Le associazioni imprenditoriali ABI (Associazione Bancaria Italiana), ANIA (Associazione nazionale Imprese Assicurative), COOP (Alleanza delle Cooperative Italiane), Confindustria, Imprese Italia hanno firmato e pubblicato una proposta politica, intitolata “Progetto delle imprese per l’Italia”.
Il documento esordisce con un “da troppo tempo il 95% dei contribuenti dichiara redditi inferiori a 50.000 euro”, come se questo non dipendesse anche dai benefit fiscali tutti a favore delle imprese, dagli stipendi dei lavoratori dipendenti oscenamente bassi, dall’assenza di percorsi redistributivi da parte delle cooperative.
Un punto di vista sui redditi degli italiani che appare piuttosto “singolare”, specialmente se consideriamo che la struttura stessa delle aziende cooperative ostacola le progressioni di carriere e stipendiali.
Una “stranezza”, che passa in second’ordine, se ricordiamo che le Coop possono usare gli utili per giocare in Borsa, anzichè ridurre i prezzi al consumo nei propri supermercati.
Ad ogni modo, questi sono i cinque pacchetti di proposte presentate dalle imprese italiane.
La prima proposta al mondo della politica e del sindacato, riguarda l’innalzamento dell’età pensionabile e l’abolizione delle pensioni d’annata.
Se l’intervento sulle pensioni d’annata è atteso dagli italiani fin dalla fine della Prima Repubblica, sul secondo, l’età pensionabile, va ricordato il pessimo trattamento, in termini di sussidio, riservato ai nostri invalidi. Quante persone, tra i 50 ed i 64 anni, dovranno continuare a lavorare, in attesa della pensione, pur essendo seriamente malati con maggiori costi per il sistema del lavoro, per la sanità pubblica e per la loro salute?
La seconda proposta avanzata dal “Progetto delle imprese per l’Italia”, è di riordinare il sistema fiscale, semplificandolo e rafforzando la lotta agli abusi degli evasori e della pubblica amministrazione, ma anche riducendo IRES e IRAP e, soprattutto, ponendo a soli 500 Euro (un bancomat) il limite di denaro contante utilizzabile per le transazioni.
Se il riordino, la semplificazione e la lotta agli abusi sono le benvenute, non può dirsi lo stesso per sgravi, aiuti e vincoli bancari, che sono alcuni dei “motori” dell’inefficace e contorto sistema italiano.
La terza richiesta degli imprenditori consiste in un piano immediato di cessioni del patrimonio pubblico, mobiliare e immobiliare.
Ottima idea, ma sono anni che se ne parla: finora ha prevalso la Casta politica e sindacale, a cui si aggiungono i privilegiati dipendenti che occupano lussuosi e/o costosi edifici.
Al quarto posto, le liberalizzazioni, per le quali sono anni che i diversi governi stentano ad implementare le norme.
Se liberalizzare trasporti e servizi pubblici locali è una gran bella idea, come lo è l’ipotesi di riformare e rafforzare gli ordini professionali per deregolare il mercato, è difficile immaginare, in questa italia dove una causa di lavoro o quella per un rimborso durano anni ed anni, come si possa arrivare a “consentire a uffici diversi o a livelli di governo superiori di sostituirsi alle amministrazioni inerti e portare a termine i procedimenti amministrativi”. Ed, infatti, il documento, riguardo le liberalizzazioni, chiede di “accelerare i tempi della giustizia civile”.
Si parla, poi, degli investimenti pubblici e infrastrutture, con “l’utilizzo della spending review per contenere la spesa corrente e tutelare la spesa per investimenti, garantendone la stabilità nel tempo”, e “concentrare le risorse sulle grandi priorità infrastrutturali, d’interesse europeo e nazionale.
Grandi investimenti? Spending Review? Deve essere uno scherzo, con tutto quello che c’è da fare in un paese con strade ed autostrade scalcagnate, piani regolatori assurdi, edifici scolastici degradati e mal rattoppati, uffici tecnici “da paura”, politici locali tuttologi.
Un documento piuttosto deludente, se visto con gli occhi dell’italiano medio, che non trova soluzioni per il proprio reddito (inferiore a 50.000 euro), per la propria salute e la propria vecchiaia (assediate comunque dalla casta, sprecona e inefficiente, dei pubblici dipendenti), per i propri figli e le opportunità che gli sono dovute (scuole, università, formazione-lavoro, sussidi, agevolazioni, meritocrazia).
Come se, per rilanciare l’italia, bastasse mettere a posto quattro flussi finanziari (fisco, Ecommerce, infrastrutture, pensioni) …
originale postato su demata
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