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Scuola italiana: riflessioni per migliorare

30 Ott

static1.squarespace.comPerchè l’Italia è ben declinante nella mappa Ocse sull’istruzione e formazione, cioè quanto è in salute la Scuola italiana? E’ possibile riportarla agli antichi splendori? E come?

1- IL PROBLEMA

Iniziamo a dirci quello che borbottano tutti: l’ignoranza che imperversa in Italia l’hanno prodotta – a partire da molti anni fa – i dirigenti, i docenti, le associazioni di categoria e i media che hanno permesso che di compiti a casa gli alunni ne facessero pochi o nulli oppure che hanno sorvolato sulla ammissione alla classe successiva – per l’impegno – di alunni privi dei prerequisiti risalenti non a uno, ma a tre anni (scolastici) prima, come se l’invecchiare di un anno di conferisse automaticamente le competenze minime per capirci qualcosa in matematica o storia o inglese, per non parlare delle materie di indirizzo.

Un fenomeno che ci ha costretto progressivamente a ridurre in pillole i saperi e ad accontentarci di obiettivi sempre più minimi, per cui … ‘addio eccellenze’. E, dopo più di venti anni, il problema delle effettive competenze diffuse tra la popolazione diventa strutturale. Specie se i migliori tra noi devono scappare all’estero per non ritornare.

tmp6354630000351641612- IL CONTESTO

Poi, c’è l’Era Digitale, che ha stravolto molti dei luoghi comuni dell’Ottocento e del Novecento per le discipline sia scientifiche/tecniche sia storiche/sociali.

All’estero, se la cavano perchè i docenti raramente vanno in pensione dopo i 50/55 anni e perchè gli istituti tecnico-professionali fanno capo, in un modo o nell’altro, ai ministeri e alle confederazioni del settore.
Da noi rischiamo di giocarci la capacità manifatturiera ed industriale o la qualità culturale complessiva del Paese, se continuiamo a mandare in classe docenti, laureatisi prima del balzo in avanti della genetica, dell’elettronica e della logica e … che vorrebbero pur pensionarsi. Senza parlare di chi (staff, dirigenza, uffici o altro ancora) si ritrova a doversi continuamente adattare a sistemi telematici che cambiano e aumentano oppure deve gestire la non semplice introduzione di elementi di common law e di autonomia in una nazione storicamente centralista e statalista.

Abstract-Tree-with-Flower-Patterns3- IL BLOCCO

La docenza e la dirigenza sono comparti che hanno esigenze simili all’industria e alla finanza: periodicamente è necessario un turn over, stante la velocità con cui sviluppiamo tecniche, cresciamo di numero, modifichiamo l’ambiente. Nel mondo, fatta eccezione per India e ‘Terzo’ Mondo, solo il 10-15% dei docenti ha più di 55 anni, dato che l’età media di accesso alla professione è ben sotto i 25 anni e – anche grazie alla varietà di istituzioni e privati esistente – non sono pochi che optano per part time e stare a casa o svolgere anche una professione oppure fare arte, volontariato o ricerca.

4- LA CAUSA

Il problema, dunque, è semplice: altrove un ottimo laureato di 23 anni trova facilmente un lavoro ben pagato ed anche gli stipendi iniziali dei docenti crescono, a 52 anni si ritrovano con 35 anni di contributi ‘decenti’ (ed i figli a loro volta già lavoratori), così o lasciano qualcosa sul tavolo e vanno via per dedicarsi ad altro oppure, avendo stipendi ‘decenti’ (ma anche una struttura oraria dei contratti diversa), entrano in part time e spesso svolgono funzioni di supporto con poca didattica in classe.
Allo stesso modo, i sistemi di reclutamento (cioè i contratti) facilitano l’accesso alla docenza di laureati ex studenti lavoratori o tecnici senior che vogliono lasciare l’industria.

23552126-albero-in-fiore--illustrazione-vettoreSe ripensate ai tanti film ambientati in scuole o college all’estero, sono figure che vi torneranno familiari.
Non dobbiamo tornare ai pensionamenti con 15 anni sei mesi ed un giorno, ma bisogna trovare il modo che i docenti entrino nel circuito scolastico subito dopo la laurea, se ne hanno le capacità, e che possano optare per part time o pensione ridotta a partire dai 50 anni.
Tra l’altro … è una semplice questione di matematica: se oggi le generazioni (padre-figlio, madre-figlia) si alternano ogni 30 anni, è evidente che questo è anche – grosso modo – il ciclo di turn over di un sistema che serve per trasferire conoscenze e competenze da una generazione all’altra.

5- L’OTTICA I cittadini, le persone, conoscono della scuola solo il contesto dell’aula e della classe, avendola frequentata da alunni, e tendono a limitare il tutto a quanto accade in questo ‘cubo con 20 alunni ed un docente’.

Noi sappiamo che una classe è come l’elettrone di un grande atomo in una molecola polimerica in una soluzione racemica o, più semplicemente, come un singolo fiore tra centinaia di migliaia che crescono su uno tra decine di migliaia di rami di un albero che ogni anno semina quattro milioni di frutti: il Sistema Nazionale di Istruzione.

Demata

Legge anti-Amazon: via al caro-libri

26 Set

Dal primo settembre non si possono più effettuare sconti sui libri superiori al 15%.

La soglia potrà arrivare al 20% durante le fiere librarie o per le offerte destinate ad istituzioni. Sono consentite le promozioni speciali, fino al 25%, dagli editori per una durata non superiore al mese.

Amazon, come diretto risultato di questa nuova legge, ha risolto il problema con un supersconto del 40% (fino al 1 settembre …) sugli oltre 235mila libri in italiano presenti nel suo catalogo. Dopo di che, difficilmente il colosso mondiale del libro si avvicinerà con interesse al paese, l’Italia, dove cartiere e stamperie sono quasi considerata come un affare di interesse nazionale.

Esultano librai, grande distribuzione ed alcuni editori, come riporta La Stampa: “È una legge fatta all’unanimità – spiega Paolo Pisanti, presidente dell’Associazione Librai Italiani (Ali), aderente a Confcommercio – e fissa quei limiti che ci permetteranno di competere su un mercato meno aggressivo di quello in cui ci troviamo oggi”. Non solo, “permette agli operatori indipendenti di evitare la concorrenza selvaggia delle massicce campagne di sconto delle grandi catene, dei supermercati e dei siti di vendita online” – aggiunge l’editore Giovanni Laterza.”

Protezionismo? Forse, ma non solo.

Non è un caso che la stessa Aie (Associazione italiana editori) sia disunita, dopo la presa di posizione dell’editore Mario Grimaldi in polemica con il presidente Marco Paolillo, convinto sostenitore della legge.

Infatti, i libri daranno maggiori maggiori ricavi sia per il prezzo bloccato e sia perchè ci arriveranno attraverso i supermercati e le librerie in cui non di rado gli editori hanno una compartecipazione.

I cittadini, viceversa, compreranno sempre meno libri e, comunque, di varietà minore, specialmente se non vivono con una libreria dietro l’angolo di casa.

Quanto ai libri, ne saranno tradotti di meno dalle lingue straniere, dilagheranno quelli di grande consumo, i poco redditizi “grandi classici” saranno sempre pù sommersi da “nuovi autori” dal successo breve.

Più che un’industria culturale, quella del libro in Italia somiglia sempre più alla televisione: intrattenimento e consenso.

Questi sono i risultati, piuttosto prevedibili anche se non auspicabili, della legge Levi, conosciuta anche come “legge anti Amazon” e già a luglio l’Istituto Bruno Leoni aveva presentato al Presidente della Repubblica una petizione, firmata da associazioni ed esperti del settore contro l’introduzione della legge.

Ovviamente, in un paese dove il mercato del libro vale solo 1,5 miliardi di euro l’anno (la metà di quello della sola Nutella), nessuno pensa che docenti e genitori potrebbero educare maggiormente alla lettura i bambini ed i giovani. Oppure che in una penisola zeppa di stazioni televisive, si possa sostenere la lettura (e la cultura) senza ridurre l’enorme fetta pubblicitaria che viene fagocitata dalle televisioni?

Così andando le cose, da circa un mese, abbiamo una legge che di fatto limita l’accesso all’informazione ed all’istruzione, sia come pari opportunità sia come libertà individuale, obbligando l’acquisto dei libri ad un prezzo “uguale per tutti” stabilito all’origine.

Non ci resta che prender atto della necessaria ovvietà di tutta questa storia: che, in Italia, il paese di Berlusconi e Di Benedetti, il valore di un libro è predeterminato sulla copertina dall’editore e non risponde alle logiche di libero mercato.

Incredibile, ma vero.

originale postato su demata