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Roma, la black list degli ‘onesti’ e i 350 milioni che non tornano

1 Set

Roma Capitale da aprile 2014 ha avviato un piano di razionalizzazione e riorganizzazione dell’azienda controllata ATAC (tram e bus) tra cui la gestione dell’eccedenza di personale amministrativo, non direttamente coinvolto nell’erogazione del servizio.

Da oggi la ‘black list’ definitiva di chi andrà in esubero o cambierà ufficio è esecutiva, ma “il numero dei dipendenti che la compongono si riduce sempre più”, come denuncia il consigliere comunale Maria Gemma Azuni.

E, tanto per capire cosa sia accaduto Roma in questi anni ai dirigenti ed ai funzionari ‘utili ma scomodi’, Gemma Azuni denuncia che “continuano ad evidenziarsi forti contraddizioni circa i criteri e le motivazioni di inserimento nella black list di lavoratori che per anzianità, carichi familiari, tipologia lavorativa e caratteristiche prettamente operative ed influenti sul buon andamento del servizio sono finiti fra gli esuberi, mentre, coloro che proprio secondo l’Azienda dovevano esservi inseriti, sembra siano, magicamente scomparsi e, quindi, graziati.”
Per non parlare “delle circa 50 consulenze d’oro che appaiono di mera facciata e costano circa due milioni di euro, le gravi irregolarità sui contratti di fornitura e manutenzione, la “Parentopoli ATAC”, con l’assunzione di persone prive delle più elementari competenze necessarie per lavorare nel campo del trasporto pubblico, assunte, peraltro, con incarichi di prestigio e stipendi altrettanto prestigiosi.”

Se questa è una delle tante emergenze irrisolte da Ignazio Marino con cui devono confrontarsi l’assessore Esposito e il prefetto Gabrielli, ce ne è un’altra – molto ‘dolorosa’ che a andrà in scadenza con il nuovo anno.

Parliamo dei 350 milioni di fondi comunali andati in fumo per compensi non dovuti ai dipendenti comunali.
Una questione scabrosa che non riguarda l’operosità dei dipendenti in questione, ma scaturisce da accordi sindacali sugli straordinari arcaici o, talvolta, extra legem (come per le tutele della salute).

A maggio scorso, Renzi ha chiarito che il Mef – pur avendo notificato il ‘danno’, non può esigerli.
Resta, però, il Consiglio di Stato (Sez. VI, 2 marzo 2009 , n. 1164), che sancisce il diritto-dovere della Pubblica Amministrazione a recuperare le somme indebitamente erogate e che la buona fede del dipendente non è di ostacolo.

Dunque, salvo ripensamenti del Mef e dei suoi ispettori /revisori, i 350 milioni in questione dovranno essere in qualche modo iscritti al Bilancio di Roma Capitale entro la fine dell’anno.  Oppure, se Roma Capitale – tra farragini e distinguo – non provvederà all’iscrizione delle somme a residuo, anno per anno finirà tutto in prescrizione (vedi Sentenza TAR Lazio 1317 del 9 febbraio 2012).

Anche se siamo nell’Anno Santo della Misericordia, sarà da vedersi cosa deciderà di fare l’on. Marco Causi, nuovo vicesindaco ed anche assessore al Bilancio nella terza Giunta Marino da pochi giorni, come lo fu dal 2001 al 2008.
Non sarà facile: è sulle ex municipalizzate e sulla gestione /spesa per personale comunale che i suoi precedessori – Daniela Morgante e Silvia Scozzese al Bilancio, Luigi Nieri come vice di Marino – hanno trovato le maggiori difficoltà.

Intanto, speriamo che l’assessore Stefano Esposito voglia vederci chiaro nella ‘black list’ dell’Atac.

Demata

Roma: gli assurdi percorsi dell’Atac e gli ospedali irraggiungibili

6 Giu

Roma è una città di soli 2,7 milioni di abitanti, che però vivono nello spazio che – di norma – contiene 7-8 milioni di persone in una città europea (es. Londra con 1.500 kmq). Parigi, che ha 2,2 milioni di abitanti, occupa poco più di 100 kmq, Roma ne occupa oltre 1200, mentre a Madrid bastano e avanzano 600 kmq per oltre tre milioni di residenti.

Se la densità abitativa è relativamente bassa, non solo il costo manutentivo procapite schizza alle stelle, ma anche i trasporti ne risentono sia perchè in molte tratte diventano inconvenienti per i gestori sia perchè, con lo sviluppo caotico e palazzinaro di Roma, i percorsi diventano tortuosi, gli incroci improbabili, la segnaletica pubblica carente e quella privata onnipresente.

Il risultato è che tutta una serie di servizi è praticamente irraggiungibile con i mezzi pubblici da quartieri praticamente limitrofi, come dimostra Google Map.
E, nota bene, quelli nelle mappe sono tutti siti ospedalieri  dove convergono migliaia di malati al giorno con i loro accompagnatori per ambulatori e day hospital, oltre ai convegnisti e al personale commerciale e tecnico.

Verano - Borgo Sant'Angelo

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Montesacro Togliatti

Inquietante e scandaloso: non è possibile che aeroporti e ospedali siano così scollegati dai propri siti e bacini di riferimento.

Dalle mappe di Google sono evidenti due cose: l’impossibilità a spostarsi con i mezzi pubblici (n.b. le tempistiche non includono i tempi di attesa alla fermata) e l’enorme quantità di chilometri da perorrere facendo giri inutili.

Dunque, la faccenda riguarda anche la Regione Lazio se – guarda caso – alcuni ‘ospedali a rischio o parzialmente inutilizzati sono proprio quelli mal raggiunti dai trasporti pubblici.

Intanto, la Giunta Capitolina dovrebbe prendere atto che continuando a non intervenire nelle periferie, -non appena sarà completato il complesso del Palacongressi dell’Eur e lo stadio della A.S. Roma non molto lontano, con la pedonalizzazione rigida del centro storico – andremo a conseguire quello che già si prospetta: un’area centrale di una sessantina di chilometri quadrati destinata alla casta entro il perimetro della Roma Anni ’50, che garantisce sufficiente densità demografica per servizi pubblici adeguati, e i restanti 1200 kmq ridotti ad una sorta di sobborgo di Los Angeles, senza collegamenti, servizi a casaccio ed impattugliabile.

Un’elegante soluzione alla ‘francese’ direbbe, forse, il sindaco Ignazio Marino, come accade a Parigi, meravigliosa meta turistica e simbolo della Grandeur francese, ma anche sterminata e brutale banlieue di esistenze dimenticate.

Trasformare una caserma in abitazioni in un quartiere centrale dove le scuole o i presidi sanitari o i mercati son pochi non è un’ottima idea per il traffico e le vie, come non lo è mettere tutti in auto nelle periferie anche se c’è da comprare un litro di latte.

Soluzioni ‘migliori’?

Visto quello che racconta Google, si potrebbe iniziare almeno a considerare l’esistenza di un trasporto pubblico circolare (ndr. senza cambi) nei tre anelli esistenti (tram, anello ferroviario, GRA).

Metropolitana tra le corsie autostradali – Mexico City

Ma non solo, visto che abbiamo un sindaco cosmopolita e le ‘informatissime’ 5S al Campidoglio. Sarebbe bello risentir parlare, dopo 20 anni di sacco romano, di:

  1. Decentramento degli apparati centrali e locali (vedi Palazzo della Regione o progetto SDO), revisione dei contratti e delle mansioni per incrementare il telelavoro per i dipendenti pubblici.
  2. Decentramento ai municipi per i rapporti con cittadini, gli interventi  di attuare, la gestione del territorio
  3. Funzionalizzazione produttiva o vendita degli immobili pubblici inutilizzati tenendo conto della finalizzazione dei trasporti e della logistica

 E, a dirla tutta, come ristrutturare l’ATAC e trovare investimenti per rinnovare e ottimizzare senza privatizzarla almeno al 40% del pacchetto azionario?

P.S. Dimenticavo … quelli che vedete sono più o meno i tempi di intervento/ percorrenza delle ambulanze verso i pronti soccorsi.

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Viabilità Roma: troppi incidenti, troppe buche, troppo traffico. Dati e proposte

5 Giu

L’Istat, per il 2012, segnalava 15.782 incidenti con vittime Roma, di cui 145 mortali, con 154 decessi e 20.670 feriti. Negli scontri sono state coinvolte 246 bici. E, se  Roma erano ‘solo’ cinquantasei, nel Lazio si arrivava a ben 89 pedoni morti (15,8% su 564 in Italia) di cui un terzo stava attraversando sulle strisce pedonali.
Secondo i dati della Polizia Capitolina – solo tra gennaio e giugno 2013 – il numero totale degli incidenti con e senza vittime a Roma si attestava a 35.504 con 4.191 motocicli, 94 biciclette e 1.071 pedoni coinvolti.
Praticamente 200 incidenti al giorno registrati, otto all’ora, più quelli per i quali non viene richiesto l’intervento dei vigili.

Perchè?

Partiamo dalle famose ‘buche di Roma’, quelle derivanti da cattiva o mancata manutenzione stradale, e scopriamo che le Buche e voragini a Roma: i numeri di Codici
segnalazioni del sito http://www.voragini.it raccontano che , solo nel 2012, si sono aperte 72 nuove voragini. Nel 2008 il sindaco di Roma e i rappresentanti della fondazione Ania fornivano dati che contavano 215 buche sulle strade romane per un totale di 448 punti potenzialmente pericolosi per automobilisti e motociclisti romani.

Lo stesso Ufficio per la Conciliazione del Comune di Roma precisa che “i casi più frequenti possono riguardare incidenti causati da buche e dissesti del manto stradale di proprietà comunale, da caduta di alberi o da allagamenti determinati da tombini otturati.”
Difficile enumerare i costi che si ripercuotono sulle casse comunali, per decine di migliaia di contenziosi avviati da automobilisti e pedoni, se le sole raccomandate postali di risposta costano oltre 100mila euro all’anno. (Agenzia Dire)

D’altra parte, come fare a sostenere la spesa manutentiva di ben 5.400 km di strade  in una città di soli 2,7 milioni di abitanti, che però vivono nello spazio che – di norma – contiene 7-8 milioni di persone in una città europea (es. Londra con 1.500 kmq). Parigi, che ha 2,2 milioni di abitanti, occupa poco più di 100 kmq, Roma ne occupa oltre 1200, mentre a Madrid bastano e avanzano 600 kmq per oltre tre milioni di residenti.

Se la densità abitativa è relativamente bassa, non solo il costo manutentivo procapite schizza alle stelle, ma anche i trasporti ne risentono sia perchè in molte tratte diventano inconvenienti per i gestori sia perchè, con lo sviluppo caotico e palazzinaro di Roma, i percorsi diventano tortuosi, gli incroci improbabili, la segnaletica pubblica carente e quella privata onnipresente.

Il risultato è che tutta una serie di servizi è praticamente irraggiungibile con i mezzi pubblici da quartieri praticamente limitrofi, come dimostra Google Map.
E, nota bene, quelli nelle mappe sono tutti siti ospedalieri  dove convergono migliaia di malati al giorno con i loro accompagnatori per ambulatori e day hospital, oltre ai convegnisti e al personale commerciale e tecnico.

 

Verano - Borgo Sant'Angelo

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Montesacro Togliatti

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Inqquietante e scandaloso: non è possibile che aeroporti e ospedali siano così scollegati dai propri siti e bacini di riferimento.

Dalle mappe di Google sono evidenti due cose: l’impossibilità a spostarsi con i mezzi pubblici (n.b. le tempistiche non includono i tempi di attesa alla fermata) e l’enorme quantità di chilometri da perorrere facendo giri inutili.

Intanto, la Giunta Capitolina dovrebbe prendere atto che continuando a non intervenire nelle periferie, non appena sarà completato il complesso del Palacongressi dell’Eur e lo stadio della A.S. Roma non molto lontano, con la pedonalizzazione rigida del centro storico, andremo a conseguire quello che già si prospetta: un’area centrale di una sessantina di chilometri quadrati destinata alla casta entro il perimetro della Roma Anni ’50, che garantisce sufficiente densità demografica per servizi pubblici adeguati, e i restanti 1200 kmq ridotti ad una sorta di sobborgo di Los Angeles, senza collegamenti ed impattugliabile.

Un’elegante soluzione alla ‘francese’ direbbe, forse, il sindaco Ignazio Marino, come accade a Parigi, meravigliosa meta turistica e simbolo della Grandeur francese, ma anche sterminata e brutale banlieue di esistenze dimenticate.

Trasformare una caserma in abitazioni in un quartiere centrale dove le scuole o i presidi sanitari o i mercati son pochi non è un’ottima idea per il traffico e le vie, come non lo è mettere tutti in auto nelle periferie anche se c’è da comprare un litro di latte.

Soluzioni ‘migliori’?

Visto quello che racconta Google, si potrebbe iniziare almeno a considerare l’esistenza di un trasporto pubblico circolare (ndr. senza cambi) nei tre anelli esistenti (tram, anello ferroviario, GRA).

Metropolitana tra le corsie autostradali - Mexico City

Metropolitana tra le corsie autostradali – Mexico City

Ma non solo, visto che abbiamo un sindaco cosmopolita e le ‘informatissime’ 5S al Campidoglio. Sarebbe bello risentir parlare, dopo 20 anni di sacco romano, di:

  1. Decentramento degli apparati centrali e locali (vedi Palazzo della Regione o progetto SDO), revisione dei contratti e delle mansioni per incrementare il telelavoro per i dipendenti pubblici.
  2. Decentramento ai municipi per i rapporti con cittadini, gli interventi  di attuare, la gestione del territorio
  3. Funzionalizzazione produttiva o vendita degli immobili pubblici inutilizzati tenendo conto della finalizzazione dei trasporti e della logistica

 

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Roma: salviamo Farmacap!

14 Mar

La vicenda Farmacap – l’azienda del Comune di Roma che gestisce 44 farmacie e i servizi di Teleassistenza e Telesoccorso – è ben descritta dai commenti del capogruppo pd Francesco D’Ausilio riportati da La Repubblica.

“Siamo contrari a qualunque ipotesi di privatizzazione, l’azienda ha bisogno di un immediato rilancio con un nuovo management”. Che nell’immediato significa commissariamento. “Troppe le anomalie che odorano di truffa”

Intanto, il buco sembra sia di almeno quindici milioni di buco, si parla di ‘crediti accertati ma “inspiegabilmente” svalutati e cancellati dalla contabilità aziendale’, per non parlare delle  consulenze, affidate ad amici e parenti.

Non a caso, Gemma Azuni (SEL) si fa sentire: “Com’è stato possibile far lievitare in pochi mesi un milione di passivo, certificato dal commissario straordinario, a 10 milioni. Mi viene il sospetto che la strategia del centrodestra fosse quella di depauperare l’azienda per poi venderla a prezzi di saldo. Una cosa che con questa maggioranza non accadrà mai”.

Ma non solo, la stessa Azuni denuncia in un comunicato che “i costi di Roma Capitale per l’ospitalità nelle case di riposo sono ben più onerosi del servizio di Teleassistenza e Telesoccorso che consente di risparmiare risorse per mantenere a casa gli anziani ed è fondamentale per la prevenzione di patologie che possono intervenire e per le quali è necessario il ricovero in strutture di accoglienza.”

Il quadro – per l’ennesima volta disastroso – che ne viene è, nella sostanza, il seguente.

  1. Farmacap nasce alla fine del 1997 a seguito della trasformazione delle 29 Farmacie Comunali da servizio in economia ad Azienda Speciale. In questi anni l’Azienda ha  aperto 14 nuove sedi, per un totale, oggi, di 44 farmacie ed è prevista l’apertura di altre 4 sedi nelle zone di “Ennio Flaiano”, “Achille Vertunni”, “Camocelli” e “Castel Porziano”. Farmacap gestisce anche il Banco Farmaceutico per la raccolta dei farmaci inutilizzati o scaduti.
  2. Inoltre, l’Azienda promuove, nell’ambito delle finalità stabilite dal Consiglio Comunale, ogni possibile forma di partecipazione consultiva dei cittadini e degli utenti in ordine al funzionamento e alla erogazione dei servizi e alla loro distribuzione sul territorio, come ( fin dal 2002, con il Sindaco Veltroni) i servizi di Teleassistenza, Telecompagnia e Telemonitoraggio/Telesoccorso.
  3. Dal 2006, Farmacap ha gestito inizialmente, in via sperimentale, cinque asili nido del Comune di Roma, in regime di accreditamento e convenzionamento, e l’Azienda gestisce l’asilo aziendale “M.E. Bossi”, attivo dal 1 Settembre 2008, ubicato nel XIII Municipio, nato per soddisfare le richieste del proprio personale.

Davvero un pout pourrì …

Nel primo caso, la distribuzione dei farmaci, è piuttosto ‘arcaico’ che si debba provvedere con ben 50 farmacie ‘pubbliche’, alla stregua del ‘medico condotto’ di una volta, in una sistema che vede la concorrenza delle parafarmacie e, tra un po’, quella delle farmacie online tramite Apps sul telefonino …
E’ vero che Roma per altri 15 anni sarà una città sempre più anziana, ma proprio per questo bisogna cercare di guardare anche alle nuove generazioni e alle loro esigenze.
Se Farmacap riuscisse ad integrarsi col sistema di prescrizioni dei medici di base (cosiddette impegnative) potrebbe funzionare da hub per i recapiti a domicilio … venendo incontro a giovani (via Apps) e anziani (telefono o fax) … e trovando investimenti.

E’ così che si abbatterebbero i costi, esaltando i ricavi e i servizi offerti, mettendo Roma all’avanguardia.

Nel secondo caso, i teleservizi, è evidente che sono indispensabili e che possono essere la ‘testa di ponte’ per sviluppare il sistema di distribuzione/accesso ai farmaci.

C’è, poi, la questione degli asili nido e proprio non si comprende perchè non siano affidati ad un ente /azienda apposito, vista l’elevata specificità dei servizi offerti.

D’Ausilio chiede un ‘immediato rilancio con un nuovo management”, Azuni si oppone adepauperare l’azienda per poi venderla a prezzi di saldo”.

E la via ‘tecnica’ – un possibile piano aziendale – forse ci sarebbe …

Salviamo Farmacap!

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Ignazio Marino: blocco Roma e … i romani

27 Feb

Che Roma fosse agli sgoccioli lo sapevano tutti nella Capitale e lo si sapeva fin dal lontano gennaio 2005, quando al sindaco di Roma, Walter Veltroni, venne donato un tapiro bucato a memoria della situazione delle strade comunali, ridotte ormai a una buca continua, dopo aver praticamente rinunciato alla manutenzione stradale  mentre si sosteneva la spesa sociale e culturale.

Lo si sapeva da quel meno lontano giorno del 2008, in cui il neoeletto sindaco Alemanno denunciava ben “12 miliardi e 300 milioni di debito alla fine del mandato Veltroni”, come ebbe a ribadire più volte, mentre il debito accertato dalla agenzia di rating Standard & Poor’s ammonta a 6,9 miliardi di euro.[fonte]
E, sempre nel 2008, ben prima di Parentopoli, La Repubblica scriveva “Il bilancio dell´Ama? È da libri in tribunale. La situazione finanziaria dell´azienda della pulizia e dello smaltimenti rifiuti è più che a un passo dal collasso. Ha azzerato il capitale sociale, contravvenendo a precise norme legislative. Inoltre ha un buco di 600 milioni di conti a breve, con debiti nei confronti di banche e fornitori e sulla voragine finanziaria paga 35 milioni di interessi l´anno.
A partire da gennaio 2008 a oggi, dunque a cavallo delle due diverse amministrazioni Veltroni e Alemanno, la sua gestione arranca a colpi di anticipazioni di cassa del Campidoglio.”

Solo pochi mesi fa, Paolo Gentiloni – nel suo programma per le Primarie a Sindaco di Roma – scriveva che “Il decennio 2001-2010 ha visto la maggiore crescita demografica nell’area metropolitana di Roma in tutti i suoi tremila anni di storia. … in tempi di recessione, il super incremento demografico è anche un rischio, perché può aumentare le sacche di povertà.

L’economia di Roma e del Lazio è in grande affanno. … La grande crisi economica e finanziaria, che fino a qualche anno fa, a Roma si era sentita meno che in altre aree del Paese, oggi morde con tutta la sua ferocia. Anche perché su Roma grava il record di pressione fiscale: abbiamo l’IMU più alta d’Italia e subiamo le conseguenze del debito sanitario regionale con record negativi anche su IRAP e addizionale IRPEF.”

Dunque, Ignazio Marino sapeva in che razza di guaio andava a ficcarsi e quali aspettative andava a suscitare, nel momento in cui si candidava a sindaco di Roma. Lo sapeva nel promettere di di realizzare in quattro e quattr’otto una ‘piccola Pompei’ ai Fori Imperiali e nello spendere gli ultimi spiccioli delle esauste casse capitoline in cordoli e segnaletiche, più gli straordinari agostani per i vigili.

Pura follia che tutto potesse risolversi con quel Decreto SalvaRoma plurimiliardario, che il compagno di partito Enrico Letta ha tentato di far approvare in ogni modo, mentre Napoli e Palermo devono cavarsela da sole (ed i isindaci hanno già protestato) e mentre Lega e M5S suonano il leit motif di ‘Roma ladrona’ …

Infatti, uno dei primi passi del nuovo governo è stato annunciato dal neoministro Maria Elena Boschi rinunciando alla conversione del decreto “per l’elevato numero di emendamenti, che avrebbero potuto tenere l’Aula impegnata per 215 ore, ben oltre la scadenza del provvedimento. Il varerà però “un nuovo provvedimento, dopo una valutazione dei contenuti”, che contenga anche le norme sull’Expo e sulla Sardegna. (La Repubblica)
Il che significa che, per bene che vada, a Roma Capitale arriverà molto meno di quel miliardo e mezzo che andava ad aggregarsi  tra le diverse norme che il governo uscente non è riuscito a far approvare. E Renzi si rifiuta – per evidenti motivi – di blindare il decreto: “non gioco così la mia prima fiducia“.

Una situazione ‘da paura’ come direbbero a Roma, in cui nervi saldi e senso della cosa pubblica fanno la differenza.

Ma da Ignazio Marino, già a caldo, sono arrivate delle ‘note stonate’: “Non sto minacciando dimissioni ma voglio sapere qual è la mia job description. Non voglio fare il commissario liquidatore”.  Job description? Il sindaco che chiede cosa /come deve fare il sindaco?

“Devo essere messo nelle condizioni di governare la città. Roma non si governa in dodicesimi: se c’è bisogno di un sindaco che gestisce un bilancio della capitale d’Italia, io sono felice di esserlo perchè ho avuto l’onore di essere eletto dai cittadini. Ma se c’è bisogno di un commissario liquidatore che licenzi il personale, venda Atac e Ama, dismetta Acea e metta in cassintegrazione tutto il personale, io non sono disponibile a fare quel lavoro lì”.
E chi dovrebbe farlo se non il Sindaco eletto dai cittadini? Un commissario prefettizio? Trasformiamo Roma in Belfast?

Poche ore fa, La Repubblica ha confermato “L’ultimatum di Marino: da domenica blocco la città, la gente dovrebbe inseguire la politica con i forconi”, dimenticando di essere stato senatore dal 2006 al 2013, con il ruolo di presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, che sappiamo bene tutti come va e quanto ci costa …

 “Io da domenica blocco la città. Quindi le persone dovranno attrezzarsi, fortunati i politici del palazzo che hanno le auto blu, loro potranno continuare a girare, i romani non potranno girare”. (fonte La repubblica – Mix24)

Le persone dovranno attrezzarsi? I romani non potranno girare? Incredibile, ma vero: è proprio il sindaco eletto a dirlo …
Senza considerare che il 70% circa dei romani non l’ha votato, che potrebbero essere non pochi quelli che vogliono che venda Ama, dismetta Acea e metta in cassintegrazione il personale in esubero …
Il Messaggero, pur non attaccando il sindaco, titola “Salva Roma, a rischio servizi per anziani, disabili, strade e asili: un collasso annunciato. Tutti i servizi sociali che andranno in crisi per il mancato via libera alla manovra 2014” approvata dal Consiglio Comunale, ricordiamolo, nella speranzosa ipotesi che il decreto passasse in extremis.

Davvero incredibile che – dinanzi ai debiti e dissesti accumulati dalle diverse Consigliature succedutesi al Campidoglio (ndr. non dai governi nazionali), con uno squilibrio demografico /produttivo ‘importante’ ed annunciato, nel corso di una crisi finanziaria epocale – ci si ritrovi con un sindaco che, a quasi un anno dall’elezione, ancora non ha tirato fuori un programma concreto di risanamento a breve-medio termine, in attesa di quei denari che servono per ripianare il ‘buco di 816 milioni di euro’ in scadenza e quelli che servono per iniziare la bonifica del sistema capitolino ed il rilancio della città. In due parole, un miliardo.
La Repubblica, riguardo le spese ‘vive’, precisa che “mancherebbero circa 500 milioni di euro, senza i quali non sarebbe possibile pagare gli stipendi e far funzionare l’amministrazione della città.”
E, come Il Messaggero, aggiunge due dettagli significativi, precisando che “il provvedimento in stand-by a Montecitorio permetterebbe al Comune di scaricare sulla gestione commissariale dell’Ente, una sorta di pozzo nero nel quale sono confluiti i debiti originati prima del 2008, 485 milioni di oneri in due anni 2013 e 2014. Se la Capitale dovesse accollarsi la spesa, il sindaco Ignazio Marino si troverebbe in gravi difficoltà perché il 6 dicembre scorso ha approvato il bilancio previsionale contando sul versamento di qui soldi da parte dello Stato.”

Dunque, lo Stato si è già accollato in qualche modo una decina di miliardi di euro contratti dalla Capitale – quelli di cui per anni si è lagnato il sindaco Alemanno per intenderci – e l’attuale Sindaco avrebbe presentato un bilancio previsionale fondato sui ‘fichi secchi’, come stiamo scoprendo e come già accaduto con la sua compagna di partito, l’ex ministro Carrozza, al MIUR per gli scatti stipendiali dei docenti.

Il tutto con i romani (vittime sacrificali as usual) che oltre al consueto degrado, oltre alla notoria burocrazia, oltre alla sicurezza che fa declinando, oltre alla crisi che non vede vie d’uscita nella città del pubblico impiego … i romani dovranno farsi carico del ‘blocco la città‘ deciso dal neoeletto sindaco e con loro il resto d’Italia che da Roma dipende.

“Bloccherò i bus, fortunato chi ha l’auto blu” … la Lega invoca ‘Nerone commissario’, ma qui sembra che ci siamo già …

Una capitale in ‘blocco’ per non vendere Ama, non dismettere Acea e non mettere in cassintegrazione il personale in esubero, come avvenuto altrove, il tutto dopo gli scandali di Parentopoli, di Malagrotta, eccetera eccetera?

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Roma corrotta, nazione infetta

23 Gen

Mentre la maxi operazione coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia è ancora in corso ed emergono enormi investimenti di denaro sporco nella Capitale Gemma Azuni – consigliere comunale di maggioranza ed esponente di punta di Sinistra Ecologia Libertà – ha diffuso un comunicato stampa in cui rivela che “nella passata consiliatura ho presentato un ordine del giorno, votato all’unanimità, per l’istituzione della Consulta Antimafie e di una Commissione di inchiesta, in seno all’Assemblea Capitolina, sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose, rimaste entrambe lettera morta.”

Le conseguenze di tale ‘superficialità’ del Sindaco Alemanno e degli apparati capitolini che che Roma non si è dotata di un “organismo preposto alla promozione di un’attiva cultura della legalità e come strumento straordinario per aiutare il contrasto alle economie criminali, a cominciare dalla trasparenza sui beni confiscati alla mafia trasferite e da trasferire, all’Amministrazione di Roma Capitale.”

Politica, distintivi, polemiche faziose? Non sembra affatto.

Infatti, Roma Capitale non ha (ancora) un sistema di “informatizzazione e dematerializzazione dei SUAP e degli uffici entrate, per censire le autorizzazioni presenti sul territorio di Roma e consentirne un sistematico controllo” …

Non resta che chiedersi se Roma sia (ancora) in grado di svolgere il ruolo di Capitale e, soprattutto, se ne abbia davvero l’intenzione. Di sicuro, fu profetico L’Espresso, nel 1956, quando – pubblicando la prima inchiesta ‘storica’ sulla speculazione edilizia e i rapporti fra affari e politica – titolò «Capitale corrotta = Nazione infetta».
Son trascorsi quasi 60 anni e ancora la nostra Capitale non sa quanti immobili esistono, quanti sono effettivamente utilizzati e, soprattutto, quanti esercizi sono autorizzati a fronte di debiti controlli, garantendo sicurezza e igiene e pagando le dovute tasse.

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Senatori, deputati, multinazionali, lobbisti

20 Mag

Senatori e deputati a libro paga di multinazionali e lobbisti per cifre che andrebbero dai 1.000 ai 2.500 euro al mese, più qualche ‘fortunato’ che arriva fino a 5.000 mensili di mazzetta. Questa la denuncia di Le Iene, dopo le rivelazioni di un assistente parlamentare, protetto dal segreto.

Pietro Grasso, presidente del Senato e magistrato, esorta: «Chi sa qualcosa sui parlamentari pagati farebbe bene a denunciare questi comportamenti gravissimi». E, in effetti, la denuncia a ‘mezzo stampa’ c’è e qualche magistrato dovrebbe necessariamente aprire un inchiesta d’ufficio.

I ‘cattivi’ sarebbero, sta volta, le lobbies del tabacco e del gioco d’azzardo, che premerebbero per leggi ed emendamenti a loro favorevoli. Nulla di sorprendente, va così in tutto il mondo e spesso sono finanziamenti legali per le campagne elettorali, facilitati da leggi diverse dalla nostra sul finanziamento dei partiti.
Immediate le voci per la rapida approvazione delle norme anticorruzione, ma è la riforma dei finanziamenti ai partiti quel che serve per contrastare la concussione e l’occultamento dei finanziamenti, come è necessaria una nuova visione delle concessioni governative se si vuole risolvere a monte la questione ‘tabacchi, azzardo, accise, demanio marittimo, Equitalia, Caaf’.

Dunque, il punto non sono le eventuali lobbies del tabacco o quelle dell’azzardo – in gran parte estere, si noti bene – dato che il ‘problema’ vero è che se certi nostri parlamentari si dimostrassero ‘permeabili’ per soli 2.000 euro al mese, figuriamoci quali altre ‘lobbies’ possano esserci in grado di promettere ‘premi’ migliori, in soldoni od in carriere per figli e nepoti.

Se si accettano ‘quattro spiccioli’ per sigarette e gioco d’azzardo, quanti altri (denari, favori o ‘immunità’) potrebbero essere ‘graditi’ per tutelare gli interessi della Mafia o della Casta?

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Governo Letta: il PD guarda già alle elezioni

16 Mag

Il debito pubblico italiano a marzo ha raggiunto la quota record di 2.034,725 miliardi di euro, dopo i 2.022,7 miliardi raggiunti a gennaio 2013 e, nel 2012, si è avuta una riduzione del 27,5% rispetto al 2011 per i volumi di compravendite delle case (scese a 448.364 transazioni) per un totale di circa 46,4 milioni di metri quadri (-25,4% sul 2011), con una superficie media di circa 104 mq.

Il mercato dell’auto è è al 37 esimo crollo mensile (secondo il Centro Studi Promotor), a fronte di 116.209 immatricolazioni di aprile contro una media mesnsile di 185.086 auto vendute nell’aprile 2009. Intanto, serve oltre un miliardo di ore di cassa integrazione, con mezzo milione di lavoratori a zero ore equivalenti, principalmente nel centro Italia, in Veneto ed in Lombardia.

Intanto di Meridione non se ne parla, anche se lì i disoccupati non cassaintegrati sono a bizeffe, alle scuole si promette ‘stop a tagli’, come se si possa far funzionare un istituto superiore con 15.000 euro annui e basta, nessun allarme per i crediti delle aziende che eccedono ampiamente le disponibilità di Cassa Depositi e Prestiti, niente in programma per i nati dal 1950 al 1960 finiti nel limbo delle pensioni di Elsa Fornero, che la CGIL ritiene intoccabili.

Il PIL ha perso un altro percentuale e si fa spallucce, qui da noi, ‘che tanto già lo si sapeva’, dimenticando che è bastato solo un click, quello dell’annuncio ufficiale, per avviare tutta una serie di ricomputi, di cui ci annunceranno – solo tra qualche giorno, con calma – le ricadute sul peso degli interessi, sui conti UE, sulla perdita di qualche mercato.

In attesa del test elettorale di Roma Capitale, che servirà per ‘pesare’ i giochi interni del Partito Democratico, il governo Letta se la prende comoda, aspettando speranzoso la ripresa economica – che altrove c’è – e potersi attribuire ipotetici risultati e disastrosi benefici.
Peccato che a crescere siano gli USA e il Giappone. La Francia è in recessione, la Germania raccoglie un +0,1%, cioè nulla, mentre è ferma al palo, che c’è da attendere che sia rieletta, in autunno, Angela Merkel, accusata (all’estero ma non in patria) di eccessivo rigore finanziario e di vistoso germano-centrismo.

I nostri media non ‘strillano’ disgrazie a quattro venti, i mercati non scalpitano, il denaro ha raggiunto un tasso di sconto ridicolo, l’euro non vacilla.

E così andando le cose, il nostro Parlamento non trova meglio che occuparsi del decreto intercettazioni e si legge di IMU e CGI approvati, mentre è evidente che non c’è copertura finanziaria, se INPS, INPDAP e Cassa Depositi e Prestiti stanno come stanno e la Corte dei Conti suona l’allarme da mesi e mesi.

Intanto, in televisione si dibatte di sondaggi elettorali, di leggi per l’appunto elettorali, di candidati premier del centrosinistra per le elezioni …

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Marino e il babbuino: tutta la storia

6 Mag
Il ‘buon’ Ignazio Marino, che parla ai giardinetti con la gente ed accarezza cani, potrebbe diventare, a pochi giorni dalle elezioni romane, un ‘asettico’ scienziato, a causa della vivisezione di un babbuino da lui praticata anni addietro.
Un micidiale tallone d’Achille per il candidato sindaco del Partito Democratico – voluto dalle segreterie ed osannato nelle primarie  – che tocca il ventre di una città ‘indifferente a tutto’, ma che insorge se si maltrattano gli animali. Vivisezione che, anche per chi non fosse ambientalista, ricordiamoche è condannata da tutte le religioni, come in generale per tanti esperimenti sulle ‘creature del Signore’.
Al di là delle violente – e biasimabili – proteste degli animalisti, la vivisezione su scimmie praticata da Marino molti anni fa ebbe motivazioni e risultati discutibili, come racconta l’articolo dello stesso Ignazio Marino, su L’Espresso dell’11 maggio 2012, (link) che ribadiva come “Chi è contrario all’uso degli animali da laboratorio va rispettato, ma c’è davvero qualcuno che ritiene possibile testare gli effetti di un farmaco, come un’eruzione cutanea, l’insufficienza epatica o le allucinazioni, su una cellula in provetta? Oppure la proposta è quella di sperimentare le sostanze direttamente sugli uomini e sui bambini?
Secondo l’Eurispes, l’86 per cento degli italiani è contrario alla sperimentazione animale eppure solo il 3 per cento si dichiara vegetariano. La coerenza scarseggia. Oltre a smettere di mangiare carne di animali allevati per finire in padella e a non indossare scarpe di pelle, coloro che chiedono di chiudere gli allevamenti, come nel recente episodio di Green Hill vicino a Brescia, sono pronti a rinunciare anche alle medicine testate sugli animali, sino ad accettare il sacrificio della propria vita o quella dei propri figli, per una leucemia o una polmonite?
In realtà, come denunciano gli antivivisezionisti, solo il 27,5%  degli animali è usato nella ricerca e sviluppo di farmaci, mentre in UE la percentuale è del31%, più un altro 15,4% usato nei test obbligatori per legge specifici per i farmaci (dato in media UE),  piuttosto c’è un 44% degli animali che muore per ricerca di base, quasi il 9% nei test tossicità per la produzione e il controllo di qualità in campo medico e odontoiatrico, il 4,2% per la diagnosi di malattie, didattica e “altro”.

Inoltre, per la “ricerca di base” e della “ricerca e sviluppo” di farmaci non vi e’ obbligo di legge che costringa a usare animali nei test e non si tratta di ‘quattro gatti’, visto che gli animalisti denunciano che “ogni anno nel mondo vengono torturati e uccisi più di 150 milioni di animali, nei 600 laboratori italiani quasi 900’000”. Ridurre del 12% il ‘consumo’ come fatto dalla Germnia nel 2005, significa la vita per circa 100.000 animali nel solo territorio italiano.  Dei circa 10.000 primati usati per esperimenti, in quell’anno nell’UE a 15 membri, oggi ne sarebbero vivi oltre mille.

La differenza c’è.
Il senatore Marino, nel suo articolo, difende una certa ‘ricerca scientifica’ che “alcuni vorrebbero affossare con un articolo della legge Comunitaria in discussione al Senato che, tra le altre cose, vieta in Italia l’allevamento di animali destinati alle sperimentazioni. Con quali conseguenze?
Innanzitutto se questa legge venisse approvata a Roma sarebbe bocciata a Bruxelles perché in contrasto con la direttiva europea. In secondo luogo le aziende farmaceutiche, come gli istituti di ricerca pubblici, dovrebbero trasferire i laboratori all’estero, con inevitabili ricadute sull’occupazione e sulla nostra economia, oppure importare gli animali da altri Paesi“.

In realtà,il testo di legge licenziato dalla Camera cui fa riferimento Marino, contiene un comma – proprio quello che recitava di “vietare l’allevamento di primati, cani e gatti destinati alla sperimentazione su tutto il territorio nazionale” – che è stato approvato il 1 febbraio 2012 dalla Camera non da alcuni affossatori della scienza, bensì con ben 380 voti a favore, 20 no e 54 astenuti. In quello stesso giorno, in un convegno nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, Carla Rocchi, Presidente dell’ENPA, sottolineò che il testo inviato al Senato va a “vietare gli esperimenti che non prevedono anestesia o analgesia, qualora provochino dolore all’animale”.

La norma, nell’accogliere le direttive UE, garantisce “l’implementazione di metodi alternativi all’uso di animali a fini scientifici, destinando all’uopo congrui finanziamenti”, la formazione di personale esperto nella sostituzione degli animali con metodi in vitro tramite corsi specifici e di approfondimento senza nuovi oneri a carico della finanza pubblica, la presenza di “un esperto di metodi alternativi e un biostatico all’interno di ogni organismo preposto al benessere degli animali e nel Comitato nazionale per la protezione degli animali usati a fini scientifici”.
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Una questione innazitutto etica e, mentre Ignazio Marino ritiene che in Italia si possa proseguire con l’allevamento di animali destinati alle sperimentazioni, Tonio Borg, commissario europeo ad interim per la Salute e le Politiche dei consumatori, si è espresso con fermezza contro un’ulteriore posticipazione del’obbligo di prodotti cosmetici “Cruelty Free”, perché “se non vi è obbligata, l’industria non farà gli sforzi necessari per sviluppare i metodi sostitutivi che permettono di sostituire gli ultimi tre test di tossicità sugli animali tuttora autorizzati“.
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Ma non solo, dato che lo stesso Ignazio Marino fa riferimento al caso mediatico internazionale della Green Hill, un’azienda situata a Montichiari (Brescia) che alleva cani (beagles) da destinarsi ad esperimenti scientifici, coinvolta in inchieste e scandali dopo continue e pressanti manifestazioni di animalisti ed ambientalisti.

Significativo e riassuntivo della vicenda e di cosa accadesse ai cani, è il comunicato della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente: “la nuova linea seguita dalla procura va avanti su questo binario: la soppressione non necessaria di parecchi beagle a Green Hill conferma il sospetto che i cuccioli nell’allevamento non fossero destinati solo alla sperimentazione farmacologica, ma che molti di loro diventassero cavie anche per l’industria cosmetica. E, dopo i controlli sulla documentazione e i primi esami medici, emergerebbe che i cani non perfetti, cioè non corrispondenti agli standard richiesti, venivano eliminati con un’iniezione letale. Molti beagle, come hanno scoperto gli inquirenti, sono stati soppressi per problemi di dermatite. E proprio questa malattia lascia supporre che Green Hill facesse anche test cosmetici.

Un caso mondiale, ormai, visto che il caso Green Hill è diventato la bandiera della Giornata mondiale contro la vivisezione.
Un’attività definita dall’On. Brambilla a Matrix, il 4 Aprile scorso, come ‘non in regola con le nostre coscienze’, ma, a quanto pare, a posto con quella del senatore Ignazio Marino, che non dovrebbe, però, dimenticare che l’Unione Europea, attraverso un Regolamento risalente all’11 marzo 2009 (EC n.1223), ha messo al bando i prodotti cosmetici con ingredienti o combinazioni di ingredienti testati su animali. L’Italia era, come prevedibile, inadempiente fino a pochi giorni fa, nonostante un precedente regolamento del 2004 che già proibiva di testare su animali prodotti cosmetici finiti. “Il divieto definitivo imposto nell’Unione Europea – dichiara Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente – segnerà una pagina importante a livello mondiale per il superamento dei tanti, troppi, e spesso inutili esperimenti fatti sulla pelle degli animali“.
Cosmetici, tanti test per cosmetici, più tanti altri per ‘ricerca di base’, ‘test tossicologici’, ‘didattica’ – non  leucemia, polmonite, eruzione cutanea, insufficienza epatica, allucinazioni – per i quali, come raccomandano le direttive europee, tanti test sono ampiamente ed efficacemente sostituibili senza sofferenze e morte per tanti animali,  .
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Ritornando alla storia del babbuino ‘ucciso’ dal mite Ignazio, la vera questione di oggi è quella della Green Hill ed i suoi beagle, e della candidatura a sindaco di una città che ama e difende gli animali ed in particolare i cani. Il ventre di Roma non può altro che borbottare, specie se l’impressione è che ci si nasconda dietro un dito, cosa del tutto vietata a qualunque Primo Cittadino.
Infatti, non è in ballo il sacrosanto diritto/dovere alla ricerca scientifica o farmacologica, ma l’uso di migliaia di cani per le ‘esigenze’ dell’industria cosmetica e la sincerità di un ‘afflato umano’ – quello di Ignazio Marino e del suo Partito Democratico – che gli elettori (pro o contro o ìndifferenti che siano) sentono sempre più mancare.
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La questione, però, straborda dall’ambito politico, se si tiene conto che la sperimentazione di cui parla con orgoglio Ignazio Marino era anche ‘sull’uomo’ – il fegato espiantato alla scimmia era destinanto ad un paziente epatico – e girovagando per la Rete è possibile leggere questo articolo di di forte critica etica e medica sul  Riformista Torinese (link)
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Valutare la fondatezza dei rilievi è questione medica, ma l’articolo a firma di Roberta De Antonio appare credibile, quando menziona professore Bruno Fedi, medico primario anatomopatologo, “che gli ricorda (ndr. a Ignazio Marino), in una lettera del 24.05.2012, che già nel 1967 il Direttore della Patologia Chirurgica dell’Università Di Roma, Paride Stefanini, aveva effettuato un trapianto di rene da babbuino ad uomo e aggiunge: Risultato disastroso: paziente morto. Conclusione: Ignazio Marino ci racconta, con orgoglio, di aver ucciso un babbuino, nel 1992, 15 anni dopo l’intervento di Stefanini, senza tener conto dei numerosi risultati infausti, precedenti. Fu un tentativo di salvare la vita ad un uomo, usando un organo incompatibile, sapendo che era incompatibile, ma sperando che, con enormi dosi di farmaci immunosoppressori, venisse tollerato dal ricevente.
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Nella lettera del noto medico e professore universitario – pubblicata integralmente da UNA Cremona (link) – si può anche leggere che:Nell’ambiente dell’università, si criticava pesantemente lo Stefanini, per avere effettuato un intervento che non poteva riuscire: tutti lo sapevano, ma Stefanini aveva voluto tentare. Qualcuno disse che era stato un omicidio, benevolmente tollerato dalle leggi. 
Oggi, Ignazio Marino ci racconta, con orgoglio, di avere ucciso un babbuino, nel 1992, 15 anni dopo l’intervento di Stefanini, senza tener conto dei numerosi risultati infausti, precedenti. Quello descritto da Marino è un caso tipico di sperimentazione sull’uomo (perché, negli animali, si sanno i risultati, ma gli stessi sperimentatori sanno che non sono predittivi). La descrizione di Marino è proprio il caso di un uomo, usato come cavia, anzi, come cavia pagante, perché si sapeva che i risultati negli altri animali non erano stati favorevoli e che, in senso generale, non sono predittivi, dunque si è sperimentato sull’unico animale predittivo per l’uomo: l’uomo stesso.
Questo esperimento, questo tipo di esperimenti, rivelano anche una metodica, una mentalità. Marino procede per “tentativi ed errori”, metodo che i vivisettori hanno tante volte sostenuto giusto. Marino sapeva che la cosa che tentava, non poteva riuscire, ma ci ha provato.”
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Indecifrabili -forse- questioni mediche che lasciamo volentieri -forse- agli stessi medici.
Piuttosto, come si traduca nell’ottica del paziente ed a cosa sia servito il sacrificio del babbuino è, ahimé, semplice, visto che basta leggere qualche statistica, che ci racconta come quasi un trapiantato di fegato su cinque muoia entro tre anni dall’intervento ancora oggi, più o meno come tot anni fa. Un’aspettativa in vita, una reazione immunitaria, che è sempre la stessa da dieci anni, come altre statistiche dimostrano.
SRTR Program Reports – July 2010
In caso di dubbio su cosa sia significato l’esperimento ‘umano’ – se si ha stomaco forte – è possibile anche leggere la cruda pubblicazione scientifica “Baboon-to-human liver transplantation”  che Marino ed altri pubblicarono su Lancet (link).
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Anche se è stato rilasciato dalla terapia intensiva dopo un mese, (ndr. il paziente) ha sviluppato diverse infezioni, che hanno reso necessaria la terapia con anticorpi nefrotossici. La più invalidante di queste è stata mixata da Citomegalovirus, Candida, Esofagite e Duodenite, che sono stati sospettati essere la causa di ricorrenti emorragie gastrointestinali dal giorno 27esimo al 39simo e che hanno richiesto 14 unità di sangue trasfuso (ndr. circa sette litri, praticamente come se avvesse perso tutto il sangue e servisse un ricambio totale).
E’ stato coltivato dal sangue lo Staphylococcus aureus (ndr. provoca infezioni suppurative acute) … Enterococcus faecalis (ndr. provoca infezioni del tratto urinario, endocarditi e sepsi) … Aspergillus (ndr. infezione tracheale).
Altre complicazioni, incluse insufficienza renale e dipendenza da dialisi, hanno avuto inizio il 21esimo giorno, che probabilmente sono il risultato della tossicità da più farmaci (sic!) …  fino al giorno 55esimo quando (ndr. il paziente) è stato riammesso in terapia intensiva dopo una recidiva di ittero … il giorno 61esimo è diventato ipotensivo con rigori, ha richiesto l’intubazione. C’erano tracce di coagulazione intravascolare disseminata ed emolisi con un calo della conta piastrinica (ndr. meno 80%) … un aumento di emoglobina plasmatica libera (ndr. 30 volte il massimo) … e un aumento della bilirubina (ndr. del 400%) … durante le successive 48 ore.
Dai giorni 65esimo al 70esimo, il paziente aveva 5 plasmaferesi che avevano ridotto la bilirubina sierica.  Il 70esimo giorno … c’è stata una perdita improvvisa delle maggiori funzioni del sistema nervoso. La TAC ha mostrato una massiva emorragia subaracnoidea (ndr. i cui sintomi includono la terribile “cefalea a rombo di tuono”, vomito, confusione mentale, abbassamento del livello di coscienza e, talvolta, convulsioni) e 6 ore dopo è stato dichiarato cerebralmente morto.”
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Un vero e proprio calvario.
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Avrebbe sofferto così tanto prima di morire per cause naturali? E, soprattutto, se – come Ignazio Marino oggi afferma di sapere ma che all’epoca evidentemente supponeva all’incontrario – il sistema immunitario degli uomini e quello dei babbuini non sono compatibili, nemmeno utilizzando i farmaci antirigetto più potenti, a quale “terapia che oggi permette di salvare centinaia di migliaia di malati terminali” è servito quell’esperimento dall’esito letale?
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Domande che nella città dei Papi hanno un certo peso anche sugli spiriti semplici … ed una storia che dimostra come non si possano lasciare in mano ai soli medici sia le politiche sanitarie, ma, soprattutto, la bioetica.
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Ignazio Marino, un sindaco per Roma

8 Apr

Da ieri sera, le probabilità che Gianni Alemanno sia riconfermato sindaco di Roma sono notevolmente aumentate: il PD, alle Primarie, ha scelto come candidato Ignazio Marino, le cui uniche doti, finora, si sono dimostrate essere l’avere le mani d’oro di un chirurgo di fama ed una grande fede religiosa.

I tre punti da cui partire per cambiare Roma, su cui Ignazio Marino ha fondato la propria campagna elettorale, sono:
– la cultura incontrerà il decoro: il 25% degli introiti di musei e monumenti comunali sarà destinato ad opere contro il degrado delle periferie;
– i trasporti pubblici saranno realmente accessibili con corsie preferenziali ‘vere’ e parcheggi di scambio più numerosi. Con la costruzione di piste ciclabili e percorsi pedonali sicuri, la salute delle persone incontrerà la tutela dell’ambiente;
– attraverso l’attivazione, in ogni Municipio, delle Agenzie comunali per la locazione faremo incontrare le tante famiglie senza casa con le tante case senza famiglia.

Peccato che i musei romani necessitino, per sopravvivere, di ampi contributi statali  che, ad esempio, rendono la Soprintendenza archeologica di Roma tra le più ricche d’Italia, mentre, come confermava l’ex sottosegretario ai Beni Culturali, Francesco Giro, «il problema dell’archeologia di Roma è anche quello dei fondi non spesi. Dalla individuazione di un progetto alla sua realizzazione passano mediamente 19 mesi, perché vanno rispettate norme. E i soldi sono fermi. La questione sta tutta nell’avviare riforme di procedure che semplifichino questi passaggi burocratici».

Quanto ai trasporti pubblici, il fumus delle promesse è palese: ‘corsie preferenziali’, mica metropolitane leggere e filobus. Andando alle piste ciclabili ed i percorsi pedoni, ditemi voi a che servono in una città smisurata e dispersiva dove vive oltre mezzo milione di anziani ed almeno 100.000 malati cronici, che, in prospettiva, avrebbero bisogno di microtaxi ed accompagnatori.

Dulcis in fundo, andando alle case sfitte, tutta Roma ne conosce la cause: centinaia di migliaia di alloggi ‘popolari’ che equivalgono ad una città  di sussidiati grande quanto Bologna, un surplus di nuove case che già la variante al Piano Regolatore Generale di Veltroni aveva autorizzato a dismisura, la totale aleatorietà dei diritti dei proprietari con abitazioni che, dopo decenni, non vengono sgomberate. Una gran bella idea, se si cercava un modo per assicurare a ‘Roma che vuol crescere senza lavoro’ nuovi alloggi a prezzo bloccato, utilissimi ad assorbire gli interi quartieri di periferia ‘vuoti’ che i palazzinari continuno a costuire.

I comitati sono già pronti e scalpitano.

Questo è quello che hanno scelto gli elettori del Partito Democratico a Roma – inclusi non pochi Rom – preferendo Ignazio Marino e, a ben vedere, parliamo dei panem et circenses con cui si accontenta da sempre il ventre molle della Città Eterna. Non è un caso che Ignazio Marino sia stato fortmente appoggiato da Nichi Vendola, mentre Paolo Gentiloni avrebbe ben rappresentato le spinte al cambiamento come Gemma Azuni è in prima fila ‘da sempre’ nel rappresentare le istanze popolari.

Peccato che, ormai, i Romani de Roma siano la minoranza dei residenti, mentre aumentano sempre di più i romani ‘acquisiti’, che vogliono metropolitane e passanti stradali, che sanno bene che i musei sono un costo e non una rendita, che di sicuro non hanno nessuna intenzione di accollarsi – più di quanto già non facciano – il generone romano e la sua complementare suburbia.

Ma questo come avrebbe potuto  (e come potrà) capirlo Ignazio Marino, un medico che sosteneva in campagna elettorale che il ticket è “una tassa odiosa che scarica le inefficienze del sistema sulle persone, si può eliminare e sarà il primo obiettivo del PD una volta arrivati al Governo. Siamo già in una situazione insostenibile che pesa sulle famiglie e sugli anziani che sempre di più rinunciano alle cure per via del ticket.”
Peccato che sia sull’IRPERF – una tassa che colpisce direttamente tutti, sani inclusi – che si scaricano le inefficienze dei baronaggi ospedalieri e delle malversazioni dei dirigenti medici ed amministrativi.
Il ticket è un contributo direttamente correlato ad un servizio, ma questo, forse, il senatore Marino l’ha dimenticato, come da medico e parlamentare non ha notato le ‘vacatio legis’ che sono alle fondamenta della costosa, sprecona ed inefficace non-gestione di invalidi, malati rari e psichiatrici.

Per ora Ignazio Marino s’è visto ai giardinetti del Testaccio, annunciando in qualche discorso la sua ‘lotta al malaffare’ e poco più. Governance, finanza, egovernment, reti profonde e mobilità, trasparenza, servizi sociali, innovazione … non se ne sente il sussurro.
Figuriamoci che disastri riuscirà a combinare come Sindaco di Roma.

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