Tag Archives: Hollande

Perchè Renzi ha perso la fiducia dell’Europa

27 Set

Il miglior risultato italiano nel 2014 annunciato dall’Istat (e parliamo di un quasi 50% in più, ebbene sì) dimostra che le misure introdotte tra il 2012 e il 2013 (Monti-Letta) avevano effettivamente rilanciato il Sistema Italia.

Il peggior risultato del 2015 certifica – fuori ogni dubbio – che le politiche di Renzi-Padoan-Poletti sono state fallimentari.

E’ forte il dubbio che Renzi o i suoi abbiano ‘frenato la registrazione di dati con il subentro al Governo, onde attribuirsi successi altrui ed avere campo libero sulla finanza pubblica.

Tra pochi mesi, inizierà una sequenza di aste di BTP e BOT iperbolica: sono le cartelle quinquennali delle emissioni di Mario Monti e sono oltre 300 miliardi di euro che dovremo saldare e vendere con il rating che avremo nel corso del primo semestre 2016.

La sicumera di Renzi – agli occhi dell’Eurozona – comporta un ulteriore dubbio: che in soccorso dei nostri BTP e BOT arrivino investitori extraeuropei o, peggio, riciclatori di denaro.
Potremmo anche vendere bene le nuove riemissioni, ma … Renzi che ripropone il Ponte sullo Stretto di Messina con questi chiari di luna è davvero un pessimo segnale.

Ai tedeschi i dubbi non piacciono affatto peggio ancora le bugie, mentre i francesi non possono permetterseli con i guai che hanno.

Mala tempora currunt?

Demata

Nizza, Turchia, Louisiana: la Socialdemocrazia è al capolinea?

18 Lug

Alla fine, in Turchia, il golpe l’ha fatto Erdogan destituendo, sospendendo, arrestando quasi tremila magistrati, circa settemila funzionari di polizia e un centinaio tra generali ed ammiragli.
Per non parlare dei referendum per l’introduzione di norme ‘islamiche’ nella costituzione, bloccati dal Parlamento, che adesso proporrà e vincerà facilmente.

Il tutto – come urlavano i suoi sostenitori – in nome “del leader, dell’Islam e della democrazia” ed accusando del fallito golpe il religioso musulmano Fethullah Gülen, noto sostenitore della necessità della “coesistenza pacifica” e del dialogo tra le civiltà su scala internazionale e promotore di una versione moderata dell’Islam, ispirata ad una interpretazione liberale e democratica della religione, incontrando leader religiosi ebrei ed il Papa.

Tre mesi fa, il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, alla fine della visita di nove giorni in Turchia, dichiarava di nutrire «seri dubbi sulla legalità dei coprifuoco di interi quartieri e città del sud est» e che per la distruzione di vaste zone e lo sfollamento di migliaia di persone «le autorità turche hanno il dovere di condurre inchieste effettivee risarcire senza indugio la popolazione locale che chiaramente ha sofferto enormi danni». Inoltre, con Erdogan al potere si è verificato «l’aumento esponenziale nel numero di processi per insulto al Presidente» e «danni irreparabili alla libertà di stampa e al pluralismo», come anche la Turchia detiene il record per numero di richieste di oscuramento di indirizzi Twitter.
Il rapporto annuale degli Stati Uniti sui diritti civili afferma che la Turchia ha usato le leggi di sicurezza nazionale per «reprimere l’attività della società civile» e, in partcolare, che «il governo ha usato le leggi antiterrorismo, così come una legge contro gli insulti al presidente, per asfissiare il confronto politico legittimo e il giornalismo investigativo».

Pochi si sarebbero aspettati che, due giorni fa, mentre avvenivano il golpe ed il controgolpe, Barak Obama sbattesse immediatamente la porta in faccia ai militari con un “tutte le parti in Turchia devono sostenere il governo eletto democraticamente” o che Matteo Renzi provasse “sollievo” per una situazione che “lascia spazio al prevalere della stabilità e delle istituzioni democratiche”.

E chi avrebbe immaginato che a Nizza la Francia del ‘muscoloso’ Hollande avrebbe schierato forse un centinaio, forse meno di poliziotti su un chilometro e passa di Promenade. O che il capo dei servizi segreti francesi inizi a parlare di ‘guerra civile’ dopo che per decenni la socialdemocrazia francese s’era vantata del proprio welfare, nonostante le famigerate banlieues?

O in USA dove  ormai siamo all’insorgere di attacchi terroristici ‘neri’ contro i poliziotti ‘bianchi’, dopo che Barak Obama ha centralizzato la difesa delle minoranze etniche non sugli ispanici, bensì sui luoghi comuni tra ‘bianchi e neri’. Senza parlare del ritiro dall’Irak, dello smantellamento affrettato di Guantanamo, della messa al bando di Assad a favore dei terroristi siriani, dei tre anni di inazione militare che avevano permesso allo Stato Islamico di crearsi ed espandersi.

Intanto, prensiamo atto che – secondo la dottrina social-Democrat attuale – la Turchia è indispensabile per gestire profughi e rifugiati, che un maggiore controllo sui cittadini è necessario alla sicurezza sociale o … che la stabilità (e le le banche) è il valore primario subito seguito dalla … carriera.

Demata

La fallimentare Sinistra francese alla disperata ricerca di una guerra

10 Mar

In Francia, la Sinistra è mobilitata contro la riforma del mercato del lavoro e, solo nel mese di marzo, si prevedono centinaia di manifestazioni, treni e trasporti pubblici fermi, città paralizzate e, a fine mese, lo sciopero generale.

Intanto, nel paese si contano almeno 3,5 milioni di disoccupati, le casse previdenziali in deficit da almeno 40 anni e il comparto industriale non brilla certo per flessibilità alla domanda di mercato.

I fatti sono evidenti:

  1. un sistema di welfare che, nel 2010, incideva sulla spesa pubblica per il 57% del PIL, paralizzando qualsiasi forma di investimento o ripresa
  2. i contributi elevati e la regolamentazione del mercato del lavoro che, secondo dati dell’OCSE del 2010, portavano la tax wedge della Francia a superare di almeno 13 punti percentuali alla media dell’OCSE su tutti i livelli di reddito familiare
  3. il conseguente alto livello di disoccupazione, che dal 1980 non cala al di sotto del 10%, salvo rare eccezioni
  4. il deficit di budget cronico (l’ultimo surplus è stato registrato nel 1974) e la combinazione di una crescita debole e di un sistema di welfare sempre più pesante.

Il programma elettorale di Hollande aveva promesso la rinegoziazione del Fiscal compact e degli statuti della Banca Centrale Europea, senza spiegare agli elettori che – nel caso – si sarebbe pervenuti ad un costo più basso del welfare, ma a discapito del tenore di vita a livello nazionale nel medio termine.

Un tipico stratagemma del Partito Socialista francese di Mitterand, ma all’epoca la Francia batteva ancora moneta, aveva ancora le ‘colonie’ e – soprattutto – Cina, India e Brasile non erano ancora sufficientemente industrializzati.

Finito l’Imperialismo coloniale figlio della Rivoluzione, finito il modello di Welfare redistributivo francese e sinistrorso … i paesi del Terzo Mondo ringraziano ..

Dunque, ad Hollande ed ai socialisti francesi (cioè alla Sinistra europea) non resta altra soluzione che ‘ritirarsi in buon ordine’ come fecero i comunisti sovietici e come suggerì Foucault già nel 1976 o continuare a disinformare la base elettorale promettendo un Welfare diffuso che senza l’Imperialismo coloniale qui in Europa non sarebbe mai esistito.

Hollande e la Sinistra (europea) di fare abiura e pentimento per un modello economico che fa acqua proprio non ne hanno voglia (lo sappiamo bene anche noi italiani). Anzi, sono proprio loro ad aver ‘sostenuto’ la folle politica della Grecia, sperando che si aprisse una crepa nel contenimento del debito pubblico imposto dall’UE a tutti gli stati membri.

Dunque, così andando il mondo, alla Sinistra francese non resta che la seconda via: promettere il Bengodi perchè il ‘mondo può essere migliore’ e poi annunciarne la fine del Bengodi ‘perchè i peggiori hanno vinto’ … cercando intanto di pervenire alla più classica delle soluzioni: la guerra.

Prima Hollande ci ha provato in Siria, subito dopo gli attentati di Parigi, attaccando Isis senza coordinamento NATO e così dando la possibilità a russi e turchi di incrementare notevolmente il teatro bellico.
Adesso Hollande ci prova in Libia, interferendo con il percorso diplomatico  ‘italiano’ che punta a pervenire ad una sorta di ‘protettorato’ alla stregua di quello instauratosi tra Italia ed Albania, ad esempio.

Essendo italiani, confidiamo negli scioperi francesi e nello stallo politico della Francia che potrebbero favorire l’export ed il ‘peso’ italiano all’estero … ma sorgono spontanee alcune domande.
I nostri sindacati (a partire dalla CGIL) e la nostra Sinistra italiana (a partire da La Repubblica) conoscono le obiezioni di Foucault del 1976 al modello economico ‘socialista’ avanzate ben prima che sul mondo incombessero il Tatcherismo, il Reaganismo e il Neoliberismo?

Ma, soprattutto, senza scomodare la cultura quella vera, la Sinistra (non solo italiana) conosce semplici proverbi come “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, “Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca”, “Non tutte le ciambelle escono con il buco”, “Non tutto il male vien per nuocere”, “Ogni lasciata è persa”, “Ogni promessa è debito”, “Ognuno tira l’acqua al suo mulino”, “Chi dice ciò che vuole può sentire ciò che non vorrebbe” …

Demata

Unità a Sinistra? Ci vuole prima una linea comune …

9 Dic

Pisapia, Doria e Zedda – su Repubblica – lanciano l’appello a politici ed elettori: “Non rischiamo l’effetto Francia, la sinistra vada unita alle elezioni, ricordiamoci come si vince”.

Bella idea, ma fatto sta che Poletti, Camusso, Boeri, Damiano, Fassina e Renzi abbiano idee molto molto diverse riguardo pensioni, esodati, disoccupati, ripresa industriale, diritti e servizi … la salute dei malati, le unioni gay … le banche … Roma Capitale … la pubblica amministrazione … eccetera eccetera.

Non a caso in Francia il Fronte Nazionale vince promettendo cose ‘semplici’: pensioni a 60 anni, protezionismo industriale, lavoro per i giovani e le donne, laicità e centralità dello Stato, ritorno delle politiche valutarie.

Senza parlare della solita spocchia che impedisce alla Sinistra di confrontarsi con chi diverge dai ‘santi tabù’ del cosmopolitismo e del consociativismo ad ogni costo, con il risultato che persino le aree metropolitane di Parigi e Lione preferiscono Sarkozy ad Hollande.

Potrebbe rivelarsi davvero una pessima idea quella di chiedere ancora una volta consenso e voti non sulla base di un programma ma solo per ‘ricacciare i fascisti nelle fogne’.

Infatti, Giuliano Pisapia, Marco Doria e Massimo Zedda sono i sindaci di Milano, Genova e Cagliari e ben sanno quali danni sociali (povertà, sicurezza, giovani, anziani, malati) si stanno radicando a causa dell’incapacità – della Sinistra in generale – ad intervenire su assistenza e previdenza a causa sia della atavica contiguità con sindacati, cooperative, onlus che della recente convergenza con apparati pubblici e finanziari.

Ad esempio … troviamo i soldi per salvare alcun note banche e li troveremo anche per rimborsare in parte gli investitori, come li troviamo per le pensioni d’oro ma … non ce ne sono per sbloccare le pensioni ‘normali’ o i salari ‘minimi’.
Oppure siam pronti a difendere l’esposizione dei simboli cattolici nei luoghi di istruzione pubblica, dove vengono educate le nuove generazioni, ma … i diritti degli omosessuali o quelli ‘alla privacy’ come i ‘conflitti di interessi’ e le ‘sliding doors’ possono attendere.

Pejus … che posizione prende ‘il Partito’ quando – ad esempio – in una Regione o in un Comune importante il Governatore o il Sindaco ‘rossi’ si ritrovano a metà consigliatura a non riuscire a garantire neanche i servizi essenziali alla Sanità o alla Sicurezza stradale?

Sarebbe il caso che la Sinistra si dia una linea.

Demata

Balcanizzazione siriana

25 Nov

Hollande continua ad esser solo nella guerra al Daesh in Siria, se gli USA bombardano solo in Iraq per difendere Baghdad e se la Russia attacca solo per garantire a se e agli Alawiti uno spazio ‘vitale’ intorno a Lattakia.

Peggio ancora, per pace e serenità di tutti,  se dalla Turchia passa di tutto in direzione Aleppo ma si abbatte un jet per soli 17 secondi di violazione dello spazio aereo.
Oppure se i ribelli ‘buoni’ hanno appena ricevuto nuove armi e per prima cosa attaccano una troupe di giornalisti russi o se Israele lancia bombe sulle retrovie degli Hezbollah che combattono Isis grazie ai nuovi accordi USA-Iran.

Ci aiuta a comprendere James Dobbins, inviato speciale di Barack Obama: «i negoziati di Vienna devono puntare al cessate il fuoco in tempi stretti per dare modo alla diplomazia di lavorare su una soluzione per la Siria sul modella della Germania 1945» ovvero suddividendola in quattro Stati: curdo nel Nord, sunnita nel Centro, alawita sulla costa e quindi un’«area internazionale» dove ora si trovano i territori occupati da Isis.

Syrian Balkanization

Tenuto conto che gli Alawiti sono Sciti come i Drusi, come che da oltre cent’anni la Turchia ha mire su Aleppo e Lattakia, è facile comprendere che senza patti chiari tra Russia e USA e senza unione tra gli europei si rischia un’estensione delle tensioni ad altre aree di attrito, ad esempio l’Ucraina.

Demata

Attentati di Parigi, i rocker del Bataclan e la fine del politically correct

14 Nov

Ieri un gruppo di fuoco di Isis ha condotto un attacco al centro di Parigi con centinaia tra morti e feriti.

Il vero obiettivo? Un concerto rock metal al Teatro Bataclan: come per Charlie Hebdo nel mirino ci sono i ‘pagani’, gli ‘anarchici’, i ‘rokkettari’, non l’Occidente o i Cristiani.

Questo dovrebbe farci riflettere. Non è la nostra democrazia o la tradizione cristiana ad essere sotto attacco, ma lo è proprio quello che rimane ancora oggi del popolo di Yggdrasil e di Ostara.

E dovremmo riflettere anche sul fatto se un attacco del genere poteva essere condotto in paesi diversi dalla Francia, ad esempio gli USA dove i cittadini armati ed in grado di difendersi da soli non sono pochi …

Gli Occidentali hanno scelto la Pace solo da un paio di generazioni e da forse un secolo si è affermata l’idea che la violenza sia sempre e comunque una pessima soluzione ai conflitti. Prima non eravamo così e fu proprio la Francia cattolica e massone a sviluppare la ‘nuova’ morale, come è Parigi ad essere la capitale maggiormente vulnerabile ed esposta.
Tutto un caso? Forse.

Intanto, Isis – come i russi, i cinesi, gli arabi eccetera eccetera – sembra avere poche chiare idee su come vada il mondo e noi occidentali  ‘democratici e politically correct’ proprio no.
Allentare la pressione militare sulla Jihad senza aprire a forme di dialogo e di armistizio, rinfocolare gli attriti con Mosca pur di flirtare con i Sauditi, alimentare un corrotto welfare state in nome del Kennedysmo sputtanandosi il ‘primato morale’ sono gli errori di Barak Obama e della socialdemocrazia europea.
Accogliere migranti e rifugiati invece che sostenerli nella lotta per libertà e diritti ‘a casa loro’ pur di alimentare  lo shopping di tutti noi, invece, è stato l’inganno in cui è finita la morale cristiana odierna.

E se Isis in Francia ammazza chi è critico verso la socialdemocrazia e la morale cristiana (ad esempio Charlie Hebdo e i metallari del Bataclan) dovrebbe essere evidente che non è con la corruzione, le chiacchiere ed il volemose bene che … l’Europa potrà difendere i propri valori e uno stile di vita ben più antichi di Cristo o Maometto. E non a caso il nemico acerrimo della Jihad è proprio la Scia iraniana che rappresenta l’ala ‘puritana’  e ‘solidale’ dell’Islam … la quale proprio in questi giorni sta rinsaldando i propri legami con il mondo occidentale, dopo aver stretto da tempo ottimi rapporti con russi e cinesi.

Dovremmo riflettere ed anche abbastanza in fretta.

Post Scriptum: Non basta che 1,5 miliardi di musulmani condannino il terrorismo.
Negli Anni 70 tutti i comunisti europei dovettero confrontarsi con il fatto che alcuni comunisti erano terroristi e che una certa parte erano disposti a ‘tollerare’.
Il segno del cambiamento morale fu quando un sidacalista venne ucciso perchè aveva segnalato dei sabotatori in fabbrica.
Un conto è condananre il terrorismo, un altro è denunciare il proprio fratello solo per un sospetto …

Demata

Terrore globale: nove domande

26 Giu

Questo ‘venerdì nero’ dovrebbe farci riflettere.

  1. Saint-Quentin-Fallavier è a tre ore da Torino e quattro da Milano: aumentare i filtri ai confini tra Francia e Italia conviene forse più a noi che a loro. O no?
  2. Sbarcare sulle spiaggie di Marsala non è molto più complicato che farlo ad El Kantaoui: se non è accaduto è solo grazie al cordone navale e militare che, mentre salva gente in mare, sorveglia l’area. Spiegarlo in TV non è peccato mortale …
  3. Non sappiamo se l’attentato francese e quello in Tunisia sono collegati, ma – a differenza con Al Qaeda che odiava Israele e gli USA – osserviamo un particolare accanimento verso la Siria, l’Iran e la Francia. Qualcuno sa speigarci perchè?
  4. Solo dai i siti delle organizzazioni umanitarie e di ambito militare possiamo apprendere che in Siria e Irak accadono cose ben peggiori di quelle accadute nella ex Jugoslavia o durante l’occupazione nazista dell’Ucraina. Come mai non lo troviamo in prima pagina anche sul resto dei media?
  5. Da mesi il limite di ‘non intervento’ è stato superato, perchè la situazione sanitaria sta degenerando, sia per l’incrementarsi dei conflitti con relativi profughi, sia per la promiscuità sessuale dei Daash (stupri) sia, soprattutto, per l’espandersi di nuove patologie come la MERS (una sorta di SARS ma molto più letale). C’è allarme sanitario, ma noi non lo sappiamo?
  6. Salvo l’Inghilterra e la Russia, non sembra che gli altri europei abbiano intenzione di intervenire nel Mediterraneo: siamo i soli tre stati ad avere basi navali ‘importanti’ a sud del 14° parallelo. Sarà questa la chiave di tante esitazioni e attriti internazionali, se Obama e Hollande volessero defilarsi ma senza perdere peso e potere?
  7. Mentre l’Italia (diretta interessata dagli eventi bellici) ha interessi preminentemente ‘difensivi’, il Vaticano ha da convincere noi e l’Europa ad accogliere un esodo biblico. Come si risolve questo problema in un paese dove il Welfare è misero e sprecone?
  8. I media nostrani come le agenzie internazionali hanno tenuto tutto questo fuori dal cartellone e la politica nostrana ci ha sorbito magliette truculente ed indignazioni buoniste. Andiamo ancora avanti con i talk show ‘chiacchiere e distintivo’ quasi fossimo a vita in una commedia all’italiana?
  9. Potremmo iniziare ad informare e valutare la situazione con la serietà che impone l’avvicinarsi di una gran brutta guerra?

Demata

Come fermare le stragi di migranti (e di cristiani)

19 Apr

Fermare le stragi di migranti nel  Canale di Sicilia – e di cristiani in Libia –  sarebbe facile: basterebbe non essere ipocriti e non avere apparati ‘vicini ai partiti’ che campano di accoglienza …

Le cose sono due.
O le Nazioni  cristiane e laiche intervengono come ‘intervennero’ per il massacro degli Armeni, ammettendo la propria impotenza dinanzi alla Jihad (ed il totale fallimento della visione internazionale democrat voluta da Obama e osteggiata da Hillary).

Oppure l’ONU si decide a garantire delle ‘safe zone’ in Libia, inviando una presenza militare adeguata e avviando una guerra ‘diretta’ con Isis, ammettendo che talvolta le guerre sono inevitabili (ed il totale fallimento della visione internazionale democrat voluta da Obama e osteggiata da Hillary).

In poche parole: o si arriva per lo meno al blocco navale oppure continueranno a morire a migliaia.

Detto questo, chi è l’ipocrita? Renzi o Salvini?

E perchè per intervenire nel Mare Nostrum dobbiamo attendere il permesso di Hollande?

originale postato su Demata (blogger dal 2007)

Libia, sempre peggio: un milione di profughi, a rischio i tesori archeologici

9 Mar

Mustafa Turjman, direttore del centro studi archeologici della University of Tripoli, ha dichiarato la propria preoccupazione per le devastazioni di cui potrebbero essere autori gli islamisti in Libia. Infatti, già al momento sono in serio rischio le città di Leptis Magna, uno dei maggiori resti della storia dell’Impero Romano, di Sabratha, dove si trova anche un imponente anfiteatro, di Cirene, una delle più antiche colonie greche, di Gadames, uno dei più antichi siti agricoli del Nordafrica, definito dall’ Unesco come “the pearl of the desert”, e delle pitture rupestri preneolitiche tra i monti Acacus.

acacus8

Gli affiliati di Isis non le hanno ancora colpite, ma questi gruppi controllano la striscia costiera tra Derna e Sirte, come buona parte dell’interno della Libia.

La National Oil Corporation libica ha annunciato che sette tecnici stranieri (due europei) sono stati rapiti dai militanti islamici, dopo l’attacco al centro petrolifero di Ghani, durante il quale era stata uccisa una dozzina di guardie e distrutti gli impianti.
A Tripoli, solo da una settimana è stato riparato uno degli impianti di stoccaggio, secondo la Brega Petroleum Marketing Company; a Zueitina, invece, la Wintershall riprende l’estrazione, ma con ‘personale locale’. Chissà se ‘governativo’ o ‘islamista’ come in Irak …

Sabratha-008Intanto, l’inviato speciale dell’ONU, Bernardino Leon, chiede che sia attivato un blocco navale per impedire il traffico di armi e di petrolio, senza chiarire cosa fare dei profughi, mentre il direttore dell’agenzia Frontex, Fabrice Leggeri, precisa che il blocco avrebbe un forte impatto sui migranti che cercano di fuggire dalla Libia, stimati in un milione, ed ai quali la Germania ha già garantito lo status di rifugiati.

Rifugiati come gli oltre 70.000 stipendi di insegnanti e funzionari che non saranno pagati questo mese. Settantamila persone, settantamila famiglie, trecentocianquantamila prossimi profughi o … vittime.
Traffico come quello svelato dalla GNC-Libya Dawn LANA News Agency, secondo la quale su 223 forni del pane ispezionati a Tripoli ben 94 non esistevano pur ricevendo ingenti quantità di farina dalle agenzie di aiuto umanitario. O come quell’altro – per ora negato dalla NOC che gestisce il mercato ‘esterno’- che vede letteralmente scomparire la benzina e il gasolio che vengono importati, dato che la Libia non ha raffinerie, e redistribuiti dal governo (ndr. quando c’è) tramite le compagnie ‘interne’ Libya Oil, Al-Sharara, Alrahela e Al-Toroq Assareeya.

La Libia è nel caos, si combatte nelle città.
A Tobruk per un pelo è stato sventato un attentato con una autobomba contro un ospedale. Da Derna, invece, è stato postato il video della macabra esecuzione di due soldati governativi. A Kufra, intanto, le tensioni intertribali tra Zwai e Tebu sono sempre meno contenute con agguati e morti.
E, giorni fa, a Tripoli anche la compagnia maltese Medavia ha ritirato i voli charter, dopo i continui attacchi dell’aviazione libica per impedire che venisse preso dai jihadisti. Aviazione che – a sua volta – comporta quasi 250 milioni di dollari di spese e che soffre delle restrizioni alla Libia, per cui potrebbe essere dismessa …

Dunque, o si ripeterà la tragedia degli Armeni con navi ed aerei a raccogliere un milione di persone oppure c’è da fare una ‘guerra coloniale’ come quelle che avvenivano prima dei Patti di Yalta del 1945 e dell’accordo di Sikes(UK)-Picot (FR) del 1916.

Sikes-Picot 1916
Una guerra che ‘estenderebbe i confini’ di Italia o Egitto o Tunisia (o tutte e tre) fino ai campi petroliferi, lasciando agli jihadisti il deserto e le fazioni tribali dell’interno. E che forse farebbe meno morti e meno disastri di un ennesimo esodo biblico con approdo a pochi chilometri dalle nostre coste delle stesse milizie che vediamo operare in Medio Oriente.

Una guerra che si è già estesa oltre i confini della Libia (ammesso che esistano ancora) se il portavoce delle Sudan Armed Forces (SAF), il colonnello al-Sawarmi Khalid Sa’ad, continua a ribadire che non sono coinvolti nel supporto ai ribelli libici tramite gli islamisti del Darfur oppure il portavoce del ministero dell’interno tunisino, Mohamed Ali Aroui, deve dirsi fortemente preoccupato per l’ennesimo deposito di armi (inclusi razzi) rinvenuto al confine con la Libia dalla polizia locale.
La strategia di sconfinamento e di interposizione che Is ha adottato in Medio Oriente potrebbe infiammare l’Africa sahariana e tormentare il Mediterraneo.

leptis magnaPer ora, lo scenario NATO è in stallo, dato che Obama è ideologicamente contrario ad un ‘nuovo Vietnam’ e ad un ‘nuovo Afganistan’, ma soprattutto vede nello Stato Islamico che avanza – e soprattutto nella Libia – il simbolo del suo fallimento alla Casa Bianca. Dunque, non intende occuparsene, come se la sua firma su tutto quello che sta accadendo (e quello che dovrà accadere) non sia la sua.
A sua volta anche Hollande teme una qualunque soluzione della crisi libica per l’ennesima perdita di peso nel Mediterraneo. E, quanto a Matteo Renzi, è davvero difficile credere che come distributore di giornali a Firenze si sia fatto una qualche idea di come ‘muoversi’ in questi casi; Gentiloni (e la Bonino) qualche idea gliel’avevano data, persino la Boldrini qualche ‘se’ gliel’ha lanciato … nulla.

Attendiamo Washington, con li sarracini alle porte. Intanto, però, prendiamo atto che in Libia le cose vanno male per davvero e che i nostri media preferiscono raccontarci dei terribili foreign fighters in Siria, ma non di cosa accade al di là del mare, Tunisia ed Egitto inclusi, passando per Leptis Magna, Cirene, Gadames e Sabratha.
Fecero lo stesso con Cosa Nostra, mentre occupava e devastava il Meridione, e se la sono ritrovata a Roma e Milano …

originale postato su demata

Ucraina, Siria, Libia: come dire Europa meno Usa uguale Nato

9 Feb

In Ucraina, la storia è molto semplice, come lo era in Siria e come lo sarà – ahimé – in Libia.

L’identità territoriale ucraina, per come è oggi, esiste solo dal 1921. In realtà, il paese è per due quinti russofono e sede del complesso industrial-militare postsovietico, altri due quinti sono ‘ucraini’ e parliamo dell’enorme distesa rurale che si estede da Chernobyl ad Odessa, un alro quinto sarebbe ‘polacco’. Quanto a Moldavia e Crimea, sono già ‘altrove’, Romania o Russia che sia.

Ukraine Territorial Evolution
L’azione di Obama, incalzato dai Reps al Congresso, nel fornire armi agli ‘patrioti ucraini’ antirussi si è risolta in una azione uguale e contraria da parte di Putin a favore dei secessionisti filorussi, con il risultato che questi ultimi sono, oggi, pesantemente arrmati, mentre otto mesi fa proprio no.
La tensione neell’area ha costretto i paesi Nato dell’area mediterranea a sottrarre interi squadroni e trasferirli sul Baltico.

L’identità nazionale siriana è sempre stata il principale problema di chi volesse ‘ristrutturare’ il Medio Oriente, dato che questa include non solo la Siria, ma anche il Libano, l’Irak, la Palestina e la Giordania. Anzi, è proprio un Husseini di Giordania ad essere il ‘legittimo’ regnante di Damasco e Baghdad.

greater_syria1
L’azione di Obama, ispirato dai salotti Dem di Nancy Pelosi, è stata quella di sostenere il solito compound di “generali – mercanti – democratici” per creare degli ‘insorti antiAssad’, il Free Syrian Army, con il solo risultato di regalare metà della Siria e gran parte del Kurdistan allo Stato Islamico e ad al Quaeda.
E’ nei fatti che, finchè Usa e Nato hanno ‘gestito’ a distanza la resistenza agli Jihadisti non se ne è cavato un ragno da buco, mentre, non appena la Giordania ha attaccato massivamente, le retrovie di IS sono andate in tilt e, come Anonymous ha vendicato Charlie Hebdo, sono andati giù milioni di ip e account filointegralisti.

L’identità nazionale libica non è mai esistita: prima della invasione italiana c’era la Cirenaica costiera con ‘capitale’ a Bengasi, la striscia non desertica sulla Sirte denominata Tripolitania italiana, l’enorme area interna semidesertica chiamata Fezzan dalla notte dei tempi e Al Kufrah verso l’Egitto..

L’azione di Obama, seppur incalzato da Hillary Clinton, ha trascurato del tutto la ‘primavera araba’ contro Gheddafi, fortemente integralista, ed oggi sembra che ci ritroviamo con un esercito islamico ‘a tiro’, almeno per quanto riguarda i missili Scud, con una retrovia ‘infinita’, visto che parliamo del Sahara e di piste che arrivano fino a Boko Haram in Nigeria o –  ad Al Qaeda tramite il Sudan e il Maghreb.

LYBIAN JIHAD 2015  FEB

In realtà, parliamo di gas e del petrolio di cui deve approvvigionarsi l’Europa, di un presidente USA che cambierà a breve dopo otto anni davvero mediocri, del suo vice Biden che lavora ormai per il successore, rep o dem che sarà, Francia e Germania che ‘ricominciano da due’, visto che il terzo (l’Italia di Matteo Renzi) segue a ruota Obama ed infatti gli Eurofighter li abbiamo schierati contro i Russi e non verso la Libia … da cui IS promette di lanciare la nuova offensiva.

A proposito, persino a leggere USA Today si capisce che Putin, Merkel e Hollande ‘lavorano per il summit della prossima settimana‘ e che  l’accordo l’avrebbero felicemente trovato, se non fosse per la Casa Bianca che irresoluta è e tale rimane. Chissà perchè i giornali italiani raccontano di pessimismo e scetticismo … ma la ‘colpa’ è del cattivo Putin, del fesso Hollande e della diabolica Merkel.

Al massimo, la ‘colpa’ è del buon Obama che è riuscito a compattare – senza davvero volerlo – i presupposti di una difesa comune europea … russi inclusi, visto che i loro piloti si stanno ‘esercitando’ con i nostri.

originale postato su demata