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Mario Monti, finalmente Supermario?

24 Lug

Domenica scorsa, Eugenio Scalfari, che per mesi aveva difeso a spada tratta il Governo Monti e la legislatura corrente contro pressappochismi e qualunquisti vari, in nome dello Spread e della Mitteleuropa, annunciava la necessità di terminare questo parlamento ed andare ad elezioni anticipate con una coalizione ‘montiana’ tra ‘Sinistra Democratica’ ed UDC, PdL e FLì … … …

Oggi, da Mosca, le agenzie battono la risposta di Mario Monti e, finalmente, assistiamo ad un ‘atto politico’ da parte del nostro Premier, che ci permette di capire – leggendo tra le righe – sia quali siano i suoi effettivi punti di vista, rispetto la crisi dell’Eurozona, sia quanti ‘piedi in due scarpe’ sia costretto a tenere dai partiti della ‘sua’ maggioranza e dai veti incrociati.

E così scopriamo che Mario Monti è tutt’altro che d’accordo con Angela Merkel e con la Deutsche Bank di Ackermann, che l’Italia non sta messa così male come sbraitano i media, che il suo è un governo tecnico, che a lui tocca salvare la ‘cassa’ e che la riforma della Casta e della PA compete al Parlamento, cioè ai partiti.

Era ora.

Mi hanno chiesto di assicurare la gestione del Paese fino alla primavera del 2013. A fine del mio mandato di premier io rimarrò, come lo sono adesso, un senatore a vita“.

Oggi ho il potere diretto dello Stato, rafforzato dalle leve predisposte dalla Costituzione.
Tenendo conto che non avevo mai desiderato tale potere, lo valuto come una possibilità unica di provare a cambiare la realtà politica, economica, sociale, spirituale, avendo a disposizione per questo delle leve potenti. Questo è al contempo il potere, ma anche un’enorme responsabilità“.

Il nostro paese si basa su fondamenta solide. E’ vero che abbiamo il debito estero più alto, è vero, altresì, che il livello dei debiti privati dei cittadini è uno dei più bassi in Europa, grazie ai risparmi accumulati nei decenni dalle famiglie italiane“.

La colpa non è dell’Italia, ma delle incertezze sullo scudo dell’Ue. E’ ovvio che c’è grande nervosismo sui mercati ma per motivi che hanno poco a che vedere con problemi specifici dell’Italia ma piuttosto con notizie, dichiarazioni o indiscrezioni sull’applicazione delle decisioni del Consiglio Ue“.

Ho avuto l’occasione di lavorare nella Commissione europea e in questo senso ho dei vantaggi.
Conosco abbastanza bene gli affari europei, ma il mio difetto è quello di essere un principiante in qualità del capo di un governo nazionale e non sono così esperto nelle questioni che riguardano la gestione politica“.

Pongo molta speranza e  auspico che in quel momento i partiti politici sappiano assumersi tutta la responsabilità.
Speriamo che una buona legislazione elettorale possa facilitare la vita politica“.

Prendiamo atto, dunque, che da oggi abbiamo un capo di governo a tutto tondo, capace anche di esprimere dissenso e disappunto verso le azioni politiche altrui.

Capace anche di prendere il toro per le corna come si chiedeva da tempo?  Che sia finalmente arrivata l’ora di Supermario, il tecnico ‘ammazzacattivi’ del videogame della Nintendo?

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Scalfari, il PD ed il v(u)oto anticipato

23 Lug

Son trascorsi pochi giorni o settimane da quando Eugenio Scalfari, nei suoi domenicali, difendeva a spada tratta il Governo Monti e la legislatura corrente contro pressappochismi e qualunquisti vari, in nome dello Spread e della Mitteleuropa, e da quando Antonio Polito, in un editoriale, annunciava vittoria su un’adombrata lobby che mirava alle elezioni anticipate ed al ritorno al passato.

In effetti, a leggere giornali e ad ascoltare le dichairazioni di ‘leader’ di partito, nulla in quai giorni lasciava adombrare tutto questo, ovvero la necessità di un Monti bis o delle elezioni, se non qualche tentennamento di Pier Ferdinando Casini e le critiche di questo (e pochi altri) blog.

Al di la di quanto NON sono riusciti a raccontare i nostri media, andiamo a constatare che le crepe in questa maggioranza ed i dubbi sulla ‘cura che amamzza il cavallo’ erano esistenti e consistenti: fatto sta che Eugenio Scalfari, nel suo domenicale, se ne venga fuori con frasi eloquenti, quanto sorprendenti.

Il colloquio con il Quirinale (ndr. dell’altro ieri) aveva tutt’altro tema; un tema che Monti sta rimuginando da tempo e che al punto in cui siamo riteneva indispensabile sottoporre al capo dello Stato: l’eventuale anticipo delle elezioni entro il prossimo ottobre anziché attendere l’aprile del 2013 come finora si pensava e come i tre partiti della “strana maggioranza” si erano impegnati a garantire. Non crisi pilotata, dunque, ma scioglimento delle Camere e nuove elezioni.


Perchè mai questo parlamento dovrebbe voler approvare una legge elettorale per poi essere sciolto è un mistero, visto che sono sette anni – dai tempi del Prodi bis – che sussite il problema, che non riguarda solo il numero degli eletti e come sceglierli, ma anche l’ammissibilità dei pregiudicati, la formazione delle liste, l’effetto delle alleanze, i premi ed gli sbarramenti.

A partire dalla ripresa settembrina i partiti entreranno di fatto in campagna elettorale; le distanze e le crepe all’interno della strana maggioranza aumenteranno per ovvie ragioni elettorali e le forze d’opposizione a loro volta accresceranno i toni per convogliare i voti dei ceti che sopportano i maggiori sacrifici della politica di rigore. Insomma, l’atmosfera peggiorerà e l’azione di governo rischierà di risultare paralizzata, come in parte sta già avvenendo. I mercati ne approfitteranno spargendo sul fuoco politico il loro olio ribassista.”

Ma questo lo sapevamo già, egregio dottor Scalfari, dall’anno scorso, da prima o durante l’insediamento di Mario Monti. Forse è per questa incombenza che l’azione del governo ha sorpreso (deluso) tanti: tutto preso dai salvataggi della Cassa Depositi e Prestiti, di Finmeccanica, di Unicredit e degli altri orticelli della finanza italiana, Supermario s’è dimenticato (o ha tralasciato) la ‘politica’, ovvero la sua funzione di Presidente del Consiglio di una strana, provvisoria e grosse koalition da ristrutturare al più presto.

Che cosa pensi Napolitano su quest’argomento è impossibile dirlo, ma un punto è chiaro: il calendario è strettissimo. Se si decidesse di votare entro la fine di ottobre bisognerebbe sciogliere le Camere nella seconda metà di settembre. Prima di allora occorre che il Parlamento approvi una nuova legge elettorale perché andare a votare con questa è escluso“.

Eh già, il calendario è strettissimo … ma guarda un po’ …

La decisione naturalmente spetta al presidente della Repubblica al quale la Costituzione conferisce il potere di scioglimento anticipato della legislatura. Dice esattamente così la Costituzione e non mette alcun paletto a questa prerogativa presidenziale. Naturalmente non sarebbe certo uno scioglimento determinato dal cattivo esito della politica di Monti. Al contrario: proverrebbe da una valutazione positiva dell’operato del governo e dai suoi dieci mesi di attività.

Per l’amor di Dio, “non sarebbe certo uno scioglimento determinato dal cattivo esito della politica di Monti” e cosa mai allora, visto che Supermario poteva assumere un incarico puramente tecnico e temporizzato, con ben altri scopi, metodi ed esiti?

È possibile che un partito come il Pd proponga ai suoi elettori un’alleanza politica che attui il programma economico montiano ed abbia come alleato il partito di Berlusconi? La risposta è sicuramente no.Il tema di oggi è un altro e si risolve con un’alleanza della sinistra democratica con un centro liberale per proseguire il montismo dando spazio allo sviluppo e all’equità, naturalmente nel quadro europeo”, che “ha come obiettivo finale la nascita di uno Stato federale al quale gli Stati nazionali cedano una parte della loro sovranità, soprattutto per quanto riguarda la politica di bilancio e quindi il fisco, la spesa, la politica dell’immigrazione, le grandi opere infrastrutturali europee, i diritti e i doveri di cittadinanza. In questo quadro, la Germania ha un ruolo di grande rilievo.”

L’Europa del partito unico e della cleptocrazia, come tanti tedeschi (almeno il 30% tra Grunen, Linke e Piraten) lamentano riguardo la ‘Grosse Koalition” (si traduce Ammucchiata) che sostiene Angela Merkel?

Una parte notevole dei votanti per il Pd e del bacino potenziale ha la fisionomia di quella che un tempo si chiamava sinistra democratica. La sinistra democratica può essere disponibile ad allearsi con partiti d’ispirazione liberale, non certo con il partito proprietario berlusconiano. In esso i veri liberali non mancano. Si facciano avanti“.

Un Partito Democratico alleato dell’UDC di Cesa e Casini, del PdL di Alfano, Giovannardi e Pisanu, di FLi di Gianfranco Fini? Ma questo è un partito, un’alleanza di centrodestra, mica di ‘sinistra democratica’.

L’attacco in corso contro il presidente della Repubblica persegue un fine di destabilizzazione al tempo stesso istituzionale e politico. Vuole colpire Napolitano e indebolire Monti. … Qual è dunque l’accusa? Non c’è, è inventata, è una manipolazione di marca eversiva. Il tema è di capire se il ricorso – necessario – di Napolitano alla Corte impedisca l’accertamento della verità sulla morte di Borsellino. Un accertamento che non ha e non può avere come obiettivo la cosiddetta verità storica, ma la verità che riguarda i reati, quali reati e commessi da chi. Finora e da vent’anni questa verità non è stata accertata o lo è stata in modo drammaticamente sbagliato.

Finalmente, ci si pone il dubbio “se il ricorso – necessario – di Napolitano alla Corte impedisca l’accertamento della verità sulla morte di Borsellino”, ovvero se la trattativa con la Mafia – che non sarebbe di per se reato, incredibile ma vero – non abbia comportato, nella volontà di alcuni o come mera conseguenza, l’occultamento della verità.
Eppure, contestualmente, si rinuncia a lanciare il ‘sasso nello stagno’, paventando “un fine di destabilizzazione al tempo stesso istituzionale e politico“.

Se qualcuno si stava chiedendo quale abisso della politica ci dovesse attendere andando alle elezioni anticipate, eccone un preciso esempio.  Tra l’altro, i tempi non sono ‘strettissimi’, come solo adesso si sta accorgendo la vetusta intellighentzia italiana.

Anzi, a dire il vero i tempi sono ‘over’, la riforma della politica andava conclusa in primavera, lo si scrive da tempo. Adesso è troppo tardi per ripristinare un minimo di consenso diffuso e ricompattare ‘ideologie ed alleanze’ in vista di ottobre, mentre le prevedibilissime turbolenze finanziarie sconsigliano vivamente di votare tra novembre e gennaio.

La frittata, egregio dottor Scalfari, è fatta, anzi l’avete fatta.

Adesso, abbiate almeno il senso di responsabilità di prendere il toro per le corna e riformare Casta ed Amministrazioni locali nei due o tre mesi che ci restano, magari scopiazzando da Hollande una patrimoniale ‘patriottica’ sui redditi e collegandola a provvedimenti di riduzione della pressione fiscale a partire dal 2013, mentre la BCE di Draghi e la Deutsche Bank – finalmente libearatasi di Ackermann – si decidono a creare un’unione bancaria europea e por fine a questa mattanza.

Il voto? A febbraio o marzo, si spera. Non è con PD-UDC-PdL ‘contro tutti’ che si esce da questa situazione, la Grecia ed i suoi governi evanescenti dovrebbero  – almeno questo – avercelo insegnato.

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I furbetti del Settentrione

20 Lug

Uno dei tormentoni della settimana è consistito nel ‘default siciliano’ e nella stigmatizzazione dell’obsoleto modo di far politica di una certa classe di ‘notabili’, con il Presidente Lombardo in prima fila. Questa, almeno, la ‘linea del Governo’ e, conseguentemente, la ‘linea editoriale’ dei nostri media.

Una classe politica puntualemente descritta come inerte, populista e sprecona, circondata dai faccendieri, sostenuta da un esercito di sussidiati, eventualmente collusa con la mafia. Probabilmente, le cose stanno più o meno così, anche se sarebbe preferibile parlare di responsabilità individuali – e non di fare di tutta un’erba un fascio – visto che di siciliani onesti ed intraprendenti ce ne sono a bizeffe e visto in che stato Giulio Tremonti ha lasciato la Cassa Depositi e Prestiti, ovvero il cash delle nostre pensioni.

Daje addosso al meridionale, daje daje? Ancora una vota, sembra davvero così.

Il punto è che le cose non stanno solo così in Sicilia, ma anche in tutto il Meridione, nel Lazio e nel Molise, dove è solo la scarsa autonomia data alle Regioni che ha finora evitato l’implosione delle finanze e dei servizi: non dimentichiamo la crisi della Sanità o l’enorme situazione di precariato che affligge l’Italia a sud di Orte.

Un quadro del tutto analogo si presenta guardando al Settentrione, un quadro per certi versi ancor più fosco.

Iniziamo con il Piemonte, ricordando che oggi la FIAT, da quelle parti, si marchia JEEP, un salvataggio spericolato del mastodonte di Mirafiori che non è stato neanche tentato per Termini Imerese. Ma non solo.

A Novara, con il denaro pubblico, si edifica la fabbrica dei cacciabombardieri F-35, che diventerà il ‘core’ di Alenia, l’azienda nata dalla fusione e dal traasferimento di Aeritalia e Selenia, che 30 anni fa erano dislocate a Napoli e costituivano i gioielli di famiglia delle aziende di Stato italiane.  Un caso eclatante di de-sviluppo di Napoli e della Campania, che ripete quanto avviatosi col ricollocamento delle Cartiere Abete nelle Marche, intorno al 1880, e conclusosi con il recente trasferimento del Centro Ricerche della Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco a Detroit.

Dulcis in fundo, la Compagnia di San Paolo – e conseguentemente Intesa Sanpaolo – che deve la sua fortuna alle capitalizzazioni ed alle acquisizioni dei ‘beni dei vinti’ di 150 anni fa. Un caso per certi versi analogo a quello sollevato dagli Ebrei contro certe banche svizzere, per i capitali a loro sottratti durante e dopo la II Guerra Mondiale.

Dell’Emilia Romagna, che dire?
Bologna ed Imola sarebbero già fallite se non lucrassero ampiamente sul trattamento dell’immondizia napoletana? E della miriade di capannoni, non sempre ben messi e spesso finanziati con denaro pubblico, che abbiamo scoperto esistere, più o meno utilmente, con i recenti terremoti? O ancora del trasporto su gomma, la cui fine, oltre a migliorare l’ambiente e rilanciare Napoli, Civitavecchia, Bari e Palermo, renderebbe inutile la Via Salaria e l’apparato logistico padano, come è stato per più di un millennio? Per non parlare del noto settore agroalimentare (Coop, Barilla e Parmalat tanto per fare qualche esempio), che, in trent’anni, si è avvantaggiato dal puntuale affossamento della Cirio, dalla poca autonomia del Banco di Napoli, dei contributi UE al Sud per distruggere le produzioni (sic!).

Andando al Veneto come non notare l’enorme quantità di vini DOC e DOCG, praticamente uno per ogni colle, oppure la frammentazione del tessuto produttivo, che lascerebbe credere che chi è nato da quelle parti – salvo casi di grave sfortuna – stia lì a far l’imprenditore e che il lavoro ‘vero’ lo facciano tutto gli immigrati, meridionali, africani o slavi fa lo stesso.
E dell’evasione fiscale cosa ne possiamo dire, considerando che – per prossimità alle frontiere, parcellizzazione delle infrastrutture, forte presenza migratoria, vicinioreità culturale con il bacino germanico e slavo – stiamo parlando di un territorio ‘statisticamente’ a rischio?

Resta la Lombardia, quella del San Raffaele e delle filiali della ndrangheta, di Lele Mora, della Minetti e di Dell’Utri, di Formigoni, di Penati e della famiglia Bossi e del quella della Bocconi di Mario Monti e della Cattolica del Policlinico Gemelli.
Non più quella di Montanelli, Craxi ed Epaminonda, tre mondi che seppero restare contigui, ma l’un l’altro impermeabili.
Una regione dove sarebbe bello capire come produca le proprie risorse, visto che, a consultare l’ISTAT, ci ritroviamo con una miriade di piccoli centri che ‘dichiarano’ un PIL spropositato rispetto al numero di abitanti ed alle risorse in loco. Lavoro nero? Speculazioni finanziarie? Attività ‘sommerse’? Cos’altro?

Dunque, prendiamo atto che siamo un paese di ‘furbetti’ o, meglio, un paese dove i ‘furbetti’ hanno l’opportunità di fare i comodi propri. Un esercito di ‘notabili’, a quanto si vede, che altro non hanno fatto, in vita loro, che stare in politica, ovvero governarci, e che, con questi risultati, restano lì indefessi

Quello del ‘default della Sicilia’ appare, dunque, come un atto per certi versi dovuto che, però, fornisce un esito essenzialmente politico, che – attenzione – non viene esteso a tutti gli altri apparati pubblici ‘fuori bilancio’.
Un intervento molto ‘ambizioso’ e piuttosto spericolato, considerato che anche altre regioni sono in condizioni meno drastiche, ma tendenzialmente simili, e che è un ‘tecnico’ ed un senatore a vita, Mario Monti, a porre la questione.

Altro sarebbe (stato) se si fosse affrontata per tempo la riforma del sistema politico e delle competenze condivise, il cui fulcro è (era) nella legge elettorale e nell’abrogazione delle Province.

Il Partito Democratico e l’UDC auspicano un proseguimento della ‘linea Monti’ anche dopo il 2012, mentre Berlusconi ha ormai chiarito che ‘quando si candida intende scherzare’: non dovrebbero esserci intralci, dunque, per un uomo competente e determinato nel prendere il toro per le corna e riformare Casta ed Amministrazioni locali nei due mesi che ci restano, magari scopiazzando da Hollande una patrimoniale ‘patriottica’ sui redditi, collegandola a provvedimenti di riduzione della pressione fiscale a partire dal 2013.

In caso contrario, non resterà che constatare che di furbetti, nel Settentrione liberale, socialista e giansenista, ce ne sono davvero tanti. Forse troppi.

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La Sicilia, Lombardo, il crack e la marijuana

17 Lug

Posso capire il parossimo di chi pensava di ‘salvare l’Italia’ e si ritrova con amici e colleghi – Fondo Monetario Internazionale, Agenzie di Rating e Jet Set – che di giorno in giorno diventano sempre più dubbiosi, talvolta caustici, puntualmente drastici.

Ma leggere le news e scoprire che la Sicilia è a rischio crack, che Monti è in pressing e che ‘pretenda’ che «Lombardo confermi le dimissioni» è davvero un qualcosa di inaspettato.

Il buco è da 5 miliardi di euro, come certificato dalla Corte dei Conti.

La soluzione del Governo Monti? Gestire tramite un Commissario Governativo la Sicilia, quella insorta con i Forconi ed i blocchi stradali tempo fa, quella super-astensionista alle ultime amministrative, quella con decine di migliaia di precari semisussidiati dalla regione.

Praticamente gettare benzina sul fuoco. Specialmente, se questo accade mentre tra il Presidente della Repubblica e la Procura Antimafia di Palermo sussiste un conflitto costituzionale.

Anche perchè il bilancio della Regione Sicilia è “reso non trasparente da poste dubbie e residui inesigibili”, ovvero da contributi statali ed europei. Mai pervenuti o mai esistiti resta ancora da chiarire e farebbe una certa differenza.

“Tanti crediti inesigibili, i famosi residui attivi, sui quali si regge il bilancio. Penso ai famigerati cantieri di lavoro che hanno dato una mancia a 20 mila persone per un mese o due. La Regione anticipava i soldi iscrivendo a bilancio un credito verso i fondi Fas, fondi che non ci sono più e che non avrà mai”.

A denunciarlo è il numero due di Confindustria, Ivan Lo Bello, una vita nella lotta al racket e alla corruzione, che tiene a ricordare come “il problema non è solo Lombardo. C’è un pezzo della società siciliana che non ha colto i segnali. Il paradosso riguarda direttamente i ventimila dipendenti regionali. Nessuno di loro si rende conto del rischio che corrono. Come i pensionati della Regione pagati qui direttamente”.

“La Sicilia rischia di diventare la Grecia del Paese e il Paese deve intervenire anche superando gli ostacoli di una Autonomia concessa nel dopoguerra”.

Più chiaro di così non si poteva, ma  nessuno dice se la Sicilia riceverà comunque gli aiuti finanziari che le sono indispensabili, se ci saranno come atteso licenziamenti e mobilità, se la Mafia starà a guardare …

Intanto, dalla Sicilia arrivano le prime reazioni.

Francesco Cascio, presidente dell’Assemblea della Regione Sicilia, parla di “forma inusuale e anomala” e precisa che “faremo in modo di acquisire le motivazioni quanto prima possibile”.
Per Carmelo Briguglio, vice presidente dei deputati e coordinatore siciliano di Fli, la lettera del presidente del Consiglio è “una gaffe istituzionale” ed è “irrituale”, oltre a violare “le regole fondamentali dell’autonomia regionale e della democrazia politica”.
L’assessore regionale all’Economia della Sicilia, Gaetano Armao, replica seccamente che “in Sicilia non c’è alcun rischio default”.

Se son rose fioriranno, ma chi semina vento raccoglie tempesta …

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Ancora suicidi. La recessione uccide. Il Governo è allo stallo. I partiti? No comment.

13 Apr

Andiamo verso un week end uggioso, come se il clima quasi volesse anche lui associarsi al profondo dissenso che ormai ha fatto suoi pressochè tutti gli italiani.

La piaggieria di Mario Monti verso i grandi poteri europei e statunitensi, l’ostinazione di Fornero nello stangare lavoratori e bisognosi anzichè supportarli.
L’attesa perdurante di una proposta di Patroni Griffi per limitare la spesa della pubblica amministrazione, quella di Balduzzi riguardo sprechi e disastri sanitari, l’effimera attività diplomatica di Terzi visto cosa accade agli italiani in India.
L’invisibilità di Gnudi, agli affari regionali, o di Barca, per la coesione territoriale, il mancato rilancio. I mancati investimenti che le piccole e medie aziende attendono ancora “buone nuove” da Renato Passera.

Intanto, tutti hanno capito che i mercati vanno male non per colpa nostra, ma della Germania e degli USA che ci scaricano addosso la crisi, sotto forma di “derivati”, “moral suasons”, “incorporamenti”.

Riguardo i partiti, nulla da dire, nel senso che nulla accade. Solo scandali e protervia – il tempo dell’ostinazione è finito – nel mantenere denari, privilegi ed impunità.

Tutto come al solito, insomma. Non proprio.

C’è una lista che sta girando in rete. Una lista che, ahimé, giorno su giorno si allunga.

  • 21/03/2012: Cosenza, 47 anni, disoccupato si spara
  • 23/03/2012: Pescara, 44 anni, imprenditore si impicca
  • 27/03/2012: Trani: 49 anni, imbianchino disoccupato si getta dalla finestra
  • 28/03/2012: Bologna: 58 anni, si dà fuoco davanti all’Agenzia delle entrate
  • 29/03/2012: Verona, 27 anni, operaio si da fuoco
  • 01/04/2012: Sondrio: 57 anni, perde lavoro, cammina sui binari, salvato in tempo
  • 02/04/2012: Roma: 57 anni, corniciaio, si impicca
  • 03/04/2012: Catania, 58 anni, imprenditore si spara
  • 03/04/2012: Gela,78 anni pensionata si getta dalla finestra, riduzione della pensione
  • 03/04/2012: Roma, 59 anni, imprenditore, si spara con un fucile
  • 04/04/2012: Milano, 51 anni, disoccupato si impicca
  • 04/04/2012: Roma Imprenditore si spara al petto col fucile. La sua azienda stava fallendo

Appare davvero impensabile tentare di arrivare alle amministrative per poi prender decisioni, che, a tal punto, non potranno altro che essere attuate in settembre, quando sarà troppo tardi, visto che fino ad allora i suicidi saranno centinaia. Ammesso che ci si fermi ai suicidi.

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Soldi e portaborse ai partiti? Davvero troppi

12 Apr

Alfano, Bersani e Casini hanno fatto in fretta a trovare un accordo sul finanziamento ai partiti, pur di mettere a tacere l’annosa questione ed evitare che, con una legge “seria”, si andasse ad intaccare un piccolo tesoro cui attingono i nostri politicastri.

Infatti, gli scandali Luzi e Belsito, in particolare, hanno dimostrato che i soldi che arrivano ai partiti sono davvero tanti, evidentemente troppi se … addirittura “gli cascano dalle tasche”. Troppi anche e soprattutto perchè non sono collegati ad una attività effettiva, ma solo presunta. Ne è un esempio il PdL che ottenne, anni fa, rimborsi superiori (qausi doppi) rispetto alle spese elettorali sostenute.

Ma i “troppi soldi” non sono semplicemente collegati al “cash”, ma anche, come dimostrano le inchieste correnti, all’enorme quantità di portaborse (spesso pubblici dipendenti distaccati) che “stazionano” nelle nostre Pubbliche Ammnistrazioni senza aver nulla da fare, visto che sono il “raddoppio politico” dell’infrastruttura pubblica che già paghiamo.

Personaggi – ben pagati e foraggiati dalle nostre Regioni, Provincie, Comuni, Enti vari – che spesso sono posti a “monitorare”, “coordinare”, “riferire” riguardo l’attività di dirigenti pubblici qualificati, pur avendo si e no una laurea in legge o poco meno … per non parlare della milionata di autisti, scelti ed assunti “direttamente”.

Queste le vergogne di una classe politica decisamente incompetente che non sa far altro che circondarsi di fedeli incompetenti, spendendo e spandendo pur di mostrare (quello gli resta) i “segni del potere”.

Quanti milioni di euro, in questi anni, non sono serviti ai partiti, ma solo ai portafogli dei politici che ne fanno parte? E quante decine di migliaia di “esseri inutili a se stessi” bivaccano nei nostri Enti, locali e non?

Queste sono le domande a cui Mario Monti dovrebbe dare risposta da mesi, visto che il dicastero dell’Economia è a lui assegnato. Queste le domande che le nostre Regioni – ed i Revisori che le vigilano –  dimenticano di porsi.

Domande alle quali, evidentemente, l’onest’uomo Mario Monti – almeno lui – preferisce non dar risposta.

leggi anche Rimborsi elettorali, arriva una riforma miserrima

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Rimborsi elettorali, arriva una riforma miserrima

10 Apr

Finalmente, sotto l’onda degli scandali “eccellenti”, i nostri partiti sembrano essersi decisi a limitare la ruberia dei rimborsi elettorali, che ci vede in testa ai paesi civilizzati, seguiti, a quanto sembra, da una insospettabile Germania.

Infatti, i dati diffusi da Linkiesta – indiscutibilmente “macro” ed inappellabilmente “iper” – dimostrano che, se in Italia “piove, governo ladro”, non va molto meglio la Germania della Grosse Ammucchiata e dell’ex-Cancelliere socialdemocratico Schroeder “prestato” alle lobbies dell’energia.

Finanziamento annuale dei partiti

  • Francia: circa 80 milioni di euro
  • Spagna: circa 80 milioni di euro
  • Germania: circa 330 milioni di euro (Fondazioni)
  • Italia: circa 260 milioni di euro

Stipendi dei parlamentari

  • Francia: circa 7.000 euro
  • Spagna: circa 3.000 euro
  • Germania: circa 8.000 euro
  • Italia: circa 12.000 euro

N.B. al netto di diaria, indennità di residenza, spese di viaggio e trasporto, spese di segreteria, spese per assistenza sanitaria, assegno vitalizio e di fine mandato.

Rimborsi Elezioni legislative

  • Francia: circa 44 milioni di euro
  • Spagna: circa 130 milioni di euro
  • Germania: massimo 133 milioni di euro
  • Italia: oltre 470 milioni di euro (dati 2001)
  • Unione Europea: 1,8 miliardi di euro

N.B. I partiti italiani hanno percepito, nel 2009, 250 milioni di euro come rimborsi elettorali per il Parlamento dell’Unione.

Quali conclusioni possiamo trarne? Non poche e piuttosto specifiche.

Innanzitutto, il doppio sistema di finanziamento – per voti raccolti ed “ordinario” alle strutture politiche – che vige in Italia e Germania è la principale causa di sovracosto della politica, oltre che di sudditanza dell’eletto verso il partito. O gli uni o le altre.

In secondo luogo, non è pensabile che un politico italiano possa godere di un “reddito” mensile triplo o quadruplo rispetto ad un collega tedesco o francese.

Inoltre, sia il sistema delle fondazioni – tedesco ma non solo – andrebbe profondamente rivisto sia, soprattutto, non è nota la situazione immobiliare e mobiliare dei singoli partiti.

Infatti, la “situazione finanziaria” dei partiti (e dei sindacati) non è affatto irrilevante.

Ad esempio, è legittimo che un partito usi i rimborsi per ripianare debiti o pignoramenti? Ed è giusto che i partiti “immobilizzino” – ovvero investano – somme derivanti dai rimborsi elettorali? E siamo sicuri che sia legittimo usare i rimborsi elettorali – che non pochi paesi destinano ai “candidati” – per il finanziamento ordinario della struttura partito?

Di tutto questo non sembra che se ne parli. Anzi, di tutta fretta i nostri (clepto)partiti vorrebbero approvare i “pannicelli caldi”, ovvero un miserrimo decreto che porti la certificazione alla Corte dei conti, che metta i bilanci sul web con indicazione dei finanziamenti oltre 5mila euro e basta.

Il “loro” problema sono i “furti interni”, mica altro …

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Politica italiana? Da scandalo …

10 Apr

Andando a fare il punto della situazione, mentre l’Italia riparte, dopo Pasqua, lo scenario è desolante.

Le indagini che coinvolgono i partiti sono ormai ubique e connotanti.
Guardando a sinistra, gli scandali Penati, Luzi si assommano a quelli della Regione Puglia e Calabria, a quello di Bassolino in Campania, gli scandali che hanno coinvolto i sindaci di Genova, Bari e Bologna, per non parlare di quelli, a luci rosse, che hanno coinvolto il consiglio regionale umbro e la segreteria regionale toscana o del brutto affare che coinvolge SEL in Alto Adige.

Guardando a destra, lo scenario è altrettanto desolante. Dagli scandali “personali” di Silvio Berlusconi agli indagati “eccellenti” come Ghedini e Cosentino, ai misfatti del “cerchio magico” della Lega Nord, alle case romane di Scajola e Tremonti, ai tanti comitati d’affari finiti sotto le lenti della Finanza o della Magistratura.

Per finire al “centro”, dove lo scandalo Enav- Finmeccanica ha visto i media parlare di un coinvolgimento dei vertici dell’UDC, senza, poi, da più notizie.

Per non parlare degli interi comuni commissariati per infiltrazioni mafiose, sia al Nord come al Sud, dove troviamo coinvolti tutti i partiti e dove vengono eletti anche parlamentari di un certo rilievo. O dell’ormai onnipresente coinvolgimento di qualche multinazionale o di qualche sua filiale, corporata, collegata o sussidiaria, in qualche storia di corruzione, che sarebbe più esatto chiamare ancora concussione.

Cosa accadrebbe (accadrà) se la magistratura dovesse emettere nel giro di un mese o poco meno – come accadde per Tangentopoli – un migliaio di ordini d’arresto o richieste a procedere, nel caso di parlamentari?

Game over, così si usa dire in terra statunitense, che di default, politici, se ne intende.

D’altra parte, i compiti prioritari di Mario Monti si sono esauriti: titoli venduti, Unicredit salvata, Finmeccanica ha le sue commesse. Ergo, quel poco che resta dell’Italia è salvo.

Non era possibile fare di più, anche se lo “scherzetto delle pensioni” è stato davvero un “fuori onda” come lo è stata l’assenza dello Stato con l’Appennino sepolto di neve.

E, d’altra parte, non è bene fare di più in questa direzione, la recessività dell’intervento di Mario Monti è addirittura maggiore delle peggiori previsioni, dato che i partiti non hanno provveduto a formulare proposte atte a ridurre il costo della politica e della governance.

Dunque, giusto il tempo di incassare una riforma del lavoro con un giudice a dirimere casi obligui e di lasciar scritta una proposta per riformare la Pubblica Amministrazione, poi, via: governo tecnico a termine per la riforma della politica e voto, al massimo, in settembre.

Legge elettorale, rimborsi elettorali, democrazia nei partiti, superamento della “par conditio” subito e, per quanto riguarda la PA, che Monti lasci una legge da votare (o già votata) e vada bene così.

Non c’è molto tempo: sono ormai tanti, troppi, i mandati d’arresto che la magistratura attende di emettere o di eseguire a carico di politici italiani di vario calibro e territorio.

L’Italia non è a rischio default: quello che può arrivare, da un momento all’altro, è un “game over”, come nel caso di uno Stato che si ritrovi “improvvisamente” privo di istituzioni, vuoi perchè non affidabili, vuoi perchè in conflitto, vuoi perchè rese impotenti.

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Feste finite? Bentornati … in Purgatorio, tra cleptocrazia, desviluppo, recessione, disoccupazione e tasse

9 Apr

Fatte le feste, si ritorna all’ordinario e dal sacro si ritorna al profano quotidiano. Un Purgatorio tutto italiano fatto di cenere, lacrime e sangue.

La cenere, quella di un Parlamento in fumo, dopo le dimissioni della Commissione parlamentare sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori locali, con i rimborsi elettorali in Canada o altrove e ruberie – leggi “famiglie” – sul posto, mentre di legge elettorale proprio non se ne parla.

Le lacrime, quelle da coccodrillo, che i vari Monti, Fornero, Passera, Bersani, Alfano, Casini, Vendola stanno versando e quelle dei cittadini che vedono praticamente pressoché tutti i partiti coinvolti in gravissimi scandali di corruttela, mentre non si riesce a capire a chi sia affidato politicamente il Paese.

Il sangue è il nostro, che continuiamo a versare nonostante tutto, per gli innumerevoli sprechi e dissesti, che le cronache hanno annoverato in 20 anni, e per l’incremento annuo più alto al mondo del costo della benzina, ad esempio,  ed aspettando l’IMU.

Benvenuti nel Purgatorio delle anime impenitenti, che si ostinano a dar fiducia al Gatto ed alla Volpe o a dar seguito a Lucignolo che promette il Paese del Bengodi.

E speriamo che non diventi l’Inferno dei dannati, se – con quaranta proposte diverse sul finanziamento dei partiti presentate dai partiti stessi che non sono, però, quanranta – dovessimo ad ostinarci a non voler capire che l’unica cosa che ci resta da fare è andare al governo “tecnico” – quello vero – con il Presidente della Camera alla guida ed un mandato ristretto per la formulazione di una legge par andare a votare, di un’altra per il finanziamento dei partiti (pubblico o privato che sia), una ancora per la “par conditio” (letteralmente un bavaglio) ed una, infine, per le prebende dei parlamentari e degli amministratori pubblici.

Solo un pubblico dibattito parlamentare “a reti unificate” può mettere alle strette i partiti ed i media, evidentemente troppo contigui alle lobby che stanno scaricando su noi italiani una crisi dell’Eurozona “made in Germany” e, con l’inazione, avvantaggiando le lobbies finanziarie e partitiche.

E bisogna far presto … sono ormai tanti, troppi, i mandati d’arresto che la magistratura attende di emettere o di eseguire a carico di politici italiani di vario calibro e territorio.

Dunque, che Berlino e Parigi si rendano conto della situazione – ben più compromessa di quella greca – e, se è vero che è “l’Italia che ha salvato l’Euro”, che provvedessero loro a completare il lavoro.

L’Italia non è a rischio default: quello che può arrivare, da un momento all’altro, è un “game over”, come nel caso di uno Stato che si ritrovi “improvvisamente” privo di istituzioni, vuoi perchè non affidabili, vuoi perchè in conflitto, vuoi perchè rese impotenti.

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Il Vaticano, la manovra e l’ICI

22 Ago

Su Facebook si rifoltisce il gruppo di italiani che chiedono alla Conferenza dei Vescovi italiani (CEI) di fare il “bel passo” e di accettare la tassazione ICI sulle attività commerciali e d’impresa.

E’ piuttosto difficile dirimere la questione inerente quali siano i diritti del Vaticano verso lo Stato Italiano o, meglio, quali possa vantare la nostra repubblica verso la Santa Sede.

Una faccenda annosa, uno dei tanti pasticci finanziari combinatisi all’atto dell’Unificazione dell’Italia, come quello dell’Autonomia Siciliana o dell’eredità dei Savoia, che si trascinano fino ad oggi.

Incominciamo col dire che:

  1. la Sicilia era uno dei due Regni su cui si articolava lo Stato Borbonico ed era insorta pro-Garibaldi inseguendo il sogno repubblicano. Anche in questo caso si applicavano le regole del “bottino di guerra” a tutto favore dei Savoia;
  2. nel Meridione d’Italia, viceversa, l’aggressione savoiarda alla Casa di Borbone avrebbe imposto agli invasori il rispetto delle proprietà reali ed un congruo indennizzo, cosa che non fu;
  3. solo i territori coincidenti, più o meno, con le provincie di Viterbo e di Roma costituiscono a tutti gli effetti il legittimo territorio del Papa Re: le altre aree dell’allora Stato Pontificio erano state tutti assorbite per lascito testamentario e, dunque, trasferibili ai Savoia per mera conquista e con “equo” indennizzo;
  4. Roma ed il Patrimonium Petri originario, inclusa Sutri ed altre donazioni altomedievali, non erano alienabili, nè per il sistema giurisprudenziale dell’epoca sia per un regno, quello Savoia, che, unico al mondo,  faceva del Cattolicesimo la religione di Stato.

Così nacuero l’Italia e la sua Capitale, con una parte del tesoro del Banco di Sicilia che diventa patrimonio dei Savoia e prende la via degli Stati Uniti, con il saccheggio e le stragi nel Sud e nella terra dei Papi, con la nascita di una propaganda popolare antiborbonica ed antipapalina, con i primi grandi consorzi per la costruzione di Roma, che all’epoca aveva solo 40-50mila abitanti.

Dall’indignazione internazionale per il colpo di mano dei Savoia, nacque la legge delle Guarentigie, prima, e dall’esigenza di una pacificazione populiasta dell’Italia nacquero, poi, i due Concordati. Allo stesso modo, uno dei “moventi” della Cassa del Mezzogiorno fu quello di restituire, almeno in parte, quanto sottratto al Sud dai Savoia.

La prima, le Guarentigie, fecero affluire enormi quantità di denaro nelle casse vaticane, come mai s’era visto a San Pietro. Risorse italiane che presero le strade più impensabili, destinate all’estero per le missioni, ma anche investite in fabbriche e banche o, peggio, utilizzate per acquisre  quote e partecipazioni di infrastrutture nazionali.

I due Concordati servirono a fermare questo processo unidirezionale, tramite il quale lo Stato del Vaticano acquisiva sempre più potere sulla finanza nazionale.

Dal punto di vista della presenza sul territorio, il Vaticano è oggi  presente in:

  1. aree delimitate e territori che godono della sostanziale extraterritorialità grazie ai Concordati;
  2. aree delimitate, spesso semplici contesti immobiliari, dove vengono svolte attività prettamente religiose, analoghe a quelle praticate dalle altre religioni per specie e e per diritti;
  3. aree delimitate, spesso singole unità immobiliari, dove vengono praticate attività di fornitura di servizi, professionaoli, commerciali od impreditoriali, analoghia quelli gestiti da laici e da persone di altre religioni;

Dal punto di vista fiscale non dovrebbero esserci esitazioni: le prime sono attività off-shore, le seconde sono sottoposte alle norme inerenti gli enti benefici e religiosi, le terze pagano l tasse come tutti.