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Merkel vince, ma l’Eurozona perde

25 Set

Arriva l’annunciato successo di Angela Merkel in Germania e del contestuale sprofondamento sotto il 4% del Partito Liberale tedesco, nonché dell’eterno flirt con i socialdemocratici, chiamato Grosse Koalition.

Mario Monti, da Lilli Gruber, afferma sorpendentemente che in Germania non c’è un partito ‘populista di destra’, ma resta – allora – da capire cosa sia la CSU bavarese e chi sia Angela Merkel che arrivò ai Cristiano – Democratici dritta dritta dall’ufficio propaganda del partito comunista della DDR.

Ancor più soprendentemente, Mario Monti parla di una ‘larga coalizione’ italiana contro gli interessi lobbistici. Un idea difficilmente applicabile un parlamento eletto con il Porcellum e le liste predeterminate dai partiti.

Ma Mario Monti, come sappiamo, è bravissimo a far l’indiano, precisando – sempre su La7 – che il grande merito del suo governo è stato quello di evitare il ricorso ad un prestito del FMI – a differenza di Spagna e Grecia – ed aver così evitato una sorta di ‘commissariamento’.

Come se equivalesse ad un commissariamento l’aver nominato un banchiere a senatore a vita per dargli il governo del paese sull’onda delle speculazioni di mercato e permettere un drammatico fund dragging per sostenere banche private ed enti finanziari pubblici.

Ritornando alla Germania – ed alle possibili previsioni sui destini italici –  la maggioranza che sosterrà il governo Merkel potrebbe rivelarsi molto ‘egoista’, visto che nei Lander il populismo cristiano demosociale certamente non vede di buon occhio ‘le cicale  del meridione d’Europa’ e che l’alleato SPD crolla anche nelle roccaforti storiche come Berlino e, secondo i magazine tedeschi, ha perso l’appoggio dei manager e dei tecnici.

Cattive notizie, dunque, per Quirinale e Palazzo Chigi, che speravano in una ripresa della SPD, in modo da portare la Germania su posizioni più morbide, alla stregua di Hollande.

Le pessime notizie per l’Italia arrivano, però, da un altro dato tedesco.
In Germania, l’attuale governo (CSU+CDU+SPD) rappresenterà solo 3/5 dell’elettorato tra astenuti, voti dispersi ed i postcomunisti di Linke o l’estrema destra di AFD.
E così andando le cose accadrà che per altri 4 anni, dopo altri precedenti otto, la Germania sarà governata dalla Partitocrazia contro ‘tutti’: cos’altro pensare se la maggioranza dei partiti diventa stabilmente la maggioranza di governo, ricordandosi della necessità di una qualche contrapposizione solo il giorno prima delle elezioni?

Angela Merkel – Giovane Comunista in DDR

Qualcuno pensa che una roba del genere possa assicurare all’Europa (e all’Italia) la marcia in più che servirebbe da tempo? O che possa tenere insieme il giocattolo dell’Eurozona se non tollerando corruzione e speculazioni, che da noi italici si chiamano mafie e caste?

E come la metteremo tra quattro anni – o forse prima – quando anche in Germania, come in Italia, il governo potrà contare su un’ampia maggioranza parlamentare, ma anche su una diffusa opposizione nei diversi ceti della popolazione?

La Germania ha scelto l’uovo oggi, difficile che ci saranno galline domani …

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Bayern, brutte notizie per l’Italia: la CSU stravince

16 Set

Dalla Germania non arrivano buone notizie per l’Italia e l’Eurozona: la CSU, costola bavarese e di destra della CDU di Angela Merkel, ha vinto le elezioni nel land del Bayern, raggiungendo la maggioranza assoluta.

Crollano i Liberali (al 3%), Verdi (8,5%) e Socialdemocratici (21%) nell’angolo come da anni.

Franz Josef Strauss – leader storico della CSU

Come vince la Merkel – proprio quello che speravano i nostri ‘fini strateghi di partito’ – e va tutto male per noi? Certamente.

Innanzitutto, perchè più pesa il conglomerato dei partiti cristiani (CDU e CSU) e più va a farsi benedire l’ipotesi di un coinvolgimento del centro sinistra nel governo federale.

Inoltre, perchè un governo federale futuro con un ancora maggiore peso dello ‘Stato libero di Baviera’, il più ricco e industrializzato della Repubblica federale, se non del mondo – aumenterà la deriva degli altri Lander che, ricordiamolo, hanno già rigettato l’introduzione del Fiscal Compact ed erano già restii a sostenere il debito dei paesi mediterranei … ed i crediti della Goldman & Sachs, che in Baviera ha profonde radici.

Infine, perchè solo a condizione di un tot di nazionalismo e protezionismo che può funzionare il capitalismo sociale con cui la Germania ha superato il nazionalsocialismo, costruito il suo successo nel Dopoguerra e superato la corrente crisi finanziaria. Ne sanno qualcosa gli spagnoli ed i greci che contavano sul turismo giovanile tedesco, come se ne sono accorte le imprese italiane, sotto attacco da anni dalla concorrenza teutonica.

Dunque, prepariamoci a saldare qualche conticino, noi italiani, dato che mancano tra i venti ed i trenta miliardi di euro, tra cancellazione IMU (-2 mld), blocco dell’IVA (-3 mld), moratoria sul gioco d’azzardo (- 6 mld), minor gettito dal PIL (-1,5%).

Quanto al caso Berlusconi, il PD di Renzi e Bindi, l’amletico M5S, la velleitaria Lega, iniziamo a prendere atto – nelle redazioni dei cantastorie all’italiana – che non sono certamente loro a poter tenere la barra al centro delle riforme da ‘lacrime e sangue’ che servono.

Piuttosto, sarebbe ora che il PD divenisse un partito maturo ed adulto, rinunciando al codazzo della ‘base di lotta e di governo’, alimentata dai piccini interessi delle lobby di provincia e dei professionisti del welfare.
Come sarebbe il caso che il PdL si rendesse conto che la legislatura potrebbe durare altri 4 anni e che questo dipende principalmente dalle proprie scelte. Considerato che tra 4 anni, SIlvio Berlusconi sarà fin troppo anziano per la polititica, non dovrebbero esserci problemi, per una classe politica che vuole esistere, temporeggiare sul fronte ‘sentenze del premier’ e procedere su quello delle riforme del sistema ordinamentale dello Stato di ottocentesca memoria.

Intanto, attenti alla Germania, ma anche attenti alla Francia di Hollande, che ben saprà ricollocarsi, dinanzi ad una smaccata vittoria dei cristiano-popolari tedeschi e delle prevedibili conseguenze sull’Eurozona.

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