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L’Aquila, fu colpa della scienza

24 Ott

Giorni fa, si è concluso a L’Aquila il processo agli scienziati della Commissione Grandi Rischi: il giudice monocratico Marco Billi ha inflitto sei anni di reclusione per tutti gli imputati.
Sono Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi, presidente dell’Ingv, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile. Sono stati ritenuti colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose e dovranno pagare una provvisionale di 7,8 milioni di euro in favore di 56 parti civili.

Secondo l’accusa, sostenuta dal procuratore capo dell’Aquila, Alfredo Rossini e il sostituto, Fabio Picuti, al termine della riunione tenuta all’Aquila il 31 marzo del 2009, sei giorni prima del sisma, la Commissione Grandi rischi avrebbe fatto dichiarazioni rassicuranti e, per l’esattezza, viene contestata «una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione alla attività della Commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico».
Secondo gli atti, però, il prof. Boschi, scienziato di levatura mondiale e presidente dell’Istituto nazionale di fisica e vulcanologia (Ingv), precisò, dopo una scossa di magnitudo 4.0 avvenuta una settimana prima del sisma del 6 aprile, che «i forti terremoti in Abruzzo hanno periodi di ritorno molto lunghi. È improbabile che ci sia a breve una scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta».

Improbabile non significa che le possibilità siano nulle, ma solo poche, almeno stando alle statistiche raccolte. Cosa mai avrebbero dovuto dire quegli scienziati, non è dato saperlo.
E’ una questione di dizionario e di matematica, ma in Abruzzo non sembra che lo sappiano.

C’è dell’altro.
Dal 31 agosto 2011 ad oggi, in Italia si sono verificati ben più di venti terremoti di magnitudo superiore al 3° grado. Di questi, una mezza dozzina di scosse erano confrontabili con l’evento del 30 marzo a L’Aquila.
Avremmo dovuto sgomberare Catania, Termoli e Venafro, nonchè mezzo Parmense e Lamezia Terme?
Secondo le accuse, avremmo dovuto tenere centinaia di migliaia di persone accampate fino a quando la scossa, magari tra cent’anni, non fosse arrivata?

Ma l’aspetto più incredibile della vicenda è un altro ancora.
Ammesso e non concesso che i terremoti si prevedano, L’Aquila non avrebbe dovuto comunque essere sgomberata.
Infatti, i terremoti del VI grado della Scala Richter provocano, in edifici ben costruiti, solo lo spostamento di mobili pesanti, caduta di intonaco e danni ai comignoli, oltre a danni lievi alle persone, soprattutto per il panico.

Siamo anche il paese – forse non tutti lo sanno – di Roberto De Mattei, vicepresidente del CNR, che dichiarava all’emittente radiofonica Radio Maria che il sisma “è stato un modo per purificare”.
Le catastrofi “sono voce terribile ma paterna di Dio” e possono “essere, e sono, esigenza della giustizia divina”. Il terremoto è un “battesimo di sofferenza”. “Dio si serve delle grandi catastrofi per raggiungere un fine alto della sua giustizia”. (link) E s’è c’è un castigo divino, deve esserci anche un untore che lo propaghi e che va cercato e condannato.

Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, afferma che “hanno ragione quelli che dicono che l’unico precedente a questa sentenza è quello di Galileo Galilei”.
Una sentenza che verrà probabilmente ribaltata in Appello, si augura anche il ministro, ma che non ha visto l’arrivo di ispettori dal ministero competente, come viceversa accaduto in tanti e troppi altri casi.

Una sentenza che ci fornisce anche un scala ‘gerarchica’ dei valori vigenti in Italia.

Riguardo la prevedibilità di un terremoto ha maggiore attendibilità il giusto convincimento di un magistrato monocratico, piuttosto che il  dipartimento di Protezione Civile, l’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia, il Centro nazionale terremoti, l’Eucentre, la cattedra di fisica all’Università di Genova e l’ufficio rischio sismico di Protezione civile.

Eh già, anche questo è quello che va a dimostrarsi con una tal sentenza.

originale postato su demata