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Droghe: la Destra al governo alla prova dei fatti

29 Set

Arrivata al governo dopo 75 anni all’opposizione, la Destra italiana è chiamata alla prova tra retorica e realtà in diversi ambiti, dall’immigrazione (cioè agricoltura e lavoro) alla salute (cioè eutanasia e cannabis terapeutica).

Retorica e realtà: un buon esempio è la cannabis terapeutica e ricreativa.
Cannabis che è al centro delle ‘attenzioni’ della Destra, seppur non comporti implicazioni ‘etiche ‘morali’, importanti come per l’eutanasia o il genderismo, e nonostante è stato un prodotto tradizionale italiano fino a 50 anni fa, sostenuto attivamente durante il Ventennio.
Cannabis che non è certamente la droga più allarmante tra gli under24, come vedremo.

Iniziamo col dire secondo il rapporto dell’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA), in 12 mesi la percentuale di persone tra i 15-64 anni che ha fatto uso di Cannabis è del 14,3% in Italia (dove è illegale), mentre in Olanda è del 5,4% (ed è legale).

Cioè non vi è un nesso causale tra diffusione e legalità se non ‘contrario’ come per tutti i proibizionismi: ciò che è vietato “attrae”.


Inoltre, quel 14,3% italiano andrebbe rivisto al ribasso, se consideriamo che la produzione di cannabis terapeutica italiana è limitata allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (Scfm), nella quantità di soli 250 chilogrammi l’anno (dati 2020), costringendo anche chi ne ha la prescrizione come antidolorifico o ansiolitico a ricorrere al mercato illegale.

Il “paradosso cannabis” in Italia è eclatante tra la facilità con cui quasi 2 italiani su cinque se ne approvvigionano e la difficoltà – viceversa – che incontrano i malati ad ottenerla in vece di oppioidi, barbiturici e psicofarmaci. Soprattutto, l’averla messa al primo posto come “problema droga nazionale” ha comportato una vistosa sottovalutazione di due fenomeni più pericolosi: alcol e cocaina.

Se l’alcol merita un discorso a parte rispetto alle altre droghe, dalla tabella si vede come in 12 mesi hanno fatto uso di cocaina almeno 2 su 100 degli italiani adulti (15-64 anni), mentre in Germania è l’1,2% e in Francia lo 0,8%.

Un pregiudizio che si ritrova amplificato proprio nei dati dei giovani under 24, a cui è rivolta l’attenzione dei proibizionisti anti-cannabis. Ebbene, gli under 24 oggi rappresentano in Italia circa la metà (1 su 100) dei consumatori di cocaina, la cui forte capacità di assuefazione lascia prospettive davvero poco lusinghiere per il futuro. Viceversa, tra i giovani under 24 italiani il consumo di cannabis è nella media (11.0%), più o meno come in Francia (12.7%) e UK (11%).
Inoltre, la diffusione tra i giovani italiani della cocaina è enorme rispetto all’Olanda (0,6% tra 15-64 anni), anche se lì la cannabis legale dovrebbe amplificare le dipendenze … secondo retorica, ma non secondo i fatti.

Chiariti i numeri reali e sfatati i pregiudizi, scoprendo che c’è un’allerta sul fronte della cocaina e su quello delle terapie del dolore, andiamo a vedere nella realtà le conseguenze della retorica.

Nel 2003, l’Eurispes presentò al Parlamento italiano un rapporto che confermava che i maggiori ricavi (40%) della criminalità organizzata derivavano dal traffico di droga, circa 26 miliardi di euro l’anno, con la ‘ndrangheta a detenere il primato con circa 10 miliardi di euro (link), grazie al monopolio sul traffico di cocaina.
Solo in un anno, i ricavi mafiosi dalla droga equivalgono a più di quanto basterebbe per riportare a nuovo tutte le scuole d’Italia, un’enormità.

In termini di bilancio pubblico, secondo uno studio condotto dall’Università di Messina nel 2021 (link), lo Stato riuscirebbe a risparmiare oltre 600 milioni di euro l’anno, che attualmente spende nel contrasto alla cannabis illegale.
Secondo quanto emerso dai sequestri, la stima è di circa 11 miliardi di euro in fatturato annuo lordo del mercato dell’erba legale in Italia e lo studio messinese prevede almeno 6 miliardi di gettito fiscale.
In realtà – quanto ai benefici per l’Erario – è solo una questione di accise e il grafico che segue da una chiara idea delle dimensioni finanziarie delle entrate tributarie in USA.

Insomma, tra le decine di miliardi l’anno decurtate alle mafie e al loro potere e con decine di miliardi l’anno di accise con cui risanare una nazione ‘grazie alla cannabis’, la Destra al governo adesso deve dimostrare di non fermarsi ai giardinetti ed agli spacciatori irregolari, quando parlava di sicurezza stando all’opposizione.


Non solo perché è la cocaina che si sta insinuando tra chi (già oggi od a breve) è/sarà “padre e madre di famiglia”, ma soprattutto perché oggi il Bilancio annuale della Regione Calabria ammonta a soli 5 miliardi di euro e quello della Sicilia a 18 miliardi annui, che in totale sono meno di quanto ricavava il crimine organizzato nel 2003 dalla droga e che – potenzialmente – va a riversarsi sul territorio.

Senza parlare del fatto che la terapia del dolore è una priorità non solo per la salute e il benessere delle persone, ma soprattutto per la spesa ospedaliera e sanitaria, come in termini di produttività e di consumi che vengono meno se un’intera famiglia è stravolta dalla sofferenza di un componente.
Quel che è certo – non per il popolino ma per la medicina e la scienza – è che un farmaco oppioide o un barbiturico da meno dipendenza e meno effetti collaterali della cannabis terapeutica, che a sua volta causa molti meno danni e dipendenza della nicotina e del tabacco.

Una opportunità (quella di adottare norme già diffuse in USA come in Europa) che potrebbe trasformarsi in un rischio, rimanendo con il pregiudizio “spinelli = demonio” e “mafia = lupara”.
Il rischio di trovarsi a fine legislatura con numeri peggiori dell’attuale, cioè meno risorse, più mafia, meno sicurezza, più cocaina (e più alcol, meno Stato nel Meridione.
O è meglio evitare il rischio di deludere la componente vetero-cattolica e perbenista dell’elettorato?

Benvenuti al governo di una Nazione: dalle strilla bisognerà passare alle soluzioni.
Secondo il Global Drug Survey 2018, l’Italia è il paese con più fa consumo di cocaina pro capite in Europa ed è terza nel mondo dopo Stati Uniti e Canada.  
ll numero di neet nella classe di età 15-34 anni, tra il 2007 e il 2014, è aumentato fino a raggiungere il primo posto nella classifica Eurostat nel 2020 con 3.085.000 unità. Di questi, ben 1,7 milioni sono donne.

Demata


How does the Italian health system work?

5 Lug

The issue of regional health does not touch the regional electoral campaign at all nor is it investigated in the media, despite the great attention aroused by the Covid-19 pandemic.

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About our specific, Health in Italy was protected as any country by two articles of the Constitution

  • 32 – public health for the most deprived
  • 38 – workers’ mutual funds

Otherwise it is until 1974 when Mutual Insurances crashed for lotting and all Healthcare system went under political regional management.

In practice, the workers’ mutuals have since been canceled, and the health care that was sufficient for the poor has been extended as’ universal ‘.

Here, the State and the Region determine how much to withdraw from my income and also by paying a lot the Constitutional treatment ‘for the poor’ of mine undergoes continuous cuts.

The emergency became the norm, replacing the free consociative system with one under political control, so tracing a long shrine of corruption scandals and regional waste and debt far greater than Greece. 

I mean you remember the collapse of our parties of the First Republic (1992), breakthrough of state budgetary and liquidity ceilings  of State (2010), conflicts (2020 Covid) on accountability and tasks between the State (money lender) and regions (money spender).

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As you have to know also that the first mafia infiltration known today in the social-health sector dates back to 1946, when Dr. Navarra killed the director of the hospital of Corleone (Sicily) to take his place and start the chain of underworld and crime from which was born the gang of the two bosses Riina-Provenzano.

In 1988 most of the public health professionals of two Calabrian provinces were arrested or removed for mafia investigations. Over the past 19 years, the municipalities commissioned for Mafia connections are over 200.

In this contest, Italy (central State) advocated in 2001 reforming our Constitution and now no longer has its own health skills.

General safety of public health is shared with the Regions, everything else is not even mentioned.

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In short, the Italian state has been trying for years to intervene for chronic and / or rare diseases, given that it cannot impose its own rules, but finances our personal care in toto, so the National regulation of Healt-care System provides good rules:

– Interregional centers and facilities for rare diseases if equipped with medical specialties, experience in a suitable number of cases, structural performance capacity  (the Regions have vice versa set up the ‘reference’ centers, bypassing these parameters)

Diagnostic Therapeutic Assistance Paths (PDTA) for rare diseases that define the performance and accessibility to which the patient is entitled 
(rarely adopted by Regions)

Essential Care Levels (LEA) for the most common chronic diseases as hypertension 
(in many regions the benefit consists of a mere exemption from payment)

– Priority destination for services in the patient’s territory (ASL or AST)
(regional political governance concentrates services for rare or chronic diseases in a few huge hospitals, what has given and is giving enormous problems for the Covid-19 to millions of people remained without cares)

Healtcare electronic cloud folder
(which not only regional services fail to acquire, but also large university polyclinics )

Home or proximity nursing services
(rare)

Jurisdiction of the Centers for all certifications and prescriptions relating to rare diseases, including other specialist consultations, occupational medicine, assistance and welfare 
(no omogeneity between different regions and in same center by patients)

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Please note:

  • Healthcare professionals, including medical faculties, and associations each refer to the rules of their own regions, often proposed or shared by themselves. They do not necessarily also refer to state regulations, which are not ‘mandatory’ as mentioned
  • Official statistics are in the EU / OECD average, but about half of the structures are unresponsive by ever. If the efficiency of these structures that do not confirm the standards were half of the others, the overall Italian average could be lower than Western standards.
  • We have no data on the ‘no profit’ even if it absorbs the 5×1000 of the taxes, besides donations and sponsors.

Some days ago Cittadinanzattiva National Secretary intervened in the Parliamentary Commission to ask – in a European nation that is considered ‘advanced’ – elementary things such as:

territorial assistance, with the recognition of a more central role to family doctors, pediatricians and pharmacies, as well as the homogeneous adoption throughout the territory of the distribution on behalf of drugs and the electronic health record ”.

Even for the large masses of chronically ill patients with essential levels of care, the situation is such that even today “it is necessary to encourage, after evaluation by the specialist doctor, the administration of drugs outside hospitals, using the territorial branches of the ASL / ASST or the patient’s home.

It is also necessary to provide for the possibility of longer-term therapeutic renewals or to be carried out using alternative channels such as telemedicine or through the electronic transmission of clinical documents useful for re-evaluation, also avoiding the repetition of tests already carried out in another region to obtain them renewal.

Clarify who is the risk certification competence deriving from immunosuppression or from results from oncological pathologies or from carrying out life-saving therapies, in order to stay at home and with what timeframe it must be certified, so as not to put at risk large categories of fragile workers”.

The issue of regional health does not touch the regional electoral campaign at all nor is it investigated in the media, despite the great attention aroused by the Covid-19 pandemic.

Without rehabilitating healthcare and freeing workers’ mutual resources, Italy will not be able to reduce debt or corruption.

Demata

L’asso di Renzi è la spesa sanitaria

20 Set

Il ‘buon’ risultato del primo Governo di Giuseppe Conte è che l’inesperienza dei protagonisti ha messo in luce alcuni degli atavici problemi di spesa del bilancio italiano: scarsa manutenzione delle infrastrutture, scolarizzazione insufficiente, settore assistenziale poco vigilato, un sistema previdenziale che da a chi troppo ed a chi troppo poco, fragilità decisionale.

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Se leggiamo le cronache del Regno d’Italia alla fine dell’Ottocento, troviamo la stessa situazione: opere incomplete, docenti reclutati di fretta e furia, nepotismo e corruzione se parliamo di assistenza e sussidi, trasformismo politico. Anzi, l’onorevole radicale Giuseppe Mosca nel 1901 si trovò a spiegare ai parlamentari che tutte queste ‘belle’ cose avevano creato la Mafia siciliana.

Dunque, gran parte del ‘lavoro sporco’ di portare in luce i nostri guai è fatto, ma manca ancora un settore alla cronaca del disastro annunciato del Bilancio italiano e dal punto di ripristino da cui ripartire: la Sanità.

Sono circa 60 miliardi annui quelli che noi contribuenti versiamo alle Politiche ‘assistenziali’ regionali ed a quegli enti territoriali denominati Facoltà di Medicina, confidando che si convertano in prestazioni economiche ed efficienti per gli assistiti.

Giusto per fare i conti della serva, calcolando una mera emorragia di 30 miliardi annui (o valore equivalente) a partire dal fu Governo Prodi e del sorgere della ‘sanità , staremmo parlando di 600 miliardi … di Debito Pubblico consolidato.

Ovviamente le cose non stanno esattamente così – sono i conti della serva – ma l’esempio è bastante a quantificare quale sia il baratro che viene a crearsi mescolando la sanità “universale” per gli indigenti (art. 32 Cost) con quella ‘assicurata’ ai lavoratori (art. 38 Cost.) e con quell’altra ‘di eccellenza’ per cui (art. 33 Cost.) per cui sorgono le Università.

Mission impossible.
Il Lazio ha da campare con un bilancio dimezzato dai mutui ventennali sottoscritti per coprire le disastrose spese sanitarie degli ultimi vent’anni, la Lombardia – provare per consultare il sito regionale – non ha neanche più una specifica direzione generale per la Salute.

I Livelli Essenziali Assistenziali per le malattie croniche sono spesso la mera esenzione normata dallo Stato, ma a livello regionale nulla, anche se servirebbe eccellenza; peggio che andar di notte per i milioni di malati ‘rari’ che aumentano, mentre i centri oncologici vanno avanti ormai con fondi appositi e spesso privati.

Dove finiscono i finanziamenti? A cosa vengono finalizzati dalle Facoltà Mediche, se non alla didattica e all’eccellenza? Le Regioni intendono offrire solo servizi per indigenti?

E cosa faranno gli attuali quarantenni quando, a breve, toccherà a loro scoprire che … tutti i farmaci sperimentali o avanzati sono riservati alle strutture pubbliche, spesso disagevoli e non di rado insoddisfacenti?

Confidamo nel Governo Conte bis e – dopo quello disastroso con Salvini – nell’abbraccio fatale tra Di Maio e Zingaretti.

A proposito, sarà per questo che Renzi – antipatico perchè lungimirante – guarda a Macron ed ai Liberali europei, in attesa che scoppi il bubbone dei servizi essenziali assenti in alcune regioni che ‘bloccano’ l’autonomia differenziata di altre regioni?

Demata

Roghi in Sicilia: è terrorismo?

17 Giu

Sicilia devastata dai roghi: case, scuole ed alberghi evacuati, bambini ed anziani intossicati, opere pubbliche ed aree protette in fumo.

Rosario Crocetta, presidente della Regione siciliana: «Non ho le prove, ma sospetto che dietro i roghi ci siano mani criminali. Ho licenziato molti forestali che hanno appiccato incendi o che risulta abbiano condanne per mafia. In totale abbiamo cacciato un’ottantina di persone. Ma il problema è che il passato criminale di quest’isola ha artigli e coda lunga».

Giuseppe Antoci, presidente dell’ente Parco dei Nebrodi, vittima nei mesi scorsi di un attentato: «All’autocombustione credono solo i bambini. È una favoletta. Soprattutto se si considera che ci sono state decine di incendi contemporaneamente. Non è possibile che tutta l’Isola prenda fuoco per caso nello stesso momento».

“Terrorismo: uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne l’ordine, mediante azioni quali attentati e simili.” (Enciclopedia Treccani)

“Sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese.” (art. 270 sexies Codice Penale)

Demata

Droghe illegali? Niente pensioni …

6 Apr

Secondo il rapporto della Commissione europea, presentato da Europol e dal Centro europeo di monitoraggio su droghe e dipendenze, ogni anno gli europei spendono almeno 24 miliardi di euro per acquistare sostanze illegali.

 Il commissario agli Affari interni e all’immigrazione Dimitris Avramopoulos ritiene che il ‘big business’ della droga “rappresenta un quinto dell’intero giro di affari del crimine e i costi sociali sono anche piu’ elevati, in termini di danni alla salute, di crimini connessi, di distorsione dell’economia e di distruzione dell’ambiente”.
In effetti, il dato è molto più allarmante, se nel 2009 Unodc (l’agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella lotta alla droga e alla criminalità) riportava che in Italia,  60 miliardi di euro (oltre il 3% del PIL nazionale) sarebbero stati garantiti al crimine organizzato dal traffico di droga e una cifra equivalente proverrebbe da pizzo, armi e rifiuti, per un totale di proventi nell’ordine dell’8% del PIL italiano.
Viceversa, secondo i dati Onu, i proventi delle associazioni a delinquere negli Usa arrivano al 2,3% del Pil, all’1,2% nel Regno Unito, all’1,5% in Australia e all’1,3-1,7% in Germania e Olanda.
Sessanta miliardi di euro, che sarebbe davvero importante sottrarre al crimine (e al’evasione, riciclaggio, corruzione) di cui potremmo legalizzarne e fiscalizzarne almeno una parte (marijuana, morfine, tranquillanti etc), ‘regalando’ all’Italia l’immediata riduzione del debito (e la possibilità di intervenire sul biancio), ma anche molti meno introiti per le narcomafie e più denaro ‘legale’ in circolazione, come meno forze dell’ordine distolte da piccoli reati, e relativa ‘rifioritura’ di ampi territori.
Ma questo, mesi fa, non è avvenuto: Renzi ha ceduto al fronte cattolico e le cose son rimaste come prima. Non se ne riparlerà fino al 2018 come minimo, ma, intanto, salvate le banche, gli amici degli amici e … i principi religiosi … resta il fatto che qui non ci sono i soldi per le pensioni o per gli acquedotti.

A proposito, è di oggi che mancano 2-3 miliardi di euro per garantire almeno le pensioni minime … e che per un altro paio d’anni di flessibilità non se ne parlerà a causa del pareggio di bilancio.
Non era meglio fiscalizzare almeno i consumi di stupefacenti, i cui effetti (o danni) siamo assimilabili a quelli dell’alcool?

Demata

Previsioni elettorali a Roma

31 Mar

Se un elettore romano volesse digitare su Google i termini ‘Roma Capitale’ e ‘debito’, può trovare con immediatezza diverse informazioni abbastanza eloquenti:

  • secondo uno studio di Ernst&Young «Roma Capitale» presenta un disavanzo strutturale annuo pari a 1,2 MILIARDI, mentre il debito pregresso della Capitale è fermo a quota 13,6 MILIARDI nonostante i tagli e i sacrifici imposti ai contribuenti, includendo ancora oggi una serie di debiti “indefiniti”, come certificato dal Commissario Silvia Scozzese
  • le elaborazioni dell’Ufficio Studi della Cisl di Roma e del Lazio effettuate sul Piano di riequilibrio dei conti capitolini rilevano che in tre anni – dal 2010 al 2012 – la pressione fiscale sui romani è aumentata di oltre 2,3 MILIARDI di euro a fronte di una diminuzione di contributi statali di 0,97 MILIARDI e di un ridotto aumento di entrate correnti. Ad aggravare la situazione fiscale dei cittadini romani è l’aggiunta delle addizionali regionali più alte d’Italia, anche in questo caso per risanare una Regione, il Lazio, da anni in crisi per analoghe cause e sotto il peso della sanità regionale per la quale l’ex sindaco Ignazio Marino ha lanciato accuse molto serie, contestando “alla Regione Lazio il potere di ignorare, rallentare o fermare ogni processo di cambiamento nella capitale d’Italia
  • il progetto di bonifica e di ripristino delle fogne e degli acquedotti di Roma è iniziato nel 2014 con ATO2 Acea, ma al momento diversi quadranti della città non hanno fogne o ricevono acqua contaminata dall’arsenico, per non parlare dei topi. Quali possano essere i costi per un’intervento così ampio e capillare non è dato saperlo, ma parliamo di MILIARDI di euro e anni di disagi e lavori, specie se consideriamo le condizioni degli spazi pubblici e la sicurezza della viabilità e dei pedoni … senza parlare del fatto che sarebbe urgente da qualche decennio impiantare una rete di trasporti su ferro (tram e metropolitane) – unica alternativa al caos al rumore, allo smog e al caos – ma sono … altri MILIARDI di euro e anni di disagi e lavori
  • i pensionati a Roma sono circa il 46% della popolazione, il che significa che prevedibilmente entro dieci anni la città vedrà un decremento di popolazione, di PIL (reddito da pensione) e di leva fiscale nell’ordine del 15% rispetto all’attuale, mentre già ora è elevato il numero di case sfitte, nell’ordine di duecentomila
  • le cause del dissesto finanziario sono riconducibili alla disastrosa gestione Veltroni e, oggi, fa capo sia al sempre più calante PIL metropolitano sia alle forniture pessime degli appalti di Mafia Capitale sia proprio alle società controllate che raggiungono circa le 37 mila unità di personale, circa diecimila in più,dei 26.800 dipendenti degli stabilimenti Fiat in Italia (e senza includere i 25 mila dipendenti diretti dell’amministrazione comunale). Inoltre, c’è l’emorragia finanziaria degli immobili comunali sia in termini di ammortamento e manutenzione sia di affitti semigratuiti su ampia scala.

Dicevamo … 62.000 elettori con relativi familiari maggiorenni ed elettori, i quali dipendono dalla situazione occupazionale offerta dal Comune di Roma e dalle aziende collegate e aggiungiamo gli elettori che lavorano come dipendenti per da aziende in appalto con relativi parenti di primo grado, che – a nuovo sindaco – potrebbero trovarsi senza lavoro o con regole ben più stringenti. Siamo tra i 100.000 ed i 150.000.

Poi sommiamo i quasi centomila elettori coinvolti nello scandalo di Affittopoli i quali dopodomani potrebbero vedersi sfrattati o comunque a pagare affitti a prezzo di mercato e, magari, consideriamo anche i due o trecentomila che – con la rivalutazione del catasto – si ritroveranno con le loro case dei centri storici a pagar fior di tributi.
Ed infine teniamo conto della milionata di pensionati che non vogliono particolari cambiamenti allo status quo ed, in particolare, di quei duecentomila che dipendono proprio dai servizi sociosanitari dati in appalto.

Nel peggiore dei casi parliamo di quasi mezzo milione di elettori, nel migliore di circa trecentomila, tutti prioritariamente interessati a che poco o nulla cambi e … tutti ben determinati a NON votare un sindaco rigoroso che andasse a tagliare le aziende in rosso o che volesse cambiare le abitudini dei cittadini per evitare sprechi oppure, ancor peggio, cercasse di cancellare le centinaia di migliaia di prebende, sconti e sussidi raccontati dagli scandali recenti.
Siamo al terminale del voto di scambio … per non perdere il lavoro o per non dover lavorare, per non pagare l’affitto o dover cambiar quartiere, perchè ci piace la bicicletta o vogliamo la movida, perchè voglio tutto sotto casa e come era una volta …

Le previsioni? Qualunque sarà il Sindaco andrà a finire che interi apparati comunali resteranno commissariati per anni ed anni … cos’altro aspettarsi mai con miliardi di debiti e di dissesti se sono dieci anni che una bella fetta dell’elettorato ostacola il cambiamento ben sapendo che le risorse son finite?

Demata

Sanità: come iniziò il «Sistema»

17 Feb

A Milano, per lo scandalo degli appalti sanitari, si parla oggi di «Sistema». Ma quando e come è iniziato il  «Sistema»? Ed in cosa consiste il «Sistema»?

Iniziamo col dire che un «Sistema» è tale perchè esiste sia ‘dal basso’ (ad esempio, le false invalidità, la ‘raccomandazione’ per il ricovero, la cartella clinica vuota di contenuti) sia ‘dall’alto’ (ad esempio, appalti e forniture, finanziamento delle campagne elettorali, controllo di enti pubblici).

E, detto, questo andiamo a vedere come nacquero questa mentalità e queste abitudini, che fin dagli Anni ’80 – quando le Corti dei Conti regionali bocciavano i bilanci ed aprivano processi – sono acclaratamente una ‘realtà diffusa’ e non locale od occasionale.

Michele Navarra era un medico, nipote di Angelo Gagliano, un mafioso corleonese assassinato nel 1930, e cugino del mafioso Angelo Di Carlo, emigrato negli Stati Uniti nel 1926 per sfuggire alla repressione del prefetto Cesare Mori e rientrato dopo aver combattuto nei marines.
Con l’avvento della democrazia, Michele Navarra ottenne l’incarico prima di medico condotto di Corleone e poi di medico fiduciario dell’INAM, che era il predecessore dell’attuale Sistema Sanitario Nazionale.

Nel 1946, dopo l’omicidio del direttore dell’ospedale Carmelo Nicolosi per ‘mano ignota’, Navarra divenne caporeparto di medicina interna dell’ospedale di Corleone. In quegli anni, Michele Navarra costituì insieme al fratello una società di autolinee ottenendo appalti dal governo militare alleato per poi cederla a caro prezzo, nel 1947, alla Regione Siciliana per creare l’Azienda Siciliana Trasporti. Navarra in quel tempo controllava anche il settore politico-economico tramite i voti: inizialmente li fece confluire al Movimento Indipendentista Siciliano, poi verso la Democrazia Cristiana.

Michele Navarra, dal 1945, era diventato anche il boss indiscusso della cosca mafiosa di Corleone (quella poi di Riina e Provenzano) e, tra i tanti delitti di cui si rese colpevole, va ricordato quello di particolarmente ignobile del pastorello tredicenne Giuseppe Letizia, che aveva assistito all’eliminazione del sindacalista Placido Rizzotto e che – portato da Navarra con la febbre alta, morì in ospedale per un’iniezione letale praticata da un altro medico, il dottor Ignazio Aira che poco dopo la morte del giovane partì senza alcun motivo per l’Australia, come riportarono le cronache dell’epoca, sempre che non sia stato fatto ‘sparire’.

Dicevamo … falsi invalidi, carriera medica per nomina politica, appalti, campagne elettorali, mafia.

Andando ancora più indietro nel tempo, troviamo Melchiorre Allegra che era un ufficiale medico, in forza all’ospedale militare San Giacomo di Palermo, dove per sua ammissione aveva facilitato il riconoscimento di esonero o pensione per soldati che, viceversa, si erano feriti appositamente e con entità ben inferiori, tra questi non pochi mafiosi tra cui un congiunto del boss Giulio D’Agate di Villabate.

Nel 1924, Allegra si candidò alle elezioni politiche per conto di Salvatore Maranzano, capo della mafia di Trapani e boss di massima pericolosità negli Stati Uniti), in una lista apparentata con il Listone Mussolini.

Nel corso degli anni fu imputato di favoreggiamento personale verso mafiosi, per procurato aborto, per omissione di cure mediche verso un criminale di un’altra cosca, favoreggiamento per la fuga di un soggetto fino al suo arresto nel 1937 per il suo coinvolgimento nell’eliminazione di un mafioso, un certo Ponzio. Interrogato dapprima dai Carabinieri della stazione di Castelvetrano, poi dagli agenti dell’ufficio del Settore di P.S. di Alcamo, fu il primo a raccontare dei riti di iniziazione mafiosi e dei rapporti mafia-politica.

Fra le protezioni che la mafia offriva ai propri associati, Allegra elenca una serie di indebiti come «raccomandazioni, allora efficaci presso le autorità giudiziarie di P.S., finanziarie, amministrative, ecc. da cui derivavano molti benefici come: concessione di porto d’armi a pregiudicati, revoche di ammonizioni e di altri provvedimenti, proscioglimenti giudiziari, concessioni di libertà provvisorie in pendenza di processi, revoche di mandati di cattura, agevolazioni in pratiche amministrative, finanziarie e di ogni genere, concessione di passaporti ed altro».

Di nuovo,  … falsi invalidi, appalti, distorsione dei processi, campagne elettorali, mafia.

L’infiltrazione mafiosa negli ambienti sanitari è di vecchia data, dati gli interessi in ballo: potremmo ricordare anche i medici Antonino Cinà e Giuseppe Guattadauro, Vincenzo Ferro, figlio del mafioso Giuseppe, o più recentemente di Ignazio Melodia e Vincenzo Pandolfo, medico personale di Matteo Messina Denaro. O di alcune ASL calabresi, dove gli organici sono stati stravolti, qualche anno fa, per arresti di mafia.

I medici – ovviamente – non hanno alcuna ‘propensione’ alla Mafia, ma è storia che da molte generazioni  i mafiosi in vista puntano a far laureare i propri giovani ‘migliori’ in medicina, legge ed economia allo scopo di infiltrarsi nel sistema sanitario, legale, bancario, politico.

Un fenomeno non meramente siciliano, se Navarra prima di Corleone fu medico per 20 anni a Trieste e se i rapporti tra mafia e politica hanno un’origine ed una ‘sede’ ancora più antica.

1889, 25 febbraio. A Castelbuono (Palermo) si suicida il delegato di Pubblica sicurezza Stanislao Rampolla Del Tindaro. Aveva denunciato le compromissioni del sindaco di Marineo (Palermo) con la mafia per via delle concessioni sui pascoli e dei tributi da versare al Dazio comunale in mano a mafiosi da lui assunti. Il sindaco era rimasto al suo posto e il funzionario era stato trasferito. La vedova Giovannina Cirillo , nel 1889, si appellò al ministro dell’Interno Francesco Crispi, siciliano anche lui, ma nulla accadde: a Marineo la mafia non esisteva.

Dicevamo del «Sistema» … come se corruzione, tangenti, finanziamenti elettorali, servizi esternalizzati come vacche da mungere, disservizi pubblici ‘strutturali’, personale libero di essere arrogante e inefficiente, degrado diffuso, sprechi e decrescita … nei dialetti meridionali non si chiamino «Mafia» da sempre.

Oggi, Milano e Maroni con Salvini scoprono che ‘mafia e camorra sono arrivate al Nord’.
Ben venga per l’essersene finalmente accorti, anche se il boss Angelo Epaminonda imperò su Milano e la Romagna per quasi vent’anni.

Speriamo solo che i nostri politici – quando fanno discorsi roboanti pieni di indignazione e promesse – si ricordino che la ‘corruzione politica’ (il “sistema”) è il termine italiano che traduce ‘mafia’ dal siciliano o ‘camorra’  dal napoletano … sono oltre 150 anni che glielo diciamo …

Demata

Lo stato dell’arte del Partito Democratico

5 Ott

Antonio Bassolino sarà il prossimo candidato sindaco al Comune di Napoli, sembra ormai esser cosa certa. Eppure c’era lui come Governatore regionale e Commissario ad acta mentre si verificava un traffico di rifiuti tale da provocare un enorme disastro ambientale e sanitario. E, tra le tante, per vent’anni – con lui al Comune e poi alla Regione – il sito di Bagnoli è rimasto fermo pur essendo un’area postindustriale con problematiche residue di inquinamento ma con prospettive di sviluppo turistico ed occcupazionale notevoli.

A quale bacino di voti attingerà il Partito Democratico, con Bassolino candidato sindaco, sarà tutto da capire, specie tenuto conto che alle ultime amministrative i partenopei che hanno votato ‘a sinistra’ erano forse il 10% della base elettorale.

Sempre in Campania, c’è il recente mandato a Governatore regionale per Vincenzo De Luca – sostenuto da Matteo Renzi con tanto di volo presidenziale a Salerno – il quale ha una sfilza di procedimenti giudiziari, di cui alcuni prescritti ed altri con condanne di primo grado.

A Roma, c’è il sindaco Ignazio Marino di cui spesso i media devono occuparsi non per denunce e interventi anticorruzione quanto, piuttosto, per le sue assenze, l’estemporaneità di certe sue dichiarazioni e talvolta ancche delle smentite, eccetera eccetera. In Regione c’è Nicola Zingaretti e non sappiamo cosa stia facendo, vista la pressochè totale assenza di notizie sui media di come vadano le cose nel Lazio, quanto meno per sapere se qualcuno sta facendo qualcosa.

Altrettanto silenzio mediatico c’è su Torino (Fassino) e Milano (Pisapia). Eppure tra i successi della Jeep e l’Expo che sta finendo qualche info su come vadano le cose da quelle parti e cosa facciano i nostri politici ce la saremmo meritata. Peggio ancora in Puglia dove la Giunta regionale di Michele Emiliano si è costituita a fatica, dove c’è l’impellente problema di Taranto e della sanità in generale e dove almeno un assessore già si affida alla … Vergine Maria. O dalla Sicilia, dove Rosario Crocetta si contrappone a Lucia Borsellino, che è tutto dire.

A livello nazionale Matteo Renzi sembra aver esaurito le munizioni:

  • la Buona scuola ha dato lavoro alla sua base elettorale primaria (i quarantenni acculturati ed i loro genitori)
  • riguardo gli over50 ed il ricambio generazionale che attendono i ventenni, l’approdo di Tito Boeri all’Inps si sta dimostrando un flop, mentre le proposte di Poletti somigliano fin troppo a quelle della CGIL, scoprendo un fronte interno nel PD tra Coop e Sindacato
  • l’universo delle rendite da mattone e da proprietà rurali ha ottenuto il rinvio della riforma del catasto e aridaglie con l’abrogazione delle tributi sugli immobili
  • a parlare di rilancio industriale, servono sgravi e commesse per la grande industria se vogliamo ripartire ed innovare davvero, ovvero interventi sul lavoro e sulle infrastrutture (rischio idrogeologico, porti, strade, sistema sanitario, eccetera), ma le chiacchiere stanno davvero a zero.

Lo stallo in cui è andato ad infilarsi Matteo Renzi è un gran problema. Non solo c’è la questione posta da Tito Boeri sul lavoro e quella delle misure populiste sulla casa.

L’NCD di Alfano e parte del Centrodestra possono e potranno rivendicare a proprio merito praticamente tutta l’azione di governo finora sviluppatasi: giorno dopo giorno i Cinque Stelle restano incollati al PD, in termini di sondaggi e consenso, e sarà tutta da scoprire l’alleanza democratica-popolare che sarà necessaria per garantire la riconferma di Matteo Renzi.

La trappola micidiale è nella dicotomia tra il riformatore Renzi, quando deve fare il Premier, ed il segretario di partito Matteo, quando c’è da garantire un successo elettorale costi quel che costi.
Peggio ancora, se poi il Partito non gli garantisce i voti in Parlamento, chi è eletto alle amministrative va in direzione opposta e chi si professa di sinistra lo attacca di continuo con manifestazioni di piazza.

Anni fa era uso generale che il segretario di partito non potesse essere anche capo del governo, sia per evitare che la sua immagine fosse coinvolta nei fatti e misfatti di onorevoli e amministratori sia per responsabilizzare il suo partito a sostenerlo. Poi, dalla presidenza del Consiglio di Bettino Craxi, questo limes venne superato e con il Berlusconismo cancellato.
Ecco i risultati.

Demata

Quanto costano Coop ed Onlus?

17 Set

C’è una legge che attribuisce una quota di lavori da assegnare alle imprese collettive che hanno «lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini».

In poche parole fanno non meno di cinquanta milioni di euro per ogni miliardo di euro spesi.

Attualmente la spesa per beni e servizi della Pubblica Amministrazione ammonta a 87 miliardi di euro l’anno.
I maggiori costi arrivano dagli Enti territoriali (41,4% della spesa) e dal Servizio Sanitario Nazionale (33,3%), per cira 65 miliardi di euro annui.

Dunque, almeno tre miliardi vanno – per legge – appaltati ad Onlus e Coop, ma in realtà sono molto di più.

Infatti, secondo Istat, il no profit «fattura» più del sistema moda: il totale di bilancio è pari a 64 miliardi di euro, le uscite totali ammontano a 57 miliardi, con quasi 5 milioni di ‘volontari’.

Sette miliardi di ‘utili’ e … che il ‘piatto’ sia appetitoso, lo dimostra il fatto che per il 5 x Mille – su 49.967 enti in elenco presso l’Agenzia delle Entrate – il mondo del volontariato veda 41.343 iscritti e sono 8.094 le associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal Coni ai fini sportivi.
Gli enti della ricerca scientifica e dell’Università sono 424 e 106 quelli della salute 106, ma ricevono dal 5 x Mille meno di 100 milioni di euro annui totali.

Il problema più grosso è, però, che qui non parliamo solo di soldi, di corruzione e di finanziamento occulto della politica o di degrado della PA, ma soprattutto ci riferiamo a larga parte dei servizi erogati da Comuni e Regioni.

Beni e servizi che son quelli che conosciamo. Sarebbe ora di vederci chiaro.

Demata

L’Antimafia Day e l’immagine di Roma per Ignazio Marino

4 Set

Ignazio Marino: “Abbiamo cacciato i fascisti da Roma, faremo lo stesso con i mafiosi”.

Forse si confondeva con Napoli e le sue Quattro Giornate, precisando che i partenopei insorsero contro le deportazioni e contro la guerra, ma, soprattutto che a Napoli (non a Roma) ad essere cacciata fu la Wermacht (non solo le SS o quattro gatti di repubblichini).

Viceversa Roma con fascisti e nazisti ebbe un atteggiamento affatto ostile.

 Iniziò tutto con la Marcia su Roma e l’omicidio Matteotti, poi ci furono case popolari ed impieghi pubblici per tanti, poi, ancora, la visita di Hitler nel 1938 tra ali di folla esultante, infine la ‘Città Aperta’, la vergogna delle Fosse Ardeatine e della deportazione degli Ebrei ed, ancora dopo, il peccato mortale dell’assistenza ai nazisti in fuga verso il Sudamerica.
Anche negli Anni 60-70 la presenza di organizzazioni fasciste a Roma fu molto più significativa che altrove ed, ai giorni nostri, non è raro che gli ultrà ‘calcistici’ di estrema destra arricchiscano la cronaca nera, senza parlare di simboli, scritte e slogan nello stadio come sui muri della città.

Quanto alla Mafia e i comitati affaristico-politici, a Roma se ne parla almeno dal 1900 quando – riferendosi al ventennio precedente – l’onorevole Gaetano Mosca spiegò ai suoi colleghi che “le cosche compresero il gran partito che potevano trarre dalla loro partecipazione alle elezioni politiche e amministrative” e quella di ieri – 115 anni dopo – è “la prima grande manifestazione antimafia organizzata a Roma” (Matteo Orfini).ma – come riporta Repubblica – “nessun politico è intervenuto dal palco, a prendere la parola” …

Caro Sindaco, se Roma caccerà la mafia come ha cacciato i fascisti (e prim’ancora i corrotti), qui stiamo davvero freschi …

Demata