Tag Archives: Mani Pulite

Le Mani Pulite tradite: le canzoni e i testi, le urgenze ed il disagio morale dei giovani di 20 anni fa.

9 Mag

1994-2014, un Ventennio che si aprì con le sstragi di mafia, lo scandalo Tangentopoli, l’inchiesta Mani Pulite e la fine della Prima Repubblica a sistema maggioritario multipartitico.

Quali erano le aspettative dei giovani di allora, gli over50 di oggi che rottamatori e grillini vorrebbero accantonare in tutta fretta per far spazio al ‘nuovo’.

Ma ne verrà qualcosa di buono se l’Italia dovesse accantonare definitivamente quella generazione, prima perchè troppo giovane e ‘avulsa al gioco delle parti’ e poi perchè ‘datata’ e ormai autorelegatasi nei comparti tecnici?

Queste erano le loro canzoni.

 

 

 

 

 

 

Una generazione ‘apart’ … che fino ad oggi non ha avuto la possibilità di decidere alcunchè.

 

originale postato su demata

Expo 2015, dove andrà la politica italiana? E’ l’ora dei Cinque Stelle?

9 Mag

E’ un vero peccato che i diversi filoni di indagine (Scaiola, Greganti-Frigerio) siano arrivati a conclusione ieri, con gli ordini di cattura, e non diversi mesi fa, prima del congresso PD o della frattura FI-NCD.
Ma è anche una gran fortuna.

Ieri, avremmo avuto l’agognata (dagli italiani) sfida all’OK Corral nel PD e nel PdL con la conseguente corsa alle urne senza neanche una legge elettorale. Oggi, con tanti dinosauri candidati all’ultima corvè delle Europee, la ricollocazione fino alla dismissione è assicurata almeno per una parte di coloro che ci hanno governato/amministrato (così male) durante il recente ventennio.

Ed, intanto, c’è una legge elettorale e c’è almeno un candidato – Matteo Renzi – da contrapporre a Beppe Grillo, dato che in democrazia bisogna essere almeno in due.

Quanto al Centrodestra, ecco dimostratisi i danni causati dall’ostinazione di Silvio Berlusconi nel suo populismo delle Grandi Opere e nel suo partito di big ridotti ad eterni colonnelli senza un nemmeno generale.

Intanto, dopo l’avvio del nuovo Mani Pulite i sondaggi raccontano di un elettorato che per almeno un terzo prevedibilmente cambierà voto. Da domani si entrerà nel silenzio elettorale e questo mistero sarà rivelato solo dalle urne.

Probabilmente, il Partito Democratico non dovrebbe subire un serio contraccolpo, grazie ad un elettorato consolidato, come il M5S ne dovrebbe essere certamente avvantaggiato, trovandosi già da tempo a cavalcare l’antipolitica.
Cosa accadrà nel Centrodestra, nessuno può prevederlo: da un incremento dell’astensionismo ad una corsa verso la destra estrema e il movimento di Beppe Grillo. Peccato che Scelta Civica ormai definitivamente associata al nome di Mario Monti e che la debacle di Oscar Giannino abbiano tolto un riferimento liberale agli italiani.

E sempre parlando di ‘sfide all’OK Corral’ provate solo ad immaginare cosa ne sarebbe l’Italia se avessimo a governarci un intransigente esercito di ‘common people’ come quello del Movimento Cinque Stelle, mentre ci sono da ristrutturare le più importanti infrastrutture giuridiche ed esecutive dello Stato Italiano. Il tutto con un PD impegnato nella rottamazione, il centrodestra nel caos e un  40% degli italiani che non votano, ma sono più o meno dichiaratamente ‘a destra’.

Se questi sono gli affarucci del cortile di casa nostra, ben peggio vanno quelli dell’Italia all’estero, con i soliti scandali ‘a venti giorni dalle elezioni’, le insormontabili resistenze a riformare enti, giustizia, università, sindacato e sanità … dulcis in fundo l’Expo 2015 di Milano, ancora cantiere a cielo aperto e – al momento – bloccato dagli arresti, e, soprattutto, un premier Matteo Renzi che dovrà necessariamente modificare la maggioranza che sostiene il suo governo proprio mentre si accinge a presiedere l’Europa.

Finora il Movimento Cinque Stelle si è alimentato con il voto di protesta ‘a sinistra’, ma il suo ‘non sostegno’ al governo ha incluso anche l’astensione dei propri parlamentari in sede di Commissione anche sui tanti provvedimenti utili che sono stati fatti finora. Una prassi decisamente scorretta, come richiamava il sindaco PD Michele Emiliano su Rai3, se poi puntualmente finisce che si vota il provvedimento tout court o si presentano metodicamente emendamenti in Aula senza cercare le mediazioni necessarie per farli approvare.

L’implosione dell’Expo di Milano dovrebbe far comprendere agli elettori del Movimento Cinque Stelle che non basta mettere sulle poltrone del potere delle persone ‘oneste e affidabili’, se non sono anche ‘esperte e competenti’, visto che parliamo di milioni e miliardi per infrastrutture di interesse nazionale dove ‘il tempo è denaro’. Nessun paese europeo – basta sfogliare i curriculum di politici e amministratori di altri paesi europei – si sogna lontanamente di porre come ministro, sottosegretario, assessore di uno specifico ambito qualcuno che, seppur giovane, non abbia già notorie competenze.

L’Italia ha già pagato il pegno del ‘nuovo che avanza’ con commercialisti ed avvocati assurti a ministro in un battibaleno, ritrovandosi a casse vuote e con un sistema giuridico ‘desemplificato’ e – talvolta – incostituzionale.

Finora, gran parte della rete non ha aderito al progetto di Beppe Grillo e, probabilmente, non lo ha fatto per il semplie motivo di non essere invitati ad un dibattito paritetico, come si usa tra internauti.
Iniziare a linkare articoli e log che non appartengano al movimento già sarebbe un gran passo avanti, oltre che un segnale chiaro di pluralità.
Allo stesso modo, il voler controllare a tutti i costi l’informazione ‘M5S certified’ sul portale di Grillo e Casaleggio e la possibilità data dell’@democracy di consultare ‘la base’ solo su microtematiche ha tenuto lontani i ‘tecnici’, che sanno bene come la ‘realtà delle cose’ sia molto più articolata e fragile di quanto suppongano tante semplicistiche formule: le profonde carenze nel programma M5S in fatto di economia, istruzione, università, sanità e giustizia vanno superate al più presto, fosse solo per iniziare a digerire l’amara pillola di tutti i partiti politici, ovvero che non sempre le soluzioni giuste sono gradite alla base elettorale e viceversa.

Riuscirà il Movimento Cinque Stelle a cogliere il momento storico e rendendosi umile e partecipativo, oltre che dotandosi di volti e voci ulteriori a quella di Beppe Grillo, piuttosto che continuare a professare l’idea – discutibilissima in democrazia – di arrivare al governo con la maggioranza assoluta?

originale postato su demata

Expo, Milano: Mani Pulite si concluse, Tangentopoli no

8 Mag

A Milano è in corso un blitz con almeno sette gli ordini di cattura ‘eccellenti’ con l’accusa di associazione per delinquere e turbativa d’asta in appalti pilotati, tra cui anche alcuni dell’Expo.

In prima fila il top manager Expo, Angelo Paris di 48 anni, il top manager di Expo, per gli appalti riguarda le case per le delegazioni straniere ed i discussi progetti sulle ‘Vie d’acqua’ e sulla ‘Città della salute’.

Ma accanto a lui – associati a delinquere, secondo gli ordini di cattura – troviamo due nomi eccellenti di quell’altra associazione a delinquere che fu portata in luce dallo scandalo Tangentopoli, seguito dall’l’inchiesta Mani Pulite, mai del tutto esauritasi.

Primo Greganti è il ‘Compagno G’, l’ex cassiere di Pci e Pds che rifiutò ogni collaborazione con i magistrati ai tempi di Mani Pulite. E Gianstefano Frigerio, ex segretario regionale della Democrazia cristiana, finito in carcere, poi fatto eleggere in Forza Italia e poi cacciato dal parlamento quando le condanne sono passate in giudicato. (fonte La Repubblica)

Ricordiamo che l’inchiesta Mani Pulite riguardava una prassi consolidata di tangenti per finaziare i partiti e di ‘creazione di posti di lavoro’ per assicurare il consenso. Le indagini travolsero letteralmente i partiti minori, il PSI di Bettino Craxi e la leadership nazionale della DC, mentre quelle inerenti il Partito Comunista si arrestarono dinanzi al silenzio di Primo Greganti, un ex operaio Fiat divenuto collaboratore dell’amministrazione della Direzione Nazionale del PCI.

 Come riporta Wikipedia, Primo Greganti fu arrestato per tangenti che “durante gli interrogatori dei magistrati continuò a dichiarare la sua innocenza e non confessò nulla; questo atteggiamento venne apprezzato dai compagni di partito che durante il congresso gli riservarono una lunga ovazione. I giornali dell’epoca lo soprannominarono il compagno G e lo dipinsero come il perfetto comunista che non molla mai. Rinviato a giudizio, venne condannato a 3 anni e 7 mesi per finanziamento illecito al suo partito, pena successivamente patteggiata e ridotta a 3 anni e confermata dalla Corte di Cassazione nel marzo 2002.”

KleptocracyScriveva Filippo Facci per il Post del 18 febbraio 2012 che “il filone rosso parve decollare quando il manager Lorenzo Panzavolta raccontò che a Tangentopoli già scoppiata aveva versato altri 621 milioni al Pds sempre a mezzo Greganti: di lì in poi le chiamate in correità cominciarono a piovere da tutte le parti, e parlarono gli imprenditori Bruno Binasco, Giuseppe Squillaci, Paolo Pizzarotti oltre al solito Maurizio Prada e all’ex tesoriere milanese Luigi Mijno Carnevale. Quest’ultimo, a pagina tre del suo verbale d’interrogatorio, chiamò in causa molto chiaramente «Occhetto e D’Alema, naturalmente d’accordo con la segretaria amministrativa diretta dall’onorevole Stefanini». Arrestarono anche Marco Fredda, il responsabile immobiliare del Pds. Ma le voci su avvisi di garanzia per Occhetto e D’Alema rimasero tali.”

“Il 1° marzo 1993, in teoria, anche il Pds nazionale era entrato seriamente in Tangentopoli: si era fatto vivo tal Primo Greganti, un ex funzionario comunista di Torino sospettato d’aver raccolto una tangente di 621 milioni per il Pds e di averla nascosta in un conto svizzero chiamato Gabbietta.”

“E mentre i vertici della Quercia denunciavano una «strategia della tensione», ecco che il procuratore aggiunto Gerardo D’Ambrosio condusse una sua personale indagine non per incolpare bensì per scagionare Primo Greganti: si era collegato con l’anagrafe tributaria e aveva concluso che neanche una lira era giunta al Pds. Il 29 ottobre 1991, nel giorno in cui Greganti prelevava una consistente somma a Lugano – spiegò – lo stesso firmava anche il rogito per comprare una casa, ecco dunque a prova che quei soldi non erano finiti a Botteghe Oscure.

D’Ambrosio è lo stesso personaggio che nel maggio precedente aveva dichiarato all’«Unità»: «Mani pulite è finita … nel senso che ciò che doveva emergere nel filone politico-affaristico è venuto fuori». Sul settimanale «L’Europeo» era stato ancora più chiaro: «Lo scenario è nitido, Dc e Psi si finanziavano attraverso meccanismi illeciti … c’è stata la fase dello stragismo … poi è venuta l’epoca della corruzione». D’Ambrosio, anni dopo, una volta lasciata la magistratura, si candiderà come senatore nel Pds, frattanto divenuto Ds.”

Come riportato da Leggo, per la sua morte avvenuta alcune settimane fa, D’Ambrosio si era ricreduto sulla completa emersione del filone d’inchiesta: «Tra il ’92 e il ’94 siamo stati ingenui. Pensavamo che ottenere 1408 condanne definitive per tangenti bastasse a dare un colpo decisivo alla corruzione. Invece quando abbiamo toccato interessi più forti, ci hanno cambiato le leggi».

20120215_miles_ddispatch

Tra l’altro, i Democratici di Sinistra confluiranno nel 2008 nel Partito Democratico della Sinistra di cui faceva parte anche quel senatore Luigi Lusi, che – conclusa l’esperienza con La Margherita di Rutelli e passato ad altro partito – veniva accusato e condannato (patteggiamento) per aver sottratto, in virtù del suo incarico di tesoriere del partito in scioglimento, i soldi dei sostanziosi rimborsi elettorali che continuavano a pervenire e creando una contabilità parallela.
Sarà un caso, ma Luigi Luzi, nella XV legislatura per L’Ulivo, è stato anche Segretario della Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari, membro della Commissione Bilancio, del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa, della Commissione per la vigilanza sulla cassa depositi e prestiti e del Consiglio di garanzia. Come anche, nella sua seconda legisltura dal 2008 al 2012, è stato Vicepresidente della Commimissione Bilancio del Senato, membro della Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari, del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa.

Eravamo in buone mani, non c’è che dire. Mani Pulite si era conclusa – evidentemente con troppo ottimismo – ma Tangentopoli continuava. Ecco anche spiegate le ‘intemperanze’ degli altri ex magistrati del Pool passati alla politica: Antonio Di Pietro e Tiziana Parenti.

Mani Pulite

Di Primo Greganti scrive il gip Fabio Antezza nell’ordinanza – di oggi non di 20 anni fa – come un  «soggetto ritenuto dalla polizia giudiziaria e dai titolari delle indagini legato al mondo delle società cooperative di area Pd, già condannato con plurime sentenze pe dieci reati in materia tributaria e due finanziamenti illeciti a partiti». (fonte Corsera)

Per Gianstefano Frigerio, la sua carriera politica – dal 1974 al 1976 è stato segretario provinciale della federazione della Democrazia Cristiana, nel 1987 diviene segretario regionale per la Lombardia – si arresta (ndr. nel senso letterale) nel 1992 con la prima misura di custodia cautelare per tre mesi per tangenti, tra cui  quella ricevuta da Paolo Berlusconi 150 milioni di lire per favorire la Fininvest nella gestione della discarica di Cerro Maggiore, cosa da lui ammessa ma solo come intermediario.
Wikipedia riporta che “nella stessa causa viene anche ritenuto dal Giudice responsabile di una concussione per un miliardo di lire verso un rivale di partito“, come anche che, mentre era da stabilirsi il cumulo della pena, partecipa alle elezioni politiche del 2001, risultando eletto in una lista proporzionale di Forza Italia in Puglia alla Camera dei deputati, con il nome di Carlo Frigerio.
Tra un cavillo e l’altro, ottiene l’affidamento in prova ai servizi sociali, che gli permetteva di recarsi in Parlamento quattro volte al mese e nel  2004 la Giunta delle elezioni della Camera ratificò  l’estinzione della pena ed ogni altro effetto penale, tra cui l’interdizione legale per cinque anni. Durante questo periodo mantenne il seggio di deputato ricevette regolarmente la sua indennità parlamentare.

Il Corriere della sera riporta – oggi, non 20 anni fa – che “in questo centro culturale, di cui è presidente uno degli arrestati, Gianstefano Frigerio, come ha spiegato il pm Claudio Gittardi, «si tenevano riunioni giornaliere a cui partecipavano direttori generali di aziende ospedaliere, imprenditori, personaggi di rilievo politico».
Secondo i pm titolari dell’inchiesta, in Lombardia sarebbe esistita una vera e propria «cupola per condizionare gli appalti», che prometteva «avanzamenti di carriera» grazie a «protezioni politiche» a manager e pubblici ufficiali. Tuttavia, chiarisce sempre lo stesso Gittardi «gran parte della vita dell’associazione si svolgeva a Roma». E a Roma sono avvenuti due degli arresti.”

ElleKappa Dopo Tangentopoli

Naturalmente, alla luce delle notizie di oggi, c’è da chiedersi come sia possibile che Primo Greganti e Gianstefano Frigerio fossero ancora in politica, ma sono anche altre le domande che sorgono spontanee.

Se Primo Greganti e Gianstefano Frigerio compaiono ancora in prima fila per inchieste del calibro dell’Expo, è lecito dubitare dell’esaustività dell’inchiesta Mani Pulite?
Possiamo ragionevolmente supporre che, finite le inchieste, Tangentopoli sia ripresa come e più di prima?

Quale credibilità può essere ancora data al notoriamente ‘distratto’ sistema dei media italiani (a partire dalla televisione di Stato), se – salvo Facci e pochi altri –  nessuno in vent’anni ha denunciato all’opinione pubblica che Greganti, Frigerio e tanti come loro hanno potuto liberamente e lautamente operare sotto la bandiera di qualche interessato partito, mentre le loro ‘candidature’ avrebbero dovuto essere fuori discussione dopo le condanne ricevute?

originale postato su demata

Corruzione, un paese da record

17 Feb

Per uno strano caso del destino, mentre Mario Monti annuncia “apprezzamenti” per l’Italia a tutto spiano, l’Anno Giudiziario si inaugura proprio mentre cade l’anniversario di Tangentopoli.

E così accade che si parli di corruzione con dati alla mano, proprio mentre conduciamo una singolare lotta agli sprechi senza andare a caccia di spreconi.

“Illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese le cui dimensioni  sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce“. Questo il senso della relazione con cui il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, ha inaugurato l’anno giudiziario della Corte dei Conti.

Un volume, stimato dalla Corte dei Conti, per un valore di 60 miliardi di euro l’anno, ma le condanne inflitte “coprono” 75 milioni di euro, l’uno per mille del malaffare.
E, soprattutto, secondo la Commissione Europea, i capitali coinvolti nella “corruzione italiana” equivalgono a circa il 50% della corruzione complessiva in Europa.

Infatti, come conferma la magistratura italiana, “il nostro Paese nella classifica degli Stati percepiti più corrotti nel mondo stilata da Transparency International per il 2011 assume il non commendevole posto di 69 su 182 paesi presi in esame e nella Ue è posizionata avanti alla Grecia, Romania e Bulgaria“.
Non parliamo solo di “mazzette”, ma anche di “malaffare”, dato che i magistrati si riferiscono a tutti i comportamenti che arrecano “un danno alle finanze pubbliche” ed, in particolare, agli “episodi più ricorrenti di gestione delle risorse pubbliche inadeguata, perché inefficace, inefficiente, diseconomica”.dalla corruzione dell’attività sanitaria, allo smaltimento dei rifiuti, dal “gravemente colposo” utilizzo di strumenti derivati o prodotti finanziari simili, per arrivare alla costituzione e gestione di società a partecipazione pubblica e alla stipula di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Vengono inclusi anche gli errori nella gestione del servizio di riscossione dei tributi“.

Senza parlare dell’assenteismo, del pressappochismo, della discrezionalità, del nepotismo, dell’affiliazione di partito o di sindacato, della negligenza, della inadeguatezza alle quali assistiamo – vittime o carnefici – quotidianamente.

Cifre impressionanti, dunque, quelle della corruzione italica, ben più rilevanti di quelle relative all’evasione fiscale, se si fanno i dovuti confronti.

Infatti, se i dipendenti pubblici sono nell’ordine dei 5 milioni di addetti, la corruzione denunciata dalla Corte dei Conti equivale ad una “media” di seimila euro annui a lavoratore.

Infatti, in tema di conti pubblici, il Presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, sottolinea che, “mentre grande attenzione è riservata alle proiezioni e alla stima degli effetti attesi dei principali provvedimenti, sono invece carenti le misure e le valutazioni ex post circa l’impatto che le politiche pubbliche esercitano sulla dinamica delle entrate e delle spese. Cosicché vi è una quasi totale mancanza di documenti e studi dedicati a verificare a posteriori se, quanto e come abbiano in realtà funzionato gli strumenti impiegati per migliorare il coordinamento della finanza pubblica e la qualità della spesa“.
Eh già, chissà quanti dirigenti pubblici dovrebbero restituire premi e prebende, puntualmente incassati mentre il “disastro avanzava”, dato che – a voler compilare qualche serie storica degli adempimenti contabili – salta subito fuori che gli obiettivi non erano quelli “giusti” e, per giunta, non erano mai stati raggiunti.

Dopo “Salva Italia” arriverà un “Pulisci Italia”?
Difficile.

Non è un caso che il ministro della Giustizia, così energica nel “fustigare i giovani”, annunci: “Ci vuole tempo, è un problema mai debellato”.

D’altra parte, bisogna capirli i “professori”, se aggredissero la corruzione, dove troverebbero mai il consenso (parlamentare) che li tiene al governo? E, poi, ve li immaginate voi dei banchieri che perseguono speculatori e corrotti?

‘Ca nisciuno è fesso.

originale postato su demata

Penati, l’arresto e la differenza genetica della Sinistra

29 Ago

I Pubblici Ministeri di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia,  indagano sul sistema di presunte tangenti e hanno chiesto l’arresto dell’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, e del suo braccio destro, Giordano Vimercati.

Secondo i magistrati dell’accusa, la presenza del Consorzio Cooperative Costruttori (C.C.C.) di Bologna era indispensabile per “compiacere la controparte politica nazionale”.
Secondo i pm, riguardo l’area dismessa dalal Falck, l’imprenditore Giuseppe Pasini accettò le coop nel consorzio, perché erano lo “snodo fondamentale per il buon esito dell’affare” e per il “loro rapporto organico con i vertici nazionali del Pds”.
A riprova dell’illecito, quando la CCC non pagherà la quota per rilevare i terreni, “stupisce come a fronte delle inadempienze del socio emiliano, Pasini riconosca loro il diritto a entrare in ogni caso nell’affare senza chiedere corrispettivi né pretendere indennizzi, ma anzi pagando mediazioni inesistenti”, “destinate a regolare i conti, a spese di Pasini e non di tasca loro, con la politica a livello centrale”.

Nel motivare le esigenze cautelari, i Pubblici Ministeri di Monza evidenziano la “straordinaria attualità” di quanto scoperto, visto che “a dieci anni di distanza Vimercati (ndr. Provincia e attuale PD) e Degli Esposti (ndr. CCC) sono ancora coinvolti nell’operazione non più come compagni di avventura di Pasini, ma dei nuovi azionisti”, dopo “oltre un quindicennio di gestione a profitto privato dell’attività edilizia di Sesto”, non irrilevante “sia per il numero di persone coinvolte in sede locale, con proiezione in sede nazionale, sia per la molteplicità degli addebiti”.

Dunque, secondo i magistrati di Monza, sarebbero almeno 15 anni che esisterebbe un “rapporto organico” tra le Coop ed i vertici nazionali del Pds, oggi Partito Democratico.

Ricordiamo anche che, sempre a Milano da parte del giudice Clementina Forleo, le Coop vennero coinvolte, con UNIPOL, nella vicenda della scalata BNL e delle intercettazioni con D’Alema e Fassino al telefono  e che in Calabria, ma la sede era a Milano con loggia a San Marino, operava al Why Not di cui si occupò il magistrato Antonio De Magistris.

Di una decaduta diversità genetica della Sinistra (ammesso che sia mai stata diversa) avevamo sentore da tempo, prima con il PSI di Craxi, poi con i silenzi di Primo Greganti e, poi ancora, con le inchieste dei giudici Forleo e De Magistris.

Del resto, se, durante la Guerra Fredda, il “Partito” tendeva a sostituirsi allo Stato, grazie ad un enorme patrimonio immobiliare ed un apparato strutturato capillarmente su scala nazionale, è evidente che, oggi nell’Era Globale, lo stesso “Partito”, se intende mantenere lo stesso patrimoni, la stessa infrastruttura e le stesse propaggini, tenderà sempre più a somigliare ad un’impresa di servizi che fa della politica la sua fonte di sostentamento.

… e questa non è affatto una soluzione nè democratica nè legittima.