Roma Capitale da aprile 2014 ha avviato un piano di razionalizzazione e riorganizzazione dell’azienda controllata ATAC (tram e bus) tra cui la gestione dell’eccedenza di personale amministrativo, non direttamente coinvolto nell’erogazione del servizio.
Da oggi la ‘black list’ definitiva di chi andrà in esubero o cambierà ufficio è esecutiva, ma “il numero dei dipendenti che la compongono si riduce sempre più”, come denuncia il consigliere comunale Maria Gemma Azuni.
E, tanto per capire cosa sia accaduto Roma in questi anni ai dirigenti ed ai funzionari ‘utili ma scomodi’, Gemma Azuni denuncia che “continuano ad evidenziarsi forti contraddizioni circa i criteri e le motivazioni di inserimento nella black list di lavoratori che per anzianità, carichi familiari, tipologia lavorativa e caratteristiche prettamente operative ed influenti sul buon andamento del servizio sono finiti fra gli esuberi, mentre, coloro che proprio secondo l’Azienda dovevano esservi inseriti, sembra siano, magicamente scomparsi e, quindi, graziati.”
Per non parlare “delle circa 50 consulenze d’oro che appaiono di mera facciata e costano circa due milioni di euro, le gravi irregolarità sui contratti di fornitura e manutenzione, la “Parentopoli ATAC”, con l’assunzione di persone prive delle più elementari competenze necessarie per lavorare nel campo del trasporto pubblico, assunte, peraltro, con incarichi di prestigio e stipendi altrettanto prestigiosi.”
Se questa è una delle tante emergenze irrisolte da Ignazio Marino con cui devono confrontarsi l’assessore Esposito e il prefetto Gabrielli, ce ne è un’altra – molto ‘dolorosa’ che a andrà in scadenza con il nuovo anno.
Parliamo dei 350 milioni di fondi comunali andati in fumo per compensi non dovuti ai dipendenti comunali.
Una questione scabrosa che non riguarda l’operosità dei dipendenti in questione, ma scaturisce da accordi sindacali sugli straordinari arcaici o, talvolta, extra legem (come per le tutele della salute).
A maggio scorso, Renzi ha chiarito che il Mef – pur avendo notificato il ‘danno’, non può esigerli.
Resta, però, il Consiglio di Stato (Sez. VI, 2 marzo 2009 , n. 1164), che sancisce il diritto-dovere della Pubblica Amministrazione a recuperare le somme indebitamente erogate e che la buona fede del dipendente non è di ostacolo.
Dunque, salvo ripensamenti del Mef e dei suoi ispettori /revisori, i 350 milioni in questione dovranno essere in qualche modo iscritti al Bilancio di Roma Capitale entro la fine dell’anno. Oppure, se Roma Capitale – tra farragini e distinguo – non provvederà all’iscrizione delle somme a residuo, anno per anno finirà tutto in prescrizione (vedi Sentenza TAR Lazio 1317 del 9 febbraio 2012).
Anche se siamo nell’Anno Santo della Misericordia, sarà da vedersi cosa deciderà di fare l’on. Marco Causi, nuovo vicesindaco ed anche assessore al Bilancio nella terza Giunta Marino da pochi giorni, come lo fu dal 2001 al 2008.
Non sarà facile: è sulle ex municipalizzate e sulla gestione /spesa per personale comunale che i suoi precedessori – Daniela Morgante e Silvia Scozzese al Bilancio, Luigi Nieri come vice di Marino – hanno trovato le maggiori difficoltà.
Intanto, speriamo che l’assessore Stefano Esposito voglia vederci chiaro nella ‘black list’ dell’Atac.
Demata
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