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Senatori, deputati, multinazionali, lobbisti

20 Mag

Senatori e deputati a libro paga di multinazionali e lobbisti per cifre che andrebbero dai 1.000 ai 2.500 euro al mese, più qualche ‘fortunato’ che arriva fino a 5.000 mensili di mazzetta. Questa la denuncia di Le Iene, dopo le rivelazioni di un assistente parlamentare, protetto dal segreto.

Pietro Grasso, presidente del Senato e magistrato, esorta: «Chi sa qualcosa sui parlamentari pagati farebbe bene a denunciare questi comportamenti gravissimi». E, in effetti, la denuncia a ‘mezzo stampa’ c’è e qualche magistrato dovrebbe necessariamente aprire un inchiesta d’ufficio.

I ‘cattivi’ sarebbero, sta volta, le lobbies del tabacco e del gioco d’azzardo, che premerebbero per leggi ed emendamenti a loro favorevoli. Nulla di sorprendente, va così in tutto il mondo e spesso sono finanziamenti legali per le campagne elettorali, facilitati da leggi diverse dalla nostra sul finanziamento dei partiti.
Immediate le voci per la rapida approvazione delle norme anticorruzione, ma è la riforma dei finanziamenti ai partiti quel che serve per contrastare la concussione e l’occultamento dei finanziamenti, come è necessaria una nuova visione delle concessioni governative se si vuole risolvere a monte la questione ‘tabacchi, azzardo, accise, demanio marittimo, Equitalia, Caaf’.

Dunque, il punto non sono le eventuali lobbies del tabacco o quelle dell’azzardo – in gran parte estere, si noti bene – dato che il ‘problema’ vero è che se certi nostri parlamentari si dimostrassero ‘permeabili’ per soli 2.000 euro al mese, figuriamoci quali altre ‘lobbies’ possano esserci in grado di promettere ‘premi’ migliori, in soldoni od in carriere per figli e nepoti.

Se si accettano ‘quattro spiccioli’ per sigarette e gioco d’azzardo, quanti altri (denari, favori o ‘immunità’) potrebbero essere ‘graditi’ per tutelare gli interessi della Mafia o della Casta?

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Governo Letta: il PD guarda già alle elezioni

16 Mag

Il debito pubblico italiano a marzo ha raggiunto la quota record di 2.034,725 miliardi di euro, dopo i 2.022,7 miliardi raggiunti a gennaio 2013 e, nel 2012, si è avuta una riduzione del 27,5% rispetto al 2011 per i volumi di compravendite delle case (scese a 448.364 transazioni) per un totale di circa 46,4 milioni di metri quadri (-25,4% sul 2011), con una superficie media di circa 104 mq.

Il mercato dell’auto è è al 37 esimo crollo mensile (secondo il Centro Studi Promotor), a fronte di 116.209 immatricolazioni di aprile contro una media mesnsile di 185.086 auto vendute nell’aprile 2009. Intanto, serve oltre un miliardo di ore di cassa integrazione, con mezzo milione di lavoratori a zero ore equivalenti, principalmente nel centro Italia, in Veneto ed in Lombardia.

Intanto di Meridione non se ne parla, anche se lì i disoccupati non cassaintegrati sono a bizeffe, alle scuole si promette ‘stop a tagli’, come se si possa far funzionare un istituto superiore con 15.000 euro annui e basta, nessun allarme per i crediti delle aziende che eccedono ampiamente le disponibilità di Cassa Depositi e Prestiti, niente in programma per i nati dal 1950 al 1960 finiti nel limbo delle pensioni di Elsa Fornero, che la CGIL ritiene intoccabili.

Il PIL ha perso un altro percentuale e si fa spallucce, qui da noi, ‘che tanto già lo si sapeva’, dimenticando che è bastato solo un click, quello dell’annuncio ufficiale, per avviare tutta una serie di ricomputi, di cui ci annunceranno – solo tra qualche giorno, con calma – le ricadute sul peso degli interessi, sui conti UE, sulla perdita di qualche mercato.

In attesa del test elettorale di Roma Capitale, che servirà per ‘pesare’ i giochi interni del Partito Democratico, il governo Letta se la prende comoda, aspettando speranzoso la ripresa economica – che altrove c’è – e potersi attribuire ipotetici risultati e disastrosi benefici.
Peccato che a crescere siano gli USA e il Giappone. La Francia è in recessione, la Germania raccoglie un +0,1%, cioè nulla, mentre è ferma al palo, che c’è da attendere che sia rieletta, in autunno, Angela Merkel, accusata (all’estero ma non in patria) di eccessivo rigore finanziario e di vistoso germano-centrismo.

I nostri media non ‘strillano’ disgrazie a quattro venti, i mercati non scalpitano, il denaro ha raggiunto un tasso di sconto ridicolo, l’euro non vacilla.

E così andando le cose, il nostro Parlamento non trova meglio che occuparsi del decreto intercettazioni e si legge di IMU e CGI approvati, mentre è evidente che non c’è copertura finanziaria, se INPS, INPDAP e Cassa Depositi e Prestiti stanno come stanno e la Corte dei Conti suona l’allarme da mesi e mesi.

Intanto, in televisione si dibatte di sondaggi elettorali, di leggi per l’appunto elettorali, di candidati premier del centrosinistra per le elezioni …

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Sottosegretari: Letta getta la maschera

3 Mag

Se si voleva dare un segnale preciso al Paese ed ai mercati, il governo Letta/Alfano c’è riuscito: 30 sottosegretari e 10 viceministri declinati secondo lo standard Cencelli della Prima Repubblica, che spesso  hanno se non poche o pochissime competenze negli ambiti di governance cui saranno preposti.
E che, dunque, non si spiega perchè siano lì.

Ad esempio, i sottosegretari all’Istruzione Gabriele Toccafondi, laureato in scienze politiche e dirigente di cooperativa, Marco Rossi Doria, autore di successo, e Gianluca Galletti, politico ‘di professione’ e capogruppo dell’Unione di Centro alla Camera dei deputati.

Ai Beni Culturali ed il Turismo – non all’Ambiente od alle Politiche Agricole – vediamo Simonetta Giordani, biologa, e Ilaria Borletti Buitoni, imprenditrice impegnata nella tutela ambientale. Non a caso alle Politiche Forestali, Agricole e Alimentari troviamo Maurizio Martina e Giuseppe Castiglione, ambedue politici di ‘profesisone’, mentre il sottosegretario all’Ambiente è Marco Flavio Cirillo, che arriva ai vertici dello Stato con  la sola esperienza di sindaco di Basiglio, comune del milanese lambito dal fiume Olona, notoriamente inquinato, di cui pochi giorni fa il Corsera scriveva “cascate di schiuma e melma putrescente. Depuratori ko e scarichi abusivi.”

Il Sottosegretario alla Salute c’è il poco noto Paolo Fadda, di cui la Rete riporta solo che è un “ex-Pidiessino” e, sembra, autore di due testi dal titolo significativo “Alla ricerca di capitali coraggiosi” e “Alberto Castoldi: un’esemplare figura di imprenditore minerario.”

Alle Infrastrutture vediamo Vincenzo De Luca, ex sindaco di Salerno e politico di ‘professione’, Rocco Girlanda, amministratore delegato di alcune società editoriali del Centro Italia e coinvolto (non indagato) nella maxi inchiesta sugli appalti per il G8, ma soprattutto fa scalpore la nomina a sottosegetario di Erasmo De Angelis, presidente di Publiacqua Toscana, per la quale l’ADUC denuncia che “la tariffa idrica piu’ cara d’Italia diventa ancora piu’ cara”, di “so scandalo del conflitto di interessi”, perchè “l’Aato3, che decide gli aumenti proposti da Publiacqua, e’ gestito da persone nominate dai Comuni, che sono gli stessi che detengono al 34,63% le azioni di Publiacqua”, degli “utili che vengono dalle bollette degli utenti devono andare ai Comuni e questi ne fanno l’uso che credono, mentre per l’ammodernamento del sistema idrico si chiedono piu’ soldi agli utenti”.

Alla Difesa, i sottosegretari sono il politico di “professione” Gioacchino Alfano, relatore del famigerato Decreto Milleproroghe, e Roberta Pinotti, ex docente di lettere nei licei.

Agli Esteri, Marco Giro, già Direttore delle Relazioni Internazionali della Comunità Sant’Egidio … alla Funzione Pubblica, quel Gianfranco Miccichè che, nel 1988, interrogato nell’ambito di un’inchiesta sul traffico di droga, rispose: “Non sono uno spacciatore ma solo un assuntore di cocaina”, mentre, nel 2001, precisò che “se per fare gli appalti dovessimo aspettare che finisca la criminalità mafiosa allora non partiremmo mai”.

L’acqua è poca e la papera non può galleggiare.

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Governo Letta: hic sunt leones

29 Apr

 Del Governo Letta, appena nato, hanno già detto tutto le televisioni e le edizioni on line, in questo week end, e già sappiamo che i tosco-emiliani son tanti, forse troppi, e che gli ex democristiani sono ugualmente tanti e, secondo alcuni, troppi, se si voleva andare verso la Terza Repubblica non passando per la Prima.

E, nel dire tutto, i nostri media si sono dimenticati che i ministri sono tanti e basta. Non l’esecutivo da record di Romano Prodi bis, ma sarà da capire se, con l’aggiunta dei sottosegretari e viceministri, questo governo riuscirà a contenersi entro una cinquantina di componenti.

Andando ai nomi, alcuni hanno una loro logica intrinseca e comprensibile, ma non possono non lasciare perplessi altri dei neoministri.

Ad esempio, piaccia o non piaccia, l’incastro è perfetto per il premier Enrico Letta espressione di una generazione post sessantottina moderata come lo è per Angelino Alfano, vicepremier e ministro degli Interni, o per i profondi conoscitori dell’infrastruttura repubblicana come Emma Bonino agli Esteri, Gaetano Quagliariello alle Riforme istituzionali, Filippo Patroni Griffi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e Moavero Milanesi agli Affari Unione Europea.

Altrettanto evidenti le motivazioni ‘tecniche’ della scelta di Massimo Bray, un erudito manager editoriale ai Beni culturali e Turismo, Cecile Kyenge, medico di nascita congolese, all’Integrazione, Maria Chiara Carrozza, un rettore all’avanguardia, per Istruzione, Università e ricerca, ai  Rapporti con il Parlamento, l’ex segretario del Partito Democratico, Dario Franceschini, agli Affari regionali il presidente dell’Associazione dei Comuni, sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio.

Meno chiare o, forse, del tutto oscure le logiche che hanno portato alla Difesa Mario Mauro, candidato con Mario Monti, già membro del gruppo cattolico Comunione e Liberazione e responsabile nazionale per la scuola e l’università di Forza Italia. O Beatrice Lorenzin, non laureata, al ministero della Salute se non i suoi pregressi  come membro della Commissione Bicamerale per l’Attuazione del Federalismo Fiscale, che è la fonte principale di finanziamento (ad esempio l’IRPERF) degli spreconi Sistemi Sanitari Regionali. Per non parlare del ministero delle Pari opportunità, sport, politiche giovanili affidato a Iosefa Idem, un’ex campionessa mondiale e olimpica nella specialità del kayak individuale, che ha subito commentato “Che sorpresa, partirò dalle scuole elementari”, senza sapere che non rientrano nelle sue competenze.

Fin troppo evidenti le logiche che hanno portato  alla  Giustizia un prefetto, l’ex ministro montiano Anna Maria Cancellieri, od all’Economia Fabrizio Saccomanni, esperto di politiche monetarie e di destatalizzazione e sviluppo del settore privato, alle  Politiche Agricole Nunzia Di Girolamo, moglie del deputato del Partito Democratico Francesco Boccia, già consigliere economico di Enrico Letta al Ministero dell’Industria.

Terribile la constatazione che Lavoro e Politiche sociali siano andati ad uno statistico, Enrico Giovannini, Presidente dell’ISTAT dal 2009 od all’Ambiente ci sia un personaggio di tutt’altra provenienza, Andrea Orlando, una vita come responsabile degli enti locali e dell’organizzazione dell’attuale PD.

Imperscrutabile la decisione di affidare lo Sviluppo a Flavio Zanonato, divenuto famoso come sindaco per la costruzione del “muro” di via Anelli a Padova o come quella di Giampiero D’Alia alla  Pubblica Amministrazione, un parlarmentare distintosi per la produttività (presenza alle votazioni) ma anche per le assenze (ai dibattiti) e noto per la proposta di legge contro l’apologia di reato a mezzo internet, inserita (e poi abrogata) nel così detto ‘Decreto Sicurezza’ che suscitò massicce proteste e numerosi appelli da parte di blogger, gestori ed internauti, che lo ritenevano illiberale.

Evidenti e, forse, inconfessabili le strategie obligue che hanno portato alle Infrastrutture e Trasporti Maurizio Lupi, ex ciellino ed amministratore delegato di Fiera Milano Congressi, società controllata di Fiera Milano, alle  Politiche comunitarie Anna Maria Bernini, già Ministro per le Politiche Europee di quel governo Berlusconi IV ‘sfiduciato’ dall’Europa,  alla Coesione territoriale il sociologo Carlo Trigilia, membro della Fondazione Italianieuropei, presieduta da Massimo D’Alema e Giuliano Amato.

La sensazione è quella di un governo che poco interverrà su welfare, lavoro, salute, infrastrutture, trasporti, turismo, giovani, ambiente eccetera. E del resto come potrebbe se non c’è una lira in cassa?

Sarebbe, dunque, bastata una compagine ben più ridotta e ben più gestibile, quando ci sarà da votare in Consiglio dei Ministri, ma non è detto che anche gli affari di bottega non possano contribuire a qualche cambiamento necessario al Paese.

Quello che convince meno è il ‘combinato’ Saccomanni – Giovannini – Lorenzin, dove la spinta a superare la recessione tramite politiche di cassa che incrementino la fluidità del denaro potrebbe insabbiarsi, se affiancata da un timido approccio ai nodi irrisolti su lavoro e pensioni lasciati da Elsa Fornero, o rivelarsi disastrosa, se il costo della Sanità e dei servizi che deve garantire verranno affrontati su base regionale.
Non è detto che sia così, al MEF c’è una persona esperta, al Lavoro un nuovo volto della politica, alla Sanità un’appassionata moralizzatrice. Vedremo.

In positivo, il binomio Letta-Alfano con l’esperto supporto di Bonino, Quagliariello e Patroni Griffi appare una scelta ottimale per garantire che questo governo riesca a condurre l’Italia nel biennio che si renderà necessario per studiare, concertare ed attuare riforme profonde e concrete della pubblica amministrazione italiana e del sistema fiscale.

Un governo che non avrà vita facile in rete e nelle piazze, visto che il fronte della protesta (Lega, M5S e SEL) è tutto all’opposizione, ma che proprio per questo potrebbe cavarsela.

Hic sunt leones.

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