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Clima: ecco il “Sommario IPCC per chi fa opinione politica”

7 Dic

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) è il comitato scientifico  mondiale che ha lo scopo di studiare il riscaldamento globale fin dal 1988, dopo la fusione di due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale ed il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.

Due mesi fa, l’IPCC ha pubblicato il “Rapporto Speciale sul Riscaldamento Globale di 1,5°C”, allertando che i modelli climatici prevedono forti differenze nel clima regionale se supereremo un incremento di 1,5 ° C  rispetto ai livelli preindustriali, cioè la situazione attuale.

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Gli scienziati sanno bene quali danni possono causare le carenze culturali di gran parte del ceto politico mondiale, nazionale o locale, che quasi mai arriva da studi e professioni tecnico-scientifici, e il Rapporto IPCC contiene un apposito “Sommario per chi fa opinione politica”, che – si spera – entrerà nel ‘programma’ di candidati e di amministratori o – al peggio – sarà di grande utilità al Popolo per individuare tra 15-20 anni i personaggi e i partiti – gli “Eletti” – che ci avranno portato al disastro.

Andiamo a tradurre questo Sommario IPCC e vediamo di cosa si tratta e di come – in sintesi – coinvolge l’Italia:

  1. alta pressione atmosferica, aumento delle temperature, forti precipitazioni in diverse regioni e siccità in altre. Il costo stimato da Coldiretti – solo per l’Italia e solo per l’agricoltura – è di oltre 14 miliardi di euro negli ultimi dieci anni tra perdite produttive, danni a strutture e infrastrutture, con la produzione ridottasi al 60% dei raccolti nel caso dell’olio;figura-1
  2. innalzamento medio del livello medio del mare, che viene misurato dai satelliti ed è stato di 7 centimetri in 25 anni, tra il 1993 e il 2018, ma negli ultimi cinque anni è accelerato da 3,2 millimetri l’anno a 4,8 millimetri. Il fenomeno non è omogeneo, varia da costa a costa, ma l’’Ecuador ha già perso più del 10% della sua area con un totale di quasi 28.500 chilometri quadrati, il Vietnam e la Bulgaria hanno perso rispettivamente il 4,74% e l’1,87% della loro terra. Alle Eolie le spiaggie stanno già sparendo e entro due generazioni Venezia subirà un aumento del livello medio del mare di circa 85 centimetri, Lipari di circa 1,30 metri e le Cinque Terre di circa 60 centimetri;
  3. impatti sulla biodiversità e sugli ecosistemi, con il 6% degli insetti, l’8% delle piante e il 4% dei vertebrati che avrà la metà dello spazio attuale di sopravvivenza, a parte gli incendi boschivi e la diffusione di specie invasive, di cui in Italia siamo già afflitti. E se oggi circa il 2-7% dell’area terrestre globale ha già subito una trasformazione degli ecosistemi con un incremento di riscaldamento globale di un altro mezzo grado centigrado, il territorio trasformato (o devastato) dal Clima sarà il 8-20%. Basti ricordare che tra il mese di maggio e il 26 luglio 2017 in Italia sono andati in fumo 72.039 ettari di superfici boschive e che, tra l’infestazione da Xilella e l’effetto di alcune gelate, la produzione d’olio pugliese è stata dimezzata con perdite nazionali per circa 1 miliardo di euro;
  4. gli aumenti dell’acidità e la diminuzione dei livelli di ossigeno nei mari comporterà la perdita di risorse costiere e riduzione della produttività della pesca e dell’acquacoltura, in seguito a impatti sulla fisiologia, sopravvivenza, habitat, riproduzione, incidenza della malattia e rischio di specie invasive. Il rischio di perdita irreversibile di molti ecosistemi marini e costieri aumenta con il riscaldamento globale, con una perdita/riduzione del pescato globale di circa 1,5 ad oltre 3 milioni di tonnellate. I dati del Rapporto OCEAN2012 confermano che gli stock ittici del Mediterraneo sono sfruttati a livelli insostenibili, specialmente nel Tirreno centrale e meridionale, nell’Adriatico meridionale e nello Ionio, dove – per evitare il disastro ambientale – bisogna ridurre in media la pesca del 45-51 per cento, con punte del 90 per cento per la pesca del nasello in alcune aree;figura-2 
  5. i rischi legati al clima per la salute, i mezzi di sussistenza, la sicurezza alimentare, l’approvvigionamento idrico, la sicurezza umana e la crescita economica aumenteranno, colpendo alcune popolazioni indigene e le comunità locali dipendenti dai mezzi di sussistenza agricoli o costieri, ma anche  le popolazioni svantaggiate e vulnerabili. Limitando il riscaldamento globale a 1,5 ° C, rispetto ai 2 ° C previsti, potrebbe ridurre il numero di persone esposte suscettibili alla povertà fino a diverse centinaia di milioni entro il 2050

  6. qualsiasi aumento del riscaldamento globale inciderà sulla salute umana, con conseguenze per la morbilità e la mortalità legate al calore e per la mortalità legata all’ozono. Le aree urbane amplificheranno l’impatto delle ondate di calore. Si prevede aumenteranno anche i rischi derivanti da alcune malattie trasmesse da vettori, come la malaria e la febbre dengue, compresi potenziali cambiamenti nel loro intervallo geografico, come sappiamo in Italia dove nel 2013 abbiamo avuto circa 147 casi di dengue, dopo l’invasione della zanzara tigre;
  7. la percentuale della popolazione mondiale esposta a stress idrico sarà anche del 50%, sebbene vi sia una considerevole variabilità tra regioni del mondo. La Eu Water Conference 2018, tenutasi a Vienna il 20 e il 21 settembre, ha confermato che in Europa soltanto il 40% delle risorse idriche naturali è in buona salute e gli obiettivi fissati per il 2015 sono stati mancati. I Paesi membri – spiega Martina Mlinaric, senior policy officer dell’European policy office del Wwf – invece di raddoppiare i loro sforzi, cercano una via d’uscita dagli impegni presi, rischiando di mancare anche l’obiettivo del 2027: garantire buone condizioni ecologiche ai bacini idrici e quantità sufficienti di acqua per le esigenze delle persone e dell’ambiente.Nonostante i miglioramenti raggiunti, come la gestione integrata dell’acqua e la prevenzione delle inondazioni, in Europa permangono problemi strutturali, legati . L’Italia è nel mirino della Commissione europea, con un processo di infrazione e varie istruttorie per i ritardi nella gestione delle acque reflue inquinate, per l’eccessiva estrazione di risorse idriche e per le modifiche ambientali dannose per i fiumi e i laghi;climate-change-threatens-embed
  8. sono già previste riduzioni nette delle rese di mais, riso, grano e potenzialmente di altre colture di cereali, in particolare nell’Africa sub-sahariana, nel Sud-Est asiatico e nel Centro e Sud America, e nella qualità nutrizionale dipendente dalla CO2 di riso e grano. Le riduzioni nella disponibilità di cibo nel Sahel, nell’Africa meridionale, nel Mediterraneo, nell’Europa centrale e nell’Amazzonia sarannomaggiori con un incremento di 2 ° C rispetto a 1,5 ° C del riscaldamento globale. Anche l’allevamento di bestiame verrà influenzato dai cambiamenti nella qualità dei mangimi, della diffusione delle malattie e della disponibilità di risorse idriche. Nel 2021 l’Unione europea applicherà la nuova “Politica Agricola Comune” (PAC) per l’assegnazione di sussidi e incentivi agli agricoltori e allevatori europei, andando a tagliare i sussidi agli allevamenti intensivi (le attività zootecniche sono la causa di circa il 20% di tutte le emissioni di gas serra) ed a sostenere le aziende agricole che producono con metodi ecologici;
  9. i rischi per una crescita economica globale aggregata  come le esigenze/spese di adattamento al Cambiamento Climatico saranno inferiori evitando di superare un riscaldamento globale di 1,5 ° C, con un’ampia gamma di opzioni di adattamento per ridurre i rischi che nei settori energetico, alimentare e idrico potrebbero sovrapporsi, creando nuovi ed esacerbanti rischi, esposizioni e vulnerabilità.  Nel caso dell’Italia è possibile stimare costi per l’economia nazionale compresi tra 20 e 30 miliardi di euro entro il 2030 o maggiori, se non avvieremo il ripristino degli ecosistemi evitandone la degradazione e la deforestazione, gestione della biodiversità, acquacoltura sostenibile, difesa costiera e indurimento, irrigazione efficiente, reti di sicurezza sociale, gestione del rischio di catastrofi, diffusione del rischio e condivisione e adattamento basato sulla comunità, infrastrutture verdi per le aree urbane con uso e pianificazione sostenibile del territorio e gestione sostenibile delle risorse idriche.

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Detto questo, resta solo da chiedersi da che parte stare, visto che lo sforamento del 1,5° C è previsto per il 2030 e che la Terra sta andando verso una situazione poco reversibile con non solo il Clima, ma anche l’Umanità fuori controllo.

In altre parole, parliamo di  miliardi di euro che non entreranno nei bilanci delle aziende, nelle tasche dei cittadini, nelle tasse degli stati  e quegli altri che dovremo spendere almeno per contenere i danni e quelli che sarebbero da trovare per evitare il disastro.

Intanto, in Europa ci ritroviamo la Francia con i Gilet Gialli che hanno bloccato il piano energetico ‘ecocompatibile’ di Macron, mentre già nel 2016 Parigi ha sforato del 3,6% gli obiettivi sulle emissioni di gas a effetto serra.
L’Italia è nei parametri, ma entro dieci anni dovrà ridurre le emissioni di gas serra  di una quantità pari a circa 50 Mt di CO2 equivalente annui, cioè alla metà delle emissioni dal trasporto stradale.

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La Lega Ambiente – ad ottobre, mentre veniva pubblicato il Rapporto IPCC – ha chiesto al Governo Conte di inserire nella Legge di Bilancio – i provvedimenti utili a:

  1. garantire incentivi per le diagnosi sismiche e energetiche di edifici e scuole in modo da completare l’anagrafe scolastica ed intervenire sulla sicurezza delle strutture ed infrastrutture,
  2. incentivare gli investimenti per rendere più moderne e sostenibili le città, per riqualificare gli edifici da un punto di vista sismico e energetico, per rilanciare le fonti rinnovabili e le produzioni certificate di qualità e da filiere territoriali,
  3. rivedere i canoni per le attività estrattive, il prelievo di acqua minerale e le concessioni balneari, cancellando i sussidi alle fonti fossili, incomprensibili in un Paese impegnato nella lotta ai cambiamenti climatici,
  4. riformare la fiscalità, spostando il peso della tassazione dal lavoro al consumo di risorse ambientali, in pratica tanto inquini tanto paghi, e intervenire sull’IVA (attualmente articolata tra il 4 e il 22%) per differenziare i diversi beni in modo da premiare l’innovazione ambientale e la coesione sociale e territoriale, il Made in Italy di qualità.

Purtroppo, la Politica italiana non sembra essersi accorta nè del Cambiamento Climatico, nè dei danni e delle spese, nè delle possibili soluzioni. Ma non siamo più negli Anni 60-70, quando problemi e soluzioni erano rimandabili ai posteri, la generazione al potere oggi avrà al massimo 60 anni quando il “Popolo” toccherà con mano cosa c’era da fare oggi.

I tempi sono corti, mezzo grado centigrado in più causerà una escalation disastrosa.

I Politici della ‘nuova generazione’ possono fare due cose: continuare così inseguendo il consenso momentaneo dei ‘like’ dei ‘seguaci’ (trad. followers) oppure iniziare a valutare cosa ne penserà di loro il Popolo tutto già solo tra 10-15 anni.

In parole povere, dal 5 ottobre 2018, qualunque candidato, amministratore, governante od oppositore che non metta in agenda le priorità ambientali … sa che sta facendo promesse che non potrà mantenere a lungo e proponendo cose che non possono avverarsi.

Ormai non è più solo una questione ‘ecologica’, bensì di energia, acqua, cibo, coesione, sicurezza e risorse finanziarie.

Demata

L’Italia nel fango (tossico) di Gomorra e non solo

4 Nov

Il fango che sta sommergendo l’Italia e le sue istituzioni, ad opera di chi dovrebbe servirle, inizia ad essere intollerabile.

A partire da chi l’Italia vorrebbe riformarla, il Partito Democratico.
Gianni Cuperlo da giorni ha lanciato un appello agli altri candidati, a Epifani, alla commissione di garanzia: “cambiamo le regole in corsa. Fermiamo il tesseramento il prima possibile, entro pochi giorni. Non è un modo per comprimere la partecipazione perché le primarie saranno aperte, ma per dire stop alla degenerazione”.
E che degenerazione ci sia e ci sia stata lo dimostra la replica del deputato renziano David Ermini: “Fatemi capire: Cuperlo candida Crisafulli, lo fa eleggere e poi finge di scandalizzarsi? Prima fanno casino poi si scoprono verginelle”.
Intanto, Il segretario regionale pugliese Sergio Blasi, in una lettera a garanti e candidati, descrive una situazione surreale con “dibattiti congressuali tenuti di fronte a pochi iscritti, seguiti da votazioni a cui partecipano file di decine e decine di tesserandi in gran parte sconosciuti alla militanza e tutto sotto la regia di locali mercenari della politica” (fonte La Repubblica).

E di chi vorrebbe rottamarla, come Beppe Grillo.
Basti prendere nota dei silenzi del Movimento Cinque Stelle sul disastro ambientale campano, sulla riforma del catasto, sulla malasanità, sulle spese per ‘cultura e diritto allo studio’ di regioni, province e comuni, sull’INPS e le pensioni, su Cassa Depositi e Prestiti ed il grande Capitale italiano, eccetera eccetera.

Un movimento, il Cinque Stelle, che non riesce ad evolversi dal ‘marketing di base’ del blog grillino, non riesce ad aggregare un ‘qualcuno’ che sappia di politica finanziaria o internazionale, non ha potuto o voluto raccogliere adesioni e suggerimenti dalla blogosfera e dalla Rete, dei tanti che già prima del suo arrivo combattevano la loro battaglia per il rinnovamento del Paese.

Foto ANSA

Fino al ministro Cancellieri, che ha ammesso – al procuratore aggiunto Vittorio Nessi durante l’interrogatorio del 22 agosto – che: “si è trattato di un intervento umanitario assolutamente doveroso in considerazione del rischio connesso con la detenzione”, di avere ricevuto la telefonata di Antonino Ligresti in cui questi le rappresentava preoccupazione per lo stato di salute della nipote Giulia che, pare, “rifiutasse il cibo in carcere” e ha ammesso anche di aver “sensibilizzato i due vice capi del Dap, perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati”.
Intanto, proprio da una conversazione di Giulia Ligresti intercettata dalla Guardia di Finanza (fonte TGcom24), emergono dettagli su Pier Giorgo Peluso, figlio proprio del ministro Cancellieri: “E’ entrato da noi un anno fa come direttore generale, è uscito ieri e in consiglio gli hanno deliberato la buona uscita di cinque milioni e mezzo, capito?”

Foto da Paesesera

E, dulcis in fundo, vengono desecretate le dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, rese ben 20 anni fa agli inquirenti, e scopriamo che lo Stato e il Parlamento italiani hanno lasciato avvelenare oltre 300 chilometri quadrati (Terra dei Fuochi: FATE PRESTO), non solo Campania, ma anche Basso Lazio e Molise.

Incredibile ma vero, l’audizione del pentito secretata fu presieduta proprio dal fondatore della Lega per l’Ambiente e delle Liste Verdi, Massimo Scalia, professore di Fisica Matematica al Dipartimento di Matematica dell’Università La Sapienza di Roma, il cui nome è legato alle battaglie contro il nucleare e per le energie sostenibili.

Da Grillo e Matteo Renzi, passando per la sinistra radicale e i moderati centristi, sembrerebbe quasi che l’idea imperante sia quella di arrivare al potere e ‘poi vedremo’, come se gli italiani avessero ancora voglia di firmare assegni in bianco.

Quanto al caso di un ministro della Giustizia che conversa amabilmente con indagati e congiunti di detenuti a loro volta ex ‘datori di lavoro’ di suo figlio … siamo senza parole.

E come non parlare di questione sovranazionale se uno Stato ha abbandonato milioni di cittadini nelle mani della mafia casalese, lasciando che il disastro ambientale prolificasse e che tutto restasse sotto silenzio, mentre addirittura il leader degli ambientalisti manteneva il segreto.
E come non chiedersi per quali oscure logiche e superficialità Roma e i suoi Parlamenti abbiano sempre trascurato fatti gravissimi che accadevano alle porte dell’Urbe.

La questione ‘rapporti tra istituzioni e mafie’ in Italia dovrebbe essere al centro del dibattito, visti i decenni e i costi che serviranno per risanare territori e società. Oppure, in alternativa, Grillo e Renzi dovrebbero spiegarci come intendono ‘liberarsi’ del Meridione.

Ma, forse, non è solo fango quello che sta sommergendo l’Italia.
Forse, è mero oblio.

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Senatori, deputati, multinazionali, lobbisti

20 Mag

Senatori e deputati a libro paga di multinazionali e lobbisti per cifre che andrebbero dai 1.000 ai 2.500 euro al mese, più qualche ‘fortunato’ che arriva fino a 5.000 mensili di mazzetta. Questa la denuncia di Le Iene, dopo le rivelazioni di un assistente parlamentare, protetto dal segreto.

Pietro Grasso, presidente del Senato e magistrato, esorta: «Chi sa qualcosa sui parlamentari pagati farebbe bene a denunciare questi comportamenti gravissimi». E, in effetti, la denuncia a ‘mezzo stampa’ c’è e qualche magistrato dovrebbe necessariamente aprire un inchiesta d’ufficio.

I ‘cattivi’ sarebbero, sta volta, le lobbies del tabacco e del gioco d’azzardo, che premerebbero per leggi ed emendamenti a loro favorevoli. Nulla di sorprendente, va così in tutto il mondo e spesso sono finanziamenti legali per le campagne elettorali, facilitati da leggi diverse dalla nostra sul finanziamento dei partiti.
Immediate le voci per la rapida approvazione delle norme anticorruzione, ma è la riforma dei finanziamenti ai partiti quel che serve per contrastare la concussione e l’occultamento dei finanziamenti, come è necessaria una nuova visione delle concessioni governative se si vuole risolvere a monte la questione ‘tabacchi, azzardo, accise, demanio marittimo, Equitalia, Caaf’.

Dunque, il punto non sono le eventuali lobbies del tabacco o quelle dell’azzardo – in gran parte estere, si noti bene – dato che il ‘problema’ vero è che se certi nostri parlamentari si dimostrassero ‘permeabili’ per soli 2.000 euro al mese, figuriamoci quali altre ‘lobbies’ possano esserci in grado di promettere ‘premi’ migliori, in soldoni od in carriere per figli e nepoti.

Se si accettano ‘quattro spiccioli’ per sigarette e gioco d’azzardo, quanti altri (denari, favori o ‘immunità’) potrebbero essere ‘graditi’ per tutelare gli interessi della Mafia o della Casta?

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Governo Letta: il PD guarda già alle elezioni

16 Mag

Il debito pubblico italiano a marzo ha raggiunto la quota record di 2.034,725 miliardi di euro, dopo i 2.022,7 miliardi raggiunti a gennaio 2013 e, nel 2012, si è avuta una riduzione del 27,5% rispetto al 2011 per i volumi di compravendite delle case (scese a 448.364 transazioni) per un totale di circa 46,4 milioni di metri quadri (-25,4% sul 2011), con una superficie media di circa 104 mq.

Il mercato dell’auto è è al 37 esimo crollo mensile (secondo il Centro Studi Promotor), a fronte di 116.209 immatricolazioni di aprile contro una media mesnsile di 185.086 auto vendute nell’aprile 2009. Intanto, serve oltre un miliardo di ore di cassa integrazione, con mezzo milione di lavoratori a zero ore equivalenti, principalmente nel centro Italia, in Veneto ed in Lombardia.

Intanto di Meridione non se ne parla, anche se lì i disoccupati non cassaintegrati sono a bizeffe, alle scuole si promette ‘stop a tagli’, come se si possa far funzionare un istituto superiore con 15.000 euro annui e basta, nessun allarme per i crediti delle aziende che eccedono ampiamente le disponibilità di Cassa Depositi e Prestiti, niente in programma per i nati dal 1950 al 1960 finiti nel limbo delle pensioni di Elsa Fornero, che la CGIL ritiene intoccabili.

Il PIL ha perso un altro percentuale e si fa spallucce, qui da noi, ‘che tanto già lo si sapeva’, dimenticando che è bastato solo un click, quello dell’annuncio ufficiale, per avviare tutta una serie di ricomputi, di cui ci annunceranno – solo tra qualche giorno, con calma – le ricadute sul peso degli interessi, sui conti UE, sulla perdita di qualche mercato.

In attesa del test elettorale di Roma Capitale, che servirà per ‘pesare’ i giochi interni del Partito Democratico, il governo Letta se la prende comoda, aspettando speranzoso la ripresa economica – che altrove c’è – e potersi attribuire ipotetici risultati e disastrosi benefici.
Peccato che a crescere siano gli USA e il Giappone. La Francia è in recessione, la Germania raccoglie un +0,1%, cioè nulla, mentre è ferma al palo, che c’è da attendere che sia rieletta, in autunno, Angela Merkel, accusata (all’estero ma non in patria) di eccessivo rigore finanziario e di vistoso germano-centrismo.

I nostri media non ‘strillano’ disgrazie a quattro venti, i mercati non scalpitano, il denaro ha raggiunto un tasso di sconto ridicolo, l’euro non vacilla.

E così andando le cose, il nostro Parlamento non trova meglio che occuparsi del decreto intercettazioni e si legge di IMU e CGI approvati, mentre è evidente che non c’è copertura finanziaria, se INPS, INPDAP e Cassa Depositi e Prestiti stanno come stanno e la Corte dei Conti suona l’allarme da mesi e mesi.

Intanto, in televisione si dibatte di sondaggi elettorali, di leggi per l’appunto elettorali, di candidati premier del centrosinistra per le elezioni …

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Marino e il babbuino: tutta la storia

6 Mag
Il ‘buon’ Ignazio Marino, che parla ai giardinetti con la gente ed accarezza cani, potrebbe diventare, a pochi giorni dalle elezioni romane, un ‘asettico’ scienziato, a causa della vivisezione di un babbuino da lui praticata anni addietro.
Un micidiale tallone d’Achille per il candidato sindaco del Partito Democratico – voluto dalle segreterie ed osannato nelle primarie  – che tocca il ventre di una città ‘indifferente a tutto’, ma che insorge se si maltrattano gli animali. Vivisezione che, anche per chi non fosse ambientalista, ricordiamoche è condannata da tutte le religioni, come in generale per tanti esperimenti sulle ‘creature del Signore’.
Al di là delle violente – e biasimabili – proteste degli animalisti, la vivisezione su scimmie praticata da Marino molti anni fa ebbe motivazioni e risultati discutibili, come racconta l’articolo dello stesso Ignazio Marino, su L’Espresso dell’11 maggio 2012, (link) che ribadiva come “Chi è contrario all’uso degli animali da laboratorio va rispettato, ma c’è davvero qualcuno che ritiene possibile testare gli effetti di un farmaco, come un’eruzione cutanea, l’insufficienza epatica o le allucinazioni, su una cellula in provetta? Oppure la proposta è quella di sperimentare le sostanze direttamente sugli uomini e sui bambini?
Secondo l’Eurispes, l’86 per cento degli italiani è contrario alla sperimentazione animale eppure solo il 3 per cento si dichiara vegetariano. La coerenza scarseggia. Oltre a smettere di mangiare carne di animali allevati per finire in padella e a non indossare scarpe di pelle, coloro che chiedono di chiudere gli allevamenti, come nel recente episodio di Green Hill vicino a Brescia, sono pronti a rinunciare anche alle medicine testate sugli animali, sino ad accettare il sacrificio della propria vita o quella dei propri figli, per una leucemia o una polmonite?
In realtà, come denunciano gli antivivisezionisti, solo il 27,5%  degli animali è usato nella ricerca e sviluppo di farmaci, mentre in UE la percentuale è del31%, più un altro 15,4% usato nei test obbligatori per legge specifici per i farmaci (dato in media UE),  piuttosto c’è un 44% degli animali che muore per ricerca di base, quasi il 9% nei test tossicità per la produzione e il controllo di qualità in campo medico e odontoiatrico, il 4,2% per la diagnosi di malattie, didattica e “altro”.

Inoltre, per la “ricerca di base” e della “ricerca e sviluppo” di farmaci non vi e’ obbligo di legge che costringa a usare animali nei test e non si tratta di ‘quattro gatti’, visto che gli animalisti denunciano che “ogni anno nel mondo vengono torturati e uccisi più di 150 milioni di animali, nei 600 laboratori italiani quasi 900’000”. Ridurre del 12% il ‘consumo’ come fatto dalla Germnia nel 2005, significa la vita per circa 100.000 animali nel solo territorio italiano.  Dei circa 10.000 primati usati per esperimenti, in quell’anno nell’UE a 15 membri, oggi ne sarebbero vivi oltre mille.

La differenza c’è.
Il senatore Marino, nel suo articolo, difende una certa ‘ricerca scientifica’ che “alcuni vorrebbero affossare con un articolo della legge Comunitaria in discussione al Senato che, tra le altre cose, vieta in Italia l’allevamento di animali destinati alle sperimentazioni. Con quali conseguenze?
Innanzitutto se questa legge venisse approvata a Roma sarebbe bocciata a Bruxelles perché in contrasto con la direttiva europea. In secondo luogo le aziende farmaceutiche, come gli istituti di ricerca pubblici, dovrebbero trasferire i laboratori all’estero, con inevitabili ricadute sull’occupazione e sulla nostra economia, oppure importare gli animali da altri Paesi“.

In realtà,il testo di legge licenziato dalla Camera cui fa riferimento Marino, contiene un comma – proprio quello che recitava di “vietare l’allevamento di primati, cani e gatti destinati alla sperimentazione su tutto il territorio nazionale” – che è stato approvato il 1 febbraio 2012 dalla Camera non da alcuni affossatori della scienza, bensì con ben 380 voti a favore, 20 no e 54 astenuti. In quello stesso giorno, in un convegno nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, Carla Rocchi, Presidente dell’ENPA, sottolineò che il testo inviato al Senato va a “vietare gli esperimenti che non prevedono anestesia o analgesia, qualora provochino dolore all’animale”.

La norma, nell’accogliere le direttive UE, garantisce “l’implementazione di metodi alternativi all’uso di animali a fini scientifici, destinando all’uopo congrui finanziamenti”, la formazione di personale esperto nella sostituzione degli animali con metodi in vitro tramite corsi specifici e di approfondimento senza nuovi oneri a carico della finanza pubblica, la presenza di “un esperto di metodi alternativi e un biostatico all’interno di ogni organismo preposto al benessere degli animali e nel Comitato nazionale per la protezione degli animali usati a fini scientifici”.
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Una questione innazitutto etica e, mentre Ignazio Marino ritiene che in Italia si possa proseguire con l’allevamento di animali destinati alle sperimentazioni, Tonio Borg, commissario europeo ad interim per la Salute e le Politiche dei consumatori, si è espresso con fermezza contro un’ulteriore posticipazione del’obbligo di prodotti cosmetici “Cruelty Free”, perché “se non vi è obbligata, l’industria non farà gli sforzi necessari per sviluppare i metodi sostitutivi che permettono di sostituire gli ultimi tre test di tossicità sugli animali tuttora autorizzati“.
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Ma non solo, dato che lo stesso Ignazio Marino fa riferimento al caso mediatico internazionale della Green Hill, un’azienda situata a Montichiari (Brescia) che alleva cani (beagles) da destinarsi ad esperimenti scientifici, coinvolta in inchieste e scandali dopo continue e pressanti manifestazioni di animalisti ed ambientalisti.

Significativo e riassuntivo della vicenda e di cosa accadesse ai cani, è il comunicato della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente: “la nuova linea seguita dalla procura va avanti su questo binario: la soppressione non necessaria di parecchi beagle a Green Hill conferma il sospetto che i cuccioli nell’allevamento non fossero destinati solo alla sperimentazione farmacologica, ma che molti di loro diventassero cavie anche per l’industria cosmetica. E, dopo i controlli sulla documentazione e i primi esami medici, emergerebbe che i cani non perfetti, cioè non corrispondenti agli standard richiesti, venivano eliminati con un’iniezione letale. Molti beagle, come hanno scoperto gli inquirenti, sono stati soppressi per problemi di dermatite. E proprio questa malattia lascia supporre che Green Hill facesse anche test cosmetici.

Un caso mondiale, ormai, visto che il caso Green Hill è diventato la bandiera della Giornata mondiale contro la vivisezione.
Un’attività definita dall’On. Brambilla a Matrix, il 4 Aprile scorso, come ‘non in regola con le nostre coscienze’, ma, a quanto pare, a posto con quella del senatore Ignazio Marino, che non dovrebbe, però, dimenticare che l’Unione Europea, attraverso un Regolamento risalente all’11 marzo 2009 (EC n.1223), ha messo al bando i prodotti cosmetici con ingredienti o combinazioni di ingredienti testati su animali. L’Italia era, come prevedibile, inadempiente fino a pochi giorni fa, nonostante un precedente regolamento del 2004 che già proibiva di testare su animali prodotti cosmetici finiti. “Il divieto definitivo imposto nell’Unione Europea – dichiara Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente – segnerà una pagina importante a livello mondiale per il superamento dei tanti, troppi, e spesso inutili esperimenti fatti sulla pelle degli animali“.
Cosmetici, tanti test per cosmetici, più tanti altri per ‘ricerca di base’, ‘test tossicologici’, ‘didattica’ – non  leucemia, polmonite, eruzione cutanea, insufficienza epatica, allucinazioni – per i quali, come raccomandano le direttive europee, tanti test sono ampiamente ed efficacemente sostituibili senza sofferenze e morte per tanti animali,  .
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Ritornando alla storia del babbuino ‘ucciso’ dal mite Ignazio, la vera questione di oggi è quella della Green Hill ed i suoi beagle, e della candidatura a sindaco di una città che ama e difende gli animali ed in particolare i cani. Il ventre di Roma non può altro che borbottare, specie se l’impressione è che ci si nasconda dietro un dito, cosa del tutto vietata a qualunque Primo Cittadino.
Infatti, non è in ballo il sacrosanto diritto/dovere alla ricerca scientifica o farmacologica, ma l’uso di migliaia di cani per le ‘esigenze’ dell’industria cosmetica e la sincerità di un ‘afflato umano’ – quello di Ignazio Marino e del suo Partito Democratico – che gli elettori (pro o contro o ìndifferenti che siano) sentono sempre più mancare.
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La questione, però, straborda dall’ambito politico, se si tiene conto che la sperimentazione di cui parla con orgoglio Ignazio Marino era anche ‘sull’uomo’ – il fegato espiantato alla scimmia era destinanto ad un paziente epatico – e girovagando per la Rete è possibile leggere questo articolo di di forte critica etica e medica sul  Riformista Torinese (link)
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Valutare la fondatezza dei rilievi è questione medica, ma l’articolo a firma di Roberta De Antonio appare credibile, quando menziona professore Bruno Fedi, medico primario anatomopatologo, “che gli ricorda (ndr. a Ignazio Marino), in una lettera del 24.05.2012, che già nel 1967 il Direttore della Patologia Chirurgica dell’Università Di Roma, Paride Stefanini, aveva effettuato un trapianto di rene da babbuino ad uomo e aggiunge: Risultato disastroso: paziente morto. Conclusione: Ignazio Marino ci racconta, con orgoglio, di aver ucciso un babbuino, nel 1992, 15 anni dopo l’intervento di Stefanini, senza tener conto dei numerosi risultati infausti, precedenti. Fu un tentativo di salvare la vita ad un uomo, usando un organo incompatibile, sapendo che era incompatibile, ma sperando che, con enormi dosi di farmaci immunosoppressori, venisse tollerato dal ricevente.
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Nella lettera del noto medico e professore universitario – pubblicata integralmente da UNA Cremona (link) – si può anche leggere che:Nell’ambiente dell’università, si criticava pesantemente lo Stefanini, per avere effettuato un intervento che non poteva riuscire: tutti lo sapevano, ma Stefanini aveva voluto tentare. Qualcuno disse che era stato un omicidio, benevolmente tollerato dalle leggi. 
Oggi, Ignazio Marino ci racconta, con orgoglio, di avere ucciso un babbuino, nel 1992, 15 anni dopo l’intervento di Stefanini, senza tener conto dei numerosi risultati infausti, precedenti. Quello descritto da Marino è un caso tipico di sperimentazione sull’uomo (perché, negli animali, si sanno i risultati, ma gli stessi sperimentatori sanno che non sono predittivi). La descrizione di Marino è proprio il caso di un uomo, usato come cavia, anzi, come cavia pagante, perché si sapeva che i risultati negli altri animali non erano stati favorevoli e che, in senso generale, non sono predittivi, dunque si è sperimentato sull’unico animale predittivo per l’uomo: l’uomo stesso.
Questo esperimento, questo tipo di esperimenti, rivelano anche una metodica, una mentalità. Marino procede per “tentativi ed errori”, metodo che i vivisettori hanno tante volte sostenuto giusto. Marino sapeva che la cosa che tentava, non poteva riuscire, ma ci ha provato.”
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Indecifrabili -forse- questioni mediche che lasciamo volentieri -forse- agli stessi medici.
Piuttosto, come si traduca nell’ottica del paziente ed a cosa sia servito il sacrificio del babbuino è, ahimé, semplice, visto che basta leggere qualche statistica, che ci racconta come quasi un trapiantato di fegato su cinque muoia entro tre anni dall’intervento ancora oggi, più o meno come tot anni fa. Un’aspettativa in vita, una reazione immunitaria, che è sempre la stessa da dieci anni, come altre statistiche dimostrano.
SRTR Program Reports – July 2010
In caso di dubbio su cosa sia significato l’esperimento ‘umano’ – se si ha stomaco forte – è possibile anche leggere la cruda pubblicazione scientifica “Baboon-to-human liver transplantation”  che Marino ed altri pubblicarono su Lancet (link).
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Anche se è stato rilasciato dalla terapia intensiva dopo un mese, (ndr. il paziente) ha sviluppato diverse infezioni, che hanno reso necessaria la terapia con anticorpi nefrotossici. La più invalidante di queste è stata mixata da Citomegalovirus, Candida, Esofagite e Duodenite, che sono stati sospettati essere la causa di ricorrenti emorragie gastrointestinali dal giorno 27esimo al 39simo e che hanno richiesto 14 unità di sangue trasfuso (ndr. circa sette litri, praticamente come se avvesse perso tutto il sangue e servisse un ricambio totale).
E’ stato coltivato dal sangue lo Staphylococcus aureus (ndr. provoca infezioni suppurative acute) … Enterococcus faecalis (ndr. provoca infezioni del tratto urinario, endocarditi e sepsi) … Aspergillus (ndr. infezione tracheale).
Altre complicazioni, incluse insufficienza renale e dipendenza da dialisi, hanno avuto inizio il 21esimo giorno, che probabilmente sono il risultato della tossicità da più farmaci (sic!) …  fino al giorno 55esimo quando (ndr. il paziente) è stato riammesso in terapia intensiva dopo una recidiva di ittero … il giorno 61esimo è diventato ipotensivo con rigori, ha richiesto l’intubazione. C’erano tracce di coagulazione intravascolare disseminata ed emolisi con un calo della conta piastrinica (ndr. meno 80%) … un aumento di emoglobina plasmatica libera (ndr. 30 volte il massimo) … e un aumento della bilirubina (ndr. del 400%) … durante le successive 48 ore.
Dai giorni 65esimo al 70esimo, il paziente aveva 5 plasmaferesi che avevano ridotto la bilirubina sierica.  Il 70esimo giorno … c’è stata una perdita improvvisa delle maggiori funzioni del sistema nervoso. La TAC ha mostrato una massiva emorragia subaracnoidea (ndr. i cui sintomi includono la terribile “cefalea a rombo di tuono”, vomito, confusione mentale, abbassamento del livello di coscienza e, talvolta, convulsioni) e 6 ore dopo è stato dichiarato cerebralmente morto.”
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Un vero e proprio calvario.
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Avrebbe sofferto così tanto prima di morire per cause naturali? E, soprattutto, se – come Ignazio Marino oggi afferma di sapere ma che all’epoca evidentemente supponeva all’incontrario – il sistema immunitario degli uomini e quello dei babbuini non sono compatibili, nemmeno utilizzando i farmaci antirigetto più potenti, a quale “terapia che oggi permette di salvare centinaia di migliaia di malati terminali” è servito quell’esperimento dall’esito letale?
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Domande che nella città dei Papi hanno un certo peso anche sugli spiriti semplici … ed una storia che dimostra come non si possano lasciare in mano ai soli medici sia le politiche sanitarie, ma, soprattutto, la bioetica.
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originale postato su demata

Sacco di Roma: è l’ora di Alemanno?

26 Gen

A Roma stanno arrivando “oltre 17 milioni di nuovi metri cubi di cemento in piú in mille giorni di governo della città, quasi 17mila metri cubi al giorno”.

Questo è uno dei dati forniti dalla Legambiente Lazio, che ha presentato il dossier “Roma al metro cubo” che dimostra come “i Re di Roma continuano ad essere i costruttori”.

Dieci i punti critici denunciati:

  1. l’housing sociale (ndr. case popolari) che ricade sull’Agro romano,
  2. il raddoppio delle centralità da pianificare,
  3. l’operazione Tor Bella Monaca,
  4. gli stadi di Lazio e Roma,
  5. le varianti dell’area Casilino-Parco Somaini
  6. il nuovo tracciato della metro B1 e B2,
  7. la cosiddetta “valorizzazione” delle caserme,
  8. la (tramontata) Formula 1 dell’Eur,
  9. il cambio di destinazione d’uso del Velodromo ad uso residenziale
  10. la modifica degli indici edificatori nei toponimi.

“Se tutti i dieci punti fossero attuati il Prg crescerebbe passando dagli oltre 65.886.062 metri cubi previsti a 83.589.294 divisi tra uso residenziale 58%, non residenziale 38% e uso flessibile 4%.”

Inoltre, “si continuano a costruire case destinate al mercato in proprietà e non case per risolvere l’emergenza abitativa, … La dimostrazione di quanto denunciamo – secondo il presidente Lorenzo Parlati – sta nel numero di alloggi di edilizia sociale previsti: 140”.

In poche parole, Alemanno starebbe lavorando non per risolvere i problemi dei romani, ma, viceversa, per caricare la città di un altro milione di sottoccupati e pubblici impiegati …