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Cattolicesimo e corruzione nel III Millennio

21 Ago

L’assioma Cattolicesimo – Corruzione è una questione di antica ed antichissima data, fin dal lontano 217 d.C. quando venne eletto papa Callisto I.

Sant’Ippolito racconta che era schiavo e malversatore del denaro del suo padrone Carpoforo. Fuggì e, riacciuffato, venendo condannato alla macina e poi  alle miniere in Sardegna nel 186-189 circa. Graziato per intervento di una delle prostitute di Commodo, sotto  Papa Zefirino, Callisto fu richiamato e organizzò il primo cimitero della Chiesa, con loculi aa pagamento e una catacomba privata.
La sua decisione di concedere la comunione a coloro che avevano commesso spergiuro, adulterio e fornicazione causò il primo scisma della Chiesa con l’antipapa Ippolito appoggiato da Tertulliano, autorevole Pater Ecclesiae.

In questi due millenni, il Vaticano è incappato tante e troppe volte nella corruzione e nell’avidità. Ce lo narrano le eresie di Ario come la Riforma di Lutero o l’Evangelismo di Calvino, passando per laide storie di piccineria e malaffare raccontate da Pasquino ed altri ancora.
Poi, nel 1871, arrivano le Guarentigie, le obbligazioni italiani per i danni di guerra, l’enorme speculazione edilizia nella valle del Tevere, trasferita dal demanio vaticano ai nepoti vari dei papi e dei cardinali.

Infine la Guerra Fredda e la totale indifferenza di parrochi, vescovi e banchieri su CHI fossero personaggi del calibro di Lucky Luciano, purchè anticomunisti e cattolici praticanti.
Siamo arrivati ad oggi e prendiamo atto che sono circa venti anni che troviamo persino i Francescani coinvolti in strani affari, come per l’elezione del democristiano Gava o per la vicenda di Medjugorie.

Ed assistiamo come se nulla fosse a vicende come quella del San Raffaele a Milano o dell’Ifo a Roma. Per non parlare dei troppi religiosi fermati nel tempo agli aereoporti con valigette zeppe di denaro o dello IOR, che proprio non riusciva a diventare trasparente.
Oppure il volere un Giubileo a tutti i costi – con Roma che intanto è implosa – pur di far arrivare all’indebitatissima capitale 500 milioni di euro e, soprattutto, tenuto conto che … almeno il 40% della ricettività alberghiera è dei preti e manco pagano i tributi.

Pecunia non olet, oggi come ai tempi di Zefirino e Callisto I, ma – se fino a ieri quello che è successo con il funerale hollywodiano del ‘Re di Roma’ accadeva in Calabria, in Messico, in Sudamerica – da oggi non c’è verso che tenga: il problema è anche nella Diocesi di Roma …. il cui vescovo è proprio Papa Bergoglio.

Nel III Millennio qualunque forma di corruzione equivale ad avere un trojan nel sistema di governance e la riluttanza a sanzionare è la via (aperta) che il virus segue per ramificarsi: perché un’organizzazione criminale non dovrebbe approfittarsene?

Demata

L’Italia è fondata sul lavoro … che rende liberi

12 Ott

“È ora possibile e necessario affrontare il compito di un sapiente rinnovamento del nostro ordinamento costituzionale, coerente con i suoi valori”. (Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana)

Una dichiarazione che arriva a poche ore dalle manifestazioni organizzate ‘in difesa della Costituzione’ così com’è e che, evidentemente, vorrebbe mantenere lo status quo.

Eppure, a circa 55 anni dalla sua emanazione, la nostra ‘bella’ Costituzione non è riuscita a garantire il lavoro a Napoli e Palermo, non ha consentito una leva fiscale accettabile per i cittadini e adeguata per lo Stato, non ha chiarito ruoli e compiti delle Regioni, delle Provincie e dei Comuni, non ha attuato una Giustizia ‘prevedibile’ e, soprattutto, tempestiva, non ha precisato il ruolo dei vari organi dello Stato e tra le varie cariche pubbliche e private (conflitto di interessi), non ha messo mano nel pasticciaccio di Bankitalia e Cassa Depositi e Prestiti, non è riuscita a superare lo status di ‘religione di Stato’ riservata alla Chiesa Cattolica dai regimi (sabuto e fascista) precedenti, non ha permesso di contrastare adeguatamente l’avanzare territoriale e finanziario delle mafie, ha dimenticato qualcosa nel ruolo presidenziale, visto lo stallo politico in cui l’Italia versa da 5 o 10 anni almeno.

E si è dimostrata talmente ‘bella’ e rigida da essere difficilissimamente innovabile.

Tra l’altro, i nei della nostra Costituzione sono evidenti fin dai primi articoli, se non ai nostri occhi, a quelli di qualunque statunitense, tedesco, olandese, britannico, francese eccetera eccetera.

Ecco alcune ‘perle’.

Art. 1 “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.” Altrove si legge di popoli affratellati dal senso di legalità, dall’eguaglianza e la fratellanza, dalla libertà e dalla ricerca della felicità … ragioni e ideali ben più cogenti se si tratta di sentirsi parte di una Nazione.
Sarà per questo che gli italiani hanno un così limitato senso dell’interesse comune?

A cosa serve poi il ‘lavoro’ cui si ispira e ci obbliga la nostra Costituzione?
Art. 4 “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”
Il lavoro serve innanzitutto a ‘concorrere’, ovvero pagare le tasse, per il progresso materiale della società. A parte il fatto che il ‘progresso’ è un concetto prettamente ‘massonico’ che ha fatto da almeno tre decenni il suo tempo ed è ormai in disuso nei contesti ‘official’ … dato che – nel 2013 – i parametri ci raccontano che è stato nel 1975, in Germania, che abbiamo raggiunto il massimo livello di benessere per il genere umano.
Progresso materiale di che? Per non parlare del progresso spirituale, altro concetto ‘massonico’ e, comunque, decisamente poco laico.

Una questione che è ben palesata dall’art. 7, che ribalta l’articolo 1 (la sovranità appartiene al popolo), annunciando che “lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani” (ndr. sul popolo) ed i loro rapporti sono extracostituzionali, ovvero “regolati dai Patti Lateranensi” senza alcun “procedimento di revisione costituzionale”.

Un non sense, se anche l’art. 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione … di religione”, cosa che dovrebbe azzerare qualunque tutela particolare di legge verso i cittadini italiani appartenenti al clero cattolico, specie se parliamo di oscuri versamenti bancari presso una banca estera chiamata IOR, con i noti problemi che due Pontefici (Ratzinger e Bergoglio) hanno dovuto affrontare con enormi difficoltà.

Una palese discriminazione verso chi non è cattolico, visto l’art’ 8, che prima afferma che “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge” e poi si ricorda che “le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti”.
Se fossero state tutte veramente uguali dinanzi alla legge, avremmo potuto leggere “tutte le confessioni religiose hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.”

Vicecersa, c’è la religione cattolica, regolata da un patto extracostituzionale, e poi quelle ‘diverse’.

Ma ritorniamo al ‘lavoro’, ricordando di essere in un pase di disoccupati, sottoccupati, lavoranti a nero, evasori fiscali, immigrati schiavizzati, nonchè posti fissi, vitalizi, prebende e fannulloni.

Il nesso ‘anomalo’ tra cittadinanza, diritti e lavoro lo ritroviamo nell’art. 3 “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Chi non lavora, non partecipa? Non è ugualmente ‘libero’ di sviluppare la persona umana e di partecipare all’organizzazione del Paese?
Chi partecipa in misura minore al ‘progresso materiale della società’ – a causa di un reddito medio basso –  ha uguale voce in capitolo?

Sembrerebbe proprio di si, a vedere le condizioni in cui versa il Meridione, in cui sono ridotte le nostre periferie, dalla quale cercano di emanciparsi i nostri giovani.

Speriamo che i nostri futuri riformatori vorranno riflettere sul dato reale (la condizione in cui versa l’Italia) e porre rimedio a questo incipit costituzionale vistosamente obliquo e perigliosamente inclinato.

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Tremila finti invalidi. Parliamo degli altri?

23 Ago

Oggi, La Repubblica on line titola “Gdf, scoperti tremila invalidi e poveri falsi danno erariale per un miliardo e mezzo”, seguita a ruota dai principali quotidiani. In realtà, il danno erariale è stato accertato in “quasi 13 mila interventi contro truffe e sprechi di denaro pubblico”, come precisa lo stesso quotidiano.

E siamo alle solite.
Se un disabile resta bloccato ore e giorni a Piombino in attesa di un autobus che lo porti al treno per rientrare dalle ferie o se un altro blocca il traffico in Versilia perchè è ‘impossibile salire su gran parte degli autobus oppure scendere a causa delle piazzole’, la notizia va in cronaca locale, senza neanche interrogarsi su come funzionino sanità e assistenza in Toscana o, meglio, su quanti altri casi accadano senza che vi sia notiza e, soprattutto, soluzione.

In un Paese da 60 milioni di abitanti, fanno notizia i ‘tremila invalidi e poveri falsi’. Non i milioni di invalidi sotto-riconosciuti ed in balia del sistema sanitario e degli enti locali, con diritti ed accessibilità, che nelle grandi città come Roma cambiano da una strada all’altra, a seconda della ASL di appartenenza.

Malpractice Cartoons by T. McCracken mchumor.com/medicine_malpractice.html

Il ‘Dossier in tema di malattie rare del 2008-2010 (a cura di Cittadinanzattiva, Tribunale per i diritti del malato, Coordinamento nazionale associazioni malati cronici), segnalava:

  1. le difficoltà nel godere effettivamente dei benefici previsti dalla legge
  2. le forti differenze che si riscontrano tra regione e regione,
  3. più del 40% dei pazienti non ha spesso accesso ai farmaci indispensabili o ai farmaci per la cura delle complicanze.

Peggio ancora, secondo Il Sole 24 ore nel “Focus sanità” del 11-17 Novembre 2008, per quanto relativo l’inadeguatezza sanitaria e il mancato accesso ai diritti, ovvero ‘costi e disagi, che determinerebbero la rinuncia alle cure da parte di 1 paziente su 4 a cui andrebbe aggiunto un 37% che desiste per gli ostacoli burocratici’, che evidentemente vengono posti dai diversi ospedali e ASL.

Aggiungiamo la bella trovata della legge sulla disabilità (L. 68/99), che apparentemente aveva accolto – con sette anni di ritardo – le direttive del WHO che impongono di tenere conto della ricaduta funzionale e non solo del danno biologico, ma che, viceversa, le ha solo menzionate nella norma vigente.
Risultato? Si continuano a conferire punteggi in base alle patologie ed a un sistema di punti non troppo diverso dal preesistente, come se si fosse di fronte ad un tirchio ispettorato assicurativo e non dinanzi ad una benefica istituzione medica tramite la quale lo Stato garantisce l’accesso a diritti essenziali.
O della porta di servizio tramite la quale i servizi ancora in carico diretto al SSN (quelli pagati prima, di solito) sono stati esternalizzati in alcune regioni su strutture non pubbliche, cosa che riduce notevolmente le tutele dei malati, specie dopo l’introduzione delle cartelle cliniche elettroniche, e comporta non pochi disagi, visto che le norme prevedono che le certificazioni emesse siano validate/riemesse dal medico di base.

Malpractice Cartoons by T. McCracken mchumor.com/medicine_malpractice.html

Preso atto che le malattie rare (sempre e comunque croniche) sono solo cinque tra quelle in elenco, parliamo di una legge che nega diritti internazionalmente riconosciuti a chiunque non soffra delle patologie elencate nella lista. Utile aggiungere che i malati italiani delle quasi 3.000 malattie rare esistenti sono milioni.
Il ritardo ‘de facto’ nell’applicazione delle direttive WHO-1992 (in italiano OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità) su funzionalità, lavoro e disabilità, ammonta ormai a 21 anni.

O, peggio, che addirittura nei contratti di lavoro, stipulati dallo Stato (non il ‘bieco aguzzino’ privato) per i propri dipendenti di ruolo, non sono considerati i diritti (e le dovute garanzie) a tutela dei malati con prescrizione sanitaria emessa da una commissione medica collegiale, di cui fa obbligo la norma nazionale apposita (art. 42 comma c d. lgs. 88-2008).

Una situazione drammatica per non pochi cittadini non (del tutto) abili al lavoro, oltre che sofferenti nella salute, come, ad esempio, quella del Lazio, dove almeno una ASL non concede l’art. 3 comma 3 della L.104 (quello che consente tre giorni di malattia al mese, per intenderci) neanche a persone con malattie congenite che devono essere sottoposte a frequenti terapie ospedaliere o che lesina punti, tanti punti, di invalidità a persone con doppio bypass, seri problemi metabolici, malattie croniche e notoriamente gravose, eccetera …

Un sistema che – grazie al de facto mancato assorbimento delle norme OMS che distinguono tra invalidità e capacità funzionale a svolgere una certa mansione/incarico – trasforma i malati italiani in due precise categorie: ‘gravissimi’, ovvero insindacabilmente non atti al lavoro, e ‘tutti gli altri’, ai quali – salvo esenzioni ticket (ci mancherebbe altro …) spetta poco o nulla, con un’età pensionabile che si allontana sempre di più.
Un sistema che aggravia i costi del lavoro per incrementare le spese sanitaria ed assistenziale, visto che un malato cronico che lavora senza tutele, si aggrava e necessita anche di maggiori cure, oltre ad assentarsi.

Malpractice Cartoons by T. McCracken mchumor.com/medicine_malpractice.html

Qualcuno ha provato a chiedersi se costa di più un lavoratore ultracinquantenne aggravato da particolari carichi di lavoro, che, ricorrendo frequentamente a cure e controli, richiede anche una spesa sanitaria di 30-40.000 euro annui o costa di meno un lavoratore con 25-30 anni di contribuzione che diventi un part timer od un pensionato e che, però, se la cava da solo ed incide molto meno sulla spesa sanitaria?
E, soprattutto, è questa una domanda lecita in una nazione come l’Italia, dove abbiamo circa un centinaio di parlamentari che arrivano dal settore sanitario ed un altro tanto dagli apparati locali di partito?

Di questo dovrebbero scrivere e raccontare – a proposito di invalidità e lavoro – i nostri quotidiani, non (solo) dei soliti tremila furbi che si annidano in tutte le categorie umane.

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Laura Prati: un’italiana decente, mentre il debito ci affonda e i kazaki imperversano

22 Lug

L’ex governatore dell’Abruzzo, Ottaviano Del Turco, è stato condannato a nove anni e sei mesi di reclusione, mentre veniva annunciata la morte cerebrale dell’ennesimo martire italiano, Laura Prati, sindaco di Cardano al Campo (Varese), a causa dei colpi esplosi contro di lei dall’ex capo dei vigili urbani, licenziato per aver truccato gli straordinari.


Più o meno nelle stesse ore, nel Lazio, finiva sotto inchiesta il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per tangenti e sentenze pilotate, convolgendo Franco De Bernardi, magistrato della seconda sezione quater, Giovannino Antonini, ex presidente della Popolare di Spoleto, Franco Clementi e Claudio Salini, rispettivamente amministratore delegato e socio fondatore dell’impresa di costruzioni ICS Grandi Lavori, Marcantonio Trevisani  e Luciano Callini, ammiragli e parte dello stato maggiore della Difesa.

Quanto alle attività delle autorità kazake, riguardo le quali Emma Bonino temporeggia nell’allontanare l’ambasciatore, i media confermano che è almeno dal 28 maggio scorso che l’ambasciatore Yelemessov tempestava di telefonate i massimi decisori istituzionali, ma passa in sordina che Muxtar Qabılulı Äblyazov, oltre ad è stato il Ministro dell’energia, dell’industria e del commercio del suo paese dal 1998 al 2001, quando fondò il partito di opposizione Scelta Democratica e venne prima arrestato e poi scarcerato, nel maggio 2003, a condizione, però, che rinunciasse all’attività politica.
Bene sapere anche che la BTA Bank era sì insolvente per errate esposizioni creditizie, ma anche che Ablyazov volò dal Kazakhstan a Londra solo dopo che, nel settembre 2009, un fondo sovrano kazako, Samruk-Kazyna, aveva immesso ingenti capitali nella BTA Bank a garanzia della solvibilità, diventando così il suo azionista di maggioranza.
Che ‘gatta ci covi’ è reso palese dalla sentenza del novembre 2012, nella quale una corte britannica ha ingiunto a Mukhtar Ablyazov di pagare 1,63 miliardi di dollari, oltre agli interessi maturati, ma ha anche disposto contro Mr. Ablyazov nuovi blocchi post-giudizio di beni per un ammontare illimitato …

Anche perchè EurasiaNet – di base a New York – sta riferendo da tempo un incremento del social gap in Kazakhstan, mentre i profitti derivanti dalle risorse naturali sono concentrati nelle mani di pochi clan vicini al presidente Nursultan Nazarbayev. Nell’aprile scorso, il Council of Entrepreneurs of Kazakhstan ha ufficializzato che nel paese vivono 1,5 milioni di personi con un reddito mensile inferiore ai 76 euro, mentre il 55.6% della popolazione guadagna mediamente 183 euro al mese.
Secondo gli analisti, il costo delle risorse primarie (acqua e benzina) viene gestito in modo da scoraggiare le attività impreditoriali locali, specie in alcune regioni del paese etnicamente diverse dalla maggioranza dominante.

Una situazione scandalosa ed illiberale, che l’Europa vorrebbe ignorare a tutti i costi, come Der Spiegel raccontava, giorni fa, rivelando che, se Silvio Berlusconi è amico personale del presidente kazako di Nazarbayev, altri noti politici ne sono consulenti o dipendenti, come gli ex cancellieri tedesco e austriaco Gerhard Schröder e Alfred Gusenbauer, gli ex primi ministri britannico e italiano Tony Blair e Romano Prodi, così come l’ex presidente polacco Aleksander Kwaniewski e l’ex ministro degli interni tedesco Otto Schily. Tutti costoro sono membri nei loro paesi di partiti socialdemocratici. Gusenbauer, Kwaniewski e Prodi sono ufficialmente membri dell’Intenarnational Advisory Board di Nazarbayev. S’incontrano spesso ogni anno – nella più recente occasione due settimane fa nella capitale kazaka Astana – e ciascuno di loro percepisce onorari annuali che raggiungono le sette cifre.”

Una chiamata in causa per Emma Bonino e Laura Boldrini, se Viola von Cramon, deputata dei Gruenen, deve stigmatizzare come accada che politici come Schröder, Schily, Prodi e Blair si lascino coinvolgere nei giochetti di Nazarbayev, “specialmente perché ora il suo regime è impegnato in un giro di vite. Ma grazie all’influenza dei lobbisti occidentali, poco di quello che succede oltrepassa i confini.”

Un segnale d’allarme, se ricordiamo che Unicredit ha annunciato solo 3 settimane prima (2 maggio 2013) dell’espulsione dall’Italia di Alma e Aula che la controllata Bank Austria aveva competato la vendita del 99,75% della seconda banca kazaka, la JSC ATFBank, alla KazNitrogenGaz, interamente controllata da Galimzhan Yessenov, genero del sindaco di capitale Almaty e magnate sel settore estrattivo dei fosfati.
Un’operazione di cui comprenderemo le ripercussioni a breve, per la quale l’Ufficio Studi del Gruppo SACE precisa un Country Risk Update: “secondo alcuni fonti il prezzo pagato per ATF Bank è pari al patrimonio netto della banca, circa USD 500 milioni. Unicredit aveva acquisito ATF Bank prima della crisi finanziaria internazionale, per un importo di USD 2,1 miliardi.”

Un Kazakistan ed un oligarca, Nazarbayev, che hanno ricevuto – oltre all’ex candidato alla Presidenza della Repubblica Romano Prodi – le visite di Luciano Violante, Giorgio Napolitano, Emma Bonino, Lamberto Dini, Massimo D’Alema, Tiziano Treu, secondo quanto riporta il quotidiano Libero di Maurizio Belpietro.

Visite di Stato, ne vorremmo esser sicuri, come quella, nel 2007, di Emma Bonino, in occasione dell’incontro per la centrale estrattiva di Kazakhstan fra il primo ministro kazako Karim Masimov , il ministro dell’Energia Sauat Mynbayev e l’Amministratore Delegato di Eni Paolo Scaroni, poi indagato per corruzione internazionale, mentre Human Rights Watch accusa da quasi un anno l’Ente nazionale Idrocarburi di violazione dei diritti umani proprio in Kazakhistan, dopo che numerosi operai vennero uccisi dalla polizia durante scioperi contro le multinazionali del petrolio

eni-kasakistan-bonino

Intanto – a Roma, ma non in Italia – anche Papa Francesco vuole vederci chiaro nella finanza pubblica ed ha istituito una commissione, che dovrà raccogliere «puntuali informazioni sulle questioni economiche interessanti le amministrazioni vaticane», preposte «ad evitare dispendi di risorse economiche, a favorire la trasparenza nei processi di acquisizione di beni e servizi, a perfezionare l’amministrazione del patrimonio mobiliare e immobiliare, ad operare con sempre maggiore prudenza in ambito finanziario, ad assicurare una corretta applicazione dei principi contabili ed a garantire assistenza sanitaria e previdenza sociale a tutti gli aventi diritto».
Eh già, se la spesa pubblica tracima, sono Sanità, Welfare e Infrastrutture a farne le spese.

Un’ora fa, ADN-Kronos annunciava che, “secondo Eurostat, il rapporto debito/Pil ha raggiunto quota 130,3%, contro il 127% dell’ultimo trimestre del 2012 e il 123,8% del primo trimestre dello scorso anno. In termini assoluti, il debito pubblico italiano nei primi tre mesi del 2013 è stato di 2.034.763 miliardi.”
Peggio di noi , in Europa, sta solo la Grecia, con la differenza che ogni greco è esposto per ‘solo’ 24.000 euro di debito pubblico pro capite, mentre noi italiani ce ne ritroviamo poco meno di 40.000.

Debito%PIL ITALIA 2010 2013

E non ci salverà – nella fiducia che ormai pochi, all’estero, si azzardano a riporre sull’Italia – l’uscita di Emma Bonino: ‘Allontanare l’ambasciatore kazako? Devo tutelare i nostri interessi là’. Nostri starebbe per ENI, Impregilo e tante altre aziende italiane andate ad investire all’estero …

Purtroppo, varrebbe la pena di convincersi che l’affaire kazako, come dichiara Gustavo Zagrebelsky intervistato da La Repubblica, “è l’umiliazione dello Stato. Ammettiamo che nessun ministro ne sapesse qualcosa. Sarebbe per questo meno grave? Lo sarebbe perfino di più. Vorrebbe dire che le istituzioni non controllano quello che accade nel retrobottega e che il nostro Paese è terreno di scorribande di apparati dello Stato collusi con altri apparati, come già avvenuto nel caso simile di Abu Omar, rapito dai “servizi” americani con la collaborazione di quelli italiani e trasportato in Egitto: un caso in cui s’è fatta valere pesantemente la “ragion di Stato”.

E se uno dei paesi ‘membri titolari’ dei G8 deve ritrovarsi, oggi, a subire il ricatto di qualche ‘benzinaio’ e di qualche corrotto lobbista, non è che le cose andranno meglio, domani.
Anzi, il sacrificio di Laura Prati sarà stato del tutto inutile e, forse, è proprio da lei e dal suo esempio che dovremmo ripartire.

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Jorge Mario Bergoglio sj: i dettagli che contano

14 Mar

Riguardo l’elezione a Pontefice del Cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio sj, se ne stanno scrivendo tante e tante altre se ne scriveranno.
Come al solito, ciò che conta è nei dettagli.

Infatti, sappiamo tutti che Papa Francesco proviene dall’Ordine dei Gesuiti, dove iniziò il noviziato nel lontano 1958, all’età di 21 anni.

Non tutti sanno ed ancor pochi ricordano che questo significa che il giovane Jorge Mario fece voto di povertà più di 50 anni or sono, come d’obbligo per tutti i Gesuiti.

Un Ordine, fondato da Sant’Ignazio di Loyola e riformato da Matteo Maria Ricci sj, che fa dell’obbligo di castità, di povertà e di obbedienza il proprio punto di forza.
Uomini che vivono sobriamente, senza possedere denaro, condividendo tutto per la redenzione dell’Uomo, esplorando sia la Realidad sia la filosofia e le scienze perchè lo Spirito Santo è conoscenza, devoti a Maria, simulacro della Vita e della Madre Universale.
Religiosi che per primi, in Europa come nelle Americhe, si batterono per i diritti umani degli indios e degli operai, che fondarono già nel 1600 consorzi artigiani, aziende cooperative, società di mutuo soccorso operaio, residenze protette per le ragazze madri.

Un Ordine ed un modo di intedere il Cristianesimo che ha pagato duramente la sobrietà, l’impegno sociale, il senso di responsabilità pubblica dei cattolici, la visione globale del mondo e della spiritualità di cui si è sempre fatto promotore.
Una Società di Cristiani (Societad de Jesus) che fu punita per aver sostenuto i deboli in Sudamerica, per aver osteggiato la monarchia assoluta in Europa, per aver incardinato missioni in Cina e lanciato un ponte tra Oriente ed Occidente.

Una garanzia per chi teme una Chiesa ‘dalle mani sporche’, un problema per chi ha tramato e speculato in questi ultimi 30-40 anni, un’apertura ineguagliabile verso l’Asia e le Americhe, un rinnovamento che somiglierà – se Papa Francesco avrà successo – ad un ritorno alle origini.

Intanto, parafrasando Malachia, prendiamo atto che un Papa chiamato Francesco è quanto di più somigliante all’espressione ‘de gloriae olivae’ …

Non sarà un pontificato facile, che avrà bisogno del sostegno degli uomini e della Provvidenza, ma nominare Jorge Mario Bertoglio al soglio pontificio significa anche riprendere, riallacciare, sciogliere i nodi che l’enciclica ‘Lumen Gentium’ lasciò aperti tanti anni fa, proprio mentre l’Argentina viveva sotto una dittatura feroce.
Difficile credere che un gesuita si sia associato a certa canaglia in alta uniforme, più probabile l’ipotesi che Papa Francesco – quando era Direttore del Collegio Massimo di San Miguel a Buenos Aires – abbia seguito l’insegnamento evangelico del ‘date a Cesare quel che è di Cesare’.

Di qui l’unica, principale perplessità sull’augusto personaggio: non è di sola preghiera che si sfama l’uomo.
Una perplessità che andrà in second’ordine, se il Vaticano inizierà a percorrere la lunga strada che necessita per liberarsi da 2000 anni di Curia romana ed affari di bottega italo-franco-bavaresi.

Il fatto che Papa Francesco si sia immediatamente ricordato che ‘c’è da evangelizzare questa bella città di Roma’ la dice lunga sulle sue effettive e ben promettenti intenzioni.

Habemus Papam, è pure gesuita ed ha preso il nome di San Francesco.

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The day of (rare) sicks

28 Feb

Today is the World Day of Rare Diseases. This year’s theme is “Rare Diseases Without Borders.” In many countries there are no possibilities or knowledge for the correct diagnosis or treatments. According to experts, international cooperation is the only way that you can get to wherever a high level of access to care and medications.

What’s about Italy?

According to a recent report by the National Bioethics Committee rare diseases involve situations very burdensome for one million Italians who is officially affected, with perhaps two million people that are still waiting for a diagnosis.
All this happens not because of the disease itself, but for the decay of Italian NHS, fragmented in our Regional Health System, and the profound disinterest of politicians, institutions and medical associations.

According to the report, in fact, the problems of individuals and families of patients mainly concern:

1. difficulty or impossibility to access the correct diagnosis – due to the failure to identify a clinical reference center specialized in the disease in question – with the worsening state of health of the patient;
2. delay in diagnosis that adversely affects prognosis;
3. lack of scientific knowledge and information about both the disease, both on existing laws and rights;
4. lack of adequate medical care and rehabilitative or psychological therapy if necessary, taking into account the nature of most chronic and disabling of rare diseases and the disruption and destabilization that the experience of the disease involves the patient and family;
5. difficulty of access to treatment and care, which affects both the availability of new drug-availability, of high or very high cost, specific to a particular rare disease already on the market in Europe and, when there are no specific aetiological therapies , access to other possible treatments;
6. strong inequalities – at regional and local level – to access to diagnosis, treatment and innovative, more generally, health care and social services;
7. high costs of treatment, overall, and the lack of support measures that meet the needs of daily supervision and continuous determined by pathology, the contents of which falls almost entirely on the family, causing impoverishment and often expulsion from the world of work;
8. precarious conditions, often perceived as serious or very serious people with, even after getting the diagnosis;
9. heavy social consequences for the patient (stigmatization, isolation in school and in work activities, difficulties to build a network of social relations).

With all the money that Italy spent for rare diseases, this ‘bulletin of horrors’ ‘should ‘attract’ the attention, by time, of the Court of Auditors and the Order of Physicians, as well as civil society as a whole.
If we look to politial responsabilities, the game is won easily, because Rosy Bindi, actual president of the Democratic Party and former Minister of Health, was the one person that issued the disastrous laws we have on mental health, the health service, disability, disease rare. A planetary goal.

But it does not end now, it’s just the tip of the iceberg.

In fact, the report of the National Bioethics Committee does not tell that:

1. rare diseases included in the list of disabling diseases are only five, compared with more than 3,000 classified. It is crazy and uncorrect;
2. Italian State has accepted just formally the guidelines set by the World Health Organization, issued in 1992, about work and disability, which are based on the principle of the functional limitations and not on the classification of the diseases or the irreversible biological damages;
3. a lot of regional centers for rare diseases have not been established or have been outsourced on private facilities, usually Catholic;
4. orphan drugs are available only in some hospitals and are forbidden in private clinics;
5. coordination for biological samples or networking is non-existent but it was heavy financed;
6. management of any other disease does not occur as a function of the rare disease that the primary pathology and the law do not previde a coordination function for the centers;
7. a lot od patient, maybe all, have to undergo continuous therapy and routinely travels dozens of miles just for an infusion.

Even worse if we look at the situation of the Italian non-profit organization.
A reality estremely fragmented, often loyal just to a medical or research center, so that gets donations and means regardless of the effective qualitaty, but only on the basis of visibility that the association is able to obtain. Just get a sick who is a celebrity or influent member of the community to exalt a mediocre center and vice versa.
In addition, some of these associations absorb most of the donations to exist and the rest ends up ‘for search’ or ‘health center’ or ‘departments’. Excepted certain types of diseases for which is expected to accompany by public contribution, many organizations normally do not provide direct services to the sick: you are alone in the hospital, at home, in taxis or ambulances.
Indeed, some spread incorrect health informations, even among those ‘validate’ or publicized by the principal Italian Health Organizations.

Italy spent millions of euro for the information through physicians, associations and charities, but will perhaps thousands, at least, those spent to count the sicks and whether and why are not met.
Really inexplicable why this happens, if you do not want to count that we are in the Italian Cleptocracy.

A problem confirmed by the ‘Dossier on the subject of rare diseases of 2008-2010, edited by Cittadinanzattiva Tribunal for Patients’ Rights, National Coordination associations chronically ill, which indicates:
1. ‘difficulties’ to enjoy the benefits provided by law
2. strong differences that exist from region to region,
3. more than 40% of patients do not often have access to essential drugs.

A Dossier, by Cittadinanzattiva and the Court for the rights of the Sick, that forgets to tell us how many cases of medical malpractice are happened or the number of disputes initiated by patients. As it does not explain why these powerful associations do not give legal assistance to victims of medical malpractice nor protest for laws and in the courts, which take decades to sentence and repair the damage suffered by the patient, if alive …

Class Actions, allowed by law, not even to hear about it, while medical malpractice cases – registered by the companies that provide doctors and hospitals – would amount to one hundred thousand a year, let alone how many are those, minimum or glamorous, so there is resignation and they are not complaint.

According to Sole 24 ore “Health Focus” of 11 to 17 November 2008, inadequate health care and lack of access to rights, or ‘cost and inconvenience, would lead to the abandonment of care by 1 patient 4 to which must be added a 37% who abandons for bureaucratic obstacles’, which obviously are posed by different hospitals and local health authorities.

Other studies have found that:

1. 57.9% of patients are forced to bear the costs of personal care at an annual cost ranging from a minimum of 800 to a maximum of € 7,000 (2008 study of the Court of patients’ rights);
2. for many parents to meet the care needs means worse off work, if you do not stop (Pilot Study ISFOL13)
3. among families participating in the study many live in conditions very low income and almost 20% have been forced to resort to loans, to deal with the management of the disease.

Important to know that in Italy we all are obliged to the ‘right to compulsory the NHS’ – words used by the Ministry of Health, which does not specify how much it costs to each of us this ‘obligatory right’ and why, payed taxes for social security, workers can not contract insurances with the money that remains them. Supplementary insurances exist, but in private clinics orphan drugs are not allowed by the state. In a nutshell a sick rare Italian is forced to go to a public hospital. He has no choice.
It is therefore a euphemism about Medical malpractice when it has to do with a sick rare Italian. Should we talk about martyrs.

Questions those add other questions. As a pair, addressed to our physicians:

1. how can the Order of Doctors do not expect a clean sweep and when will do justice for the sicks, if 370,000 of the rare patients (37% of those known) does not want cares, owed for free, but unobtainable, because of the rules are inconclusive, inappropriate, inadequate? How can the Judiciary and the National Institute of Health not to intervent?
2. which is the degree of awareness of rare diseases, procedures and laws regarding health, by our doctors? Because they do not arise in defense of their patients because the Machine will make adequate laws and procedures? Are they the Machine?

As for the rest, it is useless to ask how much money we’ve thrown in the past ten years and in which pockets are finished.

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Il giorno dei malati rari

28 Feb

Oggi è la Giornata Mondiale delle Malattie Rare. Lo slogan di quest’anno è “Malattie Rare Senza Frontiere”. In molti paesi non ci sono possibilità o conoscenze per la corretta diagnosi o per i trattamenti. Secondo gli esperti la collaborazione internazionale è l’unico modo perché si possa raggiungere ovunque un alto livello di accesso a cure e farmaci.

Ma come vanno le cose in Italia?

Secondo un recente report del Comitato Nazionale di Bioetica le malattie rare comportano situazioni molto gravose per il milione di italiani che ne è ufficilamente affetto, a fronte di forse due milioni di persone che ancora attendono una diagnosi.

Il tutto accade non tanto per le patologie in se, per altro spesso gravi e croniche, quanto per l’assoluta fatiscenza del nostro Sistema Sanitario Nazionale e gli sprechi del nostro Sistema Sanitario Regionale, oltre al disinteresse profondo dei politici, della classe medica e dei funzionari preposti.

Secondo il report, infatti, le problematiche individuali e familiari dei malati riguardano principalmente:

  1. la difficoltà, o l’impossibilità, di accedere alla diagnosi corretta – dovuta alla mancata individuazione di un centro clinico di riferimento specializzato nella patologia in questione – con il conseguente aggravio psicologico e peggioramento dello stato di salute del paziente;
  2. il ritardo nella diagnosi che incide negativamente sulla prognosi;
  3. l’isolamento e la mancanza di conoscenze scientifiche e di informazioni sia sulla malattia, sia sulle leggi e i diritti esistenti;
  4. la mancanza di assistenza medica adeguata e di terapie riabilitative e psicologiche necessarie, tenuto conto della natura cronico-invalidante di gran parte delle malattie rare e dello sconvolgimento e destabilizzazione che l’esperienza della patologia comporta per il paziente e la famiglia;
  5. la difficoltà d’accesso al trattamento e alle cure, che riguarda sia la reperibilità-disponibilità di farmaci innovativi, ad alto o altissimo costo, specifici per una data malattia rara e già in commercio in Europa, sia, quando non vi sono terapie eziologiche specifiche, l’accesso ad altri possibili trattamenti;
  6. le forti diseguaglianze esistenti, a livello regionale e locale, nell’accesso alla diagnosi, alle terapie innovative e, più in generale, alle cure sanitarie e ai servizi sociali;
  7. i costi elevati dei trattamenti, complessivamente considerati, e la mancanza di misure di sostegno rispondenti ai bisogni di assistenza quotidiana e continuativa determinati dalla patologia, il cui carico ricade quasi interamente sul nucleo familiare, causandone l’impoverimento e spesso l’allontanamento dal mondo del lavoro;
  8. le condizioni precarie, di frequente percepite come gravi o gravissime, delle persone affette, anche dopo avere ottenuto la diagnosi;
  9. le conseguenze sociali pesanti per il paziente (stigmatizzazione, isolamento nella scuola e nelle attività lavorative, difficoltà di costruirsi una rete di relazioni sociali).

Con tutti i soldi che spendiamo e con tutti gli invalidi che abbiamo, questo ‘bollettino degli orrori’ avrebbe dovuto riguardare, da anni, la Corte dei Conti e l’Ordine dei Medici, oltre che la società civile tutta.
Tra l’altro, esisterebbe anche un ‘colpevole’ di tutta questa iattura: Rosy Bindi, presidente del Partito Democratico ed ex ministro della Salute, che ha emanato le disastrose leggi che abbiamo sulla salute mentale, sul servizio sanitario, sulla disabilità, sulle malattie rare (link).

Ma non finisce qui, è solo la punta dell’iceberg.

Infatti, il rapporto del Comitato Nazionale di Bioetica non racconta che:

  1. le malattie rare inserite nella lista delle patologie invalidanti sono solo cinque, a fronte di oltre 3.000 classificate;
  2. lo Stato Italiano ha accolto solo sulla carte le direttive dell’Organizzazione Mondiale della Salute, emesse nel 1992, riguardo lavoro e disabilità, che si fondano sulla limitazione funzionale e non sulla classificazione della malattia od il danno biologico irreversibile;
  3. gran parte dei fantomatici Centri regionali per le Malattie Rare non sono mai stati istituiti o sono stati esternalizzati su strutture private in convenzione, solitamente cattoliche;
  4. spesso anche il semplice invio di campioni biologici – dato che nella Regione non si provvede o non si coordina – è a carico del malato. Il Coordinamento è inesistente;
  5. la gestione delle eventuali altre patologie non avviene in funzione della malattia rara che è la patologia primaria;
  6. chi deve sottoporsi a terapie continue percorre ordinariamente decine e decine di chilometri per cure infermieristiche o parainfermieristiche.

Peggio ancora se andiamo a vedere la situazione delle onlus.
Una realtà estremamamente parcellizzata, spesso fidelizzata da un centro medico o di ricerca, che così ottiene donazioni e mezzi a prescindere dal dato qualitativo o di eccelelnza, ma solo in base alla visibilità che l’associazione riesce ad ottenere. Basta avere tra i malati un personaggio famoso od influente per portare alle stelle un centro mediocre e viceversa.

Inoltre, una parte di queste associazioni esistono solo sulla carta, dato che assorbono gran parte delle donazioni per funzionare ed il resto finisce ‘per la ricerca’ o per ‘il centro sanitario’ od ‘il reparto’. Salvo alcune tipologie di malattie, per le quali è previsto l’accompagno e la contribuzione pubblica, non offrono servizi diretti ai malati: si è soli in ospedale, a casa, nei taxi o nelle ambulanze.
Addirittura, alcune diffondono informazioni sanitarie scorrette, anche tra quelle ‘validate’ o pubblicizzate dal ministero e dall’Istituto Superiore di Sanità.

Abbiamo speso milioni di euro per l’informazione tramite medici, associazioni e onlus, ma saranno forse migliaia quelli spesi per, almeno, contare i malati e sapere se e perchè non sono soddisfatti.
Davvero inspiegabile perchè ciò sia accaduto, se non si vuole pensare davvero a male.

Un problema confermato dal ‘Dossier in tema di malattie rare del 2008-2010, a cura di Cittadinanzattiva, Tribunale per i diritti del malato, Coordinamento nazionale associazioni malati cronici, che segnala:

  1. le difficoltà nel godere effettivamente dei benefici previsti dalla legge
  2. le forti differenze che si riscontrano tra regione e regione,
  3. più del 40% dei pazienti non ha spesso accesso ai farmaci indispensabili o ai farmaci per la cura delle complicanze.

Un Dossier, quello di Cittadinanzattiva e del Tribunale per i diritti del Malato, che però dimentica di dirci quanti sono i casi di malasanità od il numero dei contenziosi avviati dai malati e non ci spiega perchè queste potenti associazioni non diano assistenza legale alle vittime di malasanità, nè si lagnino di leggi e tribunali, che impiegano decenni per far giustizia e riparare il danno subito dal malato.
Di Class Actions, ad anni dalla legge che le consente, neanche a sentirne parlare, mentre i casi di malasanità registrati dalle compagnie che assicurano medici e ospedali ammonterebbero a centomila annui, Figuriamoci quanti sono quelli, minimi od eclatanti, per cui v’è rassegnazione e non li si denuncia.

Secondo Il Sole 24 ore “Focus sanità” del 11-17 Novembre 2008, l’inadeguatezza sanitaria e il mancato accesso ai diritti, ovvero ‘costi e disagi, determinerebbero la rinuncia alle cure da parte di 1 paziente su 4 a cui andrebbe aggiunto un 37% che desiste per gli ostacoli burocratici’, che evidentemente vengono posti dai diversi ospedali e ASL.

Altri studi hanno rilevato che:

  1. il 57,9% dei pazienti è costretto a sostenere personalmente le spese della terapia con una spesa annua che va da un minimo di 800 euro a un massimo di 7.000 (studio del 2008 del Tribunale dei diritti del malato);
  2. per molti genitori far fronte ai bisogni assistenziali significa peggiorare la propria condizione lavorativa, se non interromperla (Studio pilota ISFOL13)
  3. tra le famiglie partecipanti allo studio molte versano in condizioni reddituali assai basse e quasi il 20% è stato costretto a ricorrere a prestiti finanziari, per far fronte alla gestione della malattia.

E’, dunque, un eufemismo parlare di Malasanità, quando si ha a che fare con un malato raro italiano. Dovremmo parlare di martiri.

Alle domande ‘di repertorio’ vanno ad aggiungersene altre due, rivolte alla nostra classe medica:

  1. come può l’Ordine dei Medici non pretendere un repulisti e far giustizia per i malati, se 370.000 dei malati rari (il 37% di quelli noti) rinuncia alle cure, per altro dovutegli gratuitamente, o se le norme in materia sono inconcludenti, inadeguate, omissive? E se non i sanitari, come può la Magistratura e l’Istituto Superiore di Sanità non intervenire?
  2. quale è il grado di conoscenza delle malattie rare, delle procedure sanitarie e delle leggi a riguardo, da parte sia dei medici in servizio sia soprattutto di quelli che si sono laureati in questo decennio e sono ‘figli del disastro’?

Quanto al resto, inutile chiedersi quanti soldi abbiamo buttato in questi dieci anni ed in quali tasche siano finiti.

Leggi anche ‘Sanità: basta sprechi sulla pelle dei malati

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Vatican: the battle of Rome

13 Feb

Some twenty years ago, an anarchist named Hakim Bey, wrote a freak book (Temporary Autonomous Zone), which foreshadowed the emersion of pirate factions, in temporary autonomous zones by the financial ‘imperial’ system, from which to operate intrusively ‘riding the strings’ of the Machine. Definitely delusional idea, except that, 15 years later, GW Bush and the entire U.S. establishment waged a battle to the ‘rogue states’, which even before the ‘asymmetrical war’ Central America was at the mercy of the Narcos and Corporations as is now also becoming in Africa, after Eastern Europe, with the addition of ethnic or religious factions.

piovra ior vaticanIn one of these autonomous territories by the imperial system of the stock exchange and the perfect bipolarism, there is – by years – the Catholic Church Kingdom, based in Rome with ‘branches’  everywhere, in Italy and abroad . ‘Branches’ because the priest who runs a small mission fund raises, aggregates consent, supports the economy, validates the reliability of other people, but, while not ‘directly dependent’ by State of the Vatican, he can be removed , removed, plundered or excommunicated by the Pope, who is at the same time absolute Pontiff and King of a court composed by the Princes of the Church. A Court Vatican that extends to the so-called ‘Roman Black Nobility’, composed primarily by Italian citizens, who, not infrequently, have prominent positions in the Italian capital.

Points of service delivery such as parishes and missions, ‘branches’ and delegations as bishoprics, ‘controlled’ as congregations, ‘locked in’ as banks and foundations, all belonging to the Roman Board on behalf of God: an element of atavistic modernity, a primordial networking, which allowed for two thousand years the Catholic Church to survive and to branch in the temporal power.

A Temporary Autonomous Zone which is consolidated in the course of the 80s, during the pontificate of Karol Wojtyla, who took over after the strange death of the reformer Pope Albino Luciani, while personal computers started to take over the world of men, the first planetary networks were born and when opportunities of easy money and criminal collusions increased exponentially.

A pontificate of John Paul II, who was spotted by death on the altar of Archbishop Oscar Romero, who came back from a visit in Rome literally “dismayed for the coldness with which the pope had evaluated the extensive documentation, about the violation of human rights and the killing of those who opposed, even among its collaborators, the oppression exercised by the Salvadoran government on the people. “

Or the sad story of Banco Ambrosiano, Roberto Calvi hanged in London under the bridge of the Blacks Friars, hidden money was sent to Poland to anti-Communists Solidarnosc, mafia connections were discovered, as confirmed by the request of the Italian judiciary, in 2007, for a life sentence for Pippo Calo, the “cashier” of Cosa Nostra, and Ernesto Diotallevi, one of the bosses of the Banda della Magliana, then acquitted for lack of evidence.

Or the constant support, if not explicit protection, that was given by Karol Woityla to Marcial Maciel, pedophile and founder of the Legionaries of Christ, a congregation that lacks only the listing, as it has 650 priests, 2,500 students of theology, 30,000 active lay members around the world, dozens of schools, $ 60 million of annual budget.

Not to mention reliance by Karol Wojtyla in Archbishop Paul Marcinkus, an ambiguous character, President – since 1971 – of the Institute for Works of Religion (IOR), the Vatican bank,  target of the Organised Crime and Racheteering Section of Department of Justice of the United States since 1973 and connected by the Italian media in other scandals, such as the death of Pope John Paul I and the disappearance and probable death of Emanuela Orlandi, a young Vatican citizen.

An Institute for Works of Religion  born in June 27, 1942, with the upgrade of the “Commission of charitable organizations”, commissioned in 1887 by Pope Leo XIII and managed from 1929 by the banker Bernardino Nogara in order to ‘invest’ enormous capital, after the Lateran Treaty forced the Italian government to pay to the Holy See the sum of 750 million lire and to deliver government consolidated debt with a face value of 1 billion dollars.

A strange financial transaction as Nogara plowed funds Vatican financing the modernization and industrialization of Fascist Italy was making. A lot of enterpirsed came under the control of the newly established “Special Administration for the Works of Religion”: Italgas, the textile holding CISA-Viscosa, Institute of Land Credit, Assicurazioni Generali, Italian Society for the Southern Railway, Roman Institute of Beni Stabili (a real estate company), Electric Company and Electrochemistry of Caffaro, CONDOR Society for ‘petroleum and chemical industry, Company Mining and Metallurgical Pertusola, Adriatic Society of Electricity and Burgo, Banco di Roma, Banco di Santo Spirito, Savings Bank of Rome, Società Generale Immobiliare and even militar industries as Officine Meccaniche Reggiane, Breda and the National Aeronautics Company, that, in 1935, supplied weapons and ammunition for the Italian ethnic cleansing in Libya.
A ‘non-bank’ which, during the Great Depression, dumped on statal IRI the interest securities of Banco di Roma, Banco di Santo Spirito and Sardinian Credit at market prices, even though they were fully depreciated, with a gain of more than $ 600 million.

If this was ‘given’ when the Commission was essentially operating in Italy, let alone what has become the financial power of the IOR in the world and what might be its political power today, especially, into the Vatican Jerarchy.

Especially if we add that the disease Wojtyla, in the last years of his pontificate, allowed the emersion and branching within the Court of the Pope King of a conglomeration of ugly interests. Or worse, that the Institute of Religious Works, with a long story of suspicions and accusations of money laundering, few months ago has gave to adapt his standards of transparency to those required to banks to operate in the European Union and now IOR operates in Italy as it was a offshore bank.

Shadows, doubts, suspicions, episodes, involvement indicating a profound ethical change if, for example, Mexico has been discussed for years on ‘narco-alms’, where churches are built thanks to public donations of murderous Narco bosses, where Cardinal Juan Sandoval, archbishop of Guadalajara, was investigated for money laundering.

Hence the initial reluctance of Joseph Ratzinger to accept the papal mandate, widely perceived, even then, as in the Conclave of 2005 or as the Corriere della Sera describes, speaking of a “symptom extreme, final, irrevocable crisis of a system of government and a form of the papacy, and the rebellion of a Pope in front of the drift of a Church institution passed in few years from a teacher of life to a sinful entity, from a moral point of reference of Western public opinion to a kind of global charged”.

A decision taken in March 2012, as reported by the director of Osservatore Romano, Gian Maria Vian, that took place while the Vatileaks, a flight of news, for which the papal butler Paolo Gabriele was convicted and then pardoned.

The director of the Vatican Press Office, Father Federico Lombardi, said the attitude of Pope Benedict XVI, at the time of the facts, emphasizing “a line of desire for truth, for the sake of clarity, the desire for transparency, this – even if gradual time – makes his steps, and then honestly I think we are trying to deal with this new situation: we seek the truth, let us understand what objectively happened. But first you need to understand with certainty, respect for people and for the truth. “

A road on the edge of a blade, as an informant of the Panorama magazine (perhaps the toll on Paolo Gabriele) said that “here there is a good amount of blackmail, an equal number of blackmail, a mass of employé, and a percentage reduced by men of faith: among them there are the saints, who keep up the Church. “

A complex history, as wrote Ezio Mauro, Director of Repubblica, (on June 1, 2012) tells the story of “a letter from the Secretary of the Governorate of Vatican City, Archbishop Carlo Maria Viganò, who denounced a series of embezzlements, traffics and conspiracies in the Vatican”, another letter from Cardinal Dionigi Tettamanzi, bishop of Milan, who asks reason for the request to “leave the presidency of the Institute Toniolo, which controls two giant centers of influence and power as the Catholic University in Milan and the Policlinico Gemelli in Rome” or the “letter of Cardinal Attilio Nicora, president of the Financial Information of the Vatican, which condemns the refusal of the IOR, the Bank of the Holy See, to provide transparent informations on suspicious bank transactions before the entry into force of the Vatican law against money laundering, on 1 April 2011. “

A sequel to overt or veiled accusations to Cardinal Tarcisio Bertone, Vatican Chamberlain (Secretary of State), which happened while Ettore Gotti Tedeschi – president of the IOR ‘suggested’ directly by the Pope to restore the IOR – was discouraged unanimously by the Board of Superintendence IOR, “with a personal attack of the Knight of Columbus, Carl Anderson, to de-legitimize” him, that seems inspired by the number two of the Holy See.
A fact that has generated alarm in the financial world and in the European North Atlantic Treaty Organization, as “the deliberate opacity, and insisted sought by IOR can be a window of opportunity for criminal operations of all kinds, with the risk – reported in its letter from Cardinal Nicora – resulting in a blow to the reputation of the Holy See. “

What else to think before the nine transfers for € 225,000, from an IOR account and for a group of criminals of Catania, thanks to a priest, nephew of a mafia boss – in a pattern that was proved quite popular – or the order to Credito Artigiano to transfer 23 million of Euros to JP Morgan in Frankfurt  – as for the Bank of Fucino for 3 millions – in spite of the Italian legislation against money laundering.

A scandalous affair if we discover that, while in Italy many families were going in poverty, some mounthes ago, someone in the Vatican moved large amounts of capital out of Italy, as described by The Daily Done on 21 March 2012.
When “the Bank of Italy required the institutions to ask Ior the name of the real owner of the money handled and the Vatican bank started to ‘unlike’ the Bel Paese, with a series of transfers for tens and tens of millions of euros, Vatican leave Italian banks as Unicredit (former Banca di Roma) and flied to Frankfurt to the JP Morgan bank.
The IOR, to make its millionary gains that feed the activities of USA Congregations, uses an account opened in the only door of the U.S. bank JP Morgan in Italy. … It is the Trojan horse through which the IOR operates in Italy: the movements are over a year and a half exceed 1,5 billions. In October 2011, the Public Prosecutor of Rome discovers the trick and the Financial Intelligence Unit of the Bank of Italy – to intervene. The Bankitalia inspectors asked for information on the real holders of money handled by the IOR. … On 15 February, in order to avoid trouble, Jp Morgan informs Ior the final closure of the account with effect from 30 March 2012. “

An IOR which moves at least one billion euro per year only on the account of JP Morgan Bank in Milan, while the estimated wealth in 2008 would be just around € 5 billion (source Sole24ore), a ridiculous amount when we consider that Mukesh Ambani, the ‘India’s richest man, lives in Mumbai with his family in a skyscraper of 27 floors of worth of $ 1 billion.

An IOR which moves at least one billion euro per year only on the account of JP Morgan Milan, while the estimated wealth in 2008 would be only around € 5 billion (source Sole24ore), a ridiculous amount when you consider that Mukesh Ambani, the ‘ India’s richest man, lives in Mumbai with his family in a skyscraper of 27 floors worth of $ 1 billion. Absurd.

“In today’s world, subject to so many rapid changes and shaken by questions of deep relevance for the life of faith, in order to govern the bark of Saint Peter and proclaim the Gospel, both strength of soul and body are necessary, strength which in the last few months, has deteriorated in me to the extent that I have had to recognize my incapacity to adequately fulfill the ministry entrusted to me.”

This is the text of the papal resignation, in which no word is left to chance, as the ‘deteriorated soul strength’ and the ‘inability to manage’.

Resignation which, however, is not an act of impulse, but with all of the time to be organized, for example, appinting 28 new cardinals bringing from 40 to 67 the number of cardinal electors casted by him and far surpassing the 51 residual electors from the pontificate of Pope John Paul II.

How will the Vatican City and what will happen within its walls, if in a few months we will have two popes, one in the chair and the other one retired but alive?

Meanwhile, La Stampa said the pastor Don Renato Sacco, which shows how the Monsignor Luigi Bettazzi, few months ago, “had met with the Pope in and we had hinted at a possible resignation of Ratzinger linking it to health reasons and to the need for renewal of the Church. A renewal that was to come from the leadership of the Church”.

Clearer than that …
The battle continues. Good wins, Evil loses?

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Anche le Cayman cambiano, l’Italia no

18 Gen

Il Bollettino della Bce di gennaio contiene un duro e preoccupato monito all’Italia, dove, finora, “l’accresciuta incertezza politica in Italia è stata all’origine di alcuni flussi di capitali, con l’obiettivo di ricercare investimenti più sicuri, verso i titoli emessi dai paesi con rating AAA.”
Infatti, “continuano a pesare le persistenti incertezze e gli aggiustamenti di bilancio in atto nei settori finanziari e non finanziari e solo nella seconda parte del 2013 è attesa una graduale ripresa.”

Nelle previsioni della Banca Centrale Europea, la situazione è preoccupante anche perchè “gli aggiustamenti di bilancio necessari nei settori finanziario e non finanziario, nonchè la persistente incertezza, seguiteranno a gravare sull’attività economica“.

Al calo dello spread dei BTP rispetto ai Bund tedeschi, corrisponde sostanzialmente una situazione di stagnazione, con ‘bassa inflazione‘ e ‘debole attività economica‘.

Non a caso, da Francoforte si ricorda che “per quanto concerne le politiche di bilancio, il forte calo dei rendimenti sui titoli di Stato evidenziato di recente dovrebbe essere sostenuto da ulteriori passi avanti nel risanamento delle finanze pubbliche in linea con gli impegni assunti nel quadro del Patto di stabilità e crescita“.

Infatti, “nell’area dell’euro il clima del mercato obbligazionario ha risentito dell’influsso negativo esercitato dalle revisioni al ribasso delle previsioni di crescita. Tra la fine di novembre del 2012 e il 9 gennaio del 2013 i rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine con rating AAA dell’area dell’euro sono rimasti su livelli prossimi ai minimi storici, sebbene verso la fine del periodo siano cresciuti di circa 10 punti base, portandosi all’1,8 per cento circa.

Intanto, mentre l’Italia la crescita è ferma in nome della Casta, delle sue prebende e delle sue ipocrisie, invocando la solita caccia inutile all’untore/evasore, dalle Cayman arriva la svolta: un’ampia riforma che intende creare un database pubblico dei fondi con domicilio nell’isola.

Forse, sarebbe il momento di abbassare la pressione fiscale, grazie ad una spesa pubblia virtuosa, e, magari, avviare un condono fiscale per i fondi che rientrano in Italia, visto che stiamo per assistere ad una ‘fuga dalle Cayman’ da parte di tanti evasori.

Una questione da non sottovalutare, dato che da Italia, Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda, nell’ultimo anno, sono aumentati esponenzialmente  i trasferimenti verso i paesi forti dell’Unione Europea, come Germania, Olanda e, soprattutto, Lussemburgo, che è un ‘quasi’ paradiso fiscale.

Una pressione ed invasività fiscale, in corso in Italia, cui andrebbe posto rapidamente rimedio, dato che un paradiso fiscale ce l’abbiamo alle porte (Svizzera) e, soprattutto, che un altro l’abbiamo in casa nostra e si chiama IOR, Istituto Opere di Religione, la banca vaticana che proprio non riesce a recepire le norme antiriciclaggio che l’Unione Europea richiede per accedere ai propri circuiti finanziari.

Una situazione molto ambigua, visto che la Deutsche Bank che (s)vendette i BTP italiani era governata da un banchiere svizzero, Josef Ackermann, e che, ad esempio, lo stesso governo Monti, che si è scagliato contro gli evasori fiscali, ha anche preso la ‘”decisione di tacere davanti al Consiglio di Europa sulle inadempienze di Oltretevere in materia bancaria’, mentre ‘il direttore dell’UIF Giovanni Castaldi ha ritirato i suoi due dirigenti dalla delegazione che rappresentava il nostro Paese a Strasburgo per non essere complice di una posizione sbagliata“. (Il Fatto Quotidiano – 05-07-2012)

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La Capitale della malasanità

10 Gen

Martedì sera, una signora romana quasi novantenne veniva prelevata da un’ambulanza per un sospetto ictus e trasportata al policlinico di Tor Vergata, dove rimaneva ben 15 ore in barella, bloccando, tra l’altro l’ambulanza.
Un episodio eclatante, non affatto infrequente a Roma, la Capitale italiana, come documentano le vicende recente di un’altra donna con un’emorragia cerebrale, trasportata in ambulanza prima da Acquapendente a Viterbo e poi al Gemelli di Roma.

Ricordiamo tutti il tragico caso del giornalista RAI Lamberto Sposini, conduttore de “La Vita in diretta”, che, colpito da un ictus al lavoro e soccorso in tempo,  pervenne con enorme ritardo all’ospedale dove venne operato d’urgenza.
O come è drammaticamente comprovato da fatto che ieri, per ben due ore, su 80 ambulanze che Roma dispone per circa 4 milioni di abitanti, ben «25 mezzi erano bloccati nei Dea occupati dai pazienti da ricoverare e tutte le altre 55 ambulanze erano impegnate in servizio per chiamate già ricevute» (fonte 118).

Tutti a prendersela, giustamente, con il Governatore regionale dimissionario, Renata Polverini, visto che un misfatto simile è certamente causato da carenze profonde nella governance sanitaria, anche se la questione dei posti letto ‘chiusi’ di recente è fuorviante.
Infatti, in termini di governance le questioni da porre, se non si volesse fare solo mera demagogia, sono altre e ben più fattuali:

  1. le ambulanze sono sufficienti oppure in una metropoli come Roma ne servirebbero di più? Sono dislocate solo negli ospedali od anche all’altezza di importanti snodi di viabilità, come accade a Milano da trent’anni, per accorciare i tempi di intervento?
  2. i Pronti Soccorsi sono dislocati in modo da garantire il pervenimento del paziente in tempi inferiori alla mezz’ora? Sono strutturati e coordinati con i reparti dell’ospedale cui solitamente afferiscono i casi che richiedono interventi tempestivi, ovvero cardiologia, neurologia, allergologia e malattie rare?
  3. la centrale che invia le ambulanze (il 118) opera in stretto coordinamento con un corrispettivo coordinamento dei siti ospedalieri, in modo da garantire il rapido pervenimento del paziente nell’ospedale giusto? E, nel caso esistesse questa interazione, esiste qualche software gestionale oppure è tutto affidato al caso ed al fattore umano?

Domande semplici, che chiunque abbia vissuto al Nord come in Europa od in USA  non può evitare di porsi, visto che la percezione che si riceve dalla (mala)Sanità romana è quella di un enorme sistema di monadi autoconsistenti che opera in modo autoreferenziale e caotico.
Domande alle quali dovrebbe aggiungersene un’altra, ben più amara e complessa: perchè i Comitati Etici, l’Ordine dei Medici laziale, la magistratura del luogo, i Consigli di Laurea cui afferiscono i policlinici, gli enti religiosi che gestiscono strutture in convenzione non hanno ancora preso posizione dinanzi ad una situazione che dura da decenni e che a Milano come a Bologna sarebbe del tutto inconcepibile, come probabilmente anche a Napoli ed a Palermo?

Domande che, diciamolo, qualunque ‘professionista della politica – od aspirante tale – dovrebbe porsi, visto che i soldi per sostenere un sistema elefantiaco e clientelare non li stampa più nè la Banca Romana d’infame memoria nè la più virtuosa Banca d’Italia di Via de’ Mille.

Ad esempio, come garantire agli abitanti del IV Municipio (ufficialmente almeno 250.000, probabilmente molti di più) dei tempi di pervenimento al Pronto Soccorso, dalla chiamata, inferiori ai 30 minuti, visto quello che ci raccontano sia i navigatori delle autovetture sia Google Maps, in termini di tempi di percorrenza da/per l’ospedale più vicino.

Oppure i malati rari che sono seguiti spesso da esperti collocati in ambulatori mal dislocati e che, in caso di urgenza, vengono, in prima battuta, trasportati in ospedali non immediatamente operativi per quel tipo di patologia, visto che il farmaco salva vita è dato in esclusiva all’ambulatorio, che – ovviamente – chiude alle due del pomeriggio e nel week end (sic!).

Per non parlare dell’enorme ammasso di casette, tra Tiburtina e Casilina, dove vive forse più di un milione di persone con servizi decisamente scarsi, a causa del fatto che quelle periferie crebbero abusivamente, esattamente come quelle delle città sudamericane, e quando le si volle condonare, non si decise di abbatterne almeno un tot per creare viabilità, piazze, ospedali, scuole eccetera.

Il tutto a fronte di un enorme sito ospedaliero, l’ex sanatorio San Camillo Forlanini, pressochè privo di parcheggi e scarsamente raggiungibile dal resto della città, che inspiegabilmente è ‘da salvare’, mentre le sue dimensioni e la sua parcellizzazione in piccoli edifici dimostrano che deve essere destinato ad altro.
Od a fronte del Sant’Andrea, collocato nel nulla, cui si arriva praticamente solo tramite Grande Raccordo Anulare. Come anche per l’enorme IFO San Gallicano, anch’esso poco raggiungibile e che, nonostante la penuria in quel settore della città di pronti soccorsi con reparti alle spalle in grado di gestire casi gravi, è destinato solo alle malattie dermatologiche.

Ovviamente, la campagna elettorale in città verte tutta su ‘chiudere o non chiudere il San Filippo Neri’, un ospedale d’eccellenza, dicono, che ha avuto il grande (de)merito di operare al di fuori delle grandi logiche baronali e che avrebbe dovuto essere trasferito da tempo in una sede più ampia e facilmente raggiungibile di quella attuale.
Anche in questo caso un disastro causato da un deficit di governance regionale, ben più antico della presente gestione, che ha sempre e solo perseguito lo scopo di mantenere l’esistente senza considerare che dalla nascita dei vari Forlanini, San Filippo Neri, Addolorata, Gemelli, eccetera sono trascorsi decenni, che la popolazione è più che raddoppiata ed abita in quartieri distanti ore dai siti ospedalieri dove sono disponibili posti letto e dove sono attivati gli ambulatori per le cure ricorrenti.

Un vero calvario per chiunque abbia necessità di terapie continuative e parenti lungodegenti, specialmente se ricordiamo che è vietata la somministrazione in strutture non pubbliche dei cosiddetti ‘farmaci orfani’, di per se già difficili da trovare in dotazione negli ospedali, con centinaia di migliai di persone nel Lazio che percorrono chilometri ed ore per ottenere un’infusione od una dialisi in centri collocati in luoghi impossibili.

Come andrà a finire? Che la prossima Giunta continuerà a mantenere l’esistente, confidando in qualche decisione politica che appiani i soliti debiti, come ha fatto il governo uscente che, in piena crisi, ha finanziato la sanità laziale con quasi un miliardo di euro.

D’ altra parte, a leggere la storia di Roma, non sembra che in 2500 anni la Caput Mundi abbia scelto organizzazioni e forme di finanziamento differenti.

Intanto, nessuno si chiede quanti possano essere i morti romani causati dalla lentezza di accesso al pronto soccorso ed alle terapie d’urgenza. Non dovrebbero essere così pochi, però.
That’s Rome.

originale postato su demata