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Decadenza Berlusconi: crepe nella Sinistra?

16 Set

Solo tre mesi fa, Luigi Nieri (SEL), vicesindaco di Ignazio Marino, dichiarava riguardo le norme introdotte dal ‘decreto Cancellieri’ (dlgs 235/2012)  che “si tratta di una legge ingiusta perchè porta ad escludere dalle istituzioni alcuni protagonisti delle lotte sociali per reati che non possono destare allarme e che non vanno confusi con fattispecie più gravi come la corruzione e la concussione. Così si condannano gli individui a una marginalizzazione infinita e immotivata.”

Una posizione ben precisa, come conferma Giancarlo Torricelli, coordinatore SEL di Roma: “Annullare il risultato elettorale per un reato di più di vent’anni fa è, paradossalmente, un danno per la democrazia”, a fronte di “un riconoscimento chiaro ed inequivocabile che gli viene accordato dai cittadini.” (fonte Roma Today)

Come anche, mesi fa, era Dario Franceschini, dal Corsera, che esprimeva un concetto molto simile: «ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Silvio Berlusconi. È con lui che bisogna dialogare».

Ed era sempre il Partito Democratico, questa estate, a presentare un disegno di legge a firma dei senatori Muchetti e Zanda per ‘superare il conflitto d’interessi’, che va a sostituire il concetto di “incompatibilità”, con il risultato secondo il Movimento 5 Stelle di “prolungare di un anno la vita a Silvio Berlusconi”.

D’altra parte, la fretta che alcune forze politiche e sindacali pretendono per liquidare il Centrodestra non fonda su alcuna forma di buon senso e trova linfa dai soliti conflitti interni della nostra Sinistra e dal truculento giustizialismo che una certa parte del suo elettorato ‘democratico’ adora.

La decadenza di Silvio Berlusconi tout court incrementerebbe i problemi: dalla dubbia retroattività del provvedimento Cancellieri all’interdizione dai pubblici uffici rispedita al mittente proprio dalla Corte giudicante fino all’eccezionalità di un azionista processato per le malefatte di un CdA ed alla sproporzione della pena in rapporto alla mole di tasse versate dal colosso Mediaset.

Considerato che il condannato è ultrasettantenne e che le sue aziende sono nelle salde mani di sua figlia, la quale non ha nessuna voglia di entrare in politica, come anche che almeno una sentenza definitiva è stata emessa senza che Berlusconi fosse prescritto, potremmo lasciare che la giustizia faccia il proprio corso e lasciare il PdL libero di far politica come meglio crede. O no?

Tanto, se la legislatura dovesse durare altri 4 anni, Silvio Berlusconi sarebbe comunque ‘fuori’ dalle elezioni future …

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Stop Camere, Italia allo stremo

11 Lug

“Pensate che con una conferma in Cassazione della condanna per il processo Mediaset, il PdL restino tutti lì (ndr. in Parlamento) ad alzare la mano o ad astenersi? Esiste un legame indissolubile tra il Popolo delle Libertà, i suoi elettori e Silvio Berlusconi. Cosa accadrebbe se accadesse la stessa cosa per il leader del Partito Democratico?” (Enrico Bondi su La7)
Dall’altra sponda Epifani, segretario ‘precario’ del PD, annuncia che il suo partito voterà per l’applicazione della sentenza in caso di condanna di Berlusconi.

In queste poche, stringate e schiette parole sta tutta la fibrillazione politica e di governo che affliggerà l’Italia nelle prossime settimane. Intanto, oggi, il Parlamento si ferma e la Politica si accorge (dopo 20 anni e molte chiacchiere) che esiste un serio problema Giustizia.

In effetti, tutti i report internazionali confermano che l’aleatorietà e la lentezza delle nostre sentenze sono uno dei fattori causali della corruzione e della fuga dei capitali (esteri e italiani). A ciò si aggiunge la disapplicazione degli esiti del referendum sulla responsabilità dei magistrati e la non separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante con corrispettiva superlobby degli avvocati.

Edward Luttwak, noto politologo statunitense e profondo conoscitore dell’Italia, spiegava su Panorama che sarebbero tre i principali fattori penalizzanti per gli investitori nazionali e stranieri:

  1. inefficienza di un sistema caratterizzato dalla lentezza, che è incompatibile con la certezza del diritto. Il tempo, che per l’investitore è una variabile fondamentale, per loro è del tutto ininfluente;
  2. arbitrarietà dei magistrati, che sono in grado di arrestare le persone senza le prove che il principio dell’habeas corpus richiede in un paese democratico. Negli Stati Uniti il caso di Amanda Knox è percepito come un orrendo abuso e non sono rari i processi per «prosecutorial abuse»;
  3. imperialismo giurisprudenziale che a colpi di sentenze criminalizzano attività economiche e incidenti che altrove sono soggetti alla giustizia civile con risarcimenti milionari alle vittime fino alla bancarotta dell’impresa, ma nessuna condanna penale.

Dunque, che il Popolo delle Libertà sollevi la questione ‘giustizia’ e che il Partito Democratico si accodi ha il suo fondamento, ma ha anche ragione fondata il disagio manifestato da tanti che un tale macroscopico problema della nostra Nazione affiori in Parlamento solo quando si tratta di salvare il politico di turno, nella fattispecie Silvio Berlusconi.

Ma la questione dell’eleggibilità di Silvio Berlusconi e, più precisamente, della suo accesso alla leadership politica è qualcosa che doveva essere fuori discussione da molto, molto tempo.

I fatti che ne avrebbero dovuto precludere qualunque ruolo di governo risalgono tutti ad oltre 20 anni fa: l’iscrizione alla Loggia P2 ed il Lodo Mondadori. Il fatto che non avesse abbandonato le sue attività di tycoon dei media – incluse quelle erotiche e quelle offshore Mediaset – e quanto emerso su Marcello Dell’Utri dovevano bloccare ogni velleità.

Non è accaduto perchè non si è voluto sanare il conflitto di interessi – padre del Berlusconismo e madre del Consociativismo – e perchè Tangentopoli preferì condannare Craxi mandando in prescrizione tutto il resto, inclusa tanta compiacente ed inamovibile pubblica amministrazione.

Allora ha ragione Beppe Grillo a chiedere riforma elettorale e scioglimento delle Camere?
Dipende …

Infatti, che sia necessario andare al voto con regole diverse è un fatto ineludibile da anni, più volte rimarcato dal Presidente della Repubblica. I tempi sono, viceversa, da capire.

Infatti, tra 20 giorni il Popolo delle Libertà potrebbe ‘affrancarsi’ dal centralismo berlusconiano, tra una settantina avremo l’esito delle elezioni tedesche. Poco prima o poco dopo arriverà il congresso del Partito Democratico che – lo si spera tutti – dovrà dolorosamente dirimere l’incompatibilità di ‘correnti’ popolari, sindacalizzate, post socialiste, lobbiste, post comuniste, ecoverdi e quant’altro ancora, tutte accomunate da un Porcellum che finirà.
Ed, intanto, anche il Movimento Cinque Stelle – che ha l’esigenza di avvicendare un gruppo di eletti che non sembra essere all’altezza della situazione – ha bisogno di tempo per far emergere e/o aggregare ‘cervelli’ se vuole darsi una struttura atta a partecipare al governo del Paese.

A questo aggiungiamo che, in autunno, tutto si potrà permettere l’Italia fuorchè uno stallo in nome del conflitto di interessi e delle prescrizioni (come per il trascorso Ventennio) o, a contraltare, un caos parlamentare con un governicchio nè tecnico nè di programma.
Non solo per il caos sociale di cui parla Grillo o la bancarotta nazionale, prospettata da Mediobanca in un report recente. Anche perchè in ogni sistema organizzato, se i generali vengono meno, almeno un tentativo di subentro i colonnelli lo fanno.

All’Italia non servono caos e conflitto.

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La 25esima ora di Silvio Berlusconi

9 Lug

Il processo Mediaset, che vede Silvio Berlusconi condannato a quattro anni di reclusione per frode fiscale e a cinque di interdizione dai pubblici uffici, sarà sentenziato dalla Corte di Cassazione entro la fine di luglio, evitando ogni rischio di prescrizione, anche di una sola parte delle accuse.

Se la sentenza sarà favorevole al leader di Forza Italia, si ritornerà in Appello, ma la sentenza sarà definitiva e la ricaduta politica enorme.  Questi i motivi di una tale tempestività nell’emettere una sentenza da parte della Corte suprema, che ha il dovere di non sottoporre il Paese ad una ulteriore ‘sospensione’, ovvero ad un ennesimo rinvio.

Di cosa tratta la sentenza di condanna è presto detto: una compravendita di diritti televisivi da parte di Mediaset tramite altre società offshore, sempre riconducibili al gruppo di Berlusconi, per evadere il fisco e accumulare fondi neri all’estero, grazie alla lievitazione dei prezzi ad ogni passaggio, al punto che, alla fine Mediaset avrebbe acquisito i diritti pagandoli più del reale valore. Anche gli azionisti di Mediaset ne sono stati pesantemente danneggiati, vista la dimensione dell’operazione, i cui fondi neri accumulati consisterebbero in almeno 280 milioni di euro.

Un’operazione mostruosa, per il Fisco e per la Democrazia, specialmente se “di casi come questo se ne vedono abitualmente molti altri e la Suprema Corte si limita a rideterminare la pena nel caso in cui, prima del verdetto definitivo, sia intervenuta la prescrizione per una parte dei reati”, come conferma proprio l’avvocato Franco Coppi, difensore di Berlusconi, precisando che non resta che sperare di “ottenere l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna inflitta a Silvio Berlusconi”..

Tre settimane in cui, altrove, sarebbe stato ritirato il passaporto al condannato, onde evitare il rischio di fuga, visto cosa l’attenderebbe se dovesse trovarsi sul territorio italiano a sentenza confermata.
Un po’ come in quella storia di profondo travaglio psicologico in cui Ed Norton impersona un condannato che deve presentarsi al carcere per scontare la propria pena.

Ma non succederà, che nessuno si preoccupi. Da noi, in Italia, si dice: ponti d’oro a nemico in fuga.

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Senatori, deputati, multinazionali, lobbisti

20 Mag

Senatori e deputati a libro paga di multinazionali e lobbisti per cifre che andrebbero dai 1.000 ai 2.500 euro al mese, più qualche ‘fortunato’ che arriva fino a 5.000 mensili di mazzetta. Questa la denuncia di Le Iene, dopo le rivelazioni di un assistente parlamentare, protetto dal segreto.

Pietro Grasso, presidente del Senato e magistrato, esorta: «Chi sa qualcosa sui parlamentari pagati farebbe bene a denunciare questi comportamenti gravissimi». E, in effetti, la denuncia a ‘mezzo stampa’ c’è e qualche magistrato dovrebbe necessariamente aprire un inchiesta d’ufficio.

I ‘cattivi’ sarebbero, sta volta, le lobbies del tabacco e del gioco d’azzardo, che premerebbero per leggi ed emendamenti a loro favorevoli. Nulla di sorprendente, va così in tutto il mondo e spesso sono finanziamenti legali per le campagne elettorali, facilitati da leggi diverse dalla nostra sul finanziamento dei partiti.
Immediate le voci per la rapida approvazione delle norme anticorruzione, ma è la riforma dei finanziamenti ai partiti quel che serve per contrastare la concussione e l’occultamento dei finanziamenti, come è necessaria una nuova visione delle concessioni governative se si vuole risolvere a monte la questione ‘tabacchi, azzardo, accise, demanio marittimo, Equitalia, Caaf’.

Dunque, il punto non sono le eventuali lobbies del tabacco o quelle dell’azzardo – in gran parte estere, si noti bene – dato che il ‘problema’ vero è che se certi nostri parlamentari si dimostrassero ‘permeabili’ per soli 2.000 euro al mese, figuriamoci quali altre ‘lobbies’ possano esserci in grado di promettere ‘premi’ migliori, in soldoni od in carriere per figli e nepoti.

Se si accettano ‘quattro spiccioli’ per sigarette e gioco d’azzardo, quanti altri (denari, favori o ‘immunità’) potrebbero essere ‘graditi’ per tutelare gli interessi della Mafia o della Casta?

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Governo Letta: il PD guarda già alle elezioni

16 Mag

Il debito pubblico italiano a marzo ha raggiunto la quota record di 2.034,725 miliardi di euro, dopo i 2.022,7 miliardi raggiunti a gennaio 2013 e, nel 2012, si è avuta una riduzione del 27,5% rispetto al 2011 per i volumi di compravendite delle case (scese a 448.364 transazioni) per un totale di circa 46,4 milioni di metri quadri (-25,4% sul 2011), con una superficie media di circa 104 mq.

Il mercato dell’auto è è al 37 esimo crollo mensile (secondo il Centro Studi Promotor), a fronte di 116.209 immatricolazioni di aprile contro una media mesnsile di 185.086 auto vendute nell’aprile 2009. Intanto, serve oltre un miliardo di ore di cassa integrazione, con mezzo milione di lavoratori a zero ore equivalenti, principalmente nel centro Italia, in Veneto ed in Lombardia.

Intanto di Meridione non se ne parla, anche se lì i disoccupati non cassaintegrati sono a bizeffe, alle scuole si promette ‘stop a tagli’, come se si possa far funzionare un istituto superiore con 15.000 euro annui e basta, nessun allarme per i crediti delle aziende che eccedono ampiamente le disponibilità di Cassa Depositi e Prestiti, niente in programma per i nati dal 1950 al 1960 finiti nel limbo delle pensioni di Elsa Fornero, che la CGIL ritiene intoccabili.

Il PIL ha perso un altro percentuale e si fa spallucce, qui da noi, ‘che tanto già lo si sapeva’, dimenticando che è bastato solo un click, quello dell’annuncio ufficiale, per avviare tutta una serie di ricomputi, di cui ci annunceranno – solo tra qualche giorno, con calma – le ricadute sul peso degli interessi, sui conti UE, sulla perdita di qualche mercato.

In attesa del test elettorale di Roma Capitale, che servirà per ‘pesare’ i giochi interni del Partito Democratico, il governo Letta se la prende comoda, aspettando speranzoso la ripresa economica – che altrove c’è – e potersi attribuire ipotetici risultati e disastrosi benefici.
Peccato che a crescere siano gli USA e il Giappone. La Francia è in recessione, la Germania raccoglie un +0,1%, cioè nulla, mentre è ferma al palo, che c’è da attendere che sia rieletta, in autunno, Angela Merkel, accusata (all’estero ma non in patria) di eccessivo rigore finanziario e di vistoso germano-centrismo.

I nostri media non ‘strillano’ disgrazie a quattro venti, i mercati non scalpitano, il denaro ha raggiunto un tasso di sconto ridicolo, l’euro non vacilla.

E così andando le cose, il nostro Parlamento non trova meglio che occuparsi del decreto intercettazioni e si legge di IMU e CGI approvati, mentre è evidente che non c’è copertura finanziaria, se INPS, INPDAP e Cassa Depositi e Prestiti stanno come stanno e la Corte dei Conti suona l’allarme da mesi e mesi.

Intanto, in televisione si dibatte di sondaggi elettorali, di leggi per l’appunto elettorali, di candidati premier del centrosinistra per le elezioni …

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Un’ordinaria giornata italiana

9 Mag

Mediaset: confermata in appello la condanna per frode fiscale a 4 anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici per Berlusconi. Qualcuno già chiede dimissioni od ineleggibilità, si vedrà in Cassazione, Daniela Santanchè commenta: «ieri qualcuno voleva impedire a Berlusconi di governare e pretendeva di sovvertire la volontà popolare degli italiani per via giudiziaria, oggi qualcuno sta operando per fare saltare il governo Letta e l’ipotesi di pacificazione nazionale».

A proposito di pacificazione, mentre la seconda Corte d’appello di Milano emetteva la sentenza, l’ex giudice Francesco Nitto Palma è stato eletto presidente della Commissione Giustizia del Senato solo alla quarta votazione tra polemiche e defezioni del Partito Democratico.
E, più o meno in simultanea, a proposito di pacificazione e anche di processi, il CSM ha eletto Giorgio Santacroce, già a capo della Corte d’Appello di Roma, come nuovo primo presidente della Corte di Cassazione, ma si è spaccato a metà con tredici voti a favore, quattro astenuti e nove contro andati al suo diretto concorrente, il presidente della seconda sezione civile della Cassazione, Luigi Rovelli.

Intanto, la Procura di Milano rinviava a giudizio per associazione a delinquere e corruzione Roberto Formigoni e altre undici persone, tra cui tre ex dirigenti del Pirellone, nell’ambito dell’ inchiesta Maugeri, la struttura pavese favorita, così come l’ospedale San Raffaele, da delibere di giunta per un totale di circa 200 milioni di euro di rimborsi “ulteriori” per prestazioni sanitarie.

E, visto che non può esserci pace senza giustizia, la Corte dei Conti bocciava il governo tecnico, troppo ottimista dal DL Sviluppo alla Legge di Stabilità: le norme di carattere fiscale “risultano prive di clausole di salvaguardia per fronteggiare il minor gettito rispetto alle stime”.  La legge di Stabilità “viene svuotata della sua componente fondamentale, non si realizza la manovra.” Il Decreto Legge per lo Sviluppo costituisce “un provvedimento disorganico, che reca i più disparati interventi; molti emendamenti approvati in sede parlamentare sono privi di relazione tecnica o registrano un visto negativo”. Per il resto, “coperture improprie”, “gettito non affidabile”.

Tutto accaduto nello stesso giorno, l’8 maggio 2013, in cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze comunicava che “Cassa depositi e prestiti, nell’ambito della procedura prevista relativa allo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione, ha ricevuto un totale di oltre 1.500 domande di anticipazione di liquidità, per un importo complessivo di circa 6 miliardi di euro … che superano l’importo delle somme del Fondo dedicato agli Enti locali da 4 miliardi di euro (2 mld per il 2013 e 2 mld per il 2014).”

Per il presidente Giorgio Napolitano “oggi si apre un nuovo ciclo di attività, in corrispondenza con la partenza della 17esima legislatura”. Il capo dello Stato ha inoltre considerato finita la “travagliata” fase d’avvio della legislatura, “ora bisogna affrontare il nodo delle riforme troppo a lungo attese”.
Sarà, ma in casa PD la difficoltà di trovare una qualche intesa – su un “traghettatore” come sul resto – aveva fatto emergere la possibilità di anticipare i lavori a luglio. Tra Bersani, “non devo proporre soluzioni”, e  Renzi, “non pongo nessun tipo di problema”, finirà con il solito “congresso del Pd a ottobre”, l’Italia può aspettare.

E – sempre l’ 8 maggio del 2013 – s’è tenuto il ‘funerale della Prima Repubblica”, quello del divo Giulio Andreotti, e non c’erano nè fischi nè monetine, ma tutta la Roma de’ roma, l’Italia Anni ’60, quella dei tassisti, del pubblico impiego, dei negozianti e della gente qualunque, che il Divo riceveva tutti i sabato mattina nell’ufficio di San Lorenzo in Lucina.

Come è accaduto anche che le Associazioni del comparto ICT (Information and Communication Technology) – tra cui dall’Associazione Aiip aderente a Confindustria, Assoprovider-Confcommercio, ASSINTEL e altre – abbiano scritto una lettera, predisposta dal giurista Fulvio Sarzana, al presidente della Camera e del Senato e al presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, per richiedere una pausa di riflessione nell’emanazione del Regolamento su web e diritto d’autore, che darebbe la possibilità all’Agcom di rimuovere contenuti dal web senza l’intervento della magistratura e senza una normativa di copertura da parte del Parlamento.  Una richiesta cui hanno aderito anche un generale della guardia di finanza, Umberto Rapetto, ed i Consumatori di Altroconsumo, come pressoché tutte le piccole e medie aziende del settore dell’informatica e delle telecomunicazioni.

A conferma che fosse un giorno infausto, a Genova accade un nuovo disastro del mare: una nave portacontainer impatta contro una torre portuale che crolla sulla “palazzina piloti”, sette morti e due dispersi.

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