’avevano già capito da qualche giorno.
Parliamo degli Esami di Stato convocati a mezzo di una semplice circolare, anzichè con la dovuta ordinanza.

Dettagli, che dicono molto sulla competenza e sullo stile.

La conferma è di questi giorni, quando, sempre a mezzo circolare, si invitano gli istituti di istruzione secondaria, inclusi i licei, ad accettare le iscrizioni di studenti stranieri licenza di scuola media.

Qualora gli studenti con cittadinanza non italiana siano ancora, secondo l’ordinamento scolastico italiano, in età di obbligo di istruzione … vengono iscritti alla classe corrispondente all’età anagrafica, salvo che il collegio dei docenti deliberi l’iscrizione ad una classe diversa, tenendo conto, dell’ordinamento degli studi e del corso di studi eventualmente seguito nel paese di provenienza, dell’accertamento di competenze, abilità e livelli di preparazione dell’alunno e del titolo di studio eventualmente posseduto dall’alunno. Qualora, invece, gli studenti stranieri che richiedono l’iscrizione ad una classe intermedia non siano più soggetti all’obbligo, almeno sedicenni, il consiglio di classe può consentire l’iscrizione di giovani provenienti dall’estero“.

Ovviamente, “l’accertamento di competenze, abilità e livelli di preparazione dell’alunno” avverrà a carico del già magro “Fondo d’Istituto”, come lo saranno tutte le attività di recupero e supporto necessarie a ragazzi e ragazze che, solo in ragione dell’età, si ritrovino catapultati in una classe liceale, senza conoscere la lingua e senza aver seguito un percorso formativo minimamente omogeneo e coerente.

Molto più logico, viceversa, prevedere che le scuole medie offrano sessioni straordinarie per gli esami di licenza e, soprattutto, tenere conto che agli studenti italiani la norma vigente non permette neanche di cambiare tipo di studi superiore, dopo l’inizio delle lezioni a settembre, ovvero dopo il termine ultimo per gli esami integrativi.

Ma per fare questo, il ministro Profumo avrebbe dovuto articolare e concertare un decreto, anzichè una circolare, che, però, lascia il tempo che trova.

Il perchè è facile a dirsi.

Al di là delle risorse – finanziarie ed umane che sono necessarie – le disposizioni del ministro Profumo sono inviate a mezzo “circolare” e, in base alle norme vigenti, le istituzioni scolastiche autonome e le singole regioni sono libere di recepirla o meno … come per tutte le circolari.

Infatti, le circolari sono un “atto regolativo interno”, mentre le istituzioni scolastiche sono, per dettato costituzionale, “autonome” dal punto di vista gestionale.
Attendiamo, dunque, un’ordinanza – di nome e di fatto – per gli Esami di Stato ed un decreto – non una circolare – per quanto riguarda gli alunni stranieri.

Povera Italia.

originale postato su demata