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Salvini, il ministero, il gender e la Chiesa che si aggiorna

3 Ott

Fa notizia che durante questa campagna elettorale non siano stati veicolati i “valori non negoziabili”, al centro degli appelli dei vescovi che venivano rivolti a candidati e neoeletti quando (1991-2007) il presidente della Cei, Conferenza episcopale italiana, era Camillo Ruini.
Neanche da quella Destra attenta alla quella che si ritiene essere tradizione cattolica.

“Principi non negoziabili” era un’espressione introdotta nel 2002 dalla Congregazione per la dottrina della fede durante la presidenza di Benedetto XVI, riferendosi alla promozione della vita umana dal suo concepimento fino alla fine naturale, alla tutela della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, all’educazione dei figli.

Questi “valori non negoziabili” o “diritti non negoziabili” erano la soglia morale che non poteva essere oltrepassata da nessuna “organizzazione civile” (cioè partito), perchè “il compromesso si trasforma in male comune ogni qual volta comporti accordi lesivi della natura dell’uomo”.

Ma, sta di fatto che la tradizione cattolica latina era un po’ diversa da quella concepita dal pontefice germanico. Infatti, da 700 anni il 2 febbraio di ogni anno  si svolge la processione degli uomini “che vivono e sentono come donne” in pellegrinaggio al santuario della Madonna di Montevergine (AV), che secondo la leggenda, nel 1256, aveva salvato due giovani omosessuali che, in seguito allo scandalo provocato dalla loro relazione, erano stati legati a un albero e abbandonati a morire di stenti sulla montagna.
In realtà la “Juta dei femminielli” è una tradizione antica di molti secoli prima di Cristo quando i Coribanti – i preti eunuchi di Cibele – festeggiavano la Candelora, arrampicandosi fino alla sommità del Monte Partenio. Tradizione mantenutasi in quasi due millenni di Cristianesimo, purché rivolta ad una Madonna anzichè ad una dea, ambedue ‘Grandi Madri’ e protettrici della Vita.

Infatti, come osservava papa Bergoglio già nel 2014, “i valori sono valori e basta, non posso dire che tra le dita di una mano ve ne sia una meno utile di un’altra. Per questo non capisco in che senso vi possono essere valori negoziabili. Quello che dovevo dire, l’ho scritto nell’Esortazione Evangelii Gaudium”.

E cosa diceva la prima enciclica di Francesco?
Che la Chiesa sia aperta a tutti e che tutti devono poter partecipare, in particolare per i Sacramenti.
Ad esempio, ricordare che tutti i fedeli sono ‘peccatori’, se «l’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli.» 

Secondo il Papa (e non è poco), se nessuno è perfetto, perché dovrebbero esserlo ‘di per se’ gli omosessuali, i divorziati e le coppie di fatto … a prescindere, se la loro vita si alterna tra ‘peccato’ e ‘fede rinnovata’ come per gran parte dei comuni mortali?

Peccato e fede rinnovata: una questione che va affrontata con cautela pastorale, come teneva a precisare Francesco, perché … riguarda anche chi desidera cosa d’altri cioè serve non Dio, ma ‘Mammona’ … chi corre dietro a donna d’altri ma non al proprio stesso sesso … chi abusa di alcol e magari non di cannabis … chi si batte per “la famiglia” ma non ha tempo per i figli … chi vede il difetto degli altri e non il proprio disastro.

In altre parole, non dimentichiamo che il Ministero degli Interni è preposto ai diritti civili, inclusi omosessuali, coppie di fatto, ricongiunzioni, adozioni eccetera e non ha “valori non negoziabili”, se non quelli costituzionali, specialmente se 20 anni dopo la loro formulazione quelli cattolici non hanno trovato seguito nel Diritto Canonico e l’attuale Pontefice tiene a precisare «non ho mai compreso l’espressione». (link)

Libertà, onestà, integrità, operosità sono valori per caso ‘più negoziabili’ della ‘castità’ e della ‘fedeltà’?

Demata

La resa dei conti: il PD preferisce Conte a Draghi, che oggi è sostenuto da FdI

28 Set

Se il PD + Verdi SI corrono dietro a Giuseppe Conte, c’è Giorgia Meloni che si tiene stretto Mario Draghi.
Vediamo come è andata.

Sul fronte sinistro del Parlamento, come se non bastasse la fuga di elettori dopo due anni di governo PD-M5S, “ora tutti i candidati al congresso Pd rivogliono Conte”, questo il titolo dell’Huffington di ieri, “Movimento Una Stella, le ragioni di Conte superstar”, quello di oggi.
Intanto, dal Fatto Quotidiano, emerge la bizzarra ipotesi che “i candidati di Calenda sono stati decisivi per consegnare il seggio alla destra: il centrosinistra avrebbe 13 eletti in più”, come se i voti della base populista (post-comunista) non siano sottratti dai Cinque Stelle da ormai quasi 10 anni.
E senza considerare che chi ha votato Azione-IV poteva aggiungersi alla fila degli astenuti, pur di non votare Cinque Stelle.

Dunque, in piena crisi di identità pur di dare sempre “la colpa ad altri”, il PD passa dalla schizofrenia tra “lotta” e “governo” alla psicosi in cerca di un “uomo forte”. E come andrà a finire, comunque, non sarà una bella storia.
Di sicuro, vanno in cavalleria tutte le promesse fatte dal PD riguardo Resilienza e Resistenza del Sistema Italia.

Intanto, sul fronte opposto, la Lega ben pensa di ritornare al suo obiettivo storico, le Autonomie, o meglio la’ Autonomia legislativa e fiscale , rimasta del tutto accantonata per un’intera legislatura, ‘grazie’ dallo statalismo centralista di Giuseppe Conte e al ‘veto’ del PD romano di Nicola Zingaretti, e necessaria quanto carente per il PNRR di Mario Draghi.

E, a parte i numeri che permetterebbero di riformare la Costituzione senza il PD e/o i Cinque Stelle – è prevedibile che le poco velate accuse di ‘voto di scambio‘ – menzionate da Giuseppe Conte in conferenza stampa a Montecitorio, rispondendo a una domanda del direttore di Agenzia Vista – porteranno il Parlamento a volere una attenta revisione del Reddito di cittadinanza e delle altre forme di sussidio, che del resto l’Inps ha già iniziato a predisporre da qualche mese, in funzione degli anziani e dei disabili piuttosto che per chi abile al lavoro.

E se il tracciato prefissato da Mario Draghi sembra salvo almeno nelle linee generali, Libero Quotidiano ieri riportava: “dentro Fratelli d’Italia si parla di quattro ipotesi: segretario generale della Nato, presidente della Commissione europea, presidente del Consiglio europeo. E, attenzione, mediatore tra Ucraina e Russia. La figura dell’inviato speciale sulla crisi ucraina, riporta La Stampa, potrebbe essere proposta dalla stessa Giorgia Meloni. Nato, Commissione e Consiglio Ue sono invece nomine che si giocheranno alla scadenza dei mandati attuali tra 2023 e 2024. “

A quanto pare, c’è chi si accontenta di Conte, sostenendo Draghi senza convinzione, e c’è chi osteggiava Draghi, perchè voleva e vuole una spinta maggiore.

Demata

Elezioni 2022: i perdenti

27 Set

Nel 2013, ben 292 iscritti al PD arrivarono al livello apicale della carriera politica, venendo eletti alla Camera; nel 2018 c’erano riusciti solo in 107 ed oggi si sono ridotti ad 80.

Nel 2013, erano 108 gli iscritti al M5S che arrivarono al livello apicale della carriera politica, venendo eletti alla Camera; nel 2018 erano addirittura 225 ed oggi si sono ridotti a 51.

Nel 2013, solo 18 iscritti della Lega arrivarono al livello apicale della carriera politica, venendo eletti alla Camera; nel 2018 erano diventati 123 ed oggi si sono ridotti ad 80.

Dunque, c’è poco da dire, se nei fatti accade che i “direttivi” di questi tre partiti si ritrovino dimezzati o peggio ancora nel giro di una o due consultazioni elettorali.

Nel caso del PD è evidente che la ‘rottamazione’ non ha avuto seguito: chi voleva rinnovamento oggi è fuori dal partito che a sua volta è prigioniero di logiche stataliste, consociative e redistributive, se la ‘roccaforte’ della sinistra è nelle scuole, nei sindacati, nelle redazioni e nel III settore.

Nel caso dei Cinque Stelle, è eclatante come il movimento fondato da Grillo & Casaleggio abbia preso un’altra strada e si sia affidato ad un uomo solo al comando, Giuseppe Conte, preferendo l’aborrita strada dell’assistenzialismo clientelare a quella (sognata) delle riforme e dell’innovazione.

Arrivati alla Lega, l’esplosione dei consensi per Fratelli d’Italia dimostra che la vera entità del fenomeno mediatico Salvini, che ha dimostrato una leadership monotòna (i migranti), eccessiva (la sicurezza) e miope (prima Di Maio + Conte, poi contro Draghi, puntualmente con Putin).

Ma annunciando diritto su diritto si allunga solo e a dismisura la fila degli astanti, assemblando la democrazia on line dal webmaster si perviene inevitabilmente all’uomo solo al comando, sbraitando nel cortile di casa si finisce prima o poi relegati tra quattro mura.

E chissà quante centinaia e migliaia di ex giovani oggi 50enni in questi ultimi 10 anni hanno ‘investito’ tempo e salute in una carriera politica che non arriverà mai. Se la Politica è comunicazione e marketing, andrebbero risarciti.

Demata

Elezioni 2022, vincono gli astenuti, Letta tiene, Salvini crolla, Meloni trionfa. Cosa cambia?

26 Set

Alle elezioni per il rinnovo del Parlamento ha votato il 63,91% degli aventi diritto, cioè circa 30 milioni di elettori per la Camera e poco più di 27 per il Senato.
Il 36% degli italiani (uno su tre) non si è riconosciuto nei partiti e nei candidati proposti.
Congratulazioni a Giorgia Meloni, ma l’Italia ha innanzitutto scelto il dissenso (e starà a lei riconquistarla).

Rispetto alle elezioni del 2018, il dato grezzo mostra che la coalizione Dem / Verdi SI / +Europa è riuscita a mantenere il proprio elettorato (che ha risposto prontamente all’appello ‘antifascista’, as usual) o, comunque, a riassorbirne le perdite.
Fatto sta che nel 2013 – con Bersani e Renzi, opponendosi ai Cinque Stelle e senza “allerta antifascista” – di voti il PD ne aveva presi quasi 3 milioni in più.

Andando ai risultati di coalizione, sorgono diversi quesiti:

  • il Campo Largo immaginato da Zingaretti e Conte avrebbe potuto superare il Centrodestra? Probabilmente no: Conte vince correndo da solo
  • preferire il centro di Azione IV (lasciando Verdi SI alla coalizione a Cinque Stelle) avrebbe aiutato il PD nell’attrarre il voto moderato e dell’Italia che produce?
    Certamente si: i risultati di oggi dimostrano che un’alleanza PD Azione IV raccoglie più voti
  • la responsabilità della debacle della Lega è tutta di Matteo Salvini?
    Probabilmente si: è lui che fece e lasciò il governo con l’allora sconosciuto (ed oggi potente) Giuseppe Conte ed è con lui che ha staccato la spina al governo Draghi

In altre parole:

all’appello manca un 10% di elettori rispetto alle medie storiche e certamente non sono quelli che da sempre votano ‘a destra’ o ‘a sinistra’; è venuto meno il centro moderato e produttivo

Giorgia Meloni ha conquistato il Parlamento, adesso deve conquistare gli italiani, specialmente quel 10% che si è astenuto, ma “conta” nelle imprese e negli uffici

il Centrosinistra ‘storico’ (PD e alleati) regge ma più di tanto non va con le sue priorità ‘sociali’ e ‘redistributive’, a meno di non cascare nel populismo come ai tempi del PCI

il dimezzamento dei voti per la Lega e per i Cinque Stelle dimostrano che un conto sono i Social, un altro i Media e un altro conto ancora sono le piazze quando poi si va alle urne

l’esito del voto capitolino (dove il Campo Largo ‘piace’) e quello (inverso e negativo) delle ‘province meridionali e insulari’ (con Napoli a capintesta) impone una seria riflessione politica nazionale ed internazionale

dulcis in fundo, a quel 10% ‘produttivo’ che si è astenuto il governo Draghi piaceva (magari non troppo, ma andava), come era stato per quelli tutt’altro che populisti di Monti, Renzi, Prodi e – prima ancora – Craxi e Spadolini; un’Italia rimasta senza un partito da oltre 20 anni?


Chiunque che sarà a capo della Res Publica italiana dovrà scegliere se correre dietro al Popolo ‘populista’ o lasciar lavorare i Liberti ‘professionali’ oppure lasciar arricchire i Senatori monopolisti e ‘sovranisti’.
Come al solito a Roma dal 2.700 a.C.

A.G.

Le priorità elettorali dei partiti a confronto in 5 slide

13 Set

Sky ha annunciato per domani una serie di interviste con Calenda, Conte, Letta, Meloni, Salvini e … probabilmente quasi nessuno andrà a verificare se quel che viene detto corrisponde a quel che i programmi promettono e fanno fede.

Infatti, dalle interviste su media e social, si potrebbe pensare che i Cinque Stelle siano il partito del “Reddito” (minimo o di cittadinanza che sia), ma il loro programma a stento lo menziona come non menziona affatto l’assistenza/previdenza, mentre – sorprendentemente – è Azione-IV a nominarlo più volte.
A dircelo è la conta dei termini usati in proporzione alla diversa lunghezza dei programmi elettorali.

Oppure potremmo credere che la Sanità e la Salute siano una priorità, ma poi a ben vedere solo Cinque Stelle e Fratelli d’Italia guardano anche al ‘contraltare’ cioè invalidi e disabilità.

Come anche per ‘lavoro e occupazione’ a cui sembra dar gran conto il PD, ma purchè sia Terziario, a vedere l’importanza data ad Industria e Commercio.

Fino agli anziani, che non interessano a nessuno eccetto un po’ ad Azione/IV e le donne di gran lunga scavalcate dai ‘giovani’ e talvolta anche dagli “stranieri”.

O constatare che alla parola “sicurezza” non corrisponde con la “lotta alla mafia”, eccetto che per il PD. Eccetera eccetera.

A.G.

Più debiti? Più voti. Forse

13 Lug

Morale della favola: il Partito del “NO a Draghi” sta ottenendo un ulteriore indebitamento dell’Italia senza il Partito del “SI a Draghi” sia riuscito a convincere i Capibastone regionali a collaborare per attingere al PNRR.

Questo è il risultato, se Salvini indebolisce il Governo con la scusa dello Ius Scholae e della Cannabis, sperando di recuperare consensi a Destra.
Lo stesso accade, se Meloni esalta le III medie, che porta voti ma non soluzioni, dato che per attingere al PNRR e per risollevare l’Italia serve formazione tecnica superiore.

E figuriamoci poi se c’è Landini che sbraita contro le diseguaglianze e non chiede investimenti ma ancora più Debito pubblico, cioè quello che crea povertà.

Fino a Conte con i Cinque Stelle che lottano per la sopravvivenza, visto che sotto la sua leadership sono passati da oltre il 30% dei voti a meno del 10%, tenuto conto dell’esodo di Di Maio.

Ma questo è il risultato che arriva, se prima Zingaretti e poi Letta si illudono di avere un alleato nei Cinque Stelle, piuttosto che una mina vagante. E se il Centrodestra continua a raccattare il voto di protesta ma non quello ‘moderato’, cioè di governo. O, comunque, se le elezioni si vincono per opposta fazione anziché santa ragione.

I Media e i Social dovrebbero fare la differenza ed aiutarci a cooperare per il bene dell’Italia, ma … loro campano di pubblicità e lo share arriva da chi litiga, mica da chi ha qualcos’altro da fare.

Quanto ai Capibastone, cioè la scarsa voglia di cambiare per attingere al PNRR, non c’è nulla da fare.
Grazie del Partito del NO e pure quello del SI, ma anche grazie a Social e Media, le Regioni (certe regioni specialmente) sono inadempienti per Sanità, Diritto allo Studio e Infrastrutture, rigettando le proprie incapacità progettuali /gestionali sui ‘tagli’ attuati dai Governi.

Meglio i debiti, se portano consenso o no?

Demata

Ius Scholae e la Lega: ma quali ricadute sulle scuole?

10 Lug

Tra i 1.500 emendamenti della Lega allo Ius Scholae si chiede a dei ragazzini di 18 anni non solo il massimo dei voti all’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, ma anche di conoscere le principali festività regionali, gli usi e costumi italiani “dagli antichi romani a oggi”, il valore del presepe nel nostro Paese, le sagre tipiche italiane, le ricorrenze del calendario, i prodotti tipici della gastronomia italiana, la musica popolare italiana, le ricorrenze del calendario eccetera.

Ma era solo ieri quando la Lega chiamava Roma “ladrona”, dava del “terrone” chi non mangia la polenta, rivendicava la non italianità della “padania” eccetera.

Ed è l’Italia di oggi quella che spesso ha solo non ha un diploma superiore e se ce l’ha è con il minimo dei voti, come è quella che conosce solo i cantanti di Sanremo, mangia catering o street food, vive di movida e non va alle sagre, mette raramente piede in un museo e … non sa che dal 1948 l’11 dicembre ricorre la Giornata dei Diritti Umani.

Lo stesso italiano medio che allo stadio come sui social è sempre contro qualche altra fazione, ma che la grammatica l’ha un po’ trascurata, di Storia conosce qualche aneddoto e neanche sa come nacquero la Lira e l’Euro.

Naturalmente, la Lega non si rende conto che tutto quel che pretende dai minorenni con genitore straniero ricadrebbe nei programmi scolastici, come diritto all’istruzione insomma e … i diritti sono di tutti, non solo degli stranieri.

E se certi emendamenti della Lega fossero legittimi e appropriati, dopo aver cambiato parte dei programmi scolastici, gli esami di ‘educazione civica’ e/o ‘curricolo locale’ andrebbero a riguardare anche agli italiani.

In sintesi, sagre, cantanti e piatti tipici diventerebbero prima o poi materia di studio per tutti, come … tenta di fare la Lega in Lombardia e Veneto da quando il Ministero istituì il Curricolo Locale.
Chissà se i sindacati degli insegnanti se ne sono accorti … e comunque vedremo cosa ne pensano.

Insomma, l’opposizione allo Ius Scholae finirebbe in una salsa agrodolce, se non fosse per i nostri media – ormai ipnotizzati dal marketing – che non ci informano né dell’accanimento contro tanti alunni meritevoli né della cultura degli italiani al lumicino.
Neanche con lo Ius Scholae in prima pagina l’italiano medio viene informato dell’effettiva posta in ballo sulla Scuola, cioè dell’ultradecennale ed irrisolto confronto tra le autonomie locali e la libertà di insegnamento dei docenti. E dei corrispettivi caotici ritardi regionali per tante risorse del diritto allo studio … a cui sopperisce proprio lo Stato, però accusato di ‘tagli’.

Demata

Posti letto e Omicron endemico: i numeri

5 Lug

Due giorni fa i ricoverati per Covid erano quasi 6.100 senza contare le terapie intensive: nello stesso giorno nel 2021 i ricoverati erano 2066, cioè erano un terzo, e nel 2020 erano 1305, quasi un quinto rispetto ad oggi. Dunque, è evidente un certo rischio che con l’autunno vadano a saturarsi di nuovo gli ospedali e che i servizi pubblici e privati risentiranno della diffusione dei contagi.

E per capire se e come questi posti letto ci sono / saranno, c’è da partire dal 1991, quando erano ancora sul nascere le RSA, istituite con la legge 67/88 e il DPCM 22.12.89, che poi andranno ad assorbire una discreta quantità di posti letto, precedentemente di ‘lungo degenza’ o di ‘medicina sociale’.

Nel 1991, (fonte Orizzonte Sanità) la Germania riunificata garantiva oltre 10 posti letto ogni 1.000 abitanti, la Francia meno di 6 e l’Italia circa 7, cioè c’erano quasi 400.000 posti letto.

TrueNumbers

Arrivati al 2012 (fonte Istat – Sanità e Salute 2015), i posti letto nelle strutture per l’assistenza residenziale erano 224.000, mentre negli istituti di cura del Ssn ci sono 199 mila posti letto. Cioè in lieve aumento complessivo.

Dal 2017 sono “circa 193 mila i posti letto in regime ordinario, con un trend in diminuzione rispetto agli anni precedenti”, ma nelle RSA i posti letto erano diventati 295.473, di cui la maggior parte (233.874) per anziani non autosufficienti (fonte Istat). In totale, nel 2017 il PL erano complessivamente quasi 500mila: rispetto al 1991 era il 20% in più, anche se differenziati in base alle differenti cure necessarie alle diverse età della vita.

Ma non bastano.

Non i posti letto ospedalieri ‘ordinari, forse, ma di sicuro quelli residenziali che vanno a sovraccaricare quelli ordinari se non sono sufficienti nel numero e nelle risorse.

Infatti, in Italia i posti letto nelle strutture residenziali ogni 100 anziani over 65 sono 1,9 contro i 5,4 in Germania, 5 in Francia, 4,6 in Austria e 4,4 nel Regno Unito. In Olanda e Svezia addirittura il 7,6 e il 7,1; la media europea è del 4,72 posti letto in RSA ogni 100 anziani over65. (fonte OECD, Health at Glance 2019)

Se l’Italia avviasse immediatamente un adeguamento alla media europea, passando da meno di 2 posti letto per anziano a quasi 5, nel 2025 serviranno ben 651.275 posti letto e quasi il triplo degli operatori. (fonte Osservatorio Settoriale sulle RSA)

Una carenza abissale inevitabile dopo la soppressione delle Mutue dei lavoratori (art. 38 Costituzione) avvenuta alla fine degli Anni ’70, che – viceversa – sono sopravvissute nelle altre nazioni proseguendo la tutela ‘sindacale’ della salute, che sia residenziale o domiciliare. Inutile dire che anche nell’assistenza domiciliare (incluso il medico di base) l’Italia non brilla con un mero 12% dei residenti che ne fruisce, mentre in Europa la media è al 20% con la Germania al 30% e la Francia al 50%.

Naturalmente, se almeno il doppio degli anziani potrebbe essere assistito in una RSA ed forse il triplo potrebbe avere il geriatra a domicilio, è conseguente che – a parte i costi e il disagio causati dalla dispersione – in caso di necessità anche differibili tutte queste persone vadano a gravare sugli accessi e poi sui posti letto ‘ordinari’ degli ospedali.

E – a proposito di posti letto, di residenze e di cure domiciliari – è arrivato il Covid con l’intenzione di … rimanere. Un Covid che il 7 aprile 2020 aveva fagocitato il 17% dei posti letto ‘ordinari’ (oltre alle RSA in stallo e le intensive al limite) e il 26 novembre 2020 aveva superato il 20%.

Poi, il lockdown, i comportamenti responsabili e – infine – il vaccino hanno riportato la situazione ai limiti della normalità, ma per oltre un anno i ‘soliti’ malati cronici o rari o acuti si sono trovati in serie difficoltà per accedere alle ‘solite’ unità, centri e pronti soccorsi. Arrivati ad oggi, il lockdown è finalmente finito, ma i comportamenti ritornano disattenti, mentre scopriamo che i vaccini faticano a controllare le varianti Omicron che a loro volta possono reinfettare la stessa persona.

Oggi, anche se le terapie intensive non sono sovraffollate, accade che il 30 giugno scorso avevamo tre volte i ricoveri per Covid del 2021 e cinque volte quelli del 2020.

E se – nonostante i lockdown – il 30 gennaio del 2021 e del 2022 i posti letto occupati da ammalati di Covid erano circa 22.000, quanti saranno alla stessa data del 2023 senza almeno ritornare a comportamenti più attenti e responsabili, in attesa del rinnovo vaccinale?

Come fare – comunque anche senza calamità naturali – a garantire i posti letto che servono ma anche le cure ambulatoriali che mancano, se devono rivolgersi al Sistema Sanitario ‘ordinario’ anche quei milioni di anziani italiani che in Europa avrebbero un’assistenza residenziale o geriatrica domiciliare, con più efficacia e maggiore efficienza cioè più soddisfazione e una certa economia?

E quali prospettive non solo per gli ‘anziani’ ma per oltre la metà della popolazione ormai over50enne, cioè con discrete probabilità di essere già affetta da una o due patologie croniche (fonte Istat-Inps)?

A.G.

Elezioni comunali 2022: il Centrosinistra non c’è più?

13 Giu

La debacle del Centrosinistra sembra essere certificata già dagli Exit Polls, che mostrano divari evidenti in tutte i maggiori comuni.

Se il voto delle comunali nelle aree metropolitane (Roma, Torino, Napoli, Milano) era stato condizionato dai NoVaX + Forza Nuova a favore del conglomerato PD+M5S+CGIL+Onlus, l’Italia di provincia va a votare in un clima completamente diverso, cioè ben consapevole dei danni causati dal Governo Conte-Zingaretti.

L’Italia di provincia, quella che produce anche per chi in città non lavora e chiede sussidi, quella che aspetta sveglia che i figli tornino dalla movida che alimenta il business delle città, quella che vuole vivere nel decoro e senza tutto quel crimine – ben organizzato – che ormai degrada le città.

Un Italia che rabbrividisce ogni volta che il Centrosinistra spende la sua lacrimuccia per il diseredato di turno, per sostenere … l’associazione o l’ente che – poi – se ne prenderà più o meno cura.

L’Italia degli italiani che ben hanno compreso il rischio di restar tagliati fuori dal Digital Divide e temono che per l’ennesima volta si spenda e spanda per ‘progetti’ senza lasciare infrastrutture, visto cosa hanno già combinato nelle città metropolitane, creando un esercito di poveri e di gaudenti.

A.G.

Superbonus facile: i responsabili politici

15 Feb

Erano i tempi del governo Conte quando venne stanziato il superbonus per ben 18 miliardi fino alla fine del 2022, favorendo una truffa «tra le più grandi che la Repubblica abbia mai visto», perchè « si è voluto costruire un sistema che prevede pochi controlli». 

A dirlo non è un uomo qualunque, ma quel Mario Draghi che per decenni ha firmato i bilanci della Banca d’Italia e della Banca Centrale Europea: non un’opinione personale o un parere tecnico, ma un verdetto: “chi tuona sul Superbonus è chi ha scritto la legge e ha permesso di fare lavori senza controlli. Oggi il bonus rallenta per i sequestri e le frodi”.

Del resto, quel che è avvenuto è particolarmente grave: truffe per 4,4 miliardi, sequestro preventivo di 2,3 miliardi di crediti ceduti (e per 1,5 miliardi già incassati), Poste italiane e Cdp, che hanno sospeso le piattaforme di acquisto dei crediti.

Ma chi è stato il responsabile politico?


Il Superbonus fa capo al Decreto Bilancio (D.L. 19/05/2020, nr. 34) firmato “SU PROPOSTA del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell’economia e delle finanze”, cioè il leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, e il sindaco PD di Roma Capitale, Roberto Gualtieri, ed il Guardasigilli era il Ministro della Giustizia, il grillino Alfonso Bonafede.

Il motivo per cui quel Consiglio dei Ministri incluse quel Superbonus nel Decreto Bilancio fu “la straordinaria necessità ed urgenza di stabilire misure in materia sanitaria, di sostegno alle imprese, al lavoro ed all’economia, in materia di politiche sociali nonché misure finanziarie, fiscali e di sostegno a diversi settori in connessione all’emergenza epidemiologica da Covid-19”.

Un anno dopo, il Governatore della Regione Lazio e leader del PD, Nicola Zingaretti, scriveva (link) che “sul superbonus si sta andando avanti e bene. Può essere una svolta vera” e che “è molto importante che il governo proroghi fino al 2023 uno strumento rivoluzionario”.
Ed era maggio 2021 quando al convegno del Consiglio Nazionale Ingegneri:

  • Enrico Letta si spendeva per l’estensione del Superbonus (link)  “E’ un impegno che ci prendiamo in modo significativo, è un bene per la ripartenza, è una misura fra le piu’ importanti. “E’ una questione di buon senso e di amore per il Paese”
  • Giuseppe Conte, non più premiere e non accora leader del M5S, assicurava che “la misura del Superbonus 110% ora viene studiata anche da altri paesi europei. Il M5S si farà garante della sua estensione fino al 2023. No a battute di arresto” 
  • Alberto Bagnai (Lega) si lagnava che “la complicazione delle procedure del Superbonus 110% è uno strumento inconsapevole di austerità”.

Ma non mancava qualche voce critica, come l’intervento alla Camera del 20 gennaio 2021 di Luca Squeri (deputato Forza Italia e dirigente Confcommercio), che sottolineava come “abbiamo un piano che manca di coerenza, disperde risorse importanti nella giungla degli incentivi e dei superbonus, fa finta di accontentare tutti ma non è altro che l’ennesima occasione mancata”.

“Però così lasciamo languire altri settori, più strategici per l’Italia”, mentre “dobbiamo sostenere le nostre filiere industriali”, come precisa oggi il vice-leader della Lega e Ministro delle Infrastrutture, Giancarlo Giorgetti. (link) “Stiamo drogando l’edilizia, un settore in cui l’offerta di imprese e manodopera è limitata”, mentre “ci sono da affrontare la rivoluzione digitale ed energetica, e lo choc dell’automotive che deve affrontare il passaggio all’elettrico. E invece diamo soldi ai miliardari per ristrutturare le loro quinte case delle vacanze. Ride tutto il mondo”.
E aggiunge che il Parlamento (cioè anche la Lega) ha “allargato troppo le maglie” dopo che “il governo aveva cercato di limitarlo in legge di Bilancio”.

In effetti – nonostante le inchieste stavano facendo emergere un sistema di truffe per miliardi – il 22 dicembre 2022, la Camera dei Deputati approvava una serie di emendamenti al Bilancio:

  • estensione del superbonus per mini-condomini e villini presentato (link) dai deputati dei Cinque Stelle e PD on. Sut , Benamati, Moretto, Bersani, Nardi, Deiana, Pezzopane, Fregolent, Muroni, Rotta, Pastorino, Alemanno, Berardini, Carabetta, Chiazzese, Giarrizzo, Masi, Papiro, Paxia, Perconti, Scanu, Vallascas, Mor, Serracchiani , Fassino, Sensi, Pagano, Fragomeli, Piccoli, Quartapelle, Viscomi, Incerti, Carnevali, Borghi, Gribaudo, Bonomo, Manca, Soverini, Zardini, Braga, Berlinghieri, Bruno, Buratti, Cantini, Cantone, Cenni, Ciampi, Critelli, De Giorgi, De Menech, Frailis, Losacco, Madia, Miceli, Navarra, Pellicani, Prestipino, Romano, Rossi, Sani, Topo, Zan, Del Barba, De Maria , Spadoni, Gagnarli, Gallinella, Adelizzi, Buompane, Donno, Flati, Gallo, Gubitosa, Lorenzoni, Lovecchio, Manzo, Misiti Carmelo, Raduzzi, Sodano, Torto, Trizzino, Berti, Sarti, De Carlo, Romaniello, Olgiati, Cancelleri, Caso Andrea, Giuliodori, Scerra, Grimaldi, Maniero, Martinciglio, Migliorino, Ruocco, Troiano, Maglione, Zanichelli, Ascari, Saitta, Grippa, Dori, Terzoni, Serritella, Alaimo, Galizia, Barbuto, Villani
  • cessione del credito e sconto in fattura per tutti fino al 2025 – presentato (link) dai deputati della Lega on. Comaroli, Garavaglia, Bellachioma, Borghi, Cattoi , Cestari , Frassini, Gava, Paternoster e (link) di Forza Italia on. Mandelli, Squeri , Occhiuto, Prestigiacomo, Cannizzaro, D’Attis, Pella, Russo, Giacomoni
  • estensione dei benefici fiscali fino al 2024 – presentato (link) dai deputati della Lega on. Frassini, Garavaglia , Bellachioma, Borghi, Cattoi, Cestari, Comaroli, Gava, Paternoster, Guidesi, Piastra, Ribolla, Di Muro, Fogliani, Covolo, Patelli, Fiorini, Maggioni, Andreuzza, Murelli, Cecchetti, Cavandoli, Tombolato, Lucentini , Gusmeroli
  • agevolazioni per asseverazioni e visto di conformità (link) – presentato dai deputati di Forza Italia on. Mazzetti, Gelmini, Occhiuto , Prestigiacomo, Pella, Cortelazzo, Rosso, Ruffino, Fontana, Tartaglione, Cappellacci, Ripani.

Emendamenti che si sono aggiunti al testo già emendato in Commissione, proposti e votati dai partiti di governo eccetto Italia Viva e Fratelli d’Italia (che non è nel Governo).

Ma … da dove si prenderanno i soldi secondo gli emendamenti di PD, Cinque Stelle, Lega e Forza Italia?
Una bella fetta dovrebbe arrivare (secondo loro) dalle imposte derivanti da servizi digitali, da innanlzare al 15%. Eh già …

Se questo è quel che passa nella testa di chi fa politica … è ben chiaro a tutti perchè Mario Draghi deve restare a capo del Governo, rinunciando (per ora) al settennato?

Demata