La società anglosassone di diritto irlandese Petroceltic ha deciso abbandonare il progetto di esplorazione (e trivellazione) di fronte alle coste di Vasto (Abruzzo) e Termoli (Molise) ed Emiliano, il governatore della Puglia esulta per la “grande vittoria” …
I motivi? Sono “trascorsi 9 anni dalla presentazione dell’istanza” ed è necessaria “un’ottimizzazione strategica, tecnica ed economica dell’intero portafoglio italiano, a seguito dei ripetuti cambiamenti della normativa italiana di settore”.
Intanto, è bene sapere che l’Italia ha oltre 200.000 chilometri quadrati potenzialmente destinabili ad attività di ricerca ed estrazione di gas e greggio, ma che, a fine aprile 2013, solo 22.452 chilometri quadrati di mare erano sfruttati con 22 permessi di ricerca di idrocarburi, 104 piattaforme di produzione (di cui 80 produttive), da cui nel 2012 erano stati estratti oltre 3 milioni di barili di greggio e poco più di 6 miliardi di metri cubi di gas.
Come è importante sapere che l’Italia ha già trivellazioni, pozzi e coltivazioni nell’Adriatico, dalla Romagna all’Abruzzo, e che ancor più prevede di impiantarne la Croazia, proprio di fronte alle Tremiti, e la Grecia (a ridosso del nostro Mar Jonio).
Dunque, il petrolio che può arrivare sulle nostre coste o isole è già tanto e lo estraiamo già da tanto tempo.
Resta da chiedersi se il govrnatore pugliese – prima di annunciare la propria ‘grande vittoria’ ai colleghi molisani ed abruzzesi – sia stato informato delle concessioni già in corso.
Demata
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