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Voto in Spagna ed il futuro di Renzi

20 Dic

Le elezioni spagnole sono ben rappresentative del ‘problema’ che in buona parte condivide con l’Italia e – prima del tracollo – con la Grecia.

In Spagna come da noi, i pensionati e la ‘provincia profonda’ hanno l’assoluta necessità di mantenere lo status quo, anche a prezzo di bloccare il turn over dei lavoratori senior ed l’occupazione per i giovani, come è sui residenti dei grandi agglomerati urbani ormai in degrado che ricade il costo di un’agricoltura sussidiata e delle opere pubbliche connesse.

Dal risultato elettorale spagnolo emerge ancor più la conferma che la Spagna – come l’Italia – è una Democrazia bloccata dalla corrotta gerontocrazia partitocratica e dai suoi più o meno inconsapevoli corruttori, tra cui una messe di simpatici anziani pensionati dalla contribuzione previdenziale irrilevante, una discreta parte della P.A. che – anche quando volenterosa – resiste alle tecnologie e alla semplificazione ed un esercito di piccoli e grandi padroni dell’agroalimentare e della distribuzione che si arricchisce a spese della cosa pubblica, ma ormai non da lavoro ai residenti bensì ad immigrati spesso clandestini.

L’Italia sembrava esser messa meglio della Spagna, almeno per quanto riguarda il degrado del dibattito politico-partitico, ma ‘grazie’ ad una legge elettorale rivelatasi incostituzionale e ‘grazie’ a ben due Premier eletti scalzati da due Premier scelti dal Presidente della Repubblica.

Anche quest’anno, però, apprendiamo dalla ‘legge finanziaria’ che i privilegi e i sussidi per una parte del Paese son rimasti mentre continuano ad essere negati i minimi essenziali alla restante parte, come anche accade che la percezione della corruzione (e la diffidenza) dilaga al punto che il Partito Democratico non ha più neanche un metodo per scegliersi segretari e candidati oppure Forza Italia  implode e basta con Salvini e Meloni all’orizzonte.

La scommessa di Renzi è quella di  riuscire nelle prossime Amministrative ad entrare praticamente in tutte le Giunte, alleandosi asimmetricamente con Sel o il Centrodestra a seconda della convenienza e con la speranza che i Cinque Stelle dove maggioritari dovranno accettare i voti del PD pur di formare giunte.

L’idea è furba e fattibile, ma il problema di Matteo Renzi è semplice:

  1. da un lato una generazione e un partito che ormai si ritrovano con troppi amici e parenti coinvolti in speculazioni e sussidi se non scandali e processi,che andranno presumibilmente ad aumentare e non a diminuire
  2. dall’altro un sistema di informazione ‘tifoso’ che dimentica – ad esempio – che poco meno della metà dei lettori /ascoltatori si astiene alle urne o che neanche il 20% della forza lavoro italiana è rappresentata dalla CGIL, fornendo una rappresentazione della realtà dissonante rispetto a quello che tutti sappiamo.

Per questo Renzi teme le ripercussioni dello ‘scandalo Etruria’ che scopre il velo sulla profonda provincia toscana (e non solo) e che inevitabilmente andrà ad incrementare il dissenso ‘silenzioso’ (ndr. quello peggiore) di una parte della popolazione che attende ormai dal 2010 che qualcuno vada ad arginare certi interessi e ad estirpare qualche furbata di bilancio …

Demata