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Coppie omosessuali, l’ONU ed il diritto di culto

15 Lug

Il Vaticano è allarmato per la «road map» Onu sui diritti dei gay fissata dall’ONU, in quanto teme che il riconoscimento di una piena parità giuridica possa prestarsi alla rivendicazione del matrimonio religioso tra due uomini o due donne.
Infatti, la “norma” che arriva dal contesto internazionale non permette alcuna distinzione morale, politica o giuridica in relazione al matrimonio, all’adozione o all’inseminazione artificiale per le coppie e le persone non eterosessuali.
Un timore, quello cattolico, ribadito nell’ottobre 2009 al Sinodo dei vescovi dedicato in Vaticano all’Africa, dal cardinale Antonelli, all’epoca presidente del Pontificio consiglio per la Famiglia: «Una cosa sono i diritti individuali delle persone, altro è il riconoscimento giuridico della coppia omosessuale equiparandola alla famiglia».

La Santa Sede ha una posizione chiara, ovvero di ripudio dei comportamenti non eterosessuali come gravemente peccaminosi.
Tra i cristiani riformati, luterani, valdesi, anglicani e metodisti hanno di recente aperto le porte alle coppie omosessuali, mentre le chiese evangeliche restano contrarie.
Anche l’Islam è contrario in toto alla sodomia, etero ed omo, mentre considera i rapporti omosessuali come fossero adulterio, a prescindere del la persona sia sposata o meno.
Per il Giudaismo i rapporti sessuali tra uomini sono un «abominio», punibili come un crimine capitale, ma non vi è menzione dell’omosessualità femminile.
Nella tradizione religiosa induista non vi è traccia di condanna e biasimo nei confronti dell’omosessualità, fino all’arrivo degli Inglesi, poiché, “in tutto ciò che concerne l’amore, ognuno deve agire in accordo con i costumi del proprio paese e con le proprie inclinazioni”.
Nel buddismo, il terzo dei Cinque precetti di Sakiamuni afferma che è necessario astenersi dai comportamenti sessuali “non appropriati”, cioè al di fuori del matrimonio, senza il consenso del/la partner e, ovviamente,  lo stupro, l’incesto e il bestialismo. “L’omosessualità, sia che sia tra uomini o tra donne, non è sconveniente di per sé. Quello che è sconveniente è l’uso di organi già ritenuti inappropriati per il contatto sessuale”,  secondo la lectio magistralis del Dalai Lama.
Parlando di religioni laiche, ricordiamo che il Comunismo, come il Nazismo, fu fortemente omofobo, internando i “diversi” nei campi di concentramento.

In parole povere, se l’ONU dovesse imporre una “Carta dei diritti LGBT” così radicale come vorrebbero le lobbies laiche, andrebbe a finire che i diritti sessuali delle persone andrebbero ad inferire con i diritti di  libero culto, che ricordiamolo, sono ugualmente e maggiormente sanciti sia a favore dei fedeli sia delle chiese.

Una contraddizione in termini, che è ancora più evidente se consideriamo che la Carta dei diritti dell’Uomo, stilata dall’ONU nel 1955, non prevede il diritto alla famiglia ed alla prole, che, viceversa, sono affermati dalle norme per la parità giuridica degli omosessuali.

Infatti, cosa significherebbe in termini di Welfare dover assicurare il “diritto alla famiglia ed alla prole”, non alle coppie LGBT, ma quelle eterosessuali, giovani, marginalizzate e disoccupate?