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Nord Corea, un pericolo reale

5 Apr

La recente escalation nordcoreana – con tanto di minacce di attacco nucleare preventivo contro Giappone, Sud Corea e USA – è una rappresaglia contro la decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di attuare nuove sanzioni a causa di un ennesimo esperimento nucleare condotto circa un mese fa dall’oligarchia al potere. Tecnicamente si tratta di una dichiarazione di guerra.

La Corea del Nord è uno Stato socialista con un sistema economico pianificato, ma governato tramite una monarchia ereditaria ormai arrivata alla terza generazione, e classificato, sia da Human Rights Watch sia da Amnesty International, come uno degli stati dove il rispetto dei diritti umani è tra i più bassi al mondo.

L’attuale Caro Leader (così è chiamato il monarca) è Kim Jong-un, educato presso la Scuola Inglese Internazionale di Berna (Svizzera) e amante della vita lussuosa, un uomo maniacalmente zelante (un gung-ho) che, nel giro di un paio d’anni, ha fatto uccidere o ha rimosso oltre un centinaio tra ufficiali e alti funzionari, sempre con accuse ‘infamanti’ come l’ubriachezza od il sesso extraconiugale.

Una Corea del Nord che, da alcuni anni, si dedica al traffico internazionale di stupefacenti, tramite alcune delle proprie ambasciate e la fitta rete di spie ‘infiltrate (quotidiano sudcoreano «Chosun») con un «Pil annuale» stimanto in almeno 3.000 chili (100- 200 milioni di dollari) di metanfetamine, molto diffuse tra i giovani giapponesi, di qualità molto elevata e prodotte nei laboratori di Chongjin e Heungnam, in base a standard rigorosi.

Una droga molto diffusa anche nella stessa Corea del Nord (Newsweek – 2011) a causa della mancanza di medicinalie dell’uso di queste droghe sintetiche come palliativi contro  malattie degenerative e tumori, fino a diventarne dipendenti. D’altra parte, la maggior parte degli ospedali e delle cliniche sono carenti di medicinali ed equipaggiamenti essenziali, oltre ad acqua corrente ed elettricità (fonte BBC), in un paese che destina gran parte del proprio PIL in spese militari, propaganda e repressione.

 Un coreano su quindici, tra quelli tra i 20 ed i 45 anni, è un militare in servizio, mentre uno su quattro è militare della riserva. Uno ogni cento, bambini inclusi, è recluso in un campo di concentramento e lavoro forzato, in condizioni di schiavitù,  sottoposto a torture e ad esecuzioni sommarie, deprivato del cibo e di abiti adeguati al clima freddo. La Corea del Nord è stata più volte accusata di rivendere gli aiuti alimentari, che vengono inviati dall’ONU e dagli altri stati, tra cui gli USA, allo scopo di incrementare il proprio livello bellico.

In Corea, ricordiamolo, i venti di guerra aleggiano da tempo, fin da quando Kim Jong-il – nonno dell’attuale Caro Leader – tentò di ‘annettersi’ il sud del paese, sfuggendo al controllo dei padroni russi, che l’avevano nominato governatore della parte settentrionale, andata sotto la loro influenza dopo la sconfitta del Giappone, nella II Guerra Mondiale. La famosa Guerra di Corea fu un attacco a sorpresa senza stato di guerra dichiarato, avvenuta tra il 1950 ed il 1953, perduta dal presidente statunitense Truman, mentre il generale sul campo, il lungimirante Mc Arthur, insisteva per attaccare anche Pechino, all’epoca male armata ed organizzata, dopo aver sbaragliato i nord coreani.
Da allora sessant’anni di scaramucce, che da qualche mese hanno preso una piega inquietante.
Le già pessime relazioni diplomatiche della Corea del Nord con il mondo intero peggioravano notevolmente nel dicembre scorso, quando venne effettuato con successo il lancio di un missile atto sia a mettere in orbita satelliti sia a lanciare testate nucleari, attirando le ire delle Nazioni Unite, visto che sospetta che il progetto sia in realtà il test di un missile balistico Shahab-5 per conto dell’Iran.
Relazioni che sono peggiorate dopo un test nucleare (il terzo, del 12 febbraio scorso, attuato nonostante diverse ammonizioni e sanzioni dell’ONU). Un ‘test pienamente riuscito’, come annunciato dal regime comunista di Pyong Yang, che ha anche provocato un terremoto di 4,9 gradi della scala Richter.

A seguire, il 1 marzo, si svolgono esercitazioni militari degli USA e della Corea del Sud nel Mar Giallo il 30 marzo 2013, ed il 7 marzo arriva un irrigidimento delle sanzioni già in corso, con voto favorevole sia della Cina Popolare sia della Russia, e, tre settimane dopo, arriva l’annuncio del governo nordcoreano di essere in “stato di guerra” con la Corea del Sud.

Non appagato da tanta truculenza, nè intimorito dalla seppur blanda reazione internazionale, Kim Yong-Un, il 1 aprile 2013, annunciava la riapertura del reattore nucleare di Yongbyon, bloccato da anni per le ingiunzioni dell’ONU, ed il 3 aprile 2013 l’esercito nordcoreano riceveva il via libera per un attacco nucleare contro gli Stati Uniti.

Intanto, le frontiere con la Corea del Sud si sono chiuse, inclusa l’area ad economia speciale di Kaesong dove operano 130 aziende sudcoreane con un fatturato di circa un miliardo di dollari a ‘danno’ di decine di migliaia di ‘semi schiavi’ nord coreani,  ma lo sono anche quelle con la Cina Popolare, dove lavoravano altrettante decine di migliaia di ‘semi schiavi’, nel timore di un’ondata di profughi. Il tutto mentre la Russia esprime preoccupazione, gli USA e Giappone  si preparano ad un attacco a sorpresa, l’Europa latita.

Un attacco che potrebbe non arrivare mai, stando a chi ritiene un segnale di apertura ai mercati la recente nomina a premier del 75enne Pak Pong-ju, un riformista intenzionato a ridurre alcune spese militari a favore della spesa civile. Un attacco sul quale le Borse USA, in risalita, potrebbero star già investendo e di cui sia Pechino sia Mosca hanno espresso timore.

Poche ore fa, dopo che il Caro Leader Kim Jong-un ha fatto dislocare sulla costa orientale del Paese un missile a medio raggio ed il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ha lanciato l’ennesimo appello, si è appreso che la Corea del Nord avrebbe in agenda un nuovo test nucleare.

Intanto, i razzi-vettore nordcoreani sono in grado di coprire una distanza di 4.000 chilometri circa, ovvero, se fossero lanciati, potrebbero raggiungere la base statunitense di Guam, nell’Oceano Pacifico, ma anche Pechino, Tokio e Shangai.
Se, invece, fossero lanciati dal nord dell’Iran, sarebbero Tel Aviv, Roma, Berlino e Mosca ad essere sotto tiro, mentre, collocandoli su una nave, ogni zona del pianeta sarebbe esposta ad un ricatto.

L’esistenza di una tirannide nucleare come quella nordcoreana è una minaccia planetaria, non un mero problema territoriale od un’ennesima gatta da pelare per gli Stati Uniti. La vicenda in corso, tra l’altro, mira ad espellere gli stati ‘coloniali’ (Giappone e USA) dal Mar Giallo allo stesso modo con cui l’India sta estendendo la propria giurisdizione sull’Oceano Indiano a danno, per ora, delle marinerie italiane e tedesche.

Non è dimostrandosi abbondantemente corruttibile che la Old Rotten Europe (oggi Unione Europea) potrà evitare il proprio declino e la propria esclusione dagli scenari mondiali, dove, viceversa poteva ritagliarsi un ruolo di autorevole e, soprattutto, incorruttibile mediatore.

originale postato su demata

Sony ed il crash della Playstation

28 Apr

George Hotz (Glen Rock, 2 ottobre 1989) è un giovane programmatore che l’anno scorso aveva sviluppato e pubblicato un software libero e legale che permette di sfruttare le prestazioni degli iPhone al massimo.

Un’operazione che gli hacker chiamano “jailbreak” e che è finalizzata a “liberare” l’hardware dai limiti artificiali creati via-software dalle case costruttrici per motivi commerciali.

E’ un problema diffuso tra le tecnologie, che spesso sfruttano meno della metà del proprio potenziale per i parametri imposti da accordi e cartelli commerciali.
Visto il successo con l’iPhone, il giovanissimo George Hotz aveva iniziato a cimentarsi con la Playstation della Sony e, in gennaio, aveva pubblicato alcuni codici ed alcune procedure per “sbloccare” il giocattolo che ben 70 milioni di persone amano.
Hotz voleva permettere alle Playstation di eseguire anche software libero e sistemi operativi come Linux.

A questo punto la Sony accusava il ragazzo di violare il Digital Millennium Copyright Act per una procedura che, si noti bene, se fatta su un cellulare non è considerata vietata.
A dire di Riley Russell, legale della Sony, il programmatore andava processato “per proteggere la proprietà intellettuale e i consumatori” (sic!).

Adesso, George Hotz rischia una condanna federale per diverse decine di migliaia di dollari, anche se ha ragggiunto un accordo con la Sony pochi giorni fa, e il magistrato gli ha già chiuso gli account Twitter, YouTube e PayPal, oltre ad oscurare la pagina incriminata, che, intanto, era rimbalzata in mirroring su mezza rete.
L’unico commento è stato, tramite una email inviata a Wired.com: “Non mi piace la censura, non mi piace la censura ai miei danni. State tranquilli, sto combattendo la mia battaglia, nel miglior modo che conosco”.

Naturalmente, la comunità hacker mondiale era rimasta alquanto turbata dall’accanimento dimostrato dalla potentissima casa giapponese contro un ragazzo “inerme”, colpevole solo della sua intelligenza.

Il 20 aprile scorso, il sito della Sony che serve 77 milioni di amanti della Playstation iniziaa ad avere seri problemi, fino a pervenire al black out, mandando offline i servizi «Psn» (Playstation Network) e «Qriocity» (video e musica).
Il 25 aprile, un comunicato della casa giapponese informava che si era verificato un attacco da parte di un gruppo di hacker, gli Anonops, che dal 5 aprile scorso avevano condotto un attacco “Denial of service” contro i server nipponici, in sostegno di Geo Hotz.
A questo comunicato, facevano risposta gli hacker, che rigettavano le accuse e accusavano la Sony di incompetenza, la quale correggeva il tiro è parlava di «persona non autorizzata».

Un attacco dall’interno? Un furto di nomi, date di nascita, indirizzi, codici postali, password, e-mail, numeri delle carte di credito, come quelli che vediamo nei film?
Secondo l’esperto informatico di La Stampa, Anna Masera, “è la domanda che sta rimbalzando fra gli esperti informatici, secondo cui è più probabile che si tratti o di un attacco criminale organizzato oppure di un difetto di sistema della Sony, che è criticata perché adopera un sistema proprietario chiuso e quindi non permette a nessuno di sapere come funziona e quali siano le sue vulnerabilità. E’ lo stesso problema dei sistemi proprietari di Microsoft e di Apple, a differenza dei software open source.”

Intanto, il diretto concorrente della Playstation Sony, la Nintendo Wii, ha annunciato la presentazione, il 7 giugno a Los Angeles, della nuova consolle.

Interesse pubblico, privacy violata

30 Apr

In diverse occasioni, durante le trasmissioni televisive di “mi manda RAI3” ho avuto modo di notare come sia spesso raccomandato di non fornire con facilità informazioni “banali”, come nome-cognome, indirizzo, telefono fisso, codice fiscale, conto corrente.
Peggio che andar di notte, se parliamo del numero della carta di credito o di bancoposta oppure del dare tutte queste informazioni tutte insieme ed a persone non qualificate.

Tutti gli esperti ci consigliano cautele non perchè fossimo ricchi o poveri, furbi o sprovveduti, ma solo per evitare che qualcuno usasse la nostra identità per truffe e traffici, che sottoscrivesse crediti o conti a nostro nome.
Sono passati tanti cittadini davanti alle telecamere di RAI3: sempre le stesse raccomandazioni.

Ma quello che è accaduto oggi è molto di più.
Sono usciti, pubblicati, scaricati i database completi, proprio quelle cose che i programmatori stipano gelosamente perchè è POTERE, economico, politico, sociale.
Con quei dati le organizzazioni criminali (quale Mafia internazionale preferite) possono fare “miracoli”. Con un database così ampio si possono costruire simulazioni per investimenti e speculazioni, scenari per tarare il pizzo sui territori, sviluppare proiezioni socioeconomiche e di sviluppo.

Dunque, quest’ultima vicenda del Ministero dell’Economia e Finanze è seria.
Vedremo se ci saranno indagini rapide, processi chiari, condanne esemplari e se i media si comporteranno come hanno fatto i loro colleghi stranieri nei casi analoghi di casa loro.

Il fatto grave, a mio avviso, è che qualcuno” ha confuso la lista degli evasori (che portano i soldi all’estero) con quella dei contribuenti (in gran parte onesti cittadini, anche relativamente o poco abbienti).
E’ la prima che è stata pubblicata in mezza Europa, violando dei segreti in un paese “minore” e commettendo, cosa non da poco, anche dei reati. La seconda no.

Un’ultima cosa: secondo la logica dei ministri TPS, Visco e Romano, se è di interesse pubblico rendere noti i redditi delle persone, lo dovrebbe essere ancor di più pubblicare le foto dei criminali (ladri, pedofili, spacciatori, truffatori, rapinatori, stupratori . mafiosi eccetera) nelle zone dove vivono.
O no?

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Kazaa fuorilegge in USA

5 Ott

Riporto per i blogger l’articolo de La Stampa relativo ad un importante evento per le Rete.

“Un tribunale statunitense ha dato ragione all’industria discografica nella prima causa discussa in tribunale contro un utente che ha infranto la legge sul diritto d’autore scaricando dal web brani musicali e distribuendoli ad altri.

La giuria ha imposto alla donna di pagare 9.250 dollari per 24 brani musicali, per un totale di 222.000 dollari.

Il suo avvocato ha cercato di convincere la giuria che nulla può dimostrare che la cartella con 1.702 canzoni messa a disposizione degli utenti di Kazaa fosse effettivamente riconducibile della sua cliente, ma non ha avuto fortuna.

Si tratta di una donna che vive di busta paga e ora, all’improvviso, si ritrova lo stipendio decurtato di un quarto per il resto della sua vita.
Il procuratore che ha difeso le case discografiche ha commentato: «Si tratta di un messaggio, spero, sul fatto che scaricare e distribuire i nostri dischi non è lecito».

Si tratta del primo caso del genere relativo al download musicale illegale finito in tribunale su iniziativa delle compagnie discografiche.