Il rapporto Galere d’Italia di Antigone offre un quadro eclatante di come sia perseguito il crimine in Italia:
- alla data del 31 marzo 2016 i detenuti erano 53.495
- quasi quattromila detenuti non dispongono del posto-letto regolamentare e – se vogliamo garantire una qualità della vita minima – andrebbero costruiti diversi nuovi istituti di pena, sempre che non si vogliano riutilizzare qualcuna delle tante strutture di cui il Demanio non sembra saper cosa farsene
- poi ci sono quasi trentamila condannati alla detenzione con pena definitiva che – però – non la stanno scontando in carcere, dei quali più di un terzo è in detenzione domiciliare, 12.465 in affidamento in prova al servizio sociale, 6.457 in lavori di pubblica utilità, 724 in semilibertà
- a questi si aggiungono quelli che dovrebbero essere detenuti già durante la fase cautelare, di cui ben 7818 hanno usufruito della messa alla prova e 10.112 sono sotto indagine dei servizi sociali prima della decisione giudiziaria.
- infine, ci sono almeno 20.000 stranieri che hanno commesso reati ed esplusi anzichè detenuti, che permangono nel nostro territorio più o meno liberamente
- tutto questo apparato ha un costo per lo Stato di 3 miliardi di euro all’anno, con un costo per detenuto di circa 4.400 euro mensili, mentre nel Regno Unito di 4.600 euro, in Francia di 3.100 euro, in Spagna di 1.650 euro.
In base al nostro Codice Penale e dei reati pervenuti a sentenza, dunque, dovrebbero essere oltre 130.000 i detenuti in Italia, di cui ben oltre la metà circola – viceversa – a piede libero o semilibero e per i quali dovremmo prevedere una spesa praticamente doppia.
Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, dichiara che «gli interventi legislativi verso la decarcerizzazione e la crescita significativa delle pene alternative sono gli aspetti di cui vado più orgoglioso perché modificano le condizioni carcerarie in modo strutturale: se fino a qualche anno fa per ogni quattro detenuti c’era un solo soggetto a esecuzione penale esterna, ora il rapporto è quasi di uno a uno e la percentuale di revoca di una misura alternativa per nuovo reato commesso durante l’esecuzione è dello 0,79%».
Ma i reati commessi che pervengono a conoscenza della Giustizia sono decisamente pochi in Italia, se le statistiche europee raccontano che siamo il paese con meno crimini d’Europa …e di questi sono forse la metà quelli che non restano ad opera di ignoti e ancor meno sono quelli di cui si perviene a sentenza.
Inoltre, se un detenuto su due non è in carcere, la percezione generale è certamente quella di impunità ed insicurezza.
E’ vero che Andrea Orlando non è il ministro degli Interni che è preposto alla nostra sicurezza, a lui compete il funzionamento degli istituti di pena, ma … non è neanche il ministro dell’economia e delle finanze … se le risorse mancano e tante condanne divetano poca cosa, è a lui che tocca di batter cassa.
Demata
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