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Ecco a cosa NON servono le Province -3

1 Giu

L’art. 23 del Decreto ‘SalvaItalia’ prevede che “in caso di mancato trasferimento delle funzioni (n.d.r. delle Province) da parte delle Regioni entro il 30 aprile 2012, si provvede in via sostitutiva, ai sensi dell’articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, con legge dello Stato.

Il 30 aprile è passato e nelle due Commissioni parlamentari apposite si discute di come ritagliare la nuova mappa delle province e come farne nominare i consiglieri dai Comuni. A cosa dovrebbero servire si sa davvero poco, tutto si racchiude in una definizione: ‘organismi politici di secondo livello”.

Quello che saranno le nuove Province non è dato saperlo, ma è facile notare cosa protrebbero facilmente essere: l’isola dei Trombati.
Una sorta di zattera per circa 600 politici che, non eletti al Comune, alla Regione o al Parlamento, devono pur continuare ad ‘esistere’ … con – si spera – quattro spiccioli di dotazione ed attribuzioni minime.

Infatti, di motivi per cassare le Provincie ce ne erano e ce ne sono. Ad esempio, quelli che seguono.

Provincia di Napoli: “Luigi Cesaro  (PdL), presidente della Provincia di Napoli, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli con l’accusa di aver avuto rapporti con il gruppo dei Casalesi capeggiato da Francesco Bidognetti per mettere le mani su un affare immobiliare da 50 milioni di euro”. (fonte L’Espresso 13 luglio 2011)

Provincia di Padova: Stagisti pagati 400 Euro lordi al mese, mentre una sentenza del 2010 del tribunale di Torino ribadisce che un compenso inferiore ai 5 euro l’ora è da ritenersi incostituzionale nonché lesivo della dignità umana. (fonte Il Mattino di Padova 20 gennaio 2012)

Provincia di Salerno: “Hanno intascato indebitamente un milione di euro. Erano dipendenti dell’amministrazione provinciale, alcuni anche in pensione, ma anche un dipendente delle Poste, quasi tutti legati da vincoli di parentela. E il meccanismo che avevano messo in atto era quello di dirottare fondi della Provincia di Salerno sui loro conti correnti. La motivazione è che erano rappresentanti di associazioni onlus che, però, in alcuni casi non disponevano neanche della partita Iva.” (fonte La Prima Pagina 3 marzo 2012)

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Ecco a cosa NON servono le Province -2

28 Mag

L’art. 23 del Decreto ‘SalvaItalia’ prevede che “in caso di mancato trasferimento delle funzioni (n.d.r. delle Province) da parte delle Regioni entro il 30 aprile 2012, si provvede in via sostitutiva, ai sensi dell’articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, con legge dello Stato.

Il 30 aprile è passato ed un paio di cose sono certe: le Regioni non hanno legiferato granchè e, già nel febbraio scorso,  il presidente della Repubblica Napolitano aveva intimato: “occorre fare un punto e scegliere una strada e risolvere il problema con razionalità”.

Le Province propongono di (auto)ridursi nel numero totale, da 108 a 60, e  degli attuali consiglieri, da 18 a dieci, e … demandando ad ‘una futura legge dello Stato’  il trasferimento dei circa 60 mila dipendenti.

Eppure, di motivi per cassare le Provincie ce ne erano e ce ne sono. Ad esempio, quelli che seguono.

Provincia di Caserta: “Dalle indagini è emerso che la Provincia di Caserta, socio maggioritario dell’ACMS S.p.A., tra il 2007 e 2009, ha erogato alla stessa azienda contributi non spettanti per oltre 12 milioni di euro senza giustificazione economica in dispregio a ogni procedura contabile.
Sequestri amministrativi di beni mobili e immobili sono stati eseguiti dalla Guardia di finanza di Caserta nei confronti di 32 amministratori e dirigenti della Provincia di Caserta, alcuni dei quali, nel periodo tra il 2007 e il 2009, erano assessori e consiglieri.” (fonte ilsassolinopuntoit  19 febbraio 2012)

Provincia di Massa: “Il parlamentare del Pdl Lucio Barani, il consigliere provinciale Ezio Ronchieri, ex An, vicinissimo all’ex ministro Altero Matteoli. Il presidente del consiglio comunale di Massa Marco Andreani e l’ex assessore regionale Marco Betti (SEL). E poi tecnici e amministratori pubblici, componenti dei precedenti consigli di amministrazione di Cermec ed ErreErre, imprenditori. Sono i 19 indagati nell’indagine sulle gestioni di ErreErre e Cermec e del sistema del trattamento rifiuti nella provincia di Massa Carrara.” (fonte Il Tirreno 15 dicembre 2011)

Provincia di Como: “Lettere che viaggiano con l’auto blu, spostamenti per migliaia di chilometri, straordinari per gli autisti e registri che non si trovano. Uno scandalo chilometrico che vede il presidente leghista Leonardo Carioni nell’occhio del ciclone”. (fonte Il Fatto Quotidiano 7 febbraio 2012)

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Ecco a cosa NON servono le Province -1

24 Mag

L’art. 23 del Decreto ‘SalvaItalia’ prevede che “lo Stato e le Regioni, con propria legge, secondo le rispettive competenze, provvedono a trasferire ai Comuni, entro il 30 aprile 2012, le funzioni conferite dalla normativa vigente alle Province, salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, le stesse siano acquisite dalle Regioni, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. In caso di mancato trasferimento delle funzioni da parte delle Regioni entro il 30 aprile 2012, si provvede in via sostitutiva, ai sensi dell’articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, con legge dello Stato.

Il 30 aprile è passato ed un paio di cose sono certe: le Regioni non hanno legiferato granchè, nè s’è sentito un qualche dibattito politico a riguardo, e l’ultimo conto economico pubblicato dall’Istat dimostra come, dal 1990 al 2010, la spesa pubblica per le Province è passata da 4,6 a 12,5 miliardi.

Intanto, Montecitorio esita e, già nel febbraio scorso,  il presidente della Repubblica Napolitano aveva intimato: “occorre fare un punto e scegliere una strada e risolvere il problema con razionalità”.

Le Province, dal canto loro, resistono per ridurrne il numero da 108 a 60 e le spese per 5 miliardi, solo dimezzando gli attuali consigli, facendoli nominare dai Comuni e giustificandoli con “funzioni di indirizzo politico e di coordinamento delle attività dei Comuni” e demandando ad ‘una futura legge dello Stato’  il trasferimento dei circa 60 mila dipendenti.

Nonostante sulla norma e sulla scadenza sia apposta la sua firma, Monti tace, nicchia, è da tutt’altro preso, come se sprechi e corruzione non vadano combattuti, se si tratta di toccare una qualunque casta.

Vale così la pena di ricordare, tutti insieme, qualche “nefandezza eccellente” delle nostre Provincie, per renderci conto di cosa stiano omettendo l’attuale governo ed il nostro sistema dei partiti, certamente più motivato a garantirsi i rimborsi elettorali.

Eppure, di motivi per cassare le Provincie ce ne erano e ce ne sono. Ad esempio, quelli che seguono.

Provincia di Bari: “La Procura di Bari, su ordine del gip del Tribunale, ha arrestato e posto ai domiciliari gli imprenditori e fratelli Alviero ed Erasmo Antro (quest’ultimo è presidente regionale della Confapi Puglia, vice presidente della Camera di commercio di Bari e componente del consiglio d’amministrazione della Fondazione Petruzzelli) in qualità di amministratori del consorzio Sigi che si occupava (oggi in liquidazione) di manutenzione stradale per conto della Provincia.” (fonte Il Corriere del Mezzogiorno 27 marzo 2012)

Provincia di Imperia: Scandalo Porto, “Questa mattina gli  agenti della postale e i militari della Guardia di Finaza hanno concentrato la loro attenzione all’interno del palazzo della Provincia, guidata da Luigi Sappa, sindaco di Imperia all’epoca dell’insediamento ufficiale di Francesco Bellavista Caltagirone, puntando la lente, si presume, nell’ufficio di Paolo Calzia, ex direttore della Porto di Imperia Spa”. (fonte Primo canale 6 marzo 2012)

Provincia di Savona: Congiu (Uilcem Ferrania), “Uno scandalo, troppi ritardi che pesano sui lavoratori. La Provincia non ha coordinato i cantieri scuola-lavoro. Se a ciò aggiungiamo il fatto che l’Inps dovrà erogare il pagamento in 15 giorni ci ritroveremo a marzo inoltrato e i lavoratori dovranno percepire ancora le retribuzioni di quattro mesi arretrati”.  (fonte IVG.it 12 febrbaio 2012)

Provincia di Napoli: “Attraverso una delibera di Giunta che, per più aspetti può essere considerata illegittima, i dirigenti della Provincia di Napoli percepiranno un’indennità superiore a quella di molti funzionari ministeriali italiani, nonché di tutte le altre province della penisola”. (fonte Italia dei Valori 8 marzo 2012)

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Salute: chi è Renato Balduzzi

16 Nov

Il professor Renato Balduzzi è il nuovo ministro della Salute italiano.

Dal 2002 al 2009 è stato presidente nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC, già Movimento Laureati di Azione Cattolica) e attualmente è componente per l’Italia dello European Liaison Committee di Pax Romana-Miic (Mouvement international des intellectuels catholiques) – Icmica (International Catholic Mouvement for Intellectual and Cultural Affairs).

Costituzionalista ed esperto di diritto sanitario, ha ricoperto l’incarico di Capo dell’ufficio legislativo del Ministero della sanità dal 1997 al 1999, presiedendo altresì la Commissione ministeriale per la riforma sanitaria.

Sappiamo tutti come è andata a finire quella riforma: più caos, meno servizi, più sprechi, più tagli, meno diritti, più costi.

Una riforma, quella sanitaria, che non era errata nei presupposti giuridici, quanto nelle managerialità, nei protocolli e nelle procedure.
Ci saremmo aspettati un tecnico e non un giurista, visto che i principali problemi che si abbattono sui nostri malati sono di tipo organizzativo, gestionale, procedurale, operativo.

Il postino bussa sempre due volte … speriamo che, almeno stavolta ci sia anche qualcosa per i malati, nel “pacco” di Natale, e non solo per i medici.

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Alemanno e Polverini: un serio problema italiano

28 Ott

Le gestioni di Alemanno e Polverini stanno portando Roma sull’orlo del baratro.
Il primo segnale, come al solito, è il traffico, ormai del tutto impazzito. Fa notizia l’alluvione per scarsa manutenzione od il blocco di un intero quadrante, solo perchè apre un supermercato. Non fa notizia, da tanto tempo, il dover impiegare 2 ore per percorrere  45 chilometri di bretelle autostradali od un’ora  in autobus per una decina di chilometri in città.
Va detto che con Veltroni non era molto diversa la situazione, ma Alemanno aveva promesso di risolvere i problemi della mobilità e quello che si è visto è solo un’asfaltatura affrettata ed a macchie di leopardo.
Il secondo campanello di allarme, sempre secondo tradizione, è l’esplosione palazzinara provocata dal Piano Regolatore voluto da Veltroni e derogato da Alemanno, cui si va ad aggiungere il micidiale Piano Casa che la Polverini pretende di attuare. Ovviamente, niente metro, niente linee aggiuntive, niente passanti veloci, niente di niente.

Si arriva, poi, ai servizi sociali e sanitari, dove chi ha già avuto continua a prendere e chi avrebbe diritto si vede spesso respinto al mittente. Intanto, si tagliano diagnostica e cure “non essenziali”, in una città dove bisognerebbe da tempo abbattere, ricostruire e riorganizzare (con altro personale) il Policlinico Umberto I.
Come la “sicurezza”, che è talmente peggiorata, a parte omicidi in crescita e pattuglie in deficit, che il famoso boss mafioso Rosario Gambino se ne stava tranquillamente in clinica a Roma.
Il turismo è un disastro, ormai impera il low cost che poco porta alla città, dato che Roma non è capace di svilupparsi secondo logiche commerciali e manageriali, ovvero in grado di promuovere e vendere un “prodotto”.
Formazione ed occupazione al lumicino: basti dire che in città proliferano i licei e che già da un ventennio si devono “importare” tecnici da altre regioni.
Per arrivare ai rifiuti ed alle discariche, insufficienti e strabordanti, in una città che vanta una raccolta differenziata da record, ma dove non si vede un cittadino uno che scenda di casa col sacchetto dell’umido …
E per non parlare del “modus operandi”, decisamente censurabile, se il ministro per i Beni e le attività culturali, Galan, può permettersi di affermare che “da quando sono a Roma ho visto cose dell’altro mondo.” La Polverini “è prepotente, forza la legge.”

Un crollo verticale, quello che sta subendo Roma, che arriva dopo le vistose crepe che iniziarono a mostrarsi con la Giunta Veltroni e che determinarono la sconfitta elettorale del centrosinistra.
Arrivare fino al 2013 sarà molto, molto difficile e l’attendismo del PD, speranzoso di riprendersi Comune e Regione allo scadere del quinquennio e non prima, non potrà altro che disincentivare i cittadini e togliere ulteriore credibilità alla politica romana.
E sarà ancor più difficile, con una capitale così, mettere in atto le riforme che l’Italia aspetta.

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Piano Casa: cade la Giunta Polverini

25 Ott

Il Piano Casa approvato dalla Giunta Polverini  ha lo scopo di rilanciare l’edilizia nella Regione Lazio, semplificando le procedure amministrative che, fino ad oggi, hanno permesso speculazioni edilizie, ecomostri, ammassi di case popolari, piccoli abusi spesso condonati.

Perchè rilanciare il sistema palazzinaro? Per dare una risposta concreta alle aspettative delle famiglie … “tutelando il territorio” e “promuovendo la realizzazione di alloggi a canone calmierato a beneficio delle fasce sociali svantaggiate”.

Il bello è che il Lazio non ha una particolare crescita demografica, se non grazie all’enorme quantità di persone che arrivano a Roma, come in ogni metropoli, in cerca di opportunità, che non esistono, in tempo di crisi e, si spera, di smantellamento della Casta dei ministeri e degli enti inutili, delle aziende di Stato e dei costosi apparati di partiti e sindacati.

E’ lecito chiedersi chi pagherà, controllerà, manutenterà le case assegnate a questa enorme massa di fasce sociali svantaggiate, che ogni ventennio is rinnova e si amplia, a Roma e solo a Roma, chiedendo case e sussidi. Ci sarebbe da chiedersi anche a cosa serviranno tra una generazione o meno, quando un quarto dei romani (gli over65) non ci sarà.

Dunque, accade che il Governo Berlusconi, in larga parte del PdL, abbia bloccato il provvedimento regionale che non appare affatto in linea con la domanda di equità e di innovazione che arriva dagli italiani e, si spera, dai cittadini del Lazio e di Roma: se proprio c’è da costruire case pubbliche si pensi al Sud, dove le condizioni di abitabilità, in certe zone, sono notoriamente scarse e contiamo i morti a decine ogni anno per frane e nubifragi che si abbattono su edifici mal messi.

Risultato?  Gli assessori del Pdl della giunta regionale del Lazio hanno «rassegnato le dimissioni» rimettendo «le deleghe nelle mani» del governatore Renata Polverini, dato che «ritengono incomprensibile una scelta che mette in discussione uno dei punti qualificanti del programma elettorale del Popolo della libertà sia a livello locale che nazionale, come più volte ribadito dallo stesso presidente Berlusconi».

Prendendo atto che il governo della Regione Lazio è caduto, non mi sembra ci sia da meravigliarsi, dato che molto poco del programmi promessi ai cittadini è stato attuato dai governi italiani (e regionali) della Seconda Repubblica: a noi piacciono “bravi a promettere” e poco ci interessa se poi le cose vengano realizzate.

Amiamo le parole, ci piace manipolarle, ma non riusciamo a comprendere che “tra il dire ed il fare” c’è di mezzo il mare …

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