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Le battute ‘infelici’ di Gene Gnocchi sono da servizio pubblico?

27 Mag

In arrivo una querela per Gene Gnocchi che aveva detto durante ‘Il Processo del Lunedì’, la trasmissione di RaiSport1  diretta da Enrico Varriale: “De Laurentis ha chiesto a Maradona di fare l’ambasciatore del Napoli nel mondo. Ecco, però Maradona ha detto che vorrebbe fare l’ambasciatore soltanto per la Colombia e in particolare per il cartello di Medellin”.

La droga – spiega Angelo Pisani, avvocato di Maradona – ha rappresentato un grande problema per Diego. Adesso che per fortuna ne è venuto fuori non ammette che ci si scherzi su”.
Dico a tutti voi che la droga è morte, è dolore, è un modo per arricchire la criminalità. Non cadete in questa trappola, perchè è bello vivere, è bello lo sport quando è sano, all’insegna della natura e della pace”, tiene a precisare Diego.

RepubblicaTV riporta di “una battuta infelice, della quale l’attore si era scusato. Maradona però non intende ritirare la querela perché, ha detto, “con la droga non si scherza”. La risposta di Gene Gnocchi: “Basterebbe parlarsi per rimediare a tutto. Basterebbe un po’ di buon senso”.

Scherzare sulla droga è indecente, visto che Diego Armando Maradona è stato vittima dell’abuso di stupefacenti per anni e ci ha rimesso una carriera. Battuta infelice è dir poco, se poi si tiene conto di cosa rappresenti Maradona per molti sudamericani, che con la droga nulla hanno a che fare.

E di sicuro, viste le ‘battute infelici’ che ogni tanto ‘scappano’ al comico emiliano, bastava un po’ di buon senso da parte di Gene Gnocchi, come da parte di Rai e di altre testate mediatiche.

Come ai primi di dicembre 2011, quando – mentre aleggiava il sospetto di pressioni camorristiche –  Gene Gnocchi sulla Gazzetta dello Sport raccontava “Sono andato a Napoli, mi sono messo un cartello di cartone al collo dove ho scritto “NON HO ROLEX” e me l’hanno scippato“ e, durante la Domenica Sportiva, spiegava che “il Napoli farà il turnover. Ad essere rapinate, questa settimana, saranno soltanto le mogli dei panchinari“ e, successivamente,Si vedono ancora individui pericolosi intorno al campo di allenamento del Napoli, oltre De Laurentiis? Visti i tanti scippi di cui si è letto in questi giorni, mi viene il dubbio: ma è De Laurentiis a fare certe cose?

Accusato di razzismo ed intervistato da CalcioNapoli24.it, ammetteva “so benissimo che le rapine accadono ovunque.” Appunto, perchè allora ricordarsi di ladri e droga solo quando si tratta di Napoli, mentre è notorio che è proprio sui luoghi comuni come “ladri, sporchi, infidi, ignoranti, brutti, corrotti” che si fonda il razzismo.
Raccontava lo scrittore e giornalista Angelo Forgione, sul suo log, che “Paola Ferrari, durante la trasmissione, sottolineava la rapina a Muntari della sera precedente e dopo la diretta scriveva in privato al sottoscritto dicendosi stufa e arrabbiata con Gnocchi. … Di furti continuano a susseguirsi dappertutto nel silenzio generale. Ultimi casi, Panucci ai Colli Romani con pistola e Muntari a Milano con cassaforte svaligiata.”

Battute infelici di poco buon senso -specialmente se consideriamo cosa leggiamo sugli spalti degli stadi da anni contro Napoli – che Gene Gnocchi non esita a propinare a lettori ed ascoltatori, come, ad esempio, “Maradona appena e’ rientrato in Italia e’ stato invitato subito come ospite alla trasmissione “IL FATTO” o “alla periferia di Napoli hanno riportato alla luce una statua greca raffigurante un mostro meta’ uomo e meta’ Peppino di Capri”.

Male o malissimo andando all’estero … “gli albanesi sono cosi’ poveri che lavano i vetri delle auto ai marocchini. Solo che, siccome in Albania non ci sono i semafori, gli corrono dietro fino in Jugoslavia”, “i cani hanno talmente alzato il loro tenore di vita con tutti questi prodotti e servizi per loro, che quando sbarcano gli Albanesi chiedono subito una vita da cani piuttosto di sentir parlare di Welfare State.”
Per non parlare di “svelato il segreto dello chignon di Ibra. Il suo nuovo stilista è Moira Orfei”, alludendo alle origini ‘gitane’ di ambedue.
Peggio ancora, “in Senegal, siccome le case sono tutte basse e unifamiliari, il citofono e’ orizzontale”, “nel campionato di calcio della Colombia, durante un controllo a sorpresa, hanno beccato un giocatore che non si drogava e l’hanno squalificato.”

“Il termine ‘razzismo’, entrato nell’uso comune negli ultimi sessant’anni, definisce anzitutto una posizione ideologica che, fondata su una grande varietà di motivazioni, diverse da epoca a epoca, afferma la superiorità di un gruppo.” (Enciclopedia Italiana App. II, II, p. 669)

Il Contratto di Servizio tra RAI spa (concessionaria) e Ministero delle Infrastrutture prevede:

  • Articolo 3.1 La Rai riconosce come fine strategico e tratto distintivo della missione del servizio pubblico la qualità dell’offerta ed é tenuta a … improntare, nel rispetto della dignità della persona, i contenuti della propria programmazione a criteri di decoro, buon gusto, assenza di volgarità, anche di natura espressiva”
  • Articolo 12.4 “La Rai si impegna affinché la programmazione dedicata ai minori … proponga valori positivi umani e civili, ed assicuri il rispetto della dignità della persona e promuova modelli di riferimento, femminili e maschili, egualitari e non stereotipati”

La domanda, dunque, è semplice: perchè il dott. Eugenio Ghiozzi da Fidenza, detto Gene Gnocchi, continua a percepire compensi da parte del servizio pubblico Rai, ovvero derivanti dai soldi delle tasse di tutti i residenti in Italia. Napoletani, albanesi, senegalesi e altri inclusi.

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A chi non conviene il Fair Play finanziario?

18 Giu

Ormai, l’Europa del calcio è entrata nell’Era del Fair Play finanziario, fosse solo per difendere quel che resta dello sport, che rischia di cedere sotto l’assalto delle centinaia di milioni di dollari che nababbi del petrolio e speculatori finanziari stanno già versando nelle casse di noti club.

Sono sotto gli occhi di tutti le ‘campagne acquisti’ del Paris Saint Germain e del Manchester City, del Chelsea e del Manchester United, come del Real Madrid o del Bayern Monaco. Squadre che somigliano, ormai, più agli Harlem Globetrotter che ad altro, come quel ‘vecchio guarriero’ di Drogba ha dimostrato alle attonite od esaltate platee dei football fans in Coppa dei Campioni.

Fenomeni eclatanti per le vistose spese, che falsano campionati nazionali e coppe internazionali, visto che ‘dette spese’ non rispondono spessissimo ad una effettiva differenza di valori in campo.

Campionati falsati anche da spese ugualmente ingenti – ma meno vistose in quanto ‘passivi’ – come quello italiano, ad esempio, se si vuole considerare il rapporto sui bilanci societari delle Società Calcistiche che La Gazzetta dello Sport redige annualmente e ripubblicata da tuttonapoli.net.

A far due conti della serva, c’è da restare stupefatti, se tifosi delle tre ‘grandi’ (Juventus, Milan, Inter), da sollevarsi indignati, se tifosi delle altre squadre di calcio, e da restarci secchi per la depressione, se si è dei cittadini normali.

Basti dire che Juventus, Milan ed Inter vanterebbero ‘perdite’ sul rendimento netto di circa 250 milioni di euro, ovvero l’80% del ‘buco’ complessivo della Serie A.

E, dunque, se volessimo pensare ad una ‘classifica avulsa’, che tenga conto della effettiva disponibilità finanziaria delle società di calcio – e non dei giocatori comprati e pagati con ‘le cambiali’ – questo sarebbe il quadro.

Se i tifosi di Udinese, Napoli, Lazio, Roma, Parma, Lecce, Novara potrebbero gridare allo scandalo, ben altro che di uno scandalo dovrebbe parlarsi, se volessimo discutere di bilanci societari, di sostenibilità del ‘calcio moderno’, di  diritti televisivi e di distribuzione dei proventi, di stadi nuovi e sicuri.

Infatti, il budget velleitario e catastrofico delle nostrè ‘grandi’ (Juventus, Milan, Inter) ingessa definitivamente il ‘sistema calcio’, già soffocato dall’elevata leva fiscale sui compensi dei calciatori, che rende impossibile dotarsi di giocatori affermati se non sperperando enormi somme: ogni cambiamento sarebbe disastroso per dei brand che tanto sono quotati quanto sono in rosso.

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Una situazione che non può continuare così, bloccando le nuove norme sugli stadi di calcio e congelando i diritti televisivi a favore dei soliti noti, mentre il sistema fa acqua da tutte le parti.

Parlare di gestioni disastrose è un eufemismo, dunque.

Ma quel che è peggio, per chi ama lo sport, è che potrebbe davvero diventare grottesco – di fronte al persistere di questi numeri – parlare, per il futuro, di ‘campionati regolari’.

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