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Il testa a testa Macron – Lepen nei numeri dell’European Council on Foreign Relations

11 Apr

Macron vincerà se riuscirà ad attrarre il consenso degli elettori ‘antifascisti’, ma a quanto pare scettici o ‘divergenti’?

Infatti, il dibattito mediatico francese sulla guerra in Ucraina è stato ampio e aperto, vista la coincidenza con le elezioni presidenziali, e vede il Centrosinistra (LFI) su posizioni simili a quelle di Lepen e Zemmour.

L’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio ha inciso profondamente sulla corsa presidenziale francese, che, a differenza delle campagne precedenti, ha dato priorità alla politica estera, creando un chiaro divario tra i candidati. Con l’escalation del conflitto tutti i candidati condannano all’unanimità l’invasione, anche se sono in disaccordo su chi ne è responsabile e su quali siano le soluzioni.

In questo post, due dati a confronto: i risultati al primo turno elettorale dei vari candidati e le loro posizioni verso la guerra in Ucraina, rilevate dall’autorevole European Council on Foreign Relations (ecfr.eu). (LINK)

ECFR annovera tra i suoi presidenti ‘emeriti’ Emma Bonino, (ex Ministro degli Affari Esteri d’Italia), e Joschka Fischer (ex ministro degli affari esteri della Germania), quelli attuali sono Carl Bildt (ex primo ministro svedese) e Norbert Röttgen (Membro del Bundestag). Tra gli attuali Garanti, ci sono anche Franziska Brantner, Segretario di Stato parlamentare, Ministero federale tedesco dell’economia e dell’azione per il clima, Teresa Gouveia, ex ministro degli Esteri del Portogallo, Alexander Stubb, ex primo ministro finlandese.

Il dato che ne viene dalla integrazione tra le due tabelle mostra quale sia l’orientamento dei francesi a riguardo i candidati e le loro proposte verso la guerra russo-ucraina.

E il risultato è sorprendente.

Gli elettori di Melenchon (LFI) e della galassia antagonista potrebbero astenersi, vista la scelta tra liberali “pro-Nato” e nazionalisti “no-Nato”. E dove possa virare l’elettorato populista è puntualmente un mistero.

Probabilmente, Macron ce la farà a riconfermarsi presidente, ma il dato di questa prima tornata elettorale europea a guerra in corso indica un gap significativo per tutti i partiti europei: l’opinione pubblica.
Sopportare scandali, ruberie e incapaci in cambio di stabilità è accettabile, ma anche qualcosa che si infrange se il sistema perviene a una crisi o ad una guerra. Specialmente, se nell’immaginario collettivo l’Ucraina è il luogo dove furono annientati tutti gli eserciti europei, dai Greci fino ad oggi.

Infatti, in un articolo di un mese fa gli analisti dell’ECFR (LINK) sottolineavano come gli europei :

  • sono disillusi dal sistema globale di cooperazione internazionale
  • credono (71%) che il sistema non stia lavorando sui cambiamenti climatici
  • ritengono necessaria la cooperazione europea per garantire la sicurezza alle frontiere e della salute
  • sono a proprio agio con l’idea di una leadership francese
  • vogliono un’Unione Europea impegnata con russi e cinesi per rimodellare l’ordine internazionale.

Demata

L’Ucraina una volta era la Russia e non viceversa

21 Feb

Perchè proprio Von Leyen ‘accusa’ Putin di voler riscrivere le regole internazionali? C’è qualcosa che dovremmo sapere? E’ una lunga storia, quella dell’Ucraina che una volta era la “vera” Russia.

Iniziamo col dire che nel 1240 i Mongoli cancellarono i regni Rus da Mosca a Kiev, che divennero territori contesi dalla Cristianità e solo progressivamente controllati dai Cavalieri Teutonici polacchi, più o meno quando a Firenze e ad Avignone fioriva il Rinascimento.

Sotto la spinta dei Mongoli, il territorio ucraino per secoli fu attraversato da profughi, esuli e rifugiati Rus (in turco: kozak) ed – a partire dalla fine del 1500 – furono i Cosacchi Sič a riconquistare le frontiere meridionali, finchè – a metà del 1600 – si arrivò alla costituzione di uno stato autonomo cosacco, che poco dopo venne diviso tra la Polonia e la nascente Russia di Pietro il Grande, che spostò la capitale da Mosca a San Pietroburgo.

Dei 15 distretti dell’Impero Russo sotto Caterina la Grande ben 8 sono nell’Ucraina riconosciuta oggi dall’ONU: Taganrog, Odessa, Feodosiya, Kerch-Yenikale, Izmail, Sevastopol, Nikolayev, Yalta. Viceversa, la Galizia (attuale provincia di Leopoli) rimase polacca e poi venne assorbita dall’Impero Austroungarico.

Nel 1853, l’attuale territorio ucraino era chiamato Piccola Russia (i governatorati di Kiev, Charkov, Poltava e Černigov), Russia Meridionale (i governatorati di Ekaterinoslav, Cherson, Tauride e parte della Bessarabia) e Russia Occidentale (i governatorati di Volinia e Podolia), oltre alla ‘polacca’ Galizia e alla ‘slovacca’ Rutenia , che erano austroungariche.
Odessa era il “granaio d’Europa” e la quarta più grande città dell’Impero russo, Kiev e Kharkov erano importanti centri dell’industria tessile, Leopoli era la quarta città dell’Impero Austroungarico … e così rimase fino alla Rivoluzione Russa.

Infatti, se San Pietroburgo era troppo cosmopolita rispetto a Mosca dove Lenin riportò la capitale, Kiev fu il centro della resistenza zarista e dell’Armata Bianca.

Solo dopo cinque anni di aspre lotte, nel 1922 la Pace di Riga assegnò la Galizia e la Volinia alla Polonia, mentre la Piccola Russia con quella Meridionale e quella Occidentale andarono a Stalin, che però, dovette stare alle condizioni del precedente Trattato di Brest-Litovsk firmato da Lenin che assicurava la nascita di una “Repubblica Popolare di Kiev” riconosciuta dall’Impero Germanico.
La “Russia zarista ucraina” resistette molto tempo e servì una pulizia etnica come l’Holodomor per cancellare la resistenza dei kulaki, i contadini agiati (coltivatori diretti o piccoli proprietari terrieri) e la persecuzione dell’intellighentzia dei russi diventati ucraini.

I restanti territori di lingua rutena divisi fra Polonia, (attuali Oblast’ di Leopoli, Volinia, Rovno, Ivano-Frankivs’k, e Tarnopol), Slovacchia (Oblast’ di Transcarpazia) e Romania (l’odierno Oblast’ di Černivci) furono assegnati all’Unione Sovietica solo dopo la Seconda guerra mondiale.

Il 16 luglio 1990, la Repubblica socialista sovietica ucraina adottò la Dichiarazione di sovranità affermando la democrazia e la priorità della legge ucraina rispetto al diritto sovietico. Ma l’uscita della Repubblica Ucraina dal contesto sovietico pose dei seri problemi di legislazione internazionale (alla stregua di quelli in Siria e Iraq).
Infatti, cessata l’Unione Sovietica, in base ai trattati della Seconda Guerra Mondiale al tavolo dei negoziati di oggi:

  • siedono gli alleati vincitori di ieri (USA, UK, URSS, Francia e Polonia)
  • c’è un’Ucraina esclusa dai quei trattati e oggi fortemente subalterna, se altri discutono dei suoi confini
  • mancano (se non tramite l’UE) Germania, Slovacchia e Austria, le sconfitte di ieri.

E’ per questo che ci sarebbe in corso (dal 2014) una Conferenza per l’Ucraina … che non va da nessuna parte. Infatti, in base al Trattato di Riga precedente:

  • la “Repubblica Popolare di Kiev” del trattato Brest-Livotsk aveva una base di diritto giuridico a se stante
  • i cittadini ‘polacchi’ di Galizia e Volinia (Leopoli) avevano diritto a far parte dell’UE ed, infatti, da alcuni anni esiste uno speciale trattato tra Polonia e Ucraina
  • identicamente, per i cittadini della Transcarpazia verso la Slovacchia
  • Donbass, Crimea e Kharkiv erano russi, perchè non rientravano nel Trattato e, comunque, non nelle competenze di Kiev all’epoca.

Detto questo e rammentato che la propaganda è l’anima del commercio e non solo della politica, vi meraviglierebbe se a breve vedessimo

  • Kiev e le sue fertili terre assediate dall’esercito ucraino dispiegato … a loro difesa dai russi
  • Leopoli fosse felicemente okkupata dagli carri Abrams polacchi forniti … dagli USA
  • Donbass, Kharkiv e Crimea conquistate dai ferocissimi russi … tra ali di folla festante
  • le Borse occidentali a far festa dopo … lo smaltimento “in combattimento” di Eurofighter e Mig obsoleti
  • il mercato dell’energia che tira un sospiro di sollievo … dato che l’inferno si scatena a termosifoni (quasi) spenti
  • gli USA hanno validissimi motivi per mantenere e rafforzare i propri contingenti e la propria influenza militare in Europa
  • la Russia riprende il controllo della fabbrica aeronautica Antonov e dell’hub di gasodotti per il Southern Stream
  • e l’Europa … resta al palo.

Demata

Trattato del Quirinale: che impegni comporta?

6 Dic

(tempo di lettura 3-4 minuti)

Dal 26 novembre 2021, con il “Trattato per la cooperazione bilaterale rafforzata” (link), sembrerebbe che noi italiani diventeremo tutti un po’ più francesi.

Innanzitutto, lo diventeremo nel Mediterraneo che Francia e Italia definiscono “ambiente comune”, prevedendo

  1. “iniziative comuni per promuovere la democrazia, lo sviluppo sostenibile, la stabilità e la sicurezza nel continente africano”, con il “potenziamento della base industriale e tecnologica della difesa europea per “sviluppare sinergie ambiziose sul piano delle capacità e su quello operativo ogni qual volta i loro interessi strategici coincidano”
  2. il “coordinamento su tutte le questioni che influiscono sulla sicurezza, sullo sviluppo socio-economico, sull’integrazione, sulla pace e sulla tutela dei diritti umani nella regione, e sul contrasto dello sfruttamento della migrazione irregolare”;

Parole di pace, che – però – metteremo in atto fuori dai nostri confini con strategie per la difesa e per la sicurezza nazionale, oltre che con la cooperazione e gli aiuti internazionali, che vanno dalla “cooperazione transfrontaliera tra le loro forze dell’ordine” fino alla “collaborazione nel settore spaziale … ai fini di sicurezza e di difesa”.

La saldatura di reciproci interessi e lo sviluppo di un unico sistema italo-francese (o franco-italiano) è anche nell’economia e non solo nei rapporti con Russia e Cina, visto che Italia e Francia “sostengono il ruolo trainante dell’Unione Europea nel rafforzamento del multilateralismo commerciale, cosa che non è esattamente quel che vorrebbero i paesi anglosassoni.

Il coordinamento franco-italiano riguarda direttamente i vari ministeri coinvolti per “la strategia economica e di bilancio, l’industria, l’energia, i trasporti, la concorrenza e gli aiuti di Stato, il lavoro, il contrasto delle diseguaglianze, la transizione verde e digitale e la programmazione finanziaria“.

E si prevedono, “in un contesto di bilanciamento dei rispettivi interessi, progetti congiunti per lo sviluppo di startup, piccole e medie imprese (PMI) o grandi imprese dei due Paesi”, come anche che Italia e Francia “agiscono di concerto a livello europeo per favorire la resilienza, la sostenibilità e la transizione del sistema agricolo e agroalimentare e per la “realizzazione della doppia transizione digitale ed ecologica dell’economia europea”.

Naturalmente, il Trattato prevede anche la “cooperazione bilaterale tra le rispettive amministrazioni pubbliche … su temi d’interesse comune, in particolare la formazione, la digitalizzazione, l’attrattività della pubblica amministrazione, la parità di genere, l’evoluzione dell’organizzazione del lavoro e la conciliazione tra vita personale e vita professionale”.

Oltre a quello di unificare i sistemi militari, amministrativi e produttivi, l’altro degli obiettivi essenziali è la diffusione e il reciproco apprendimento delle rispettive lingue.
Anzi, avremo una “cooperazione sempre più stretta tra i loro rispettivi sistemi di istruzione” e per “la mobilità giovanile, in particolare per l’istruzione e la formazione professionale, come anche si intensificherà “la collaborazione nell’ambito dell’industria culturale e creativa”.

Un’evoluzione che non dispiace affatto, vista la complessa situazione internazionale creatasi con il ritiro delle truppe USA dall’Afganistan e le opportunità che si stanno già dimostrando con l’assetto FCA-Peugeot e con il reattore a fusione di Enea in Francia.
Ma che ruolo avrà l’italiano medio in questo assemblaggio sovranazionale che doveva avvenire 200 anni fa?

E’ presto detto:

  • in Francia il 45% dei giovani (età 25-34 anni) ha una laurea, in Italia poco più del 20%
  • il Pil francese è di quasi 2.500 miliardi di euro, quello italiano raggiunge i 1.700 miliardi di euro
  • la spesa militare transalpina supera i 40 miliardi di euro annui, la nostra è di poco oltre i 22 miliardi
  • la Francia ha il Debito pubblico oltre il 110%, l’Italia (ben) oltre il 150%.

Demata

Michelle Bolsonaro: una storia d’amore che non può passare inosservata

27 Ago

Ieri, un social brasiliano pubblicava il post “adesso capite perché Macron perseguita Bolsonaro?”, mettendo a confronto le foto dei due leader con le mogli e la differenza di età non banale dal marito, e poco dopo riceveva il plauso di Jair Bolsonaro: “Non la umiliate. Molte risate”.

Infatti …

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Michelle e Jair Bolsonaro

Bolsonaro si è sposato tre volte e ha cinque figli, la moglie attuale è Michelle de Paula Firmo Reinaldo, nata il 22 marzo 1982, promotrice di eventi e modella prima di trovare nel 2006 un impiego alla Camera dei Deputati brasiliana, studi superiori conseguiti da adulta.

Dopo un breve periodo nell’ufficio del parlamentare Vanderlei Assis (PP-SP), finito nello scandalo “Sanguessugas, la ‘mafia delle ambulanze’, a giugno 2007 Michelle viene impiegata nella direzione del Partito Progressivo (PP), dove conosce Jair Bolsonaro, lei venticinquenne, lui già oltre la cinquantina.

“Tutto è cominciato quando ci siamo visti per la prima volta, nella stanza di Jair. Non ci è voluto molto tempo che fosse certo di voler vivere una vita insieme”.

Infatti, il 18 settembre 2007, a solo un anno dalla sua assunzione alla Camera dei Deputati, Michelle Reinaldo diventa segretaria parlamentare di Bolsonaro, solo nove giorni più tardi firma un accordo prematrimoniale e solo due mesi dopo ne diventa ufficialmente la terza moglie.
Un anno dopo è licenziata dalla Camera dei Deputati brasiliana, avendo la Corte federale suprema vietato l’assunzione di parenti fino al terzo grado nella pubblica amministrazione.

Michelle_Bolsonaro_em_8_de_março_de_2019.jpgMichelle Reinaldo ha finora avuto un ruolo defilato e la sua prima apparizione pubblica avviene solo il 25 ottobre 2018, ma, già tre gioni dopo, nella prima intervista da first lady, ha confermato di voler essere coinvolta in “tutte le possibili cause sociali” e – dall’attentato al marito del 6 settembre 2018 – sembra che sia lei a gestire l’agenda del presidente brasiliano. 

La polemica con Macron – viceversa – nasce dal fatto che Bolsonaro è accusato a livello mondiale di aver nascosto per settimane uno dei più grandi incendi della Foresta amazzonica,  scoperto dopo circa quattordici giorni dai primi focolai solo grazie alle immagini del 20 agosto 2019 con San Paolo completamente al buio alle tre del pomeriggio a causa del fumo.

E se Macron ha auspicato che “i brasiliani abbiano presto un presidente all’altezza”, anche lo Stato del Vaticano ha richiamato Jair Bolsonaro per diretto intervento del Pontefice: “siamo tutti preoccupati per i vasti incendi che si sono sviluppati in Amazzonia. Preghiamo perché, con l’impegno di tutti, siano domati al più presto. Quel polmone di foreste è vitale per il nostro pianeta”.

Dunque, le mogli non c’entrano nulla ed ognuno ha quella che … si merita.

Intanto, in Amazzonia (ed in Brasile) c’è poco da ridere.

Demata

Macron maschilista e anti-gender?

20 Feb

L’Assemblea nazionale francese ha approvato un emendamento, promosso dal partito del presidente Macron, che vieta al corpo docente, durante le ore di lezione, l’utilizzo delle parole “padre” e “madre” e dispone la sostituzione con i termini “genitore 1” e “genitore 2”.

Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha accusato Macron di volere “mettere sottosopra” la società francese, di volere “avvelenare le menti dei bambini, malleabili e non ancora strutturate” e di volere fondare lo Stato su una “radicale filosofia del politicamente corretto”.

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Prima dei complotti, ci sono sempre le soluzioni semplici, come dimostra anche la matematica.

In breve, la formula corretta nel III Millennio dovrebbe essere “titolare della potestà genitoriale’, dato che – a parte i relativamente scarsi casi di figli di coppie omosessuali, c’è tutto il mondo delle coppie separate, di ‘matrigne e patrigni’ ormai genitori effettivi ed amorevoli, della non più scandalosa situazione dei genitori single, nonni affidatari eccetera.

Una sfilza di soggetti diversi che diventa un bel problema se il libretto delle giustifiche dell’alunno è microscopico o … c’è da stabilire quante colonne per le firme inserire e se sono genitori, parenti, affidatari, delegati eccetera. Figuratevi la modulistica …tenuto conto che se i genitori litigano, una parte di questi carteggi finiscono, contestati o pro partes, in tribunale.
Chi lavora in una scuola sa bene di cosa sto parlando, a partire dal permesso a consegnare un bambino ad una vicina di casa fino a come regolarsi nel caso l’alunno venga ritirato da uno dei 3-4 contendenti in giudizio da qualche parte.

Dunque, partiamo dalla semplice ipotesi che il Rassemblement National non sappia che in inglese – patria del politically correct – la dicitura è da sempre asessuata ed è usato il termine ‘parent’, genitore/genitrice.
Dunque, visto che l’inglese è la lingua più parlata nel mondo e che … anche in cinese il termine è neutro ( 亲 ) finisce che anche l’Europa di lingua romanza faccia allo stesso modo.

A proposito, anche in Francia genitore è ‘neutro’ genitore (mère), anzi deriva dal  latino “mater” … dunque, tutto questo scandalo non si comprende e, caso mai, dovrebbero essere i ‘padri’ a lagnarsene, se proprio si vuole spaccare il capello in salsa francese. Infatti, in Germania la polemica non esiste: il termine è Elternteil, neutro come parent in inglese e 亲 in cinese.

Ovviamente, in Italia dove i termini variano col sesso e dove c’è una propensione immane per la burocrazia, la questione che il  ‘parent’ sia donna, maschio o altro diventa un caos.

Il guaio è che in lingua italiana ‘genitore’ è solo maschile, replicarlo due volte è un tantinello maschilista … e comunque significa colui che genera, cioè procreatore, … con buona pace di chi non è madre o padre e … qualche reminiscenza di Priapo?

Paradossalmente, applicato a casa nostra  il ‘genitore 1 e 2’ di Macron è anti-gender e pure maschilista.
Ineffabile davvero …

Demata

Quale futuro per Destra e Sinistra nell’Era Digitale?

30 Dic

Destra e Sinistra per luogo comune sono associati a Tradizione e Innovazione, ma sono concetti nati quando erano in vita Stuart Mill o J.J. Rosseau o tanti altri “padri”, tutti antecedenti all’Era Digitale, che modifica profondamente le relazioni tra gli individui e/o Enti, ormai sempre più spesso mediate e ‘semplificate’ da un macchinario.

Ad esempio, secondo i “padri”, il ruolo principale delle istituzioni pubbliche sarebbe quello di mettere gli individui in condizioni di sviluppare tutto il loro potenziale, ma l’Archeologia moderna dimostra che è almeno dal Neolitico che le “pubbliche istituzioni” sorgono per spinte alla coesione sociale ed esigenze di sicurezza generale.
La nascita di un centro di culto comportava l’aggregazione di risorse e genti, che a sua volta causava l’esigenza di raccolta del cibo, di specializzazione dei lavori e di difesa del sito, con un Rex e un Pontifex, secondo la tradizione romana come del resto era per tutte le culture preistoriche e lo è ancora oggi.

Coesione sociale e Sicurezza generale che la Società deve continuare a garantirsi, mentre l’Industrialesimo è pervenuto all’Era Digitale e la definizione di Sinistra come luogo di “innovazione” come quella di Destra come sede della “conservazione” diventano concetti superati: siamo dinanzi ad un fenomeno ben maggiore delle 95 tesi di Lutero pubblicate nel 1517 a Wittenberg, due generazioni dopo che Johann Gutenberg nel 1448, a Magonza dall’altro lato della Foresta Nera, stampava il primo libro, la Bibbia.

Non a caso, oggi come ieri, i due ‘fronti’ speculari si differenziano innanzitutto su quale equilibrio tra solidarietà/tolleranza e degrado/insicurezza sia ‘giusto’. In altre parole, cosa è responsabilità collettiva e cosa, viceversa, è dovere personale.

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Destra e Sinistra equivalgono ancora a ‘vecchio’ (tradizione) e ‘nuovo’  (innovazione) e ad ‘avanti’ (progresso) od ‘indietro’ (conservazione)?
E come si ‘aggiornano’ queste istanze primordiali del vivere sociale degli Umani, nell’Era Digitale?

Pochi lo ricordano, ma viviamo nel mondo nato per “iniziativa” di un uomo di destra (who pardoned Nixon) che credeva nel progresso come Gerald Ford, il quale nominato in base al 25° emendamento (e non eletto) durante la sua breve presidenza nel 1974 fece rilasciare il sistema Unix sviluppato nei Bell Laboratories alle università, con il codice sorgente e il permesso di implementarlo.

Con il consenso del liberal Jimmy Carter, che credeva nella One Human Race: nel 1978 grazie al protocollo Unix UUCP nasce Internet, che consente ai computer la copia remota dei file e rende possibili reti di comunicazione tra computer, tra cui le chiamate telefoniche. Sempre in quegli anni Steve Jobs e Bill Gates creavano i PC Apple e i software Microsoft, cioè l’architettura hardware e gli applicativi di scrittura e calcolo che ancora oggi esistono.

La successiva spinta liberista di Ronald Reagan consentì un enorme sviluppo del “fai da te” informatico, non solo come assemblatori di base in Occidente e l’industrializzazione della Thailandia e dell’Indonesia, ma soprattutto la libera ricerca ed un programmatore del laboratorio di intelligenza artificiale del MIT, Richard Stallman, nel 1984 fondava la Free Software Foundation creando il sistema operativo GNU, un’alternativa a UNIX di ‘libero’ uso e sviluppo.

A cavallo delle amministrazioni Clinton e Bush sr iniziano a diffondersi, negli Anni ’90,  il sistema Linux su licenza GNU creato da Linus Torvalds e il linguaggio di programmazione Java creato da James Gosling della Stanford University Network.

Sotto la presidenza di Bush jr, nel 2007, nasce Iphone con rinnovata fortuna di Apple e – soprattutto – Google sviluppa e diffonde liberamente Android, un sistema operativo per dispositivi mobili basato sul kernel Linux in cui le utilità GNU sono sostituite da software in Java, che a sua volta è nato per gestire apparati (domotica) e macchinari (automobili) e … che – a differenza di GNU – ha una vera resa commerciale (le Apps a pagamento, ad esempio).

Dopo il disastro cileno dell’Amministrazione Nixon, Innovazione e Conservazione si sono modulate autonomamente dalla Politica e dalla Finanza? Forse …

Caso mai fosse, siamo nel 2019, a quasi due generazioni dall’inizio di questo processo di innovazione nelle comunicazioni umane, come lo era Lutero rispetto a Gutemberg.
E se oggi il FinTech (Amazon, Alibaba, PayPal, Google, Facebook etc) avanza nel mondo delle banche e della finanza, mentre secondo Istat il 26% degli elettori segue la politica attraverso internet, in gran parte tramite i social, forse dovremmo anche prendere atto che il Capitalismo e il Socialismo vanno a cessare la loro funzione come fenomeni dirigisti dell’Industrialesimo, che – viceversa – si palesa come il processo storico principale: causa e non effetto.

Un mondo nuovo, dove Destra, Sinistra e Centro devono (dovevano?) percepire e rispondere ad istanze e ad interessi non più componibili come nel passato.

Ad esempio,

  • i lavoratori del settore industriale (metalmeccanici e hardwaristi) che vorrebbero immobili a buon prezzo, modulari e ergonomici-digitali, e quelli dell’edilizia che vorrebbero redditi più alti, materiali tradizionali e maggiore lavoro manuale, a loro volta utili per gli immobili di pregio, storici o “vintage”;
  • i residenti delle grandi aree urbane, consumatori di enormi risorse alimentari, e quelli delle aree rurali, produttori e distributori consortili di queste risorse, con i primi che desiderano prezzi bassi e merci fresche, i secondi redditi più alti e massima resa;
  • le esigenze della medicina di base e territoriale, come di quella tecnico-infermieristica o meramente socio-assistenziale, cioè con diretto impatto sulla quotidianità e i diritti di tutti i cittadini, e quelle specifiche di eccellenza, cioè di ricovero ed organizzazione ospedaliera, e con quelle di ricerca, cioè di investimento e distribuzione farmaceutica;
  • il diverso punto di vista di chi lavora nei servizi (dal supermercato al sociale, passando per sportelli e magazzini o consegne) 7 ore e 12 ore al giorno e chi consuma (cioè anche egli stesso) che pretende di servirsene H24 e/o con risultati immediati … eccetera.

La “barriera” tra Destra e Sinistra è crollata, se i sondaggi constatano una migrazione di voti significativa dal PD alla Lega, e quelli elencati sono solo alcuni dei nuovi fattori di divaricazione dell’elettorato, come anche i Cinque Stelle si stanno accorgendo.

Destra e Sinistra si fondavano sul farsi portatrici di istanze incompatibili per diversi od opposti gruppi significativi di cittadini nella diversa funzione di consumatori – produttori – elettori.
Da Trump a Putin o Macron passando per Di Maio e Salvini e anche Renzi, oggi i due ‘fronti’ speculari si differenziano innanzitutto su quale equilibrio tra solidarietà/tolleranza e degrado/insicurezza sia ‘giusto’.

In seconda istanza, quel che sembrano fare la differenza sono i ‘soliti’ divergenti interessi tra ceti e professioni di accesso al  reddito e/o ai servizi “essenziali”, necessari alla (soprav)vivenza più o meno lussuosa od sobria che sia, ma con una peculiarità: quel che conta è il “tempo libero” da dedicare al proprio mondo ‘digitale’ e social(e) …
… se un tablet o una playstation costano poco, se per la vita sociale basta la tessera del fitness e la sala per vedere le partite consumando o giocando, se tot volte all’anno si decolla a prezzi infimi per qualche luogo turistico e se … non registrassimo ogni anno quasi 100.000 casi di minacce l’anno, prevalentemente ad opera di italiani e sono solo quelle denunciate dalla parte offesa.

Demata