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Medical malpractice and healtcare waste in Italy

8 Gen

One of the basic requirements of a democracy is that to propose rules and make the decisions are the politicians elected by the people, the technicians are allowed to be minister, stop.
One of the requirements of good administration is to not put in the role of decision-makers who are in clear conflict of interest.

medico_della_mutua_alberto_sordi_luigi_zampa_007_jpg_vgcdThe Italian healthcare is plagued by hundreds of thousands per year medical malpractices reported by the insurance companies and, at least from Rome to South, services are often inefficient, ineffective if not random.

Soo, it will not seem incredible, if the Health Commission of the Italian Senate is composed almost entirely by ‘technical’ and ‘political’: on 28 members 13 are doctors, other 5 are biologists, pharmacologists or nurses and another 6 are employees of local healthcare /welfare authorities . Just two representatives of the parties and two economists.

Zero representatives of associations (patients and / or consumers). Zero representation for the research (science) and the civilized world (ethics). Citizens zero, just zero. Zero, even, the omnipotent pharmaceutical companies.

Meanwhile, the Italian Healthcare spends nearly 10% of our GDP,  rare patients are at least four millions, invalids not minus than 6 millions, one third of over 55 y.o. workers are in ‘not good state of health’ (according officil datas), the monopoly of State on insurance system (INPS) conditions the existence of those who are elderly, those who are sick and those without work. Pratically, every ‘real’ person.
Today, in the middle of the Italian regions residents will pay taxes and increased tickets for services well below those of the other half of the regions, where residents pay less for more.

But the Parliament leaves our Healt(care) in the same hands that have built this crazy and expensive game: Health and Hygiene are off limits for mere mortals, so to limit the cost (and the rights of the sick and disabled) … there is on purpose ‘Pantalon ‘Monti.

It’s Italy and this is just one example about the will of Italian Establishment to repair anything and to re-start the nation.

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Sanità italiana: lo scandalo finale

8 Gen

Uno dei requisiti base della democrazia è che a proporre norme e prendere le decisioni siano i politici eletti dal popolo, ai tecnici al massimo è consentito far da ministro.
Uno dei requisiti della buona amministrazione è quello di non mettere nel ruolo di decisori chi si trovi in palese conflitto di interesse.

La Sanità pubblica italiana è afflitta da centinaia di migliaia di casi di malasanità riscontrati dalle compagnie assicuratrici e, almeno da Roma inclusa a scendere lungo lo Stivale, i servizi sono spesso inefficienti, inefficaci se non aleatori.

medico_della_mutua_alberto_sordi_luigi_zampa_007_jpg_vgcdE, sembrerà incredibile, la Commissione Salute del Senato è composta quasi completamente da ‘tecnici’ e non ‘politici’: su 28 componenti ben 13 sono medici, altri 5 sono biologi, farmacologi o infermieri e sono 6 i dipendenti di Inps o enti locali. Solo due gli esponenti di partito e due gli economisti.

Zero esponenti dell’associazionismo (malati e/o consumatori). Zero rappresentanza per ricerca (scienza) e mondo civile (etica). Di cittadini ‘qualunque’ zero, proprio zero. Zero, persino, le onnipotenti case farmaceutiche.

Intanto, la Sanità spende quasi il 10% del nostro PIL, solo i malati rari sono almeno 4 milioni, un terzo degli over55 al lavoro è secondo l’Istat in ‘condizioni di salute non buone’,  l’Inps condiziona l’esistenza di chi è anziano, di chi è malato e di chi non ha lavoro.
Oggi, in metà delle regioni italiane si pagano imposte e ticket maggiorati a fronte di servizi ben inferiori a quelli dell’altra metà delle regioni, dove si paga meno per avere di più.

Ma il Parlamento lascia che se la cantino e se la suonino da soli, gli addetti del settore: Igiene e Sanità sono off limits per i comuni mortali, tanto a limitare i costi (e i diritti di malati e di invalidi) … ci pensa ‘Pantalon’ Monti che sta lì apposta.

E con una situazione del genere – inaccettabile ma inammissibile – Matteo Renzi vorrebbe arrivare fino al 2016 senza metter mano a ministeri e commissioni, ovvero senza rimpasto di governo?

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Composizione della Commissione Igiene e Salute del Senato

  • BIANCONI Laura, AP (NCD-UDC)    Capodipartimento alla Sanità per la Regione Emilia-Romagna
  • VALDINOSI Mara, PD    Funzionario Provincia Forlì-Cesena
  • TAVERNA Paola, M5S    Impiegata settore sanitario privato
  • MATURANI Giuseppina, PD    Impiegato ente locale
  • GRANAIOLA Manuela, PD    Dirigente INPS
  • DE BIASI Emilia Grazia, PD    Dirigente di partito
    VOLPI Raffaele, LN-Aut    Funzionario di partito
  • DIRINDIN Nerina, PD    Economista
  • MONTI Mario, SCpI    Economista
  • ROMANI Maurizio, Misto, Movimento X    Medico
  • SCAVONE Antonio Fabio Maria, GAL     Medico
  • SCILIPOTI ISGRO’ Domenico, FI-PdL XVII    Medico
  • VICECONTE Guido, AP (NCD-UDC)    Medico
  • PADUA Venera, PD    Medico ASL
  • FUCKSIA Serenella, M5S    Medico del lavoro
  • RIZZOTTI Maria, FI-PdL XVII    Medico specialista in chirurgia plastica
  • ZUFFADA Sante, FI-PdL XVII    Medico veterinario
  • FLORIS Emilio, FI-PdL XVII    Medico, dirigente
  • AIELLO Piero, AP (NCD-UDC)    Medico, dirigente sanitario
  • ROMANO Lucio, Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE     Medico ginecologo ostetrico, docente universitario di medicina e chirurgia, docente in bioetica
  • BIANCO Amedeo, PD    Medico Presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Torino e della Federazione nazionale ordini medici chirurghi e odontoiatri
  • D’ANNA Vincenzo, GAL     Medico Presidente nazionale FEDERLAB
  • D’AMBROSIO LETTIERI Luigi, FI-PdL XVII    Presidente Ordine dei Farmacisti di Bari/Bat
  • CATTANEO Elena, Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE    Professore ordinario di farmacologia
  • MATTESINI Donella, PD    Assistente sociale
  • SILVESTRO Annalisa, PD    Infermiere
  • SIMEONI Ivana, M5S    Infermiere
  • ANITORI Fabiola, AP (NCD-UDC)    Insegnante, biologo

Italia alcolica. Etilismo e salute vs. industria del vino /aiuti pubblici: i dati

1 Giu

I dati dell’Organizzazione Mondiale per la Salute per il 2012 segnalano che a livello globale si consumano 6,2 litri annui di alcol puro a persona.
Considerato che il 38,3 per cento della popolazione mondiale non consuma alcolici e aggiungendo un altro 40% che beve poco o pochissimo, arriviamo a non meno di 15-20 litri annui di alcool puro a testa di media per i così detti bevitori abituali, moderati o esagerati che siano.
La media italiana (6,7 lt) e bielorussa (17,5 lt) sono una conferma esemplare del dato, anche se, forse, c’è qualcosa che non torna nei dati italiani: se un comune vino italiano, in bottiglia da 0,75 litri, contiene l’11 %Vol di alcool, mezza bottiglia  (o quattro bicchieri colmi) al giorno e siamo già arrivati a 15 litri annui di alcool consumato … 

A dispetto di un consume medio di alcol in Italia relativamente rassicurante, l’8% dei maschi italiani si è ubriacato pesantemente (consumando oltre 30 grammi di alcol puro) almeno una volta nell’ultimo mese. I dati dell’ISTAT indicano che il 75% degli italiani consuma alcool (l’87% degli uomini e il 63% delle donne). Il primo bicchiere viene consumato a 11-12 anni; l’età più bassa dell’intera Unione Europea (media UE 14,5 anni).

Esempio di pubblicità di alcolici con bambini testimonial

In condizioni simili, i dati spagnoli fissano l’inizio del consumo di alcol tra i minorenni a soli 13,9 anni di media, il che significa che molti iniziano ben prima, e, infatti, l’82% degli adolescenti ha bevuto alcol nell’ultimo anno e il 74% nell’ultimo mese. Sei su 10 ragazzi tra i 14 e 18 anni si sono ubriacati più di una volta, e di questi uno su cinque afferma di averlo fatto negli ultimi trenta giorni.

I bevitori a rischio in Italia sono oltre 3 milioni (> 5% popolazione, almeno il 10% dei maschi adulti), che vanno ad aggiungersi ad un milione di alcolisti classificati.

Nel 2000 817.000 giovani di età inferiore ai 17 anni hanno consumato bevande alcoliche e circa 400.000 bevono in modo problematico. Nel 2012, il 7% dei giovani dichiara di ubriacarsi almeno tre volte alla settimana ed è in costante crescita il numero di adolescenti che consuma alcool fuori dai pasti (+ 103% nel periodo 1995-200 tra le 14-17enni).

Anche i dati sul Binge Drinking sono in crescita come nel resto dei Paesi europei e, presumibilmente, sottostimati, specialmente per  gli adolescenti, dato che consiste nel restare alticci per ore e ore, bevendo almeno 5 drinks per i maschi e 4 per le femmine in un breve lasso di tempo.

Danni dell’alcol

Un ‘bravo’ binge drinker evita di passare da brillo a ubriaco, ma il binge drinking – nonostante quanto credano i bevitori che lo praticano – è comunque associato a tutti i problemi cognitivi e comportamentali, anche a lungo termine, di tutti gli etilisti, oltre a quelli connessi con la gravidanza.

L’etilismo durante la gravidanza è associato alla sindrome alcolica fetale, complicazioni alla nascita e disturbi di tipo neurologico del nascituro. Scompensi nella memoria e nei modelli cognitivi possono riscontrarsi in tutti gli etilisti critici, così come l’incapacità a controllare gli impulsi, specialmente nelle ragazze. In aggiunta, la percezione delle informazioni per via orale o visuale risulta ritardata. Gli studi compiuti sugli adolescenti dimostrano che il consumo etilico critico continuato può causare scompensi cognitivi a lungo termine.

In Italia, il 10% dei ricoveri totali è attribuibile all’alcool. Nel 2000 si stimava fossero  326.000, di cui 100.000 con diagnosi totalmente attribuibile all’alcool (relazione al Parlamento del Ministro della Salute) e, ogni anno, sono circa 40.000 le persone muoiono a causa dell’alcool per cirrosi epatica, tumori, infarto del miocardio, suicidi, omicidi, incidenti stradali e domestici e per incidenti in ambienti lavorativi. Nel mondo la stima è di un morto ogni dieci secondi per cause derivanti o correlate all’alcol, praticamente un decesso ogni 20 è dovuto a consumo di alcol: più vittime di Aids, tubercolosi e omicidi messi insieme.

In Inghilterra, l’etilismo costa al Welfare circa 20 miliardi di sterline l’anno, pari a 17 milioni di giorni di lavoro perduti dovuti alle patologie alcol-correlate, con un costo annuale sul sistema sanitario nazionale di circa 3 miliardi di sterline l’anno.
Nel 2013, uno studio pubblicato dal British Medical Journal, The Lancet, e finanziato dal Centre for Crime and Justice Studies (UK) ha certificato l’alcol come la droga più dannosa di una lista di 20 sostanze diverse. Contrariamente alla percezione popolare, l’alcol è stato posizionato come più distruttivo rispetto sostanze di “classe A” come l’eroina e crack. Lo studio, condotto da un gruppo di esperti del Comitato scientifico indipendente sulle droghe, considera gli effetti nocivi di ciascuna sostanza in base ad una serie di criteri per ricaduta fisica, impatto psicologico e sociale.

Lancet Drugs Risks Ranking Chart The Lancet, Volume 376, Issue 9752, Pages 1558-1565, 2010/11/05

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda la totale astensione dal consumo di alcol fino ai 15 anni. Per questo motivo, per i minori di 11-15 anni viene considerato come comportamento a rischio già il consumo di una sola  bevanda alcolica durante l’anno.
La stessa OMS stima che i costi annuali sociali e sanitari, sostenuti a causa di problemi collegati all’alcool sono pari al 2-5% del Prodotto Interno Lordo (PIL), il che significa che in Italia staremmo parlando di 30-100 miliardi di euro annui per i costi sociali e sanitari, derivanti dal consumo critico di alcol.

BERTOLDO BERTOLDINO CACASENNOAndando all’industria del vino, La Repubblica racconta come “l’Italia si conferma anche nel 2013 il principale produttore di vino al mondo con 44,9 milioni di ettolitri contro i 44,1 milioni della Francia e i 40 della Spagna”.
Il valore della produzione italiana di vini nel 2012 “è stimabile in 9,1 miliardi di euro e quello del consumo apparente in 4,7 miliardi, assorbiti principalmente da alberghi e ristoranti con oltre sei decimi del totale”. CANTINE RIUNITE & CIV (Campegine – Re) sono il primo produttore di vini con 204,3 milioni di bottiglie. (fonte Mediobanca del 2014)

Un’industria del vino ‘primaria’, che tiene nonostante gli italiani negli  ultimi 10 anni abbiano quasi dimezzato il consumo di vino e che da lavvoro ad oltre 200.000 addetti, ma che ci costa anche molto se Agrinotizie ci spiega anche che, oltre alle normali misure di ‘aiuto’ all’agricoltura, per l’industria del vino italiano è previsto un Programma Nazionale di Sostegno (PNS) abbastanza provvido ed esteso:

  • Ristrutturazione e riconversione dei vigneti – 110 milioni di euro
  • Promozione dei vini sui mercati extra-Ue – 82,4 milioni di euro per il 2011-2012 e di 102 milioni per il 2012-2013
  • Investimenti – fondo di 15 milioni di euro per il 2010-2011 e di 40 milioni per il 2011-2012
  • Vendemmia verde – 30 milioni di euro all’anno
  • Assicurazione del raccolto – fondo di 20 milioni di euro
  • Distillazione dei sottoprodotti – 1,1 euro/grado/hL per le vinacce e in 0,5 euro/grado/hL per le fecce, senza dover pagare un prezzo minimo di acquisto a favore dei produttori, come invece era in passato
  • Distillazione di vino per la produzione di alcol alimentare – 400 euro/ha per il 2010/2011 e a 350 euro/ha per il 2011/2012, per un volume minimo di vino di 25 hL e massimo di 30 per ogni ettaro richiesto
  • Aiuto all’utilizzo di mosti – 1699 euro/grado ettolitro per l’uso di mosto concentrato, e a 2206 euro/grado ettolitro per il mosto rettificato ai produttori della zona mediterranea
  • Consulenza aziendale – rimborso dell’80% delle spese sostenute per i servizi di consulenza aziendale atti a migliorare il rendimento dell’impresa agricola (con un limite massimo di 1500 euro)
  • Politiche per il ricambio generazionale – contributi massimi di 70 mila euro per gli imprenditori new entry con età minore di 40 anni
  • Politiche strutturali – contributo dal 40 al 60% agli investimenti che migliorano il rendimento globale dell’azienda agricola in conformità con le norme comunitarie in materia, tra cui l’acquisto di terreni per un costo non superiore al 10% del totale delle spese ammissibili
  • Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli – 40 al 50% sugli investimenti atti a migliorare il rendimento globale dell’impresa agricola
  • Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie – contributi, che possono toccare il 100% dei costi ammissibili
  • Politiche per la qualità – contributo annuale per cinque anni di 10,000 euro all’anno per azienda
  • Sostegno alla partecipazione a sistemi di qualità – contributo massimo di 3000 euro per azienda agricola
  • Sostegno all’attività di informazione dei consumatori e di promozione dei prodotti alimentari di qualità- cofinanziamento al 70% le attività di informazione dei consumatori e quelle di promozione dei prodotti agroalimentari di qualità che si tengono sul mercato interno europeo (eventi fieristici inclusi)
  • Politiche agroambientali – indennità a favore degli agricoltori che producono nelle zone montane, nelle aree svantaggiate o in altre aree con vincoli ambientali e naturalistici, con un limite massimo di 250 euro/ha
  • Contratti di filiera e di distretto – investimenti (dai 5 ai 50 milioni di euro, senza alcuna percentuale massima per regione) senza parametri minimi per gli investimenti di filiera e del rapporto minimo tra investimenti e produzione agricola
  • Contratti di sviluppo – finanziamento dai 7,5 milioni di euro (per programmi riguardanti solo le attività di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli) ai 30 (per programmi di sviluppo industriale o commerciale)
  • Agevolazioni Invitalia (in qualsiasi settore) – lavoro autonomo (fino a 25.823 euro iva esclusa per chi vuole avviare una ditta individuale, microimpresa (fino a 129.114 euro per chi vuole avviare una piccola attività imprenditoriale in forma di società di persone
  • Agevolazioni Ismea – fino a un milione di euro per progetto ai giovani imprenditori agricoli che vogliono subentrare nella conduzione di un’azienda
  • Promozione dei prodotti agricoli – finanziamento fino al 90% dellle spese ammissibili di chi promuove e valorizza le caratteristiche qualitative dei prodotti agroalimentari italiani

Ecco perchè un litro di vino qualunque in tetrapack, al supermercato, costa meno  di 2 euro e vini decenti si trovano anche a meno di cinque euro: praticamente li paghiamo noi con le nostre tasse.

Ed, a fronte degli oltre 200.000 addetti e un valore 4,7 miliardi di euro in consumi interni, c’è da considerare – quando si esulta per la crescita dell’industria del vino – che gli alcolisti sono un milione, gli etilisti critici arrivano a tre e che i costi sociali e sanitari dell’alcol in Italia sarebbero di diverse decine di miliardi di euro, mentre gli under40 alticci (e i ragazzini ubriachi) aumentano.

Qualcosa su cui dovremmo seriamente riflettere.

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Gioco d’azzardo: adesso basta!

5 Set

Gianni Letta intervistato sul canale All News Russia 24: “E’ molto importante che il governo continui a lavorare per il bene dell’Italia e degli italiani”.
Tanto che lavorano per il ‘bene’ che volevano l’apertura di nuovi centri per i giochi d’azzardo pur di ricavare 6 miliardi di gettito fiscale per continuare a foraggiare una spesa pubblica di cui poco arriva ai cittadini e troppo va alla Casta ed ai Corrotti.

Fortunatamente, la Lega Nord ha presentato al Senato un emendamento – votato ad ampia maggioranza – che vieta per i prossimi 12 mesi l’apertura di nuovi centri per i giochi d’azzardo elettronico on line e nei luoghi aperti al pubblico.

Il sottosegretario Giorgetti rimetterà la delega sui giochi. L’ex magistrato e senatore del Partito Democratico Felice Casson glissa, dichiarando che «tutto è avvenuto in un momento di grande confusione in Aula. In pratica si è trattato di un errore di votazione».
Ma è difficile parlare di ‘errore di votazione’ quando si tratta dei senatori – solitamente abbastanza esperti di iter parlamentari  – e quando i voti siano arrivati anche da Scelta Civica dal Pd e dal Pdl, oltre a Lega e M5S.

Il senatore Andrea Olivero, componente del Comitato di presidenza di Scelta Civica, ha voluto sottolineare che “oggi, per mere esigenze di cassa e con un cinismo inaccettabile, stiamo incentivando la scommessa sul nulla, che produce impoverimento, frustrazione, cancellazione del futuro. Non e’ giusto fare cassa con strumenti che sappiamo dannosi per i nostri concittadini”.

Il sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgietti – ex Alleanza Nazionale e ritenuto da M5S ‘troppo vicino alle lobby del gioco d’azzardo – ha annunciato la restituzione della delega governativa e, giusto per non smentire le accuse dei Cinque Stelle, ha detto ai giornalisti che il documento in questione «presenta aspetti di conflitto con i diritti dei gestori che già si sono aggiudicati la concessione».
Come si siano siglate concessioni senza la piena e definitiva autorizzazione del Parlamento è davvero un mistero.

Se fin qui la storia delinea storie di degrado morale e di riscossa civica, lascia veramente attoniti un’altra precisazione del sottosegretario all’Economia riguardo il problema del ‘problema del mancato gettito per sei miliardi di euro’.

Eppure, dopo la moratoria proposta dalla Lega e approvata in Senato, il governo ha presentato – ottenendone l’approvazione a larga maggioranza – uno sconto di 1,9 miliardi per i Signori del gioco d’azzardo.
Infatti, è stata respinta una mozione el senatore Giovanni Endrizzi (M5S) che chiedeva “la cancellazione dell’articolo 14 del decreto Imu che prevede il condono per le societa’ concessionarie di slot machines” che “invece di pagare i 98 miliardi di multa, poi ‘scontati’ dalla Corte dei Conti a 2,5 miliardi, i ‘signori dell’azzardo’ grazie al Governo Letta ora dovranno restituire allo Stato solo 611 milioni di euro”.

Sul territorio italiano ci sono 400.000 macchinette e oltre 7.000 punti autorizzati, le scommesse stanno dilagando tra i giovani e distruggendo intere famiglie e caseggiati, le nostre televisioni (inclusa quella di Stato e quelle che godono di forme di sovvenzione pubblica) trasmettono in fascia protetta spot pubblicitari per incentivare le scommesse.

Inutile aspettarsi che il sottosegretario Alberto Giorgietti si dimetta. Inopportuno attendersi che l’UE intervenga con la durezza che conosciamo, se mancano sei miliardi delle scommesse ed un altro tanto per l’IMU e l’IVA incrementale.

Anche da questa vicenda una parte del nostro establishment restituisce ai cittadini un’immagine fortemente compromessa dal persistere della malizia bertoldina, sulla quale la profonda provincia italiota che tira le redini del Paese ‘da sempre’ confida per avvantaggiarsi con pannicelli caldi, mezzucci e confraternite varie.
Porte aperte a chi voglia incassare sulla dipendenza dal gioco altrui o peggio riciclare denaro sporco tramite il gioco d’azzardo, pur di mantenere sprechi e prebende pubbliche destinate ai soliti noti territori dove far arricchire ben precisi potentati sfruttando l’ingegno ed il lavoro di altri italiani, immigrati da regioni dove lo Stato, viceversa, è quasi assente.
Il caso Novara e gli F-35 ne è un modello aggiornato, lo sviluppo economico di Torino, Firenze, Roma, Bologna o Siena ne sono il rendiconto su serie storica 150ennale.

Si attendono reazioni almeno da Otto Rehn, commissario all’Economia UE, e da Papa Francesco, vescovo di Roma, città martire del gioco d’azzardo.

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Vivere nella Crisi

5 Lug

La prima volta che ci dissero che arrivava la Fine del Mondo era agli inizi dei Settanta: crisi petrolifera, domeniche a piedi, benzina razionata, ma dopo un po’ iniziarono a vendere le Fiat 127 agli operai.
Lo chiamarono capitalismo postindustriale, la bacchetta magica, wow!

La seconda fu pochi anni dopo: era il 1977 e fu annunciato che non c’era abbastanza posto per noi, nati nei Cinquanta: li chiamarono sacrifici, ma eravamo noi ragazzi i martiri.
Non loro, oggi come ieri.

Poi, fu la volta del 1982. Arriva Reagan, impera Tatcher e, di nuovo, la crisi incombeva. Stavolta era il Welfare a fare acqua. E così accadde che per stare meglio, ci tolsero quello che serviva per non stare peggio: formazione, politiche per le famiglie, meritocrazia.
Dopo di che incominciammo ad affastellare esistenze ai bordi delle città e le periferie diventarono una giungla d’asfalto.

Dieci anni dopo circa, un’altra mattanza. La colpa, questa volta, era delle Tigri Asiatiche e degli speculatori delle casse rurali USA. In realtà, era caduto il Muro di Berlino e s’era aperto il serraglio del Caos. Il problema si risolse iniziando a mettere all’asta CdA e cariche pubbliche; le mafie e le lobby gradirono e approfittarono.
Finì che i migliori andarono in esilio o si ritirarono progressivamente in buon ordine.

E poi accadde di restar fermi nel pantano per 20 anni con due tizi in TV – uno pelato e l’altro occhialuto – a catalizzare il (pseudo)dibattito economico e politico. Prevalsero i comici e gli imbonitori da talk show: ad ognuno la sua professione, o no?
No. La gente confuse i comici per politici e la politica per una comica: frittata fatta.

Ed oggi si presentano con l’ennesimo Armageddon, un’altra Apocalisse, come se potesse ancora farci paura e come se non sapessimo che a noi ‘nati dopo il 1955’ tocca solo lavorare – se possibile – e pagare le tasse.
La pensione? I giovani? Si vedrà …

Ritornando all’inizio della storia, a quegli Anni Settanta, non resta che chiedersi cosa ci abbiamo guadagnato da tutta questa ‘crescita’ e dalla sopportazione che abbiamo dimostrato. L’aspettativa in vita?

… ma solo a patto che la Sanità funzioni e, soprattutto, che sia una vita che valga la pena di essere vissuta.

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Senatori, deputati, multinazionali, lobbisti

20 Mag

Senatori e deputati a libro paga di multinazionali e lobbisti per cifre che andrebbero dai 1.000 ai 2.500 euro al mese, più qualche ‘fortunato’ che arriva fino a 5.000 mensili di mazzetta. Questa la denuncia di Le Iene, dopo le rivelazioni di un assistente parlamentare, protetto dal segreto.

Pietro Grasso, presidente del Senato e magistrato, esorta: «Chi sa qualcosa sui parlamentari pagati farebbe bene a denunciare questi comportamenti gravissimi». E, in effetti, la denuncia a ‘mezzo stampa’ c’è e qualche magistrato dovrebbe necessariamente aprire un inchiesta d’ufficio.

I ‘cattivi’ sarebbero, sta volta, le lobbies del tabacco e del gioco d’azzardo, che premerebbero per leggi ed emendamenti a loro favorevoli. Nulla di sorprendente, va così in tutto il mondo e spesso sono finanziamenti legali per le campagne elettorali, facilitati da leggi diverse dalla nostra sul finanziamento dei partiti.
Immediate le voci per la rapida approvazione delle norme anticorruzione, ma è la riforma dei finanziamenti ai partiti quel che serve per contrastare la concussione e l’occultamento dei finanziamenti, come è necessaria una nuova visione delle concessioni governative se si vuole risolvere a monte la questione ‘tabacchi, azzardo, accise, demanio marittimo, Equitalia, Caaf’.

Dunque, il punto non sono le eventuali lobbies del tabacco o quelle dell’azzardo – in gran parte estere, si noti bene – dato che il ‘problema’ vero è che se certi nostri parlamentari si dimostrassero ‘permeabili’ per soli 2.000 euro al mese, figuriamoci quali altre ‘lobbies’ possano esserci in grado di promettere ‘premi’ migliori, in soldoni od in carriere per figli e nepoti.

Se si accettano ‘quattro spiccioli’ per sigarette e gioco d’azzardo, quanti altri (denari, favori o ‘immunità’) potrebbero essere ‘graditi’ per tutelare gli interessi della Mafia o della Casta?

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Il vero scandalo MPS

31 Gen

La Banca Monte dei Paschi di Siena nasce nel 1472 come Monte di pietà della Repubblica di Siena, prende l’attuale denominazione nel 1624 e  dall’unità d’Italia la Banca estende la propria attività,  in tutta Italia, principalmente nel suo settore tradizionale, il credito fondiario.

Progressivamente MPS si espande, diventando la terza/quarta banca italiana, e nel 1995, per effetto di innovazioni normative, Monte Paschi di Siena si differenzia in due enti, interconnessi tra loro: la Banca e la Fondazione.

La Fondazione MPS è ente no-profit che ha per scopo statutario le finalità di assistenza e beneficenza, nonché di utilità sociale nei settori dell’istruzione, della ricerca scientifica, della sanità e dell’arte, con particolare riferimento al territorio senese.

Una fondazione che presenta alcune singolarità, dato che detiene il 49% delle azioni della Banca (MPS) e ne è de facto la controllante, mentre l’organo d’indirizzo (Deputazione Generale) è composto da otto membri nominati dal Comune di Siena, cinque dalla Provincia di Siena ed uno a testa tra Regione Toscana, Università ed Arcidiocesi di Siena.

Aspetti che, altrove, avrebbero già fatto la differenza, visto che parliamo di una fondazione che gioca in borsa, ammassando azioni di una banca, il cui direttivo è nominato dagli ‘governi’ locali, che hanno ‘di per se’ finalità istituzionali nei settori della ricerca scientifica, dell’istruzione, dell’arte, della conservazione e valorizzazione dei beni e delle attivita’ culturali e dei beni ambientali, dell’assistenza alle categorie sociali deboli.

Come non pensare che Comune e Provincia di Siena non sostengano il welfare o l’attrattività turistica o la penetrazione sui mercati dei prodotti vinicoli o, ancora, l’occupazione locale sia tramite i canali istituzionali sia tramite la Fondazione MPS, andando a creare un benessere ed un modello locale artificioso, grazie a flussi di denaro e potere di lobbing che derivano non da una forza propria del territorio, ma da attività anche di speculazione finanziaria attuate dalla Banca MPS?

Ancor peggio, se consideriamo che all’organo amministrativo (Deputazione Amministrativa) spetta di deliberare, nell’ambito delle linee generali della politica delle partecipazioni – come ad esempio la definizione generale della linea patrimoniale –  anche riguardo alla Banca Monte Paschi di Siena Spa.
Una banca (MPS) che, intanto, ha incorporato la Banca Agricola Mantovana (BAM) e la Banca del Salento (poi Banca 121) ed  acquistato la Banca Antonveneta, oltre alla diffusa messe di servizi di cassa per tante amministrazioni locali.

Una banca, Monte Paschi di Siena Spa, che, come tante altre banche, offre ad enti e istituzioni dei servizi che andrebbero classificati come ‘ad alto rischio’ sia per le pubbliche amministrazioni, che non dovrebbero contrarre debiti od immobilizzare capitali, sia per la banca stessa, che potrebbe ritrovarsi al lumicino, se arrivano patti di stabilità o spending reviews, sia per cittadini ed investitori, per motivi a tal punto ben evidenti.

Parliamo, infatti, di anticipazione di tesoreria, finanziamenti nelle more di alienazione del patrimonio, mutui opere pubbliche, operatività in strumenti derivati, finanza innovativa, prestiti obbligazionari, risparmio gestito.
E parliamo del potere di salvare qualche giunta scellerata sull’orlo dell’abisso finanziario, di aver peso nelle alienazioni del patrimonio e nello start up di opere pubbliche, di incatenare intere cittadinanze al gravame di rate ventennali che soffocano lo sviluppo, producendo una ricchezza (ed un potere?) destinata a Siena.

Tutto questo ci riporta al punto di inizio: agli otto membri nominati dal Comune di Siena ed ai cinque della Provincia di Siena, dato che sono non pochi i dubbi su una ipotetica politicizzazione della Fondazione e/o della Banca MPS.

Il Fatto Quotidiano scriveva, dieci mesi fa, a proposito del cambio di guardia ai vertici della banca, attuato dalal fondazione controllante: “è una vittoria dalle evidenti conseguenze politiche, quella di Profumo, figura capace di spaccare il Pd locale e di creare una palese frattura all’interno della stessa Fondazione che lo ha scelto per la successione di Giuseppe Mussari contro la volontà del suo stesso numero uno Gabriello Mancini”.
RaiGiornaleRadio (link) teneva a precisare che “sulla mina derivati in cui è incappata Monte dei Paschi di Siena, arrivano le prime reazioni politiche. E su eventuali responsabilità del partito nel caso Mps e le conseguenti dimissioni del presidente Abi, Mussari, risponde il segretario Pd, Bersani: “Nessuna responsabilità del Pd, per l’amor di Dio”.
Liberazione (link) racconta come “il Pd senese, soltanto tra il gennaio 2011 e il febbraio 2012, riceveva da Mussari due assegni per complessivi 200.000 euro (ma secondo i dati ufficiali della camera dei deputati dal 2002 l’importo cresce a 683.500 euro). Il presidente dei banchieri che finanzia il partito più grande della sinistra”.
Il Messaggero (link) riporta che il leader di Rivoluzione civile Antonio Ingroia attacchi «si sente l’odore» di tangenti, Antonio Di Pietro avverta «troppo facile prendersela solo con il Pd» e Mario Monti puntualizzi che «il rapporto fra banche e politica deve ancora essere corretto».

Il Financial Times, infine, scrive di “links between M.P.S. and the Democratic Party”, racconta di “M.P.S. based in Siena, in a part of northern Italy that is a stronghold of the leftist Democratic Party” e che la “murkiness may have thwarted the Democratic Party’s ability to lure fresh voters”.

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Dubbi, sospetti, ipotesi che assumono una connotazione ben più marcata, leggendo su Repubblica che “nel novembre del 2010 il Monte dei Paschi di Siena realizzò una cartolarizzazione di una parte del proprio patrimonio immobiliare e collocò sul mercato titoli per un valore di 1,5 miliardi”.
La, speriamo non famigerata, operazione Chianti Classico, per la quale Banca Monte dei Paschi di Siena smentisce rischi di perdite straordinarie e che è impensabile che sia accaduta senza l’avallo della Fondazione, trattandosi, anche, del territorio affidato dall’antica Repubblica di Siena al Monte (di Pietà) del Banco dei Paschi (ndr. pascoli).

A ventiquattro giorni dalle elezioni, dunque, le ombre del caso-modello Monte Paschi di Siena rendono difficile credere in un Partito Democratico ‘diverso dagli altri’, vista l’ennesima commistione tra politica, aziende, fondi poco chiari, onlus e benessere locale.

Ed il benessere locale porta consenso.
Specie se si tratta di consumi e di status conquistati con guadagni ‘facili’, sottraendo risorse ad altri territori, come abbiamo visto – a favore di Toscana ed Emilia Romagna – nel caso dell’immondizia e delle manifatture campane, dell’olio e del vino pugliese, della frutta e degli ortaggi calabri.

E’ questo il vero scandalo del Monte Paschi di Siena: sul ruolo della politica nelle banche l’Italia ha fin troppi scheletri nell’armadio, dato che la triste storia di MPS si aggiunge a quelle non molto migliori di Credito Italiano e BNL o della miracolata Unicredit.

Quello che è davvero incredibile è che sia accaduto – e che sia ancora legale – che una fondazione, il cui direttivo è nominato dai Consigli di un Comune e di una Provincia, controlli una banca che offre credito finanziario ad altre amministrazioni locali, con la finalità di migliorare la qualità di vita del territorio in cui hanno sede sia la fondazione sia la banca e con l’opportunità di influenzare (od interferire) con la politica e la crescita di altri territori.

Un’inquietante sovrapposizione di interessi. Non è un caso che Oscar Giannino – leader di FARE per Fermare il Declino – commenti lo scandalo del Monte dei paschi: «Il problema è di natura politica e con lo strapotere delle fondazioni nelle banche queste vicende possono ripetersi. Bisogna privatizzarle tutte. Ora non c’è nessun istituto di credito veramente libero da condizionamenti politici».

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Spesa pubblica: due conti in croce

29 Giu

I dati forniti da SIOPE e diffusi mesi fa dall’Unione Province Italiane (link) descrivono la distribuzione della Spesa Pubblica italiana e forniscono – nell’estremo tentativo di salvare gli enti politici provinciali – un quadro alquanto desolante, per quanto relativo alla situazione generale, e fin troppo deludente per quanto inerente l’azione di governo esercitata da Mario Monti ed i suoi prescelti.

Infatti, mettendo in tabella i dati SIOPE-UPI sul 2011 insieme ai dati forniti dal Ministero dell’Interno e dal MIUR – riguardo le proprie spese (2010) – e dalle Regioni e Province – relativamente al numero dei consiglieri – ecco cosa ne viene fuori.

Dati che vanno letti considerando che un consigliere comunale del Comune di Sassari ci costa solo 13.338 Euro all’anno, trasferte e rimborsi inclusi. (leggi anche sui CdA, Lo scandalo degli Enti Strumentali)

Se questo è il costo dei cosiddetti ‘apparati’, ovvero dei consiglieri-parlamentari e dei rispettivi gruppi consiliari, non è che con la sommatoria – incompleta- della spesa pubblica si vada meglio.

Fatti salvi circa 11 miliardi di Euro spesi per il Ministero dell’Interno e palesemente insufficienti, non è chiaro per quali motivi l’Italia abbia una spesa per l’Amministrazione Centrale di quasi 200 miliardi a fronte di una spesa complessiva delle Amministrazioni locali di ‘soli’ 135 miliardi, in cui rientrano strade, porti, reti locali, ambiente eccetera.

Quanto ai due soli servizi (istruzione e sanità) dove Stato e Regioni hanno competenze condivise, i dati raccontano che per la scuola si spende troppo poco, mentre per la salute si spenda troppo e male.

Male non solo per i servizi scarsi o inutili che arrivano ai cittadini, ma soprattutto perchè, se le Regioni spendono tre volte tanto per ASL e ospedali di quanto spendano per tutto il resto, è presto spiegato il disastro italiano.

Infatti, con una sproporzione tale – in termini di volume finanziario e di bisogni dei cittadini da soddisfare – non è improbabile che non pochi consigli regionali siano ‘dominati’ da lobbies afferenti al settore sanitario, come non pochi scandali dimostrano, dalla Regione Puglia agli ospedali cattolici romani o milanesi.

D’altra parte, 116 miliardi di spesa sanitaria annui sono una cifra enorme che richiederebbe ben altro che una spending review, in questi tempi di crisi. Infatti, non saranno i 246.691 infermieri (10 mld di spesa annua?), i 46.510 medici di base ed 7.649 pediatri (altri 5-6 miliardi) coloro che inabissano la spesa del Servizio Sanitario Nazionale.

Dei restanti 100 miliardi va cercata e chiesta ragione ai medici ospedalieri ed ai consigli di amministrazione delle ASL, non ad altri.

Sarebbe interessante sapere anche perchè quei 300 miliardi di previdenza siano congelati nelle casse dello Stato, anzichè diventare denaro circolante, con un sistema di previdenza privata sotto controllo pubblico come in Germania.

Come anche, ritornando alle ‘spese dell’Amministrazione Centrale’ per 182 sonanti miliardi di euro, sarebbe bello sapere in cosa consistano, visto che i beni monumentali languono e le infrastrutture attendono.

Sarebbe importante sapere, anche e soprattutto nell’interesse di Roma Capitale, quanta parte di questi miliardi siano andati a costituire lo strabiliante PIL che per anni fu vanto di Walter Veltroni e delle sue giunte e di cui, da che c’è crisi, non sembra esserci più l’ombra. Ma questa è un’altra storia.

Leggi anche Tutti i numeri delle Province

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Rimborsi ai partiti: l’articolo della vergogna

23 Mag

Alla Camera è stato approvato l’articolo che stabilisce un contributo pubblico di 50 centesimi per ogni per ogni euro ricevuto dai partiti da persone fisiche o enti.

I sì sono stati 410, 100 i no e 111 gli astenuti; la Lega, l’IdV e poco più, come al solito. Il voto è stato ‘turbato’ dalle proteste del deputato radicale Maurizio Turco, che è stato fatto allontanare da Gianfranco Fini, per il poco tempo concesso per l’esame degli emendamenti. 

Ieri era stato approvato l’articolo di legge che ha dimezzato l’entità dei rimborsi elettorali, oggi li “reintegriamo” in modo diseguale tra partiti maggiori e minori.

Infatti, mentre “prima” ogni partito otteneva rimborsi in base ai voti, adesso li otterrà sia in base ai voti sia in base a quanto i suoi finanziatori intendano ‘donare’.

Dunque, un partito con meno voti, ma con un fund rising “importante”, può ottenere più rimborsi di un altro che abbia ampio consenso e non voglia ricorrere più di tanto ai finanziamenti privati.

L’antitesi della democrazia ed il fondamento dell’oligarchia.

Siamo sicuri che una siffatta norma sia compatibile con una Costituzione che, all’articolo 49, prevede che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”?

Concorrere? Con metodo democratico?

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Maurizio Turco

Programma di governo: una montagna di chiacchiere?

14 Mar

Il programma di governo, annunciato da Mario Monti mesi fa e sostenuto da PdL, PD, FLi e UDC, si propone di “riconciliare cittadini ed istituzioni“, non considera i “vincoli europei come imposizioni“,  vuole “rendere meno ingessata l’economia“, riconosce “l’esistenza di una questione meridionale“, “garantirà la natura strutturale della riduzione delle spese dei Ministeri” e “conterrà i costi di funzionamento degli organi elettivi“, che annuncia un “piano di dismissioni e di valorizzazione del patrimonio pubblico“, auspica “merito individuale” per i giovani e “piena inclusione” per le donne, “riduzione del peso delle imposte e dei contributi“, “aumento del coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di infrastrutture“.

Secondo il discorso pronunciato al Senato, a novembre scorso, Il mercato del lavoro è da riformarsi “con il consenso delle parti sociali” e l’età di pensionamento, già a novembre scorso, “superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi“, con un “sistema pensionistico caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio“.

Avete visto voi?

Quelli che seguono sono degli stralci dal discorso di insediamento di Mario Monti al Senato (link testo integrale). Parole pronunciate solo qualche mese fa, promesse che costituirebbero il corrente programma di governo.

“Spero che il mio Governo ed io potremo, nel periodo che ci è messo a disposizione, contribuire in modo rispettoso e con umiltà a riconciliare maggiormente i cittadini e le istituzioni, i cittadini alla politica.
Il Parlamento è il cuore pulsante di ogni politica di Governo, lo snodo decisivo per il rilancio e il riscatto della vita democratica. Al Parlamento vanno riconosciute e rafforzate attraverso l’azione quotidiana di ciascuno di noi dignità, credibilità e autorevolezza.

Non vediamo i vincoli europei come imposizioni.
Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi sul pareggio di bilancio, sulla discesa del rapporto tra debito e PIL. Ma non saremo credibili, neppure nel perseguimento e nel mantenimento di questi obiettivi, se non ricominceremo a crescere.
… provvedimenti rivolti a rendere meno ingessata l’economia, a facilitare la nascita di nuove imprese e poi indurne la crescita, migliorare l’efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne, le due grandi risorse sprecate del nostro Paese.

Maggiore sarà l’equità, più accettabili saranno quei provvedimenti e più ampia sarà la maggioranza che in Parlamento riterrà di poterli sostenere. Equità significa chiedersi quale sia l’effetto delle riforme non solo sulle componenti relativamente forti della società.

Esiste una questione meridionale: infrastrutture, disoccupazione, innovazione, rispetto della legalità. I problemi nel Mezzogiorno vanno affrontati non nella logica del chiedere di più, ma di una razionale modulazione delle risorse.
Ciascun Ministro esporrà alle Commissioni parlamentari competenti le politiche attraverso le quali, nei singoli settori, queste azioni verranno avviate.

Nell’immediato daremo piena attuazione alle manovre varate nel corso dell’estate, completandole attraverso interventi in linea con la lettera di intenti inviata alle autorità europee.
Verrà definito un calendario puntuale per i successivi passi del piano di dismissioni e di valorizzazione del patrimonio pubblico.

Assicurare la piena inclusione delle donne in ogni ambito della vita lavorativa ma anche sociale e civile del Paese è una questione indifferibile.
Dobbiamo porci l’obiettivo di eliminare tutti quei vincoli che oggi impediscono ai giovani di strutturare le proprie potenzialità in base al merito individuale indipendentemente dalla situazione sociale di partenza.
L’Italia ha bisogno di investire sui suoi talenti. Per questo la mobilità è la nostra migliore alleata, mobilità sociale ma anche geografica, non solo all’interno del nostro Paese ma anche e soprattutto nel più ampio orizzonte del mercato del lavoro europeo e globale.

Per garantire la natura strutturale della riduzione delle spese dei Ministeri, decisa con la legge di stabilità, andrà definito rapidamente il programma per la riorganizzazione della spesa, previsto dalla legge 14 settembre 2011, n. 148.
Di fronte ai sacrifici che sono stati e che dovranno essere richiesti ai cittadini sono ineludibili interventi volti a contenere i costi di funzionamento degli organi elettivi. I soggetti che ricoprono cariche elettive, i dirigenti designati politicamente nelle società di diritto privato, finanziate con risorse pubbliche, più in generale quanti rappresentano le istituzioni ad ogni livello politico ed amministrativo, dovranno agire con sobrietà ed attenzione al contenimento dei costi, dando un segnale concreto ed immediato. Per quanto di mia diretta competenza, avvierò immediatamente una spending review del Fondo unico della Presidenza del Consiglio.

Coerentemente con il disegno della delega fiscale e della clausola di salvaguardia che la accompagna, una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull’attività produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà, sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico. Dal lato della spesa, un impulso all’attività economica potrà derivare da un aumento del coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di infrastrutture.

Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro, per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione.

Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Il nostro sistema pensionistico rimane però caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio.”

Nota bene, il programma che non fa menzione di RAI e giustizia.

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