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25 aprile, quello che non vi hanno mai detto

25 Apr

L’unico posto dove gli Italiani hanno cacciato via i Tedeschi, non i Nazisti, da soli, spontaneamente e senza aiuto, è stato a Napoli. Nella città ci sono lapidi per centinaia di morti, appiccicate alle mura di palazzi che danno sui luoghi degli scontri. E non sono pochi come dice la Storia, basterebbe andarli a contare.   Una “insurrezione popolare” di cui a Napoli sono orgogliosi tutti, dato che è grande il  vanto di aver battuto ‘l’esercito invincibile” armati di sassi ed poco più. Questo è il senso e l’orgoglio della Liberazione dall’occupazione straniera. Intanto, l’Italia dimentica gli scugnizzi morti e sovrappone un mito partigiano che, andando a fare i conti, grandi cose non fece.

La “Liberazione” non è solo la Festa della Resistenza Partigiana. Hanno i loro meriti anche i mafiosissimi “picciotti” di Lucky Luciano che facilitarono lo sbarco, i martiri baresi del bombardamento al porto e le centinaia di morti napoletani, insorti “per campare”. Ricordiamo anche quel centinaio di soldati fattisi inutilmente massacrare dai Tedeschi a Porta San Paolo di Roma, per difendere la Capitale, mentre chi li aveva comandati lì fuggiva.
La “Liberazione” non è solo la Festa della Resistenza Partigiana, è una Festa Italiana. Perchè, se non ci fosse stata, oggi avremmo una Sicilia che aggiunge una stella alla bandiera USA, Napoli porto franco e 6-7 macroregioni come capitato alla Germania.

E Liberazione è anche vergogna. Vergogna per il massacro di Torino, per le foibe, per le vendette emiliane, per il processo sommario a Mussolini, per l’esecuzione della Petacci, per “La Pelle” di Malaparte, per i soldati prigionieri, che ritornarono dall’Etiopia solo nel 1948 e dalla Russia mai.
Liberazione è anche la festa degli Italiani coraggiosi che non fuggirono in montagna e rimasero per manipolare silenziosamente liste, ritardare inavvertitamente o boicottare scientemente invii ed ordini, … darsi malati nel giorno cruciale. Italiani che “non fecero il proprio dovere, non obbedirono agli ordini”, come invece successivamente avrebbero dichiarato sotto processo i carnefici tedeschi ed i collaborazionisti francesi.

La lotta per la Liberazione italiana iniziò subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 ad opera delle truppe italiane fedeli al Re con la battaglia di Cefalonia ed il massacro della Divisione Acqui,  le battaglie di Rodi e Lero per iniziativa di ufficiali come Inigo Campioni e Luigi Mascherpa, la Campagna di Liberazione della Corsica,  la difesa di Porta San Paolo a Roma, il Fronte Militare Clandestino della Resistenza, FCMR, e la rete di informatori organizzata dal colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, poi catturato e ucciso.

Tutto questo il mito partigiano ha sempre omesso di precisarlo: i primi a resistere (ed a rimetterci le penne) furono i soldati italiani, le ultime furono le città del Settentrione.

Collateralmente all’iniziativa delle Forze Armate fedeli al Re, fin dalla sera dell’8 settembre, i socialisti Ivanoe Bonomi, Mauro Scoccimarro e Pietro Nenni con i liberali Alessandro Casati ed Ugo La Malfa (Partito d’Azione) ed il cattolico Alcide De Gasperi costituirono il primo “Comitato di Liberazione Nazionale” (CLN).

Mentre la nascente ‘classe politica italiana’ iniziava a muovere i primi passi con la lentezza e la frammentazione che diventeranno poi proverbiali, a Napoli, fin dal 4 settembre (addirittura quattro giorni prima dell’Armistizio) c’era una situazione insorgente, culminata con la rivolta civile  e la liberazione della città. L’ira del popolo partenopeo contro le imposizioni naziste scatenò  combattimenti ‘porta a porta’ talmente violenti che durarono solo tre giorni, con oltre 500 morti e migliaia di feriti tra la popolazione e con i Nazisti per la prima volta in fuga.

Si stima che in Italia nel periodo intercorso tra l’8 settembre 1943 e l’aprile 1945 i Nazifascisti compirono più di 400 stragi  (uccisioni con un minimo di 8 vittime), per un totale di circa 15.000 caduti. Va precisato che gran parte di queste stragi furono rappresaglie condotte nei termini del Codice Militare di Guerra e dei trattati internazionali, ma anche che alcuni tra gli autori non furono mai perseguiti per crimini di guerra perchè molti fascicoli d’accusa rimasero per decenni a marcire in alcuni armadi ‘riservati’, come scopertosi anni fa.

Nei cortei tutto questo non passa, morti e sentimenti dimenticati. Dov’è il ricordo del Comandante delle 4 Giornate di Napoli, un ufficiale che volle mantenere l’anomimato? Perchè Milano, Torino, Genova, Bologna, Roma non insorsero come accadde a Napoli?

Quale fosse il livello di adesione ed organizzazione del CLN è ben chiarito da Giorgio Bocca: alla metà di settembre in Italia settentrionale, circa 1.000 uomini, di cui 500 in Piemonte, mentre nell’Italia centrale erano presenti circa 500 combattenti, raggruppati nei settori montuosi di Marche e Abruzzo. Solo il 20 settembre 1943 – a Milano, mentre Napoli si era liberata da due settimane – venne costituito il comitato militare del PCI che in ottobre si trasformò in comando generale delle Brigate d’assalto Garibaldi, sotto la direzione di Longo e Secchia.

Come anche, è documentato che, durante l’inverno del 1944, molte formazioni si sciolsero o di dispersero ed, in gruppi o individualmente, molti combattenti abbandonarono le armi o si consegnarono, riducendo il numero di quelli ancora in azione a soli 20-30.000 uomini (G. Bocca). Diversamente, la quasi totalità dei soldati italiani catturati dopo l’8 settembre, oltre 600.000, rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò e furono internati e sottoposti ad un duro trattamento di privazioni e violenze.

Perchè non troviamo, tra le memorie dell’epoca, l’opera svolta da Lucky Luciano per lo sbarco in Sicilia – fatto ormai storicizzato in USA – che fu il primo passo di una convivenza tra establishment statunitense e la mafia italiana?
O la controversa ed emblematica vicenda della Marina Italiana, lasciata senza ordini, tutta sintetizzata nella storia della X MAS (e Mariassalto) e nel ruolo svolto nella RSI dal Principe vaticano Julio Valerio Borghese e dell’ammiraglio Aimone D’Aosta, cadetto sabaudo, mentre nasceva un così detto Regno del Sud, durato circa un anno, guidato da un altro Savoia, il re fuggiasco, e diretto da quel Maresciallo Badoglio, distintosi a Caporetto perchè i suoi messaggi in chiaro, trasmessi via radio, indicanti ai reparti le nuove posizioni del comando, venivano sistematicamente intercettati con conseguenti bombardamenti di precisione sulle nostre truppe?

Perchè gli operai del Settentrione continuarono a far funzionare le loro fabbriche ed a produrre materiale bellico per i nazifscisti? Quanti di quegli operai sfilarono per anni ed anni con delle bandiere rosse bene in vista, mentre anni prima si erano presentati al lavoro con tanto di tesserino ‘nero’ del partito? Perchè a Gorizia (11 e 26 settembre 1943), a battersi contro la Wehrmacht, c’erano solo 1500 uomini, in gran parte operai dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone ed un consistente gruppo di partigiani sloveni, già operativi da tempo?

Quanti sanno che il massacro delle Foibe iniziò subito dopo l’Armistizio  e che solo nel primo mese vennero barbaramenente uccise almeno 400-600 persone? O dei sedicenti partigiani torinesi che aprirono il fuoco sulla colonna di militari della RSI che con le proprie famiglie lasciava la città con salvacondotto? O di alcune formazioni delle Brigate Garibaldi che si ‘distinsero’ per i rastrellamenti e le esecuzioni sommarie di fascisti in Romagna, con una lunga serie di accuse e processi controversi, che coinvolsero il senatore Arrigo Boldrini (PCI)?
E che dire della bruttissima storia dell’oro dello Stato Italiano, che Mussolini cercava di trasferire in Svizzera, intercettato dai partigiani a Dongo e su cui sono fiorite leggende ed indagini, tutte aleatorie dato che gli eventuali testimoni (i fascisti catturati tra cui Mussolini e Clara Petacci) furono sommariamente giustiziati?

Perchè il Vaticano, al quale i Concordati hanno sempre lasciato una propria giurisdizione territoriale su Roma, non intervenne quando 16 ottobre del 1943, alle 5.15 del mattino, le SS invasero le strade del Portico d’Ottavia e rastrellarono 1024 ebrei? E perchè non ricordare che tra i combattenti più attivi  ci furono i 5.000 ebrei italiani, arruolatisi nell’esercito inglese e mandati in prima linea sul versante adriatico?

La “Liberazione” non è (solo) la Festa della Resistenza Partigiana, è una festa della libera memoria italiana.

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Napolitano e le elezioni

8 Ott

Il Presidente Napolitano, ieri a L’Aquila, ha dichiarato «è tempo di pensare a ricostruire la città al di là di precedenti esperienze che puntavano piuttosto a costruire fuori. Oggi costruiamo dentro e mi pare la strada giusta».
Il ‘costruiamo dentro’ era riferito all’Auditorium, progettato da Renzo Piano, appena edificato a L’Aquila, di cui vorremmo tutti comprendere l’utilità e la necessità.

Che cosa significi ‘ricostruire L’Aquila’, città ormai sfollata, andrebbe, poi, ben capito, visto che il rischio è di ricostruire con soldi pubblici e ritrovarsi, a lavori completati, dinanzi ad un’enorme speculazione immobiliare.

Sempre in questo week end, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, in un messaggio al sindaco Filippo Abbate in occasione del 69° anniversario dell’eccidio nazista di Bellona, precisa: «Registriamo con profondo rammarico le sconcertanti motivazioni con le quali è stata disposta, in Germania, l’archiviazione di procedimenti giudiziari contro soggetti accusati di partecipazione diretta a efferate stragi naziste».

Peccato che gli stessi tribunali italiani, nel processare gli autori dei fatti, decisero a suo tempo di escludere i soldati, dato che avevano obbedito agli ordini, perseguendo solo gli ufficiali che li avevano impartiti.

Ancora il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inaugurato ad Assisi  il ‘Cortile dei gentili’, iniziativa proposta da Benedetto XVI e promossa dal Pontificio Consiglio per la Cultura, per rilanciare il dialogo tra non credenti e credenti, denunciando che i “fenomeni di degrado del costume e di scivolamento nell’illegalità che, insieme con annose inefficienze istituzionali e amministrative, provocano un fuorviante rifiuto della politica”.

Provocano, piuttosto, un indignato rifiuto della politica dei partiti e – sarà forse sfuggito al nostro ottuagenario Presidente – il voto è un diritto ma non un dovere. Anzi, il non voto è una forma, forse l’unica rimasta, di resistenza pacifica e civile alla Cleptocrazia ed al degrado dello Stato.

Intanto, dopo lo scandalo della trattativa Stato-mafia, arriva la sentenza numero 894/2012 della Corte dei Conti a chiarire definitivamente che, fino al 2008, i pubblici impiegati Gaetano e Di Pietro «nella loro qualità di cassieri contabili della tenuta di Castelporziano, si sono appropriati della somma di euro 4.631691,96 avendo la disponibilità delle chiavi della cassaforte e del conto corrente aperto presso la Bnl, sportello presso la presidenza della Repubblica, in esecuzione di un unico disegno criminoso nel periodo 2002-2008 che è consistito nella appropriazione dei fondi pubblici destinati alla tenuta, mediante un continuo prelievo di somme con importi diversi dalla cassaforte danaro della tenuta medesima».

Morale della favola, la campagna elettorale è iniziata da un po’ e si vede, tra le attenzioni alla città cara a Franco Marini, leader storico dell’anima cattolica del PD, un po’ di ‘sano e nostalgico antifascismo’, possibilmente antigermanico, ed un elogio del Concordato e dell’alleanza tra laici e cattolici, oggetto di ‘serrato dibattito’ a Sinistra.

Un Presidente della Repubblica dovrebbe star lontano dall’agone elettorale, per non influenzare (negativamente?) e per non esserne coinvolto (scandalosamente?).

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